“Nella sanità, si è rubato”: lo ha dichiarato il governatore della Campania, di cui riportiamo la versione integrale della conferenza

Anche e soprattutto per l’esigenza di non stancare il lettore, ci limitiamo a pubblicare integralmente ciò che ha detto il governatore De Luca, il 30 aprile u.s., nella sala convegni dell’Azienda Ospedaliera “S.Pio”, al termine dell’inaugurazione del ristrutturato Pronto Soccorso del “Rummo” di Benevento. Evitiamo  di riportare l’incontro che egli ha avuto con il comitato “Curiamo la vita” di Sant’Agata de’ Goti, nel corso del quale ha assicurato il mantenimento di tutti i servizi nell’ospedale “Sant’Alfonso Maria de’ Liguori”, secondo quanto stabilito dal tavolo tecnico, per cui le donne del comitato, in lotta da più di un mese, hanno sospeso l’occupazione dell’aula consiliare. Ed evitiamo anche di riportare l’intervento, in apertura della conferenza, del direttore generale dell’A.O. “S.Pio”, Renato Pizzuti, il quale ha ribadito quanto egli aveva detto nel corso della conferenza stampa dell’8 aprile, in ordine alla prossima apertura di un altro Pronto Soccorso nel padiglione “S.Pio”, all’acquisto di nuovi macchinari (Tac, angiografi, mammografi, anche nell’ottica di ridurre le liste di attesa), di letti elettrici e di materassi antidecupito; al potenziamento del servizio di radioterapia; all’assunzione, inoltre, di personale che, sebbene decuplicata nel numero (170 unità rispetto alle 18 del triennio precedente), rimane tuttavia la nota dolente. Sentiamo, pertanto, ciò che ha detto De Luca.

“Questa è un’occasione importante per fare a Benevento una operazione verità. Questa è una delle realtà nelle quali tutta una serie di risorse ha lavorato per mesi per falsificare la realtà. Sono mentitori di professione, a cominciare da alcuni esponenti dei 5 Stelle, dei quali parlerò poi nel merito, la cui principale attività consiste ormai in questo: mentire, e separare i ruoli fra chi rappresenta i 5 Stelle a Roma dandoci le prescrizioni e chi arriva sui territori facendo demagogia e raccontando stupidaggini. La Regione Campania ha fatto sulla Sanità quello che non si è fatto per 40 anni. Abbiamo buttato il sangue, per dare dignità alla Sanità campana, per risanare i bilanci, per superare gli obiettivi posti dallo Stato rispetto alla griglia LEA (monitoraggio livelli essenziali di assistenza – ndr) e, se mi consentite, per dare dignità e rispetto ai medici, agli infermieri, agli amministrativi, ai tecnici delle nostre strutture. Abbiamo fatto una rivoluzione: non c’è un dirigente che possa dire che in questi anni abbia subito pressioni politiche o partitiche; nessuno si è trovato nella condizione di dover rispondere a padrini politici. 
Ho ascoltato, in queste ore, da parte di un improvvido esponente del governo, che ha fatto seguito alle dichiarazioni di una improvvida ministra del governo, il quale ha detto che dobbiamo liberare dai partiti la sanità. Bravo, sono d’accordo! Cominciamo, allora, dall’ospedale “Moscati”, dove, non più di 48 ore fa, una delegazione dei grillini è andata a fare una manifestazione politica con il candidato sindaco di Avellino. Si vergognino ( a proposito di questa denuncia di De Luca, la capogruppo pentastellata in Consiglio regionale, Valeria Ciarambino, una dipendente di Equitalia che si candidò nei 5 Stelle mentre il Movimento chiedeva la soppressione di Equitalia, una donna che, messasi ormai ad esercitare solo il ruolo di un bastian contrario, per giustificare l’ingerenza dei suoi amici nel “Moscati”, ha detto che essi erano andati in quel nosocomio per porre in essere una iniziativa di beneficenza senza spiegarne la natura; ma ha detto anche, se il virgolettato del Mattino è fedele, che De Luca ha smantellato il “Rummo” di Benevento, “chiudendo reparti, tagliando posti letto e provvedendo inizialmente di dislocare le principali discipline a Sant’Agata dei Goti”, laddove, invece, per quanto riguarda il nosocomio saticulese, è avvenuto l’esatto contrario, denunciato dai pentastellati e dai Mastella, relativamente alla soppressione, subito rientrata, del reparto di Ortopedia – ndr). Dai partiti, la sanità la sto liberando io, non questi signori. Chiaro? 

Noi abbiamo cominciato a lavorare nel 2015, avendo i conti consuntivi delle Asl non approvati dal 2011-2012 (epoca Caldoro, della cui maggioranza faceva parte la signora Alessandrina Lonardo Mastella – ndr). Quando andavamo a Roma, a fare la via crucis, a fare cioè l’esame con i dirigenti del Ministero dell’Economia e quello della Salute, ma soprattutto del Ministero dell’Economia, perché, dovete sapere, noi siamo stati commissariati nel 2009, in quanto avevamo ru-ba-to in Campania. La Regione aveva 9 miliardi di debiti, e una gestione dei bilanci che produceva nuovo debito ogni anno. Il bilancio sanitario della Campania incideva sul bilancio dello Stato italiano. Conti consuntivi non approvati. I primi risolini che facevano i dirigenti del Ministero dell’Economia quando arrivava il presidente della Regione Campania (adesso, si alzano in piedi quando arriva il Presidente della Regione Campania) erano relativi a una domanda molto semplice, dal momento che il bilancio sanitario rappresenta il 70% del bilancio della Regione: come avete fatto ad approvare i bilanci, non della Sanità ma della Regione, visto che sono 5 anni che non approvate i conti consuntivi delle Asl? Abbiamo dovuto, quindi, destinare un centinaio di nostri dipendenti, per fare la corsa al fine di approvare tutti i conti consuntivi. In alcune Asl, a cominciare da Napoli 1, non c’erano neanche le carte su cui poggiare i conti consuntivi. Abbiamo trovato doppie, triple, quadruple, quintuple fatturazioni. La camorra! E’ Chiaro? Abbiamo esaminato i conti, approvato i bilanci, con qualche fatica in qualche Asl. Abbiamo cominciato a presentarci a Roma, dicendo, assunto un impegno, lo abbiamo mantenuto, dal punto di vista finanziario. Oggi, ci presentiamo con 5 anni di bilancio in attivo della Sanità campana. Poi abbiamo cominciato a lavorare sui LEA. Eravamo a 104 punti nella griglia LEA, cioè eravamo l’ultima Regione d’Italia. Lo dico a qualcuno di altre parti politiche, che avendo governato la Campania, oggi viene a farci la lezione. Wé, giovanotto, basta con le buffonate (allude probabilmente a Caldoro, appoggiato dai Mastella – ndr), cominciamo a fare le persone serie e a parlare un linguaggio di verità, perché qualcuno di noi ci sta rimettendo la vita nel lavoro che sta facendo in Campania. E’ chiaro? E la voglia di ascoltare imbecillità non ne ho più. 
Avevamo, in strutture private convenzionate, e anche pubbliche, un livello di parti cesari che arrivavano al 94%. Tutto questo avveniva nel silenzio generale. Avete mai saputo di queste cose voi? Qualcuno di quelli che governavano prima hanno mai raccontato che eravamo in condizioni vergognose, indegne di un paese civile? Dal momento che l’obiettivo nazionale è quello di operare le fratture al femore in 48 ore, in Campania, fatte poche eccezioni, un paziente doveva aspettare 15 giorni perché gli venisse operato questo tipo di frattura. Cose da pazzi. La rete dell’emergenza-urgenza era zero, ze-ro. La rete dell’infarto del miocardio, che abbiamo realizzato, non esisteva. Un povero Cristo che subiva un infarto sui monti del Cilento, o in Irpinia, o nel Sannio, per arrivare in ospedale, dove poteva salvarsi la vita, doveva andare incontro a percorsi di ore, per cui arrivava morto a destinazione. La rete dell’urgenza-emergenza, la rete dell’infarto del miocardio, vanno organizzate in un modo che consentano al paziente di arrivare in ospedale nel giro di mezz’ora per salvarsi la vita. Vi era anche assenza della rete oncologia,della rete del politrauma, assenza della rete materno- infantile. Nulla di Nulla. Questa era la Sanità di 4 anni fa, nel silenzio generale. Non parliamo delle liste di attesa. Abbiamo eliminato il ticket di competenza regionale. Avevamo 300 mutilati l’anno per piede diabetico, in assenza, in questa regione, di un centro antidiabetico, sempre tranne qualche rara eccezione. Ogni anno avevano un bilancio da paese in guerra, con questo numero di mutilazioni. Cose più complesse, più sofisticate, procreazione medicalmente assistita, per l’amor di Dio, non se ne parlava neanche. Tutta la parte informatica era sottozero. Mica c’era la piattaforma informatica unitaria per tutta la sanità campana? Ma quando mai! Avevano fatto una gara (si riferisce al governo regionale che lo ha preceduto, del quale faceva parte l’Udeur di Mastella – ndr), impegnando 12 milioni di euro per affidare ad una società provata la gestione dell’informatica sanitaria regionale, con il risultato che non dialogavano neanche le Asl tra di loro. C’era da vergognarsi. Sono stati spesi 12 milioni di euro, per togliere alla Regione Campania l’autonomia, perché se perdi la padronanza dei dati e delle informazioni non hai più l’autonomia, avendo dato il potere ai privati che gestiscono le piattaforme informatiche. Abbiamo dovuto ricominciare con una santa pazienza, giusto per avere il controllo del flusso dei dati, perché non riuscivano neanche a mandare i dati a Roma. Non avendo i conti in ordine, non avendo approvato i conti consuntivi, non abbiamo utilizzato, per 20 anni, i fondi dell’articolo 20 (della legge 67/88 – ndr), che riguarda l’edilizia ospedaliera. Per la prima volta, nello scorso anno, abbiamo cominciato a recuperare 600 milioni di euro per l’edilizia ospedaliera. Un delitto. Io fucilerei alla schiena tutti quelli che hanno gestito la Sanità in Campania per 20 anni. Miliardi di euro, quindi, per rinnovare le strutture, non sono stati utilizzati, perché non si approvavano i conti consuntivi, cioè perché si rubava. Bene. Abbiamo approvato la nuova piattaforma informatica, che ci consente di avere, credo tra maggio e giugno, il controllo generale di quello che succede nella Sanità in Campania, cioè di avere il controllo anche dei prescrittori, di sapere se c’è qualche medico che prescrive 10 volte una Tac allo stesso paziente. Sì, perché c’è anche questo. Non vi parlo della gestione dei farmaci. Non vi parlo della gestione dei Pronto soccorso. Eravamo sulle pagine del New York Times, dei giornali tedeschi, perché a Napoli avevamo ingolfato di pazienti il pronto soccorso del “Cardarelli”. Tutto questo perché a Napoli avevamo chiuso tutti i Pronto Soccorso. Era rimasto solo quello del “Cardarelli”. Con una santa pazienza, abbiamo dovuto riattivare il Pronto Soccorso a Frattamaggiore, a Giugliano , poi a Pozzuoli, poi abbiamo dovuto riattivare il Pronto Soccorso del CTO di Napoli. Avevano chiuso il Pronto Soccorso del CTO! C’è stata una irresponsabilità totale. Poi, abbiamo dovuto fare una corsa per attivare e aprire l’Ospedale del Mare. Se non avessimo lavorato alla tedesca, oggi nell’Ospedale del Mare avremmo gli accampamenti di varia umanità. Quell’ospedale avrebbe fatto la fine di Bagnoli. Se non ci fosse stato questo governo regionale, e chi vi sta parlando, con la sua testa e con il suo stomaco, oggi l’Ospedale del Mare non sarebbe un grande ospedale. 
In questo contesto, abbiamo cominciato a lavorare sulla griglia LEA a consolidare la parte finanziaria e ad avviare il percorso per uscire dal commissariamento. Domani mattina manderò una lettera di diffida al governo e al sedicente ministro della Salute per diffidarli a porre termine al commissariamento, perché non c’è più nessuna ragione per mantenere in piedi il commissariamento della Campania. Le ragioni possono essere due secondo la legge: squilibrio finanziario, mancato raggiungimento degli obiettivi LEA. La Campania ha raggiunto di gran lunga entrambi gli obiettivi. Dunque, mantenere il commissariamento è un abuso di potere, un abuso d’ufficio, un reato penale che sarà sanzionato sul piano penale, amministrativo e contabile, se si continua ad andare avanti così. Lo dico alla signora Grillo che non ha capito niente. Non ha capito che sono io che sto facendo un piacere al governo. Si permette ancora di parlare di commissariamento. Non ha capito che il problema non è quello di avere un commissario esterno o interno. Il problema è che non c’è più bisogno di avere commissari in Campania. E la domanda che le sto facendo da sei mesi, alla quale non risponde, è semplice: qual è il motivo per tenere in piedi il commissariamento? Non c’è nessun motivo. Allora, cominciamo con le diffide, cominciamo pure con le denunce penali. Mi sono rotto le scatole. Quando noi a settembre dello scorso anno eravamo alle prese con le vaccinazioni (in Campania eravamo arrivati ad una soglia di pericolosità che raggiungeva quella dell’80%) mentre cioè noi buttavamo il sangue per arrivare al 94 /95% di vaccinazioni, da parte di un Ministero, del governo, arrivavano messaggi completamente contraddittori. In un momento in cui i bambini dovevano andare a scuola, non si sapeva che diavolo si dovesse fare. Abbiamo deciso noi quello che dovevamo fare per la tutela della salute dei bambini. Vi erano bambini, con problemi di leucemia, che non potevano andare a scuola, se i loro compagni di scuola non erano vaccinati. Abbiamo dovuto vedere morire bambini di morbillo per convincere questi sciagurati del fatto che la medicina è una cosa seria, che non può essere nelle mani di saltimbanchi e di comici miliardari. Sulle vaccinazioni, devono parlare i medici, non i saltimbanchi o i politici. Poco è mancato che arrivassimo, grazie ai 5 Stelle, a veder riemergere quella che ai miei tempi era una malattia che terrorizzava le famiglie: la poliomelite. Abbiamo visto riemergere il morbillo, la tubercolosi, per l’imbecillità di questi signori. Si è posto poi il problema dell’approvazione del piano ospedaliero. Bene. Quando abbiamo lanciato la discussione, la Regione Campania ha presentato un piano ospedaliero a settembre che era completamente diverso da quello che abbiamo approvato. Siamo arrivati a settembre-ottobre al Ministero, dove il ministro della salute ha imposto alla Regione Campania di tagliare, in un anno, 40 strutture complesse. Lo voglio ricordare a quegli imbecilli, che poi sui territori fanno demagogia. 40 strutture complesse. Avevamo detto al ministero: diamoci un arco di tempo più ragionevole, prendiamoci tre anni di tempo. Avremo così un po’ di pensionamenti, avremo un po’ di primari che se ne andranno e poi vedremo di gestire diversamente il personale, riducendo anche un po’ le strutture. E’ evidente che siamo fuori norma, ma lo so bene. E’ evidente che, per 15-20 anni in Campania abbiamo fatto il carnevale. E’ evidente che, rispetto ai parametri del decreto 70/2015, siamo fuori legge. E’ evidente che abbiamo decine di strutture complesse in più. Quando a Roma leggono i tabulati, la cosa è evidente. Ma è anche evidente che in questa materia occorre quel tanto di ragionevolezza, di buon senso, di flessibilità, per governare i processi in maniera non traumatica. E, quindi, avevamo detto: diamoci tre anni di tempo. Non c’è stato niente da fare. A novembre, la commissione tecnica ha deciso formalmente che noi dovessimo tagliare, in un anno, 40 strutture complesse, sicché si sono determinati i problemi. E’ chiaro? Ditelo agli imbecilli che vanno a fare i manifesti. Imbecille (rivolto chissà a chi – ndr) devi parlare con il ministro non con la Regione. Applauso. 
La regione Campania ha accettato di ridurre di 40 le strutture complesse, per una ragione molto semplice: se non approvavamo il piano ospedaliero entro dicembre dello scorso anno, non potevamo approvare il piano per il personale. Se non approvi il piano ospedaliero, come fai a calibrare il bisogno di personale che hai nella regione. Questo ci avrebbe impedito di stabilizzare i precari, ci avrebbe impedito di partire con nuovi concorsi, avrebbe paralizzato tutto. Dopo di che, abbiamo detto: andiamo avanti, poi si vede. Nel frattempo, abbiamo presentato al Ministero della Salute un piano per edilizia ospedaliera di un miliardo e ottanta milioni di euro, recuperando, quindi, 300 milioni l’anno negli ultimi 3 anni, in virtù dell’ex art.20. In più, abbiamo presentato un piano per rinnovare tutti i nostri ospedali. Questo piano lo abbiamo presentato il 24 aprile dello scorso anno, più di un anno fa. Stiamo ancora aspettando che il governo del cambiamento metta il timbro. Ci hanno detto che dovremmo approvare questo piano per l’edilizia ospedaliera entro metà maggio. Dopo aver parlato a Benevento di polo oncologico, io ricordo bene, un anno fa, oggi magari qualche cittadino a Sant’Agata, rimasto male, avrà posto la domanda: scusate vi eravate impegnati allora a fare il piano oncologico!? Cari amici, noi lo abbiamo programmato un anno fa, e stiamo da un anno in attesa che sblocchino le risorse, per avere i 24 milioni necessari per fare il polo oncologico. Vediamo che succede a maggio, se no ci regoleremo diversamente, a questo punto a livello penale, contabile e amministrativo. Perché davvero non se ne può più. Abbiamo approvato il piano ospedaliero con i tagli che erano inevitabili, dovendo ridurre di 40 il numero delle unità complesse. E qui si è aperto un balletto indegno nei territori. Nella mia provincia (Salerno – ndr), abbiamo avuto movimenti che riguardavano il punto nascita Sapri-Polla.  Sapete, ovviamente, che, per legge nazionale, le condizioni di sicurezza nei punti nascita sono garantite con almeno 1000 parti l’anno. Avevamo ospedali dove si facevano 100-150 parti l’anno. Sembrava un atto di cattiveria della Regione. Non si capisce, infatti, perché, se hai solo 100 parti l’anno, non hai più la professionalità, la manualità, la competenza, la capacità di affrontare i parti, cioè rischi di far morire i bambini e le mamme. Ma, siccome siamo un paese di imbecilli, non è possibile quindi fare le persone serie in questo paese. Bisogna raccontare frottole. Allora, sono cominciati i movimenti: vogliono togliere l’ospedale, ci vogliono togliere la carta di identità. Questo è accaduto a Sapri, è accaduto a Polla,  è accaduto a Sant’Agata dei Goti, è accaduto qui a Benevento e in qualche realtà di Avellino. Sinceramente, in non molte realtà. 
Fare un piano ospedaliero, in una regione come la Campania, è un miracolo. Parliamoci chiaro, se avessi fatto l’opportunista, avrei fatto un’altra scelta. Avrei detto: mandate voi un commissario e fatelo voi, un piano ospedaliero. Ma questo lo hanno fatto gli opportunisti, che hanno governato la Sanità in Campania prima di noi. Io non ho fatto l’opportunista. Io mi assumo le mie responsabilità. Chiaro!! Se no, questa palude, qui, non viene prosciugata in eterno. Allora, abbiamo cominciato a lavorare, e oggi stiamo ritornando nei territori per cercare di trovare i punti di equilibrio. Quando abbiamo domande ragionevoli, come qui a Sant’Agata, le abbiamo raccolte senza esagerare, perché il bilancio a Sant’Agata ci porta ad avere 5 milioni di deficit l’anno. Questo non è possibile. Queste cose le dobbiamo dire? Sì o no? O dobbiamo prendere in giro la gente!? Non è più consentito avere ospedali che accumulano debiti, se no il commissario lo fanno a Roma, lo fa il Ministero dell’economia.  Allora, un conto è trovare i punti di equilibrio, un altro conto è sbragare, e dire di si a tutti quanti. Io non sono adatto a dire di sì a tutti quanti. Io faccio quello che ritengo sia il mio dovere nei confronti dei cittadini e nei confronti, in primo luogo, della povera gente, quella che voglio tutelare, perché chi ha i miliardi per curarsi, di questi problemi se ne infischia. Il problema della sanità pubblica è il problema della povera gente. Quindi, io sono il più interessato a garantire una sanità pubblica di assoluta eccellenza. 
Allora, guardiamoci negli occhi e facciamo le persone serie, senza fare demagogia. Noi, oggi, stiamo ritornando nei territori, per cercare di trovare gli aggiustamenti, i miglioramenti, i punti di equilibrio, per vedere dove possiamo allargare di più la maglia, dove cioè possiamo avere qualche struttura in più, cercando di contrattare con il governo, ma stando attenti a non ricreare il debito, perché siamo consapevoli che se usciamo fuori dal bilancio sanitario con un milione di euro di passivo, il commissariamento ce lo tengono per altri 70 anni. Non aspettano altro. Quindi il bilancio in ordine è una variabile indipendente, costi quel che costi. Perché non è possibile che la seconda regione d’Italia abbia la vergogna del commissariamento. Allora, abbiamo affrontato il problema di Benevento. A Benevento, mi auguro vogliate fare, prima o poi, una statua a chi vi sta parlando. Ovviamente, fra 200-250 anni. Non andate di fretta, per l ‘amor di Dio. In questa operazione verità, dobbiamo raccontare ai cittadini di Benevento che la provincia di Benevento, nel nostro piano ospedaliero, è la provincia che ha il livello più alto di posti letto, in relazione alla popolazione. Lo sapevate? No! Ma questa è la realtà. E’ incredibile. A Benevento abbiamo 4,6 posti letto ogni mille abitanti, al di sopra, quindi, dei parametri del decreto 70/2015. A Napoli, invece, abbiamo 3,36 posti letto per mille abitanti. Salerno è ancora più al di sotto di questo rapporto. Abbiamo, per acuti, 3,11 posti letto a Benevento, a fronte di 2,78 per la Regione. Sempre a Benevento, per la riabilitazione, abbiamo 1,24 posti letto ogni 1000 abitanti, a fronte di uno 0,44 per la regione. Cioè, secondo i parametri previsti dal decreto 70/2015, Benevento ha 288 posti letto in più rispetto alla media prevista dalla legge nazionale . E’ chiaro o no? Dunque, non dico una statua intera, ma un mezzo busto dovreste farmelo, sempre molto al di là nel tempo. Rispetto alle imbecillità scritte dal ministro della Salute, abbiamo fatto una operazione perché si minacciava la chiusura dell’ospedale di Sant’Agata de’ Goti. Il ministro della Salute ha scritto in un fax, in un twitter (loro sono raffinati, scrivono i twitter) di aver detto a me di non chiudere l’ospedale di Sant’Agata.Una mentitrice nata. L’ho diffidata. Al prossimo twitter, le ho detto, ti querelo per diffamazione. Noi, accorpandolo all’A.O. “S.Pio”, abbiamo salvato l’ospedale Sant’Agata dei Goti che era destinato alla chiusura. E quando abbiamo previsto l’istituzione del polo oncologico, lo abbiamo fatto per salvare l’ospedale di Sant’Agata. Contestualmente, abbiamo messo in sicurezza il DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione – ndr) di secondo livello del “Rummo”. Non siamo più a 10 anni fa, neanche a 5 anni fa. Oggi si comincia a guardare l’euro. Forse non ci siamo capiti bene: l’Italia deve trovare, da dopo le elezioni europee, 23 miliardi di  euro per neutralizzare  l’aumento dell’Iva e altri 30/40 miliardi per altre operazioni a pagare, fra cui  “quota cento”, una operazione, assolutamente idiota, che sta mettendo in ginocchio la sanità campana e italiana, perché se ne vanno in pensione centinaia di primari. Un primario non si sostituisce dalla sera alla mattina. Questo lo comprende chiunque, perché parliamo di figure di alta specializzazione. Come fai? Ma ormai stiamo andando avanti come se l’Italia fosse un grande circo equestre. C’è stato un errore di comunicazione rispetto a Sant’Agata dei Goti, perché ad un certo punto è apparsa questa situazione: niente polo oncologico, le risorse non ci sono, per via del miliardo e ottanta milioni  bloccato da un anno, perdiamo l’ortopedia, il pronto soccorso non c’è. E’ evidente che questo crea una situazione di preoccupazione. Abbiamo cominciato a fare una riunione tecnica, assumendo impegni precisi, che confermerò  fra poco anche agli amici di Sant’Agata e al sindaco. Quindi, all’ospedale saranno garantiti i servizi, il pronto soccorso e tutto quello che ci è stato chiesto. Attenzione, non si è colto un dato che è diventato drammatico in Italia: i medici non ci sono più. Quando facciamo i concorsi per le emergenze, i medici non partecipano. Abbiamo fatto, nella mia città, concorsi per l’emergenza, cui hanno partecipato una decina di medici. Alla fine, ne sono rimasti in due. Dopo 48 ore, se ne sono andati anche quei due.  Non c’è più nessuno. Mancano gli anestesisti. La totale assenza di programmazione nazionale sta portando l’Italia in un vicolo cieco. Fra due, tre anni, qui non sappiamo come  governare le ambulanze. Nelle altre regioni: Emilia, Toscana stanno pendendo i ragazzi appena laureati, che non hanno fatto scuola di specializzazione, perché non c’è più chi diavolo mettere sulle autoambulanze. Qui, al “Rummo”, si è determinata una particolare tensione perché abbiamo perduto 2 medici: uno di valore, l’altro no. E’ andato via Catapano, una grande personalità.   Ovviamente, questo ha dato un senso di vuoto a Benevento. Anche qui, capiamoci:  i primari non sono inquadrati nell’esercito, sono professionisti liberi, che decidono dove andare a lavorare, perché decidono dove e quando fare i concorsi. E non è che il presidente  della Regione  o il commissario possa bloccare un primario. Catapano è andato, per ragioni familiari,  a Napoli. Aveva immaginato di passare per il “Ruggi” a Salerno.  Ma, quando ha visto che si era attivato l’Ospedale del Mare, per ragioni familiari, se ne è andato a  Napoli. Abbiamo parlato con Catapano, il quale ha assicurato di essere disponibile a dare una mano al “Rummo”.  Però, anche qui, oh!, facciamola finita. Noi abbiamo tolto il direttore generale  al “Cardarelli”,  e  il “Cardarelli” non è crollato. Questa mi pare anche un offesa per le decine di primari che stanno facendo un lavoro eccezionale al “Rummo”,  che è un grande ospedale della regione (applausi). E non è che crolla questo ospedale perché se ne va un primario, per quanto bravo e valido sia.  Facciamo le persone serie. Poi, quell’altro che se ne è andato, dal nome austro-ungarico, meglio perderlo che trovarlo. Un medico, questo, oggetto di particolari indagini giudiziarie, che si è sfiziato l’ultimo anno, prima di andarsene in pensione.
Allora, adesso, abbiamo solo il problema  di accelerare i concorsi. Voi primari state facendo comunque   un lavoro  eccezionale. E il  “Rummo” è un ospedale, di fronte al quale ci si  alza in piedi. Ma devo dirlo io questo, per valorizzare il vostro lavoro? Potete far crescere  tranquillamente un nuova leva di giovani medici e creare, come dire, un nuovo filone di professionalità, cui trasmettere competenza, esperienza. Questo è il lavoro nel quale siamo impegnati. E dobbiamo farlo fino in fondo.    Questa mattina, abbiamo inaugurato, visitato e visto  già era in funzione il nuovo pronto soccorso. Faremo nuovi investimenti. Ne parlavo con il  dottore Pizzuti. Abbiamo poi il dott. Di Santo  che ha assunto di nuovo l’incarico di direttore sanitario. Gli faccio gli auguri di buon lavoro. E’ un medico del territorio  (applausi). Avrà la sensibilità necessaria per raccordarsi con i medici della zona.  Insomma, credo che ci stiamo avviando verso un assestamento serio. Quando disporremo della disponibilità, ripeto, ci  hanno detto per metà maggio, delle risorse (il miliardo e ottanta milioni del’ex articolo 20), avremo la possibilità di sbloccare tutta una serie di finanziamenti con i quali ci doteremo di tecnologie all’avanguardia,  per Benevento, per Sant’Agata,  per tutta la provincia di  Benevento. Allora, cari amici, io credo, in tutta sincerità, che abbiamo fatto un lavoro che merita rispetto. Non abbiamo risolto tutti i problemi in Campania. Ci sono due questioni  che dobbiamo ancora affrontare con determinazione. La medicina territoriale, dove siamo ancora indietro  di vent’anni. Abbiamo appena fatto un accordo con i medici di medicina generale, per creare una rete vasta di ambulatori sul territorio. Questo è un limite che ancora abbiamo. Dobbiamo crescere con gli screening oncologici. Dobbiamo lavorare sulla popolazione femminile. Dobbiamo effettuare screening per i tumori al seno, alla cervice, all’utero, al colon retto. Dobbiamo correre, fare di più, perché qui siamo in ritardo. Ma stiamo recuperando un decennio, non un anno, di ritardo. Però, il lavoro che abbiamo in corso é un lavoro di fronte al quale davvero si alzano in piedi, quando andiamo a Roma, perché abbiamo realizzato un miracolo.
Oggi, dai 105 punti della griglia LEA, in cui eravamo nel 2015, siamo sostanzialmente a 170 punti. Abbiamo certificato 163 punti. Avendo superato la soglia del 60% per le vaccinazioni antinfluenzali, abbiamo recuperato altri 6 punti, per cui siamo a 170 punti. Poi, abbiamo approvato la nuova normativa per la procreazione medicalmente assistita. La fecondazione eterologa. E’ una cosa, questa, di cui francamente sono  orgoglioso, perché abbiamo almeno 20.000 coppie, in Campania, che hanno problemi di procreazione medicalmente assistita. 
Allora, continuiamo a lavorare con grande serenità. Facciamo le persone serie. Rispettiamo il lavoro che viene fatto. Lasciamo perdere la politica politicante. Perché di politica politicante il Paese muore. Quello che abbiamo davanti agli occhi in questi mesi è qualcosa che mi fa venire la depressione. Io non ho mai visto esponenti di governo litigare dalla mattina alla sera. Però sono moderni: fanno i twitter. E uno dei vice presidenti del consiglio fa le sfilate di moda dei giubbini. Ho deciso che gli regaliamo un doppio petto, confezionato da una grande sartoria napoletana, per farlo vestire un po’ da cristiano”.
Giuseppe Di Gioia

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