La politica che fa acqua

«Se la Terra fosse liscia – diceva Bill Bryson nella Breve storia di (quasi) tutto–, sarebbe tutta ricoperta d’acqua fino a una profondità di quattro chilometri». «In un siffatto oceano solitario, potrebbe benissimo esserci la vita, ma di sicuro non ci sarebbero partite di calcio».
Fortunatamente o sfortunatamente, dipende dai punti di vista, la Terra non è affatto liscia.
E ci sono città, come Benevento, che col favore delle montagne che le circondano è piuttosto difficile corrano il rischio di rimanere senza partite di calcio.
A meno che a decretarne lo stop non sia l’acqua in sé, quanto piuttosto la querelle sulle bollette non pagate per la sua erogazione.
Che attualmente ammontano alla bella cifra di 502mila euro.
Euro più, euro meno.
Cifra che va inoltre a sommarsi a quella dovuta per il pagamento sulla tassa dei rifiuti.
Nessuno tocchi la Strega e il suo patron è stato, in sintesi, il monito della Curva Sud in merito alla vicenda – al quale ha poi fatto seguito anche quello della Curva Nord.
Monito condito con un’apolitica, ma in verità alquanto critica postilla dei tifosi circa le “prestazioni” della attuale amministrazione.
Soprattutto quelle del primo cittadino.
Le cui presenze nella tribuna d’onore del San Paolo, allorquando il Benevento combatteva per emergere dalle serie minori, la Curva non ha quindi dimenticato.
Ad ogni buon conto, le bollette del Santa Colomba-Vigorito non sono certo l’unico problema che la giunta Mastella ha con l’acqua.
In una città che comunque non potrebbe permettersi né di perdere il patron che ha portato il Benevento calcio, per la prima volta nella sua storia, nella serie maggiore né d’altra parte “regalare” anche un solo centesimo – tenuto conto della dichiarazione di dissesto firmata dall’attuale sindaco – la squadra di governo dismette, alla buon ora, i panni dell’acquaiuolo.
Avviando, dopo mesi di deplorevole inerzia – della quale chissà mai se qualcuno chiederà conto in sede giudiziaria –, nientemeno che “una indagine preliminare finalizzata alla individuazione delle origini delle possibili fonti di contaminazione”.
Mentre ancora c’è chi, pur non avendo mai esitato a vestire i panni del nume tutelare della salute pubblica sannita quando la cosa poteva portare acqua al proprio mulino – e voti, tanti voti –, non ha avuto modo di esprimersi sulla faccenda ma ha trovato modo di far conoscere a mezzo stampa il suo impegno nella commissione Agricoltura del Senato a proposito dei problemi relativi alla panificazione artigianale. 
Le cui difficoltà ha esemplificato citando il depauperamento della tradizione sannita che al momento conta un solo panificatore in grado di produrre il cosiddetto marsigliese, panino tipico della tradizione beneventana.
Dimenticando, forse, che proprio uno degli ingredienti base del noto panino è, per dirla con un termine tanto caro al mondo del marketing, la sua “killer feature”. 
Un ingrediente capace, propriamente, di uccidere. 
Se è vero insomma che alla società attuale, come vogliono numerosi osservatori, ben si attaglia la definizione di società liquida, è perfettamente comprensibile che i suoi rappresentanti facciano acqua da tutte le parti. 
Massimo Iazzetti

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