“Percorso rosa, codice rosso, femminicidi, una corretta informazione nella deontologia del giornalista”
Il primo convegno dei giornalisti a Benevento, per l’anno 2020, si è tenuto presso l’Auditorium della Chiesa Parrocchiale “S. Gennaro” di Benevento, e con esso è stato inaugurato quest’anno il percorso di formazione ed aggiornamento per i giornalisti della Campania.
L’argomento, ”Percorso Rosa, codice rosso, femminicidi, una corretta informazione nella deontologia del giornalista”, è stato di grande interesse, considerando le sfaccettature che esso comporta: La violenza sulle donne.
In passato, si diceva che alle donne facesse piacere essere sottomesse, con maltrattamenti e violenza di ogni tipo. Pensiamo anche all’uso, nel medioevo, delle cinture di castità, di cui però forse i fabbri, in qualche caso, avevano la doppia chiave.
Ancora oggi, nei paesi africani, è in uso l’infibulazione, una pratica che pur essendo stata abrogata dal legislatore in alcuni stati, continua ad essere realizzata sulle bambine, così come la loro costrizione al matrimonio in tenera età: usi e costumi tipici dell’Africa che rischiano di attecchire anche da noi.
Per questo, dobbiamo tenere alta l’attenzione, in modo che non solo conserviamo i traguardi raggiunti dalle donne, grazie al sacrificio non solo delle famose suffragette inglesi, ma anche di tutte quelle che, quotidianamente, si sono impegnate e si impegnano in tutto il mondo per realizzare la parità tra i sessi.
Anche questo seminario ha voluto dare un suo contributo con la conoscenza soprattutto delle leggi nazionali ed internazionali, varate proprio per tutelare le donne. Le relatrici al convegno, moderato da Elvira Manacorda, sono state tutte donne.
Elvira Reale, quale responsabile del Centro Dafne Cardarelli di Napoli, dopo i saluti ed i ringraziamenti sia del Dott. Giovanni Fuccio, quale Presidente dell’Associazione Stampa Sannita e dal nostro Presidente della Campania, Ottavio Lucarelli, è passata all’esposizione professionalmente esaustiva di alcuni problemi legati alla violenza sulle donne.
Elvira Reale, dunque, ha subito preliminarmente voluto sfatare il luogo comune, secondo cui gli uomini sono per antonomasia dei ”violenti”, e quindi sono comunque colpevoli. Ci ha parlato di una iniziativa canadese, denominata Reale Campagna Fiocco Bianco, consistente in una sfilata di uomini, che indossano appunto un fiocco bianco, proprio per testimoniare la fondamentale innocuità dell’uomo. Questa iniziativa è nata dopo che, il 25 novembre 1991, a Montreal, 14 giovani ragazze, frequentanti la facoltà di ingegneria, venissero uccise per mano di una squilibrato, che voleva così riaffermare la superiorità dell’uomo sulla donna, in tutte le attività. E, a questo punto, Reale ha spiegato la differenza che esiste tra l’aggressività e la violenza, dicendo che la prima è un modo di affrontare la realtà circostanze e se non la usassimo, soccomberemmo.
L’aggressività si differenzia dalla violenza, poiché questa viene definita come l’uso abusivo della forza usata per mettere l’altro in condizioni di inferiorità. La violenza può essere esercitata ovunque: nel mondo del lavoro, dove viene definita azione di mobbing; nella scuola e nella rete, dove prende il nome di bullismo.
La relatrice ci ha poi presentato l’iniziativa portata avanti dal Centro Dafne presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli, al fine di offrire una prima assistenza psicologica, per le donne vittime di violenza, che, individuate con il codice, ottengono il rilascio, oltre che del certificato medico con la diagnosi e la prognosi, anche di un certificato con l’indicazione della sindrome psicologica, eventualmente presente.
Dal 2015, si parla di “percorso rosa“ in ospedale, proprio a voler sottolineare la nascita di una corsia di emergenza per queste difficoltà, che permette alle donne, particolarmente esposte in casa, di non farvi ritorno, rimanendo per un breve periodo in ospedale, prima di essere affidate alle case famiglia.
La Dott.ssa Reale ha poi compiuto un excursus cronologico sui principali provvedimenti legislativi, fin dal 1948, con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, ma ha anche ricordato la Cedaw, emanata nel 1979, cioè la dichiarazione di eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna.
Il 20.12.1993 abbiamo avuto la risoluzione Onu n.48/104, quale dichiarazione sulla eliminazione della violenza sulle donne. A tale proposito, vi è stata ancora, nel 2003, la Risoluzione Onu n. 58/147.
Ricordiamo ancora la Convenzione del Consiglio d’Europa del 2011, la Risoluzione 1714/2010 del Consiglio d’ Europa alla Convenzione d’Istanbul, ratificata in Italia dalla legge n. 77 del 2013.
Ad essi sono stati aggiunti gli articoli del codice penale e di procedura penale, che hanno di recente innovato la normativa per il contrasto della violenza sulla donna, norme ampiamente commentate dall’Avv. Giovanna Cacciapuoti, componente dell’Associazione Salute Donna, che in maniera assolutamente completa ha spiegato quali sono attualmente le “armi, volute dal legislatore” a favore delle donne, per la loro difesa ed incolumità.
Pensiamo alla riduzione a soli tre giorni, da parte del p.m., del tempo utile, per trasmettere la notizia di reato, all’art.572, che già prevedeva i maltrattamenti contro i familiari; l’inserimento degli art. 387 bis c.p. per il mancato rispetto dei provvedimenti del giudice; art. 558 bis c.p. che sanziona l’induzione al matrimonio; art.612 bis c.p. che ha regolamentato gli atti persecutori; l’art. 612 ter che punisce la illecita diffusione a mezzo internet di immagini, il c.d. Rvenge Porn; l’ art.583 quinques c.p. sugli sfregi permanenti, che comportano la deformazione della persona; la precisa previsione del reato di violenza sessuale di gruppo, regolamentata dall’art. 609 octies, per il quale il legislatore ha previsto pene severe, comunicandoci anche tutti gli inasprimenti di quelle già precedentemente previste.
E’ stato stabilito altresì che la violenza domestica può costituire tortura, ed è stato infine ricordato l’art 572 c.p, che vieta atti limitativi dell’autonomia della donna. A questo proposito, abbiamo appreso che già dal 1993, in Inghilterra, è stato previsto un nuovo reato, che va sotto il nome di controllo coercitivo.
Il diritto ha dunque cercato di prevedere tutte quelle fattispecie che creano una situazione di coercizione e di dipendenza, in modo tale da non lasciare alcun atto al di fuori della condotta violenta.
Anche l’intervento di Rosaria Bruno, quale Presidente dell’Osservatorio Regionale Violenza Donne, è stato significativo perché ci ha parlato delle finalità di questa istituzione: innanzitutto la possibilità di prevenire il fenomeno, la sensibilizzazione verso questo problema, la presenza nelle scuole con progetti tesi a segnalare eventuali forme di pubblicizzazioni dei reati di violenza, in genere, e contro le donne, in particolare. A questo proposito, la Dott.ssa Bruno, proprio a sostegno della bontà di questa iniziativa, ha citato il caso di una segnalazione, fatta da un ragazzo della presenza di un video giochi, che osannava e spiegava il metodo di strangolamento di una donna. Il video è stato così subito ritirato dalla circolazione.
Se guardiamo i programmi televisivi, i film, i cartoni animati, ci accorgiamo che essi sono spesso pervasi da un senso di affermazione della forza individuale dell’egoismo, della vittoria sugli altri, poche volte associate a forma di lotta collettiva, solidale ed altruistica. Forse, anche per questo la violenza, la sopraffazione sta iniziando a giocare un ruolo sempre più significativo nella nostra società, dove non sono immuni neanche gli uomini. Ho personale conoscenza di uomini, che, alla stregua delle donne, per quieto vivere, subiscono serie violenze in casa, proprio da parte della donna amata, della madre dei loro figli.
Per questo, a noi tutti, serve un’inversione immediata di rotta: recuperare i valori di solidarietà, di amicizia, di fratellanza, che sicuramente faranno sentire ognuno di noi, più leggero, più libero, più umano.
Maria Varricchio