“Non è vero… Ma ci credo”, la commedia di Peppino De Filippo, messa in scena nel Teatro Comunale dal cast di Luigi de Filippo, la cui vedova, la signora Tibaldi, vuole continuare a rappresentare per ricordare il marito

 Il Teatro dei De Filippo a Benevento Si, perché quando si parla dei De Filippo, la parola Teatro va scritta rigorosamente con la maiuscola. Commedie e tragedie, conosciute da tutti, che in molti vedono e rivedono con grande gioia, come se fosse sempre la prima volta. Un teatro che non stanca. Forse perché affronta temi di tutti i giorni che non perdono mai d’attualità. 

 Lo è anche questa commedia, elegantemente e sapientemente presentata dalla compagnia di Luigi De Filippo, così come ci ha tenuto a sottolineare anche la sua vedova, la signora Tibaldi, quando a fine spettacolo ha voluto ringraziare il pubblico, sottolineando che Enzo Decaro, capo comico, è il sicuro erede di suo marito.

 Quest’ultimo, Enzo De Caro, ha voluto ringraziare il pubblico, per la sua numerosa partecipazione e soprattutto, perché:” non avete usato il telefonino per circa due ore…”.

 La tecnologia, si sa, ci ha dato, con lo smartphone, ampie possibilità di intrattenimento, ma sicuramente le emozioni, le empatie e le simpatie che sviluppa la rappresentazione teatrale sono molto diverse e sicuramente più durature nel tempo.

 La commedia rappresentata,” Non è vero… , ma ci credo “, fu scritta nel 1942 da Peppino De Filippo, quando ancora tra i tre fratelli c’era piena armonia.

 In essa si racconta la storia del commendatore Gervasio Savastano, un superstizioso convinto; i suoi affari, al momento,non vanno bene ed egli ritiene che la colpa sia attribuibile ad un suo impiegato, Belisario Malvurio, cui attribuisce influssi negativi, al punto da doverlo, per questo motivo, infine licenziare.

    Anche in famiglia ci sono problemi: sua figlia Rosina si è innamorata di un giovane, che il commendatore, pur conoscendolo, non ritiene all’altezza della ragazza.

  Tutta la sua famiglia ed i suoi impiegati, nei rapporti tra di loro, devono attenersi scrupolosamente ad un vademecum, da lui stesso ideato, con formule e riti propiziatori.

 Un giorno, però, all’improvviso, sembra che la fortuna si ricordi del commendatore Savastano: in azienda si presenta un giovane gobbo, che si chiama Alberto Sammaria.  Con il suo arrivo gli affari ricominciano di colpo ad andare bene, e la stessa figlia del commendatore, che litigava con il padre a causa del suo innamoramento di un giovane non gradito al genitore, sembra aver ritrovato la sua serenità.

 Tutto sembra andare per il meglio: l’azienda prospera, ma un giorno il giovane  Sammaria annuncia al commendatore, di voler lasciare il lavoro, perché, perdutamente innamorato di sua figlia, si rende conto di  non  poter aspirare a sposarla.

  A quel punto Savastano si trova davanti ad un bivio, ma, una volta superate le iniziali perplessità, imporrà alla figlia di sposare il giovane, sebbene gobbo.

  La figlia Rosina acconsentirà di buon grado alle nozze. Una volta che queste sono state celebrate, il commendatore sarà però preso dai rimorsi, per aver concesso la mano di sua figlia ad uno…storpio. Quindi vuole a tutti i costi chiedere l’annullamento del matrimonio.

Nel momento in cui manifesterà questo suo intento, scoprirà la verità, e cioè che è stato vittima della sua stessa superstizione: la moglie e la figlia si sono accordate ed hanno presentato l’innamorato  al padre, come un qualunque impiegato, con la gobba, inserita nella giacca,  in modo da farlo accettare dal superstizioso Savastano. Quest’ultimo, quando si rende conto di essere stato abilmente raggirato, chiederà a suo genero di indossare, per un’ultima volta, la giacca con la gobba incorporata, non si sa mai….  

A proposito di abiti, dobbiamo dire che Chicca Ruocco è stata molto brava. Tutti i costumi, indossati dal cast, composto da Decaro, Francesca Ciardiello, Carlo Di Maio, Roberto Fiorentino, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo, Ingrid Sansone, sono stati al tempo stesso eleganti ed elaborati.

 Gli attori si sono mossi sulle scene ideate da Luigi Ferrigno, illuminate dalle luci di Pietro Sperduti, il tutto con la regia di Leo Muscato.

 Il prossimo ed ultimo spettacolo della rassegna ci sarà domenica, 19 maggio, dal titolo “Rukeli, Pugile”, scritto e diretto da Pier Paolo Palma, a cura della Compagnia Red Roger, con le musiche originali del M° Massimo Varchione.

 Per l’acquisto die biglietti, come sempre ci rivolgiamo alla biglietteria di All Net Service, in Via Lungo Calore Manfredi di Svevia, 25, a Benevento, oppure presso tutti i punti vendita iTickete su i-ticket.it.

A presto

Maria Varricchio

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