Qualcuno salvi il soldato Mastella

I lieti eventi, così come quelli tristi, richiedono tempo.
Tempo sottratto alla scrittura, non alla lettura.
Delle avventure del soldato Mastella, insomma, non ne ho persa una.
L’estemporaneo, il rocambolesco, l’inverosimile, come d’abitudine, le hanno caratterizzate.
Tanto che, alla fine, non è difficile condividere il parere di chi comincia persino a provare affetto per questo reduce, piuttosto frastornato, della politica che conta. 
Viene insomma da chiedersi se qualcuno, come accade all’ottantenne soldato del film di Spielberg che alla fine si chiede se abbia davvero meritato di essere salvato e se abbia in fondo vissuto una buona vita, salverà il soldato Mastella dal suo naturale destino di nonno a tempo pieno.
Disarcionato dalla politica romana, riavutosi solo in parte con l’elezione a sindaco di Benevento – palazzo Mosti, al confronto dei palazzi che nel corso della sua lunga carriera ha “abitato”, non rientra nemmeno nella top ten – il milite ceppalonese deve oggi confrontarsi con l’ennesimo smacco riservatogli dall’attuale partito d’appartenenza, Forza Italia, e dal suo immarcescibile leader carismatico, Silvio Berlusconi. 
Il quale ha finito per ignorare del tutto le ripetute richieste di primarie – peraltro chieste a gran voce anche da un importante senatore del partito non lontano, anzi vicino, anzi vicinissimo al sindaco di Benevento – preferendo candidare a palazzo Santa Lucia il molisano Caldoro, già Presidente della Regione Campania.
E, nonostante il soldato Mastella abbia già, col consueto sibillino lessico appreso in anni di militanza nelle file del battaglione doroteo, preannunciato battaglia – forte di un pacchetto di voti che, si vedrà, in Campania potrebbe ancora risultare sufficiente a svolgere il ruolo di ago della bilancia – i “moderati” mal di pancia della sua attuale maggioranza cittadina non lasciano presagire cieli sgombri per future avventure fuori dalle mura “domestiche”. 
Non è da ieri, invero, che Mastella ha smesso di imbroccarle tutte.
Peregrina, a voler ben guardare, è stata già la scelta di candidarsi alla sindacatura del capoluogo.
Ché, se vincere poteva non essere scontato, ma comunque fattibile – come poi è stato – riuscire a ben governare – come avrebbe certamente ben visto con la lucidità che un tempo lo caratterizzava – era palese fosse impresa improba, suscettibile di offuscare la immeritata, ma consolidata fama.
Nell’amministrazione di un capoluogo, i nodi vengono al pettine molto prima.
A differenza della politica romana, le conseguenze dell’inerzia o, addirittura, della malamministrazione risultano, paradossalmente, più evidenti.
Una città che langue sotto pressoché ogni rispetto è un qualcosa che rimane, nel quotidiano, ben più percepibile dell’aumento del debito pubblico, dell’impennata dello spread o della caduta dei tassi di interesse dei titoli di stato – tanto per citare conseguenze nefaste dell’incompetenza romana, oltremodo penalizzanti per l’intero sistema paese, ma evidentemente “lontane” dalla percezione del comune vissuto quotidiano.
Hai voglia a sfruttare ogni occasione, come l’acquaiuolo, per ripetere che l’acqua venduta è buona se, dati alla mano, nessuno si lascia più abbindolare da qualche totem o da un paio di luci accese dei sodali che gestiscono l’azienda che la distribuisce.
Hai voglia a dire che qualunque “richiamo al dovere”, da qualunque parte provenga – e per qualunque non si intende la comatosa opposizione cittadina – è un’accusa pretestuosa e faziosa.
Hai voglia a menare il can per l’aia in risposta alle rimostranze degli studenti che lamentano la chiusura degli istituti scolastici ogni qualvolta che il vento soffia un poco più forte o le gocce d’acqua che cadono sono più di due. 
Stavolta, forse, – il forse è comunque d’obbligo in considerazione delle capacità di persuasione del frastornato milite – a salvare il soldato Mastella, più che il classico patrimonio di voti da capobastone servirà una missione speciale, una di quelle “behind the enemy lines”, come dicono gli americani.
Magari stavolta la via che porta alla politica che conta invece di passare dalla periferia di Forza Italia, passerà per il Sannio vivo!
Massimo Iazzetti

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