Ai campionati mondiali di supercazzola. Lo stile “made in Ceppaloni”

Delle due l’una.
O gli attuali amministratori della città di Benevento sono convinti che i loro amministrati abbiano enormi problemi di connessione alla rete e vivano perciò isolati dal resto del mondo senza alcun accesso alle più comuni fonti di informazione, oppure sono ufficialmente entrati nella fase di perfezionamento della preparazione atletica in vista dei campionati mondiali di supercazzola.
Potendo escludere con tutta sicurezza la prima ipotesi, essenzialmente grazie ai canzonatori, graffianti, salaci, a volte beffardi, spesso semplicemente geniali commenti sulla vita cittadina che i beneventani, via social network, non lesinano in nessuna occasione, la seconda ipotesi, quella dei campionati mondiali di supercazzola, appare la più verosimile.
A proposito di connessione, una veloce ricerca sul web assicurerà qualunque lettore che la supercazzola non è appannaggio del solo conte Mascetti e della sua combriccola di amici, né tantomeno prerogativa esclusiva della cultura del gioioso popolo che abita la penisola a forma di stivale.
Se ne trovano tracce e testimonianze anche in altre lingue e paesi europei, in barba a chi continua a credere che quelli al di là delle Alpi siano popoli culturalmente e storicamente differenti.
Va da sé – d’accordo con Totò in merito al fatto che il talento vada sempre premiato – che ogni supporto possibile allo sforzo di comporre una équipe di professionisti della disciplina in grado di tenere alto il nome della città nella competizione internazionale vada caldamente incoraggiato.
E del resto, nulla di meno sarebbe stato lecito attendersi da una amministrazione guidata dal politico che più di tutti, se non fosse stato impegnato nella costruzione (o nello sfascio, dipende dai punti di vista) della Prima Repubblica, avrebbe a pieno titolo potuto far parte della allegra combriccola resa celebre dalla pellicola del geniale Monicelli.
Giusto per fornire gli elementi necessari alla comprensione del discorso a quei lettori troppo giovani – o a quelli un pelino più anziani che abbiano vissuto su Marte gli ultimi due quarti di secolo, o giù di lì – la supercazzola, secondo wikipedia, «indica un nonsense, una frase priva di senso logico composta da un insieme casuale di parole reali e inesistenti, esposta in modo ingannevolmente forbito e sicuro a interlocutori che, pur non capendo, alla fine la accettano come corretta». 
E chi più di Mastella potrebbe essere capace di eccellere nell’arte di parlare senza mai dire nulla e senza mai dare agio all’interlocutore di accorgersi di essere vittima di una burla?
Ancora una volta, il web è pieno di video nei quali il noto politico sciorina frasi prive di senso logico, composte da un insieme casuale di parole esposte in modo ingannevolmente forbito e sicuro.
Praticamente delle geniali supercazzole.
Ecco allora che la vita amministrativa beneventana acquista tutt’altra luce se la si considera come la vita di una palestra dalla quale verranno fuori i migliori talenti che andranno a rappresentare, ai campionati mondiali della disciplina, il peculiare stile di supercazzola made in Ceppaloni.
Perché, un conto è una supercazzola fatta da quattro scanzonati amici in vena di zingarate, un conto è quella per così dire “istituzionale”, fatta da una squadra di apparentemente seri, preparati e integerrimi politici che quando il nonsense lo esprimono in maniera forbita e sicura, lo rendono veramente Nonsense. 
Era la fine dell’estate dell’ormai lontano 2016 quando Mastella decise di vietare alle bicilette il transito sulla principale arteria pedonale cittadina. 
In tanti ebbero (ed hanno ancora) da eccepire, ma inutilmente.
E cosa fa a distanza di poco meno di tre anni, naturalmente peritandosi di ribadire, come se fosse antani, l’estrema pericolosità dell’ecologico mezzo di trasporto? 
Inaugura un ponte ciclopedonale, “didattico”, e posterdati con scappellamento a destra – perché è davvero difficile trovare cosa precisamente renda didattico un ponte –, presentandolo come «un punto di congiunzione essenziale tra due parti della città e soprattutto un’opera di riqualificazione-urbanizzazione che, agendo su un insieme eterogeneo di potenzialità, è in grado di accrescere il rendimento sociale, culturale, ambientale, paesaggistico ed economico della zona presa in esame».
«Ma che cos’è il genio?» – si chiedeva in Amici miei il brillante Necchi in procinto di movimentare la noiosa festa nella quale si erano appena imbucati i quattro amici.
Il genio «è fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione».
E chi avrebbe il coraggio di negare che sono queste le doti più evidenti dell’attuale primo cittadino e del “cerchio magico” che da presso lo cinge?
Cos’altro è, se non fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione finire l’anno con la promessa di fare di Benevento l’Amazzonia del Mezzogiorno attraverso la messa a dimora di 300.000 alberi in dieci anni, per poi sottrarne 13, tre mesi dopo, al già ridicolmente esiguo patrimonio cittadino? 
Scegliendoli, i condannati a morte, tra quelli quasi centenari del viale degli Atlantici, rigorosamente lontano dal punto in cui la sede stradale è stata sollevata dalle poderose radici e non tra quelli del viale Mellusi, gli unici a cadere in caso di condizioni meteo particolarmente avverse.
Condizioni avverse che a Benevento devono essere particolarmente estreme al punto che preoccupazioni per la pubblica incolumità consigliano di chiudere gli istituti scolastici ogni due per tre.
Una folata di vento, due fiocchi di neve, tre di pioggia (e magari quattro nubi di temibilissimo polline primaverile) sono quanto basta a consigliare prudenza.
Con buona pace di chi si lagnava dei continui rimaneggiamenti dell’attuale governo alla peraltro già povera offerta formativa scolastica. 
E con enorme soddisfazione di tutti gli scapocchioni che hanno trovato in San Clemente un santo protettore molto più vicino di San Giuseppe da Copertino, attento quasi esclusivamente agli studenti più diligenti. 
Peccato che San Clemente sia poi lo stesso che, piccolo particolare, a scapocchioni e diligenti di ogni grado non solo non riesca ad assicurare alcuno sbocco nel territorio amministrato – anche se la sua accezione di “prossimo”, un pelino più ristretta di quella che ne aveva il Nazareno, lascia ben sperare chi tra il prossimo gli è più prossimo – ma, tra una sbidigula e un tarapio tapioca, tra una parola incomprensibile ed un’altra, ribadisca chiaramente all’uditorio, stregato da Sophia e lesto ad assentire, che bisogna scordarsi di poter trovare lavoro sotto casa. 
Se questo non è genio, allora sicuramente lo è, per fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione, la minaccia di querela per chi ha sollevato il problema della potabilità dell’acqua in parte della cittá e la proroga a Gesesa, per la gestione del servizio idrico, tetracloetilene compreso, e l’illuminazione a giorno della città, fino al 2050.
Va da sè che non possano essere da meno quanti, folgorati dal peculiare stile di supercazzola made in Ceppaloni, si contendono un posto nella rappresentanza beneventana ai campionati mondiali della disciplina. 
A mo’ di esempio, quanto dichiarato dall’assessore al Commercio (fu alla Cultura) Picucci in merito all’innovativa, a tratti anche rivoluzionaria formula per rendere maggiormente appetibile la più classica delle fiere beneventane, la fiera di San Giuseppe: «Abbiamo attivato nuove forme di promozione e pubblicità utilizzando strumenti come i social network che consentiranno non soltanto una riduzione di costi ma anche – scarpallaccia allacciascarpa, con sbidigula per due – di entrare in contatto con una nuova ed eterogenea utenza, oltre che di evitare sprechi di carta ed inquinamento».
Un articolato nonsense, esposto in modo ingannevolmente forbito e sicuro, per introdurre l’innovativa formula: Street Food & Music.
Praticamente una prima assoluta per il capoluogo sannita che, manco a dirlo tanto è ovvio, ne ravviverà l’economia!
Lo incalza da presso l’assessore Del Prete. 
Docente di Storia Economica del Turismo e Storia Finanziaria presso il Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi quantitativi e Storia dell’Industria presso il Dipartimento d’Ingegneria dell’Università degli Studi del Sannio; ricercatrice di Storia Economica, componente del Senato Accademico e Delegata alla Cultura per il Dipartimento a cui afferisce – si prega di prendere fiato, visto il numero di titoli vicino a quello del megadirettore di fantozziana memoria – , Rossella Del Prete è una di quelle figure di maggiore spessore che al perfezionamento della pratica della supercazzola ha dedicato più tempo di chiunque altro nella amministrazione attuale.
É alla platea del primo giorno della International Conference “Women in business” che annuncia, per comunicare i valori della comunità che rappresenta in qualità di assessore alla Cultura e all’Istruzione, una innovativa idea che ha sorpreso perfino il navigato primo cittadino (che di idee innovative, nella sua interminabile carriera, ne ha uddite e ne ha prodotto): un nome per ogni sala di palazzo Paolo V.
Comincia cosí quella iniziativa che, nelle parole della Del Prete «ha contributo in maniera significativa alla promozione del nostro territorio ed alla costruzione di nuove importanti relazioni umane, professionali ed imprenditoriali».
Facile immaginare cosa direbbe se qualcuno le chiedesse un parere in merito al rapporto OBI (Osservatorio Banche Impresa), diffuso pochi giorni prima, in merito al contributo sempre più marginale del Mezzogiorno all’economia italiana e, soprattutto, alla previsione, per Benevento ed altre tre province, di crescita sostanzialmente nulla per il quinquennio 2019-2023: blinda la supercazzola prematurata di Expo Donna Benevento 2019 per 25 imprenditrici croate, come se fosse antani per la Business Professional Women e la Fidapa italiana che conta 11.000 socie.
Praticamente un successo annunciato per Benevento che, nelle parole dell’assessore, è diventato«crocevia di importanti relazioni umane, professionali ed imprenditoriali».
Sempre secondo il rapporto sopracitato 600.000 giovani hanno lasciato il Sud negli ultimi sedici anni – anche se per quanto riguarda l’emigrazione le cifre ufficiali sono sempre solo la punta dell’iceberg.
Ma anche in questo caso la risposta, c’è da scommetterci, non sarebbe poi tanto dissimile da quella servita a quanti cercarono di decodificare la logica del percorso che ha portato la Del Prete dalla direzione provinciale del PD fino a Forza Italia e alla amministrazione Mastella.
Una supercazzola tanto articolata, composita, intricata nella quale le uniche parole comprensibili furono «ammirazione per Sandra Lonardo». 
«Da sempre». 
Cosa che aumentò la confusione degli astanti. 
E determinò l’invariabile assenso a quella serie di parole senza senso espresse con invidiabile sicumera.
In attesa di raccogliere i tentativi di nuovi aspiranti alla seleção targata Benevento per i campionati mondiali di supercazzola, blinda, come se fosse antani.
Per due.
Massimo Iazzetti

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