Addio Raffaella, l’unica vera grande soubrette, il simbolo della bella televisione
Ci ha lasciati anche Raffaella Carrà, un’altra grande brutta perdita per li mondo dello spettacolo, perché si è ritrovato orfano di una grande artista, che ha trattato tutti i generi musicali: pop, musica leggera, disco. Ha pubblicato 51 Album, ha vinto 22 dischi tra quelli di oro e platino, ha avuto 23 riconoscimenti in Italia, 3 all’estero, 13 Telegatti.
Raffaella Carrà, pseudonimo che le fu dato dal regista Dante Guardamagna, sostituendo il cognome con quello del pittore Carlo Carrà. Si chiamava Raffaella Maria Roberta Pelloni. Era nata a Bologna, il 18 giugno 1943 ed è morta a Roma, il 5 luglio 2021.
Definirla non è difficile: è stata una showgirl, multivalente, brava cantante, ballerina, conduttrice televisiva e radiofonica, nonché autrice televisiva italiana. In realtà aveva studiato presso il Centro Sperimentale di cinematografia, convinta forse che la sua strada fosse quella del cinema. Come lei stessa aveva raccontato in un’intervista alla televisione, i suoi iniziali provini furono fallimentari. Il problema forse nasceva dal fatto che aveva un viso da bambina ed un corpo da super donna, sexy. Queste due qualità diventavano però difficile da conciliare, ma malgrado tutto riuscì a lavorare con il grande Frank Sinatra, interpretando il ruolo di Gabriella, l’amante italiana del comandante tedesco, nel film “Il colonello von Ryan”, nel 1965.
Debuttò invece in televisione a soli 18 anni accanto a Lelio Luttazzi in “ Tempo di Danza” , nel 1961, continuando poi in Scaramouche, nel 1965, primo sceneggiato musicale italiano, con l’indimenticabile Domenico Modugno e la regia del grande Daniele D’Anza.
Esordi brillantissimi che la portarono a condurre Canzonissima nel 1970, e da quell’anno divenne la soubrette più conosciuta ed amata dal pubblico per la sua indiscutibile bravura. Il suo caschetto biondo divenne parte integrante della sua icona e di lei la critica diceva: ”Balla, balla, ma non si spettina mai!”. Ebbe un grandissimo successo, in maniera assolutamente invidiabile.
Aveva cominciato a studiare danza, fin da piccola, all’età di tre anni e mezzo. In realtà sognava di diventare coreografa, e per questo si dimenava nelle note di “Rumore”, la sua canzone preferita, scritta nel 1974. Il brano ha venduto oltre 10 milioni di copie. Venne tradotto ed inciso anche in inglese, spagnolo e francese.
Per le sue capacità canore e recitative, oltre che danzanti, è stata a buona ragione definita “ la regina “della televisione italiana”, presente nei palinsesti televisivi dalla fine degli anni sessanta fino alla sua morte. Durante la sua lunga carriera è diventata un’icona della musica e della televisione italiana, riscontrando grandi consensi anche all’estero, soprattutto in Spagna e nel Sud America.
Nel corso della sua carriera, come aveva dichiarato lei stessa in un’intervista sul settimanale Sorrisi e Canzoni Tv, ha venduto oltre 60 milioni di dischi.
Nell’autunno 2020 il quotidiano britannico The Guardian incorona Raffaella Carrà come sex symbol europeo, definendola «l’icona culturale che ha insegnato all’Europa le gioie del sesso». Raffaella lo ha fatto presentando, infatti, due canzoni: prima nel 1971 con ”Tuca, Tuca”, nel 1971, e poi “Tanti auguri”, nel 1978. In quest’ultima, si inneggiava all’amore dicendo: ”Come è bello far l’amore da Trieste in giù, come è bello far l’amore, io son pronta e tu? Tanti auguri, a chi tanti amanti ha, tanti auguri in campagna ed in città…”.
”Tuca, tuca”, invece, era un ballo che permetteva ai due ballerini, uno posto di fronte all’altro di toccarsi reciprocamente, ma la censura stentava a dare il benestare, trovandolo particolarmente scabroso. Gli autori ricorsero dunque alla presenza del grande Alberto Sordi, che si prestò a ballare con la Carrà, toccandole l’ombelico a mo’ di campanello, rendendo così molto leggera la presentazione di questo ”peccaminoso” ballo, che imperversò per tantissimo tempo.
Anche il fatto di mostrare l’ombelico in pubblico fu innovativo e rivoluzionario, e lei ci riuscì, con grande naturalezza, grazie alla sua eleganza, alla sua semplicità, alla capacità di presentarsi , in punta di piedi. Sembra una frase fatta di circostanza, ma il mondo dello spettacolo, nel quale la nostra generazione è cresciuta, ha perso un grosso punto di riferimento. Raffaelle ha lavorato in tv con i più grandi presentatori: Lelio Luttazzi, con il quale debuttò, Corrado, Mike Buongiorno, Giancarlo Magalli, Gigi Sabani, Johnny Dorelli, Paolo Bonolis, Gerry Scotti, Teo Teocoli, con la grandissima Mina e la brava Loretta Goggi.
Nel 2001, affiancata da Piero Chiambretti, Enrico Papi, Megan Gale e Massimo Ceccherini, presentò la 51ª edizione del Festival di Sanremo, edizione che però, non avendo riscosso grande successo, fu al centro di non poche polemiche, sia sul piano televisivo, sia sul piano della conduzione.
Il mondo dello spettacolo, oggi, si è impoverito ancora di più. Condividiamo quanto affermato da Pippo Baudo, che l’ ha salutata, tra l’altro dicendo: ”E’ stata l’ultima vera grande soubrette. Sono affranto”, con il rimpianto di non aver mai lavorato con lei.
Anche Renzo Arbore manifesta i suoi sentimenti dicendo: ”Sono addoloratissimo, era un simbolo, il simbolo della bella televisione, di quella che era la più bella del mondo, quella della Rai. Con lei si chiude il sipario su quel tipo di bella televisione educativa, istruttiva, elegante, allegra, semplice ma musicale. Gli storici credo che, con Raffaella, parleranno della fine di quella che è stata la bella epoque della televisione”.
Quando si parla della televisione, si parla anche di quelle private. infatti, bisogna ricordare che Silvio Berlusconi, conoscendone ed apprezzandone la popolarità, voleva farla lavorare nelle sue tivù. Raffaella raccontava così il loro incontro: “Nel 1982 facevo ‘Pronto, Raffaella’ e il dottor Berlusconi, mi propose di fare lo stesso programma in Canale 5. Io gli dissi: “Fra tre anni sarò pronta””.
“Tornata a casa, vidi camion carico di azalee. Di fronte alla mia meraviglia, il mio portiere mi disse che erano per me. Erano accompagnate da un bigliettino, sul quale c’era scritto: ”Spero non si dimentichi di me fino al prossimo incontro””.
Nel 1987, passò alla Fininvest, con un contratto miliardario della durata di due anni. La prima apparizione su Canale 5 fu il 27 dicembre 1987, mentre il 9 gennaio del 1988 prese il via il programma “Raffaella Carrà Show”. Seguì poi, nella primavera 1989, “Il principe azzurro”, il secondo ed ultimo programma condotto da Carrà, per Canale 5.
Il suo forte legame con il pubblico televisivo si concretizza in una sua frase in cui possiamo racchiudere tutto il senso della sua attività. ”Io credo che la tv non debba educare, ma debba offrire modelli positivi che facciano venire la voglia di essere copiati”.
Noi porteremo sempre nel nostro cuore il suo esempio di grande vitalità, di gioia, di simpatia che in fondo Raffaella ci ha sempre voluto trasmettere.
Addio Raffaella!
Maria Varricchio