La calda estate della politica in terra sannita

In questa calda, strana estate che brucia dal Manzanarre al Reno, colpendo Alpi ed Appennini, e mette il camino allo Stromboli, anche il Sannio e Benevento sono investiti dalla stranezza degli avvenimenti che eccitano il popolo, esaltano le cronache e vincono la noia.
Racchiuso, in queste frasi fatte, il prologo all’articolo, compete al sottoscritto evidenziare quel che sta succedendo tra queste valli. Rifiuti: c’è la ribellione dei sindaci che finalmente hanno deciso di rivoltarsi contro quell’iniqua tassa sulle discariche dismesse. L’80% dei rifiuti che hanno intasato quelle a cielo aperto è stato importato dai comuni soprattutto del napoletano. Quella tassa invece è ripartita solo sui comuni degli abitanti del Sannio. In pratica come suol dirsi “cornuti e mazziati”. Ma questo è il lato economico che assilla le varie comunità. Ma alle porte vi è la chiusura di Acerra con altri problemi, altre discariche, altri rifiuti per le strade e non solo. Insomma, quella filiera d’oro auspicata dal sindaco Pasquale…
Dai rifiuti il passo è breve per parlare di politica: ovviamente solo di casa nostra visto che è meglio stendere un velo sopra quella romana. Tra insulti, derisioni e corbellerie se ne parla fin troppo male con molto fumo e niente arrosto.
In città ferve la diatriba in seno a Forza Italia. Tra i banchi azzurri non c’è troppo feeling. Ma ad alimentare, giustamente il fuoco della dialettica ci sono soprattutto quei consiglieri entrati in Forza Italia da altri banchi. Non me ne vogliano Sguera e Scarinzi. Giuste le loro esortazioni a fare, ma  occorre garbo e gentilezza, magari rimproveri ma tra le mura di Palazzo Mosti e non già a cercare il pezzo in copertina .Tra Bilanci, varianti del PUC, dehors e rifiuti ce n’è per tutti i gusti. Manca all’appello in verità nell’elenco l’assessore alla mobilità sul quale, dopo i tanti pour parler sul nuovo piano traffico, affidato ad un luminare universitario, è calato un silenzio tombale.
Non entro sulla nomina di Gennarino Santamaria ad un vertice comunale, ma credo che al di là delle rivoluzioni annunciate in tempi remoti, alla fine è bastato un digestivo Giuliano per buttare giù l’amaro boccone.
Mi fermo chiudendo con una piccola parentesi sulla Lega di casa notra. I nobili, tra principi e baroni hanno sempre avuto carta vincente. Un carrozzone quello del carroccio sicuramente affascinante, ma come spesso accade, potrebbe essere una chimera. Mi si dirà che la lega è forse il partito più vecchio sulla scacchiera politica italiano e per questo potrebbe durare più della farfalla grillina…
geppino presta

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