Quella volta che i piemontesi vennero a “liberarci”…

Cari amici, questa volta voglio raccontarvi l’eroica fine di un mio antenato, che volle immolarsi per difendere le vostre terre da una spregiudicata invasione di “libertà”.
Era il 14 agosto 1861. Tutto il Mezzogiorno viveva tristi momenti, messo in ginocchio dalle truppe “unificatrici”. Il mio avo passeggiava tranquillo tra i boschi che circondano i paesi di Casalduni e Pontelandolfo, quando all’improvviso vide apparire la soldataglia straniera che si accingeva ad occupare anche questi ultimi territori.
Compreso quanto stava accadendo, il mio antenato non perse tempo ed immediatamente corse a dare l’allarme.
Gli abitanti organizzarono una immediata e generosa opposizione. Purtroppo zappe e forche poco poterono contro il meglio armato esercito savoiardo. Presto ogni resistenza risultò vana.
Casalduni e Pontelandolfo capitolarono come tutto il Regno delle Due Sicilie. Ma lo straniero vincitore ed arrogante non si accontentò. Quella gente, che non aveva voluto comprendere il messaggio di “unità” degli intrepidi “liberatori”, andava punita in modo esemplare. Fu quindi ordinata la strage.
Mentre iniziava il saccheggio e le fiamme già devastavano le prime abitazioni, il mio avo da solo caricò l’invasore offrendo il suo petto al fuoco straniero.
Del suo corpo fu fatto scempio. Si dice che qualcuno, dopo averlo fatto a pezzi e cotto sulla brace, avesse addirittura assaporato le sue carni.
Il mio antenato fu quindi uno dei primi meridionali a cadere nelle fauci nordiste. Caddero poi la cultura, l’industria, l’agricoltura…

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