Mistero Pasquale – Tre Mense quattro volte baciate


di Mons. Pasquale Maria Mainolfi 

Sembra il titolo di un romanzo giallo o di una narrazione thriller . In realtà il Mistero Pasquale è un dramma dell’Amore infinito dai quattro atti: passione e morte, resurrezione, ascensione e glorificazione del Risorto, missione dello Spirito Santo. L’Eucaristia è la misura più alta della rivelazione dell’Amore trinitario. Tutta la Trinità partecipa al sacrificio dal quale nasce l’Eucarestia: il Padre dona il Figlio, il Figlio offre se stesso come vittima per i nostri peccati, poi risorge e va presso il Padre, Padre e Figlio glorificato ci mandano lo Spirito Santo. Se l’antica Alleanza era amicizia con Jahvè, la nuova alleanza è parentela con le Persone della Santissima Trinità. La Bibbia racconta che Dio è l’Amore che non si arrende e stipula con il popolo eletto patti solenni di amicizia chiamati alleanze. Tra le alleanze la più decisiva è quella contratta all’epoca di Mosè. Con il patriarca Mosè avvenne il passaggio dalla terra di schiavitù alla terra promessa e si chiamò <<Pasqua>> che significa appunto passaggio. Questa è la Pasqua-evento che nel dono dei dieci comandamenti al Sinai diventò codice stradale di civiltà. L’Eucaristia è la Pasqua-rito ove il passato sboccia nel presente della salvezza realizzata nel sangue dell’Agnello di Dio che elimina il peccato del mondo. Il memoriale della Pasqua-rito, fiorisce in attesa: la Pasqua costituisce l’embrione della teologia della storia perché, dicono i nostri <<fratelli maggiori>>, gli Ebrei, Dio che ci protesse nella Pasqua di liberazione, è presente qui ed ora, ci benedice, ci garantisce il futuro, ci benedirà di generazione in generazione. Nella Pasqua-rito il Memoriale fiorisce in attesa, diventa speranza del Dio che viene. Spunterà un futuro che sarà la pienezza dell’alleanza. Dio sarà tutto in tutti. Questi saranno gli ultimi tempi, i tempi del Messia nella pienezza del Regno di Dio. La Pasqua di Mosè annunciava, indicava e preparava quella di Gesù che passò da morte a vita, da questo mondo al Padre, amandoci sino alla fine (Giovanni 13,1). La Pasqua del Redentore ha operato la Pasqua dei redenti. Gesù nell’ultima sua Pasqua terrena ha creato la Pasqua-rito nel banchetto del Cenacolo, vigilia della sua morte in Croce : <<Nella notte in cui veniva tradito>> (1 Corinzi 11,23). Nel pane spezzato e nel sangue versato ci offrì se stesso. L’Eucaristia è <<il mistero antico e nuovo>>, antico per la prefigurazione, nuovo per la realizzazione ( Melitone di Sardi). Così: <<Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato>> (1 Corinzi 5,7). Gesù, il vero Agnello di Dio, viene immolato sul Calvario a Gerusalemme nel pomeriggio del 14 di Nisan, nello stesso momento in cui nel tempio si immolano gli agnelli pasquali. Cenacolo e Croce costituiscono così un unico evento, immolazione <<mistica>> la Cena, inmolazione <<reale>> la Croce. Ora nella Chiesa di ogni tempo e fino alla Parusia, ritorno glorioso di Gesù alla fine dei tempi, l’ Eucarestia ci fa partecipare a tre mense dell’unico pane: il pane celebrato e adorato dell”Eucaristia, il pane della Parola accolta e meditata, il pane della carità condiviso con i poveri. Soltanto quando si realizza la circolarità delle << tre mense>> dell’altare, dell’ambone e della condivisione, si realizza la vera comunione con Dio e con i fratelli : Pane eucaristico, pane della parola, pane dei poveri. La liturgia eucaristica è accompagnata poi da <<quattro baci>> , segno di amore, di tenerezza e di profonda relazione: primo bacio all’inizio della celebrazione quando il sacerdote si accosta alla mensa eucaristica, secondo bacio al testo del Vangelo appena proclamato, terzo bacio scambiato nell’assemblea durante il segno della pace,
<< salutate tutti i fratelli con il bacio Santo>> ( 1 , Tessalonicesi 5,26), quarto ed ultimo bacio, nuovamente all’altare al termine della celebrazione. 
Quando la celebrazione eucaristica continua sulla tavola della condivisione e della fraternità, quando la parola proclamata diventa lampada sul nostro cammino (Salmo 118) e il nostro stare in comunione in chiesa si prolunga in famiglia, nello studio, nel lavoro… allora la Messa non si riduce ad un semplice atto di culto ma diventa un cantiere in cui si costruisce <<la civiltà dell’amore>> ( Paolo VI).
Abbiamo vissuto intensamente i 40 giorni di Quaresima con tre armi: elemosina, preghiera e digiuno. Poi abbiamo celebrato il triduo Pasquale nel giovedì-venerdì-sabato santo. La <<Madre di tutte le veglie>> ( Sant’Agostino) ci ha restituito il Crocefisso finalmente Risorto e l’Addolorata finalmente Rallegrata. Non sono bastati gli otto giorni della <<settimana in albis>> fino alla Festa della Divina Misericordia per contemplare Cristo Risorto, leva della storia, ma stiamo vivendo 50 giorni nel Tempo Liturgico Pasquale che si concluderà il 19 maggio con la solennità di Pentecoste, effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa e sul Mondo. Scrive il teologo contemporaneo Henri de Lubac: << L’ uomo vale perché il suo volto è illuminato da un raggio del Volto divino del Risorto e, pur sviluppandosi e agendo nella storia, l’uomo contagiato dal Risorto, già respira la vita felice dell’ eternità>>.


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