In merito all’emergenza Covid, Il Sindaco Mastella dice tutto e il contrario di tutto

Un elettore che nel 2016, nel 2018 e nel 2019, ha votato per liste in cui Mastella era coinvolto direttamente o indirettamente, questa volta, il 20 settembre, si è astenuto dall’andare a votare perché rimasto disgustato dal modo come, soprattutto, la  consorte del sindaco di Benevento, per seguire il marito nella nuova avventura politica, si è autosospesa, prima, e dimessasi, poi, da Forza Italia, il partito, o meglio il rispettivo capo, che l’aveva mandata, nel 2018, a Palazzo Madama, dove complessivamente mette insieme, mensilmente, un reddito, oltre alla pensione di ex dipendente della Regione (il vitalizio di ex consigliera regionale le sarà stato sospeso da quando è senatrice), simile a quello che un lavoratore medio percepisce in un anno.
In funzione delle elezioni regionali, Mastella, salito sul carro del vincitore, ha realizzato il suo disegno di essere presente politicamente anche al di fuori del contesto cittadino. E anche se qualcuno sostiene che vi ci è salito quando il conducente era svantaggiato, ma che poi ha sovvertito i pronostici per il modo come, nella scorsa primavera, aveva gestito la pandemia da Covid-19, comunque sarebbe riuscito ad avere l’agognata presenza in Consiglio regionale.
Si è detto che Mastella ha cambiato fronte, dopo che, per l’individuazione del candidato presidente della Regione, non aveva avuto, da Forza Italia, la convocazione delle primarie, nelle quali egli si sarebbe candidato, avendo buone possibilità di vincerle, secondo un sondaggio che egli avrebbe commissionato ad Antonio Noto.
Quando già era svanita la possibilità di indire le primarie, la posizione assunta da Molteni, il segretario regionale della Lega importato dalla Lombardia, di non appoggiare la ricandidatura di Mastella a Sindaco, era stata rimossa dal segretario regionale di Forza Italia, Domenico De Siano, nel senso che se la Lega avesse fatto parte della coalizione regionale del centro destra, non avrebbe potuto non appoggiare la ricandidatura di Mastella.
Certo, quando uno vuole cambiare schieramento, deve crearsi anche il pretesto, che sarebbe stato costituito dalla richiesta delle primarie, nel caso di Mastella, ma  comunque Mastella aveva corretto il modo di porsi verso il governatore della Regione.
Anche Carlo Calenda, l’ex ministro montiano dello Sviluppo Economico, candidatosi nella circoscrizione europea del nord est, dopo essersi iscritto direttamente alla direzione nazionale del Pd, ha lasciato il partito costituendo una propria formazione politica, tre mesi e mezzo dopo essere stato eletto. Il pretesto: l’alleanza costituita dal Pd con il M5S per la costituzione del governo gialloverde. Non ha proposto, però, l’alternativa rispetto a questa alleanza. Poiché l’alternativa era la indizione di nuove elezioni, con il pericolo, in quel momento,  di non riuscire ad impedire l’aumento dell’Iva, e a varare la legge finanziaria, ma con il pericolo più grave di mandare Matteo Salvini a Palazzo Chigi, una persona che, invisa all’Europa,non ci avrebbe fatto aver i 209 miliardi del Recovery Fund. Ci si domanda se, per caso, da parte di Calenda, non vi sia stata, all’atto della candidatura, la riserva mentale di lasciare il partito, per costituirne uno suo, dopo essere stato eletto.
Rispetto all’accusa di aver carpito al Pd la elezione di europarlamentare, quel signore continua a dire che egli è stato eletto con la preferenza, senza aggiungere che la preferenza gli era stata data da elettori del Pd, in quanto lo ritenevano un dirigente nazionale del Partito. Se fosse stato candidato sotto il simbolo di una sua formazione politica, senza avere quindi le preferenze da parte degli elettori del Pd, Strasburgo lo avrebbe visto con il cannocchiale. Nonostante ora sia a capo di una formazione che vale meno di un due di briscola, lo vediamo campeggiare quotidianamente sui talk show, molto più di quanto vediamo esponenti del Pd, solo perché è sostenuto dai poteri forti. Ora si è candidato anche a sindaco di Roma, pensando di coagulare attorno a sé le forze progressiste e di centro sinistra. Ci vuole una bella faccia tosta. Speriamo che il Pd non lo segua. 

I rilievi di Altrabenevento
Ma anche i cittadini di Benevento hanno la sventura di essere guidati da una persona che, alla stregua di chi come Calenda non avverte imbarazzo nel cambiare posizione, dice tutto e il contrario di tutto. Con puntualità, Altrabenevento non tralascia nulla per cogliere le sue contraddizioni, che sfuggono anche ai media, per il semplice fatto che non ne fanno menzione. Infatti, Altrabenevento riporta le varie dichiarazioni di Mastella in ordine alle restrizioni che prefigurava, sulla sua pagina facebook,  per Benevento e provincia nel contesto regionale.Il 30 ottobre annunciava: “Io credo, ormai, che più passano le ore e più si prende consapevolezza che il lockdown non è più una categoria del se ma del come…Se si resta nel limbo e con la curva dei contagi che cresce ormai in modo esponenziale, il virus potrebbe superare in velocità il decreto ristori e quindi le misure sarebbero in parte sterilizzate ed inefficienti con nuove collere sociali”.Il 3 novembre, invece, quando è stato emanato l’ultimo DPCM ma non si conosceva ancora il colore delle zone, ha scritto: “La luce in fondo al tunnel non è vicina. Vivremo un Natale e un Capodanno malinconici. Alle misure di contenimento del Covid, rigide certo, non ci sono alternative. Comprendo quanto sia difficile accettare un’altra chiusura, dopo aver fatto investimenti per rispettare tutte le regole (meno quelle di evitare assembramenti, in assenza, per lo più, di dispositivi di protezione individuale – ndr) che l’epidemia imponeva, ma alternative non ce ne sono. Solo così la convivenza col virus sarà meno feroce”.Il 6 novembre, poi, quando è andato in vigore il DPCM e la Campania, inaspettatamente, è risultata inserita nella zona gialla, la meno penalizzante, Mastella ha scritto al presidente della Regione: “Nel premettere il forte apprezzamento per le azioni che Lei sta mettendo in campo per contrastare la diffusione del Covid-19 nella nostra regione (una sviolinata, questa, che poco si concilia con gli attacchi sferrati fino a un anno fa – ndr), mi preme ribadire l’importanza di una leale e proficua  collaborazione istituzionale, così come del resto sinora avvenuto, poiché solo in questo modo si può adeguatamente far fronte alla difficile e grave emergenza in atto. In tale ottica, Le chiedo quindi, qualora l’aggiornamento dei dati dovesse portare il governo a decidere il passaggio della nostra regione dalla zona gialla alla zona arancione, di valutare l’ipotesi prevista dal recente Dpcm di escludere la provincia di Benevento da tale passaggio. Ciò in virtù del diverso indice di trasmissione del virus che si registra nella nostra provincia (secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore della Sanità l’indice Rt è infatti tra i meno alti d’Italia e pone il Sannio al 97 posto su scala nazionale) e dello storico isolamento (soprattutto infrastrutturale) in cui versano le zone interne che, di fatto, contribuisce a rallentare la possibilità di diffusione del contagio (a qualcosa è servito dunque l’abbandono da parte di Mastella della sua terra nei suoi 40 anni di vita parlamentare – ndr)”. Attualmente, secondo una tabella pubblicata da Altrabenevento, in contrasto con quella dell’Asl,  alla data del 6 novembre, i contagiati, dal mese di agosto, sono 1.450, di cui 974 positivi, 455 guariti, 21 deceduti (anche chi scrive conta 21 deceduti, compreso quello di S.Marco dei Cavoti e il suicida).Altrabenevento manifesta poi meraviglia per il modo come Mastella non abbia espresso il proprio disappunto rispetto alla Regione che, “con l’ordinanza n.89, ha confermato il divieto di spostarsi in altre province (non previsto per le zone gialle) e la chiusura di tutte le scuole elementari, medie e pure quelle per l’infanzia (finora aperte), prevista solo per le zone rosse”. Mastella, ricorda Altrabenevento, “Non dice niente per gli affari sui tamponi dei privati non autorizzati e non commenta i focolai nella Polizia Municipale”, ma cerca di “rincorrere il consenso con dichiarazioni ad effetto”.

Oberdan Picucci

Il recupero di Picucci e Tomaciello
Infatti, ha recuperato Oberdan Picucci, l’assessore alle attività produttive, che si era dimesso per protesta contro la mancata nomina a presidente della Gesesa, al posto di Luigi Abbate, divenuto consigliere regionale. Con Picucci ha recuperato anche la consigliere Annalisa Tomaciello, che con lui era stata eletta nella lista dell’Udc. Tuttavia, non è ancora sufficiente il recupero della Tomaciello perché Mastella possa, solo con i suoi consiglieri, mantenere il numero legale in Consiglio. Entrambi, però, Picucci e Tomaciello, nell’incontro avuto, il 6 novembre, con il sindaco, “hanno annunciato”, si legge nel comunicato del primo cittadino, “la volontà di presentare una lista in suo sostegno in occasione delle elezioni comunali del prossimo anno”.In funzione di questo appuntamento elettorale, qualche settimana fa, il sindaco ha recuperato anche la collaborazione di Claudio Principe, lo stesso che lo aveva sostenuto nel 2016, ma che poi si è posto, in una posizione dualistica con Luca Ricciardi, alla guida della Lega, la formazione che, dopo le elezioni europee, ha lasciato, migrando, nelle sue virate trasformistiche,  verso l’Alleanza di Centro di Francesco Pionati. Sul finir  dell’anno scorso, Claudio Principe ha creato, dall’esterno,  scompiglio in seno ai Consigli comunale e provinciale, con la costituzione di gruppi autonomi, composti da consiglieri provenienti dai banchi delle maggioranze, poiché l’intento era quello di far cadere le maggioranze mastelliane nei due maggiori enti.  Principe si ritiene, ed è ritenuto, forte del fatto di essere un buon collettore di voti. Nel 1996, nella lista Psdi-Dini-Pri,  è stato eletto con 718 voti di preferenze e, nel 2016, nella lista dei Ds, è stato eletto con 611 voti. Ma, allora, beneficiava del supporto del padre, il compianto Biagino, un sindacalista molto stimato nel mondo della scuola. Non sappiamo quanto conti ora.  Sappiamo soltanto, per averlo letto sul Mattino, che avrebbe promesso la formazione di 2 liste in sostegno di Mastella, oltre alle 6 già annunciate dal sindaco.Dopo il rientro, il 5 novembre, nell’alveo mastelliano, di Picucci e Tomaciello, il gruppo de “I Moderati” chiede al presidente del Consiglio comunale, Luigi De Minico, la convocazione delle commissioni rimaste prive di presidente, dopo che, per solidarietà a Picucci, il 7 ottobre, il capogruppo Antonio Puzio, consigliere delegato alle Politiche giovanili, al Turismo e all’Artigianato, aveva rimesso le deleghe, Angela Russo si era dimessa dalla commissione Mobilità, Mimmo Franzese dalla commissione Attività Produttive, e la stessa Tomaciello, prima di tradire il gruppo, dalla commissione Finanze.   

Giovanni De Lorenzo

La polemica tra Giovanni De Lorenzo e Francesco De Pierro
Poiché in calce al documento dei Moderati non vi era la firma del capogruppo del Pd, Francesco De Pierro, il segretario cittadino del Pd, Giovanni De Lorenzo, ha reso alla stampa la seguente dichiarazione: “Apprendo dalla stampa che gli esponenti dei gruppi di opposizione a Palazzo Mosti hanno formulato la richiesta di convocazione ad horas per la definizione delle nomine di presidenza per importanti commissioni, convocazione prevista ieri (5 novembre – ndr), ma disattesa. Apprendo, altresì, che la richiesta non è stata sottoscritta dal capogruppo e dai consiglieri iscritti al partito. Non so, peraltro,se tutti i consiglieri del partito siano stati adeguatamente messi al corrente. Quale coordinatore cittadino del Partito Democratico ritengo grave che su tale decisione non sia stato consultato né tantomeno informato. La linea del PD cittadino è sempre stata cristallina e coerente: le elezioni del 2016 ci hanno posto all’opposizione, col dovere di esercitare tale ruolo fino in fondo, preferibilmente con comunità d’intenti con gli altri gruppi di minoranza. Se qualcuno ha cambiato idea, lo dica chiaramente. Tale situazione di ambiguità non è tollerabile”.

Francesco De Pierro

De Pierro ha risposto che ha informato tutti i componenti il gruppo, meno la Marialetizia Varricchio, non raggiungibile telefonicamente, ma non ha spiegato perché non ha informato il coordinatore cittadino del Pd. De Pierro ha spiegato, in una lunga nota, che il documento non è stato sottoscritto dai consiglieri del Pd, “perché quell’iniziativa è stata valutata politicamente estranea alla posizione del Pd, in quanto non aveva nulla di utile per gli interessi della collettività in quanto preordinata a porre in essere solamente un regolamento di conti tra maggioranza mastelliana ed ex appartenenti alle stesse (almeno fino al 6 novembre) dinamiche dalle quali il gruppo consiliare del Pd è sempre stato lontano, contrapponendo in modo univoco e cristallino, a tale modo ondivago di intendere la politica, un proprio modo di fare opposizione, lineare, responsabile e soprattutto fondata sui contenuti, e non sulle iniziative alla giornata di arrembaggio a quella o a quell’altra possibilità di avere uno strapuntino a dispetto della serietà”.De Pierro, poi, dopo aver precisato di non voler confondere la posizione del Pd con una iniziativa patrocinata da consiglieri che con il loro andirivieni tra opposizione e maggioranza sono diventati, da accesi governativi,  acerrimi avversari del primo cittadino, ha sottolineato che il Pd deve considerarsi estraneo ad una “guerra per bande tra gruppi della maggioranza o presunta tale, quanto più portata avanti da consiglieri comunali che siedono a cavalcioni della staccionata posta a confine tra maggioranza e opposizione”.Nulla da eccepire rispetto a questa considerazione di De Pierro. Ma i consiglieri che siedono sulla staccionata, erano stati, non tutti, reclutati da Mastella per indebolire il Pd, a parte il fatto che coloro che avevano chiesto la convocazione delle commissioni prive di presidente sono tutti ex mastelliani. Sicché, mettere in difficoltà il sindaco, in questa circostanza, sarebbe stata una pertinente operazione di opposizione.Ma l’aspetto preoccupante della nota di De Pierro si coglie  nel passaggio in cui il capogruppo  parla delle alleanze da farsi:  “A meno che il PD non voglia coltivare la purezza nella solitudine, colgo l’occasione per invitare il segretario cittadino (…) ad indicarci qual è, se c’è, il progetto politico da sottoporre all’elettorato in vista  del prossimo appuntamento amministrativo e, soprattutto, con chi condividerlo, ovviamente sempre nel campo del centrosinistra”,  evitando “di chiudere accordi e alleanze trasversali – per intenderci anche con il centro-destra – pur di appagare esigenze personali a danno di quelle di natura squisitamente politica”.

Raffaele Del Vecchio

A tale proposito, va precisato che il 3 novembre si è svolta, in videoconferenza, una riunione dei segretari di circolo del Pd, in cui tutti “hanno mostrato approvazione per la costituzione della nuova, snella e giovane segreteria provinciale”, che De Pierro, in un precedente intervento, aveva quasi posto in discussione.  In quella sede, inoltre,  “è stata ribadita  ed approvata la linea politica del partito improntata  alla costituzione di una valida e seria alternativa all’attuale amministrazione della città di Benevento”. In tal senso, “la necessità di costituire un’ampia coalizione che parta dallo schema di governo del nostro Paese che vede impegnati insieme il Partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle, ha suscitato approvazione da parte di tutti coloro che hanno preso la parola”. Sembra da escludere che l’ampia coalizione possa comprendere forze di centro-destra o persone che possano “fare dispetto a qualcuno”.Semmai,  si può rilevare che non ci sia stata la smentita rispetto al numero del Mattino che, nel dare la notizie delle due liste di Principe, ha annunciato anche, come probabile, in sostegno di Mastella, la presentazione di una nona lista, da parte dei dem Del Vecchio e De Pierro, forti dei 2.600 voti raccolti dalla lista De Luca Presidente, in cui era candidato il competitore di Mastella nel 2016, Del Vecchio, appunto.
Giuseppe Di Gioia

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