Un confronto tra Ricciardi e Lonardo non al livello della carica che ricoprono

La mattina del 5 giugno, nel corso della trasmissione “L’aria che tira” de La 7, Bruno Manfellotto, redattore de L’Espresso, ma già direttore del settimanale edito da Carlo De Benedetti, disse, papale papale, che il governo aveva tagliato all’Anas risorse relative all’importo di un miliardo e ottocento milioni, destinato alla realizzazione di 200 opere pubbliche, per finanziare il reddito di cittadinanza.  Intanto, ha subito un arresto il finanziamento, di 1,675 miliardi di euro, destinato all’appalto di cantieri in Campania comprendenti, tra l’altro, il raddoppio, rinviato di un anno, della Telesina, il completamento della Fortorina e la realizzazione del primo lotto della superstrada Benevento-Caserta.
A parte la sorprendente denuncia di Malfellotto, del blocco dei cantieri, dovuto alla riprogrammazione temporale, a dire della senatrice pentastellata Sabrina Ricciardi, abbiamo già dato informazione il 2 di giugno. Ma la vicenda ha avuto degli strascichi. Andiamo con ordine. Alle 15,22 del 5 giugno la senatrice Alessandrina Lonardo diffonde un comunicato con il quale informa di aver presentato un emendamento al decreto sblocca cantieri, votato solo dal gruppo di Forza Italia, con il quale chiedeva “la nomina di un commissario straordinario”, per “accelerare il completamento dei lavori dell’asse  Benevento-Caserta, opera fondamentale per la Valle Caudina”.  Con la non approvazione dell’emendamento,  scrive la Lonardo,  “ci è stata sottratta la possibilità di dare finalmente avvio ai lavori  del primo lotto della superstrada Benevento-Caserta”.
Alle ore 19,08, dello stesso 5 giugno arrivava la risposta di Sabrina Ricciardi, con la quale la senatrice ricorda alla Lonardo che “lo sblocca cantieri  non prevede, ex ante, la lista dei cantieri da commissariare , in quanto l’unico titolato a nominare commissari è il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Mit, di concerto col Mef”.

Pertanto, la Ricciardi, secondo cui quella della signora Mastella “è solo smania di protagonismo”,  consiglia la collega di “passare più tempo a studiare” i casi in cui è previsto il commissariamento, “non illudendo i sanniti con proposte che non hanno né capo, né coda”. Infatti, se la senatrice partecipasse di “meno a feste o ad eventi mondani”, potrebbe meglio “onorare il ruolo che ricopre”, suggerisce la senatrice Riccardi, la quale non manca di far rilevare, anche, che la richiesta della sua collega , relativa a “uno stanziamento per la messa in sicurezza del Ponte Morandi” dimostra “ancora una volta” che lei ha “poca dimestichezza con il funzionamento della macchina amministrativa”, in quanto “per la  messa in sicurezza di ponti e viadotti sulle strade provinciali sannite la competenza è comunale e non ministeriale”. Il marito, quindi, Clemente Mastella, “sarebbe titolato ad intervenire economicamente”, quale primo cittadino di Benevento,  facendo leva sui fondi che, nella misura di un 1.6 miliardi di euro, secondo la Ricciardi,  sono stati stanziati alle Province, con decreto 49/2018. Se il sindaco non né ha fatto richiesta, sempre secondo la Ricciardi, i fondi erogati dal governo sono andati persi.
Nella risposta, diffusa subito dopo, alle 20,31, alquanto puntuale, a giudicare dalle circostanze cui fa riferimento, la senatrice Lonardo scrive: “Stia tranquilla, nessun fondo è stato perso dal presidente della Provincia di Benevento, per la semplice ragione che ancora nessun fondo è stato erogato dal suo governo. Abbiamo richiesto, richiederemo e avrà modo anche lei il dovere di richiedere  fondi per il ponte San Nicola. Quanto alla nomina del commissario andasse a leggere il mio emendamento e si renderà conto delle sciocchezze che ha citato, mentre invece esso contiene elementi che sono in linea con la grammatica parlamentare”.
Pertanto, se la risposta della Lonardo è pertinente, è il caso veramente di riconoscere la fondatezza delle osservazioni della senatrice di Forza Italia, il cui marito è stato parlamentare di lungo corso, anche se, nel replicare alla Ricciardi che tuttavia non è stata tenera nei suoi confronti,  è andata più in là nel ritenere che sia finita “in mano ai ciabattini l’arte della musica”. Infatti, aggiunge la Lonardo, “quando si arriva in maniera improvvisa, in questo caso improvvida, a ricoprire una carica istituzionale, c’è il dovere della correttezza e del recupero della propria dignità”, sicché, a nostro avviso, è da ritenersi del tutto fuori luogo l’invito rivolto alla Lonardo di “onorare il ruolo che ricopre”.   Per quanto riguarda poi il ponte San Nicola, progettato da Morandi, la Lonardo ricorda alla Ricciardi, non estranea tuttavia anche lei a esibizioni di protagonismo, “che il Ministero, guidato da un suo collega Toninelli, ha chiesto ai Comuni, tra cui Benevento, l’accertamento dei dati e degli impegni di spesa per dare strutture di sicurezza ai vari ponti, cosa che il Comune di Benevento ha puntualmente fatto”.
Ma anche la senatrice Lonardo, che ha richiamato la Ricciardi ad avere un comportamento consono alla carica che ricopre, si è lasciata trascinare sullo stesso livello sul quale la Ricciardi ha intavolato la polemica, un livello riconducibile ai battibecchi che si accendevano, molto tempo fa, tra le donne nei lavatoi pubblici. 
La Lonardo, infatti, ricorda ancora la circostanza secondo cui la Ricciardi avrebbe denunciato, prima che divenisse senatrice,  un reddito annuo di 4.000 euro, “più povero dei poveri, tale da richiedere l’assegnazione del reddito di cittadinanza”.  La chiave di lettura di questa insinuazione, già fatta dal marito della Lonardo qualche mese fa, introduce il sospetto secondo cui sarebbe stata posta in essere una evasione fiscale da parte della Ricciardi, la quale considera questa illazione, se così possiamo chiamarla, “schizzi di fango lanciati dai coniugi Mastella”, meglio definiti come “latifondisti di Ceppaloni”. Ma ciò non esclude che, per i tempi che corrono, con la riduzione delle liti, dovuta al fatto che i cittadini non fanno più cause perché le cause costano, anche gli avvocati piangono.
L’intervento del Presidente della Provincia sulle opere “congelate”
Senza volerlo, essendosi considerato “super Partes”, quale presidente di una Istituzione, Antonio Di Maria, che dal primo novembre ha assunto la guida della Provincia, interviene in sostegno della Lonardo, con la nota diffusa il  6 giugno, nella quale è scritto: “E’ stato proprio il Ministro dei Trasporti  a chiedere, nell’agosto 2018, nelle ore successive alla tragedia del “Morandi”, un Rapporto sullo stato di salute di ponti e viadotti. Questa Provincia ha risposto evidenziando che occorrevano non meno di 150 milioni di euro per la loro manutenzione straordinaria, quella stessa che oggi e da anni è impedita da prelievi forzosi statali di risorse che la Corte dei Conti ha definito irragionevoli”. 
Però, su questo aspetto, poiché il Ministero retto da Toninelli anche al Comune di Benevento aveva chiesto quali fossero gli impegni di spesa per mettere in sicurezza i vari ponti, la senatrice Ricciardi, nel rispondere, il 7 giugno, alle ore 16,32, alla nota del presidente della Provincia, corregge il tiro,  in quanto, pare, non dice la stessa cosa scritta in risposta alla Lonardo: “Ci risulta, infatti”, scrive la Ricciardi  rivolta a Di Maria, “che la Regione Campania sia stata destinataria dei fondi FSC 2014-2010 (forse la senatrice voleva dire 2020 – ndr) e che ha pubblicato un avviso pubblico (si veda decreto dirigenziale n. 3 del 26 marzo 2018 pubblicato sul BURC n. 25 del 26 marzo 2018) a cui i comuni avrebbero potuto entro il 28 marzo 2018 rispondere per chiedere finanziamenti per intervenire  su infrastrutture  comunali. Dalle verifiche effettuate risulta che il Comune di Benevento non abbia risposto a questa manifestazione di interesse  per richiedere il finanziamento di interventi di messa in sicurezza del ponte progettato da Morandi”.
Poiché sui ponti e sui viadotti dei complessivi 1.300 chilometri di strade provinciali sannite, si muove l’economia stessa dei nostri piccoli comuni, Di Maria osserva anche: “E’ un dovere di tutti, soprattutto dei parlamentari, affrontare  tali questioni, tenendo presente che la quota che la Provincia di Benevento dovrà versare all’erario è pari per l’anno in corso a 9,8 milioni di euro”, premesso che il ponte Morandi “non rientra nel patrimonio della Provincia perché si tratta di una strada comunale”.
Ovviamente, Di Maria, rivolgendosi appunto alla deputazione sannita cui chiede di intervenire nelle sedi opportune, solleva il problema relativo al fatto che “nella sola Campania, sono stati quantomeno posticipati, se non addirittura cancellati, cantieri di lavoro del valore di 1.675 miliardi”, il che avrebbe comportato il congelamento delle opere di cui abbiamo parlato all’inizio di questo “pezzo”, e più ampiamente in quello pubblicato il 2 di giugno.
La senatrice Ricciardi, nella risposta, sottolinea il modo come Di Maria abbia “sollecitato, lui sì, in maniera garbata e con grande senso di responsabilità, informazioni precise  sullo stato di avanzamento dei lavori” relativo della menzionate opere interessanti la provincia di Benevento. Anche questa polemica indiretta con la Lonardo è del tutto fuori luogo, poiché è stata lei a scantonare per prima rispondendo alla nota con cui la Lonardo aveva annunciato di aver presentato un emendamento al Decreto Sblocca Cantieri relativo alla nomina di un commissario, inopportuna, secondo la Riccardi, ma non secondo la Lonardo, che ha tirato in ballo “la grammatica parlamentare”.  Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. A ciò non ha pensato la Ricciardi quando ha attaccato in quel modo la Lonardo.
Noi ci premuniremo di confrontare i chiarimenti forniti dalla Ricciardi a Di Maria, circa i tempi di realizzazione delle opere in questione, con le informazioni fornite da Umberto Del Basso De Caro nella conferenza stampa tenuta l’8 giugno scorso, della quale domani pubblicheremo la versione integrale.
Intanto, i 5 Stelle potranno dire di aver dato il tocco finale al raddoppio della Telesina. Infatti, dopo l’ulteriore stanziamento di 133 milioni, deliberato dal Cipe nelle seduta del 28 febbraio 2018 nell’approvare il progetto definitivo (quattro giorni prima del voto) cui partecipò quale sottosegretario al Mit Del Basso De Caro, la Corte dei Conti, quando già era in carica l’attuale governo, eccepì la mancata convocazione della Conferenza dei Servizi, in esito a quest’altro passaggio. Il placet dato dai sindaci dei comuni che la strada continuerà ad attraversare dopo il raddoppio nella Conferenza del Servizi che il Ministero dei Trasporti ha tenuto nel mese di gennaio scorso, richiederà “una nuova delibera Cipe”, scrive la Ricciardi, “di approvazione del progetto definitivo”.
Questa sarà la ottava volta che la Telesina finirà davanti al Cipe, a causa dei troppi passaggi e dei nulla osta, ineludibili, che la realizzazione di un’opera delle dimensioni di una grossa arteria stradale richiede, passaggi ascrivibili, scrive sempre la Ricciardi, ad “un sistema incancrenito, ma che poco alla volta stiamo  tentando di scardinare (non sappiamo con quanto successo – ndr) con buona pace di chi ci ha preceduto”, e, andando sempre a ritroso, di chi ha preceduto i predecessori. Ecco, bisogna espropriare i terreni, senza interpellare i proprietari circa le coltivazioni da salvare; non consultare i Comuni, le Autorità di bacino, dal momento che le strade attraversano corsi d’acqua; eludere i giudici amministrativi. Insomma, bisogna sopprimere un sistema di garanzie messo in piedi con fatica, a difesa della tenuta democratica del nostro paese. Non a caso, Di Maio vuole ridurre il numero dei parlamentari, dopo che si è opposto alla soppressione del Senato elettivo. Vogliamo vedere come farà rieleggere, per la seconda volta, i suoi parlamentari, compreso il poker di beneventani, in considerazione anche del fatto che il consenso per il Movimento è calato notevolmente.
Giuseppe Di Gioia

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