Paolo Fresu, con la sua tromba, ha incantato il pubblico strappando applausi anche durante l’esecuzione dei suoi pezzi

Paolo Fresu, con la sua tromba, ha incantato il pubblico del Teatro Romano, strappando applausi anche durante l’esecuzione dei suoi pezzi Si è conclusa la Sannio Music fest, #21, con il suo quarto ed ultimo appuntamento, quello con Paolo Fresu Trio, ed il suo concerto dal titolo “Tempo di Chet” , suonato venerdì 16 luglio, presso il Teatro Romano, con Dino Rubino al piano e Marco Bardoscia al contrabbasso, che ne è anche coautore.
Quest’avventura teatrale, che vede protagonista la musica, è stata prodotta dal Teatro Stabile di Bolzano, diretta da Walter Zambaldi, con la regia di Leo Muscato ed è un omaggio a Chet Baker.Il grande trombettista iniziò ben presto, quando bambino, suo padre gli regalò la prima tromba, fino al momento prima di volare giù dalla finestra di un albergo di Amsterdam.
Il critico, Leo Muscato così lo presenta: Ogni apparizione apre il sipario su una fase della vita dell’artista, che ha passato molti periodi lavorando e vivendo in vari luoghi d’Italia, facendo emergere anche il sapore di epoche diverse, di differenti contesti socioculturali e visioni del mondo. Si delinea così la figura del grande trombettista, che fra sogni, incertezze, eccessi ha segnato una delle pagine più importanti della storia della musica”.
Il 13 maggio 1988 Chet Baker morì cadendo da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam. Si presume sia stato un suicidio, ma quasi certamente  un ‘incidente avvenuto sotto l’effetto di droghe. Le circostanze della sua morte in verità non furono mai chiarite, ma la versione dell’incidente resta comunque la più accreditata, perché  i suoi guadagni venivano investiti, proprio nel continuo acquisto di droghe.
La targa posta a memoria all’esterno dell’albergo recita: «Il trombettista e cantante Chet Baker morì in questo luogo il 13 maggio 1988. Egli vivrà nella sua musica per tutti quelli che vorranno ascoltarla e capirla».
Il ricordo che ne ha dato Paolo Fresu è un riconoscimento postumo a questo grande artista, così prematuramente scomparso, e l’omaggio gli viene proprio da un trombettista e flicornista di fama internazionale, che ha mostrato suonando nelle più autorevoli platee e teatri internazionali. Per la sua indiscussa bravura dimostrata dagli esordi nel 1982 ad oggi gli sono state conferite, in aggiunta ai tanti tantissimi premi, anche due lauree Honoris Causa: una in Psicologia dei processi sociali, decisionali e dei comportamenti economici, conferitagli dall’Università di Milano- Bicocca, nel 2013; la seconda, in Musica, dal Berklee College of Music di Perugia, nel 2015. 

Nel concerto di Benevento, è stato affiancato dal contrabasso di Bardoscia e dal piano di Rubino, e tutte le musiche, composte da Fresu e prodotte dal Trio,  le possiamo ascoltare sull’omonimo cd, pubblicato dalla “TukMusic” , la nuova casa discografica, creata  dal musicista sardo, per permettere ai nuovi talenti italiani di emergere. 
Ed infatti, proprio grazie alla collaborazione con Tresu, Bardoscia ha potuto far conoscere ai più la sua tecnica precisa, la capacità di armonizzarsi da subito con tutte le formazioni, con le quali lavora: riesce subito ad entrarne in sintonia, mettendo in risalto anche le sue capacità di compositore ed arrangiatore.
L’ altro componente del trio, Dino Rubino, pianista, collabora con Tresu fin dal 2010.Iniziò a studiare pianoforte al conservatorio, ma poi passò allo studio della tromba per poi ritornare a quello del pianoforte e diplomarsi in esso, presso il Conservatorio ”A. Corelli” di Messina, nel 2012. Anch’egli ha suonato in moltissimi festival internazionali, facendosi apprezzare per la sua alta professionalità.
Come ha spiegato Fresu, il concerto faceva parte di un lavoro teatrale , realizzato da otto attori, che hanno interpretato 40 storie diverse. Ci ha spiegato anche che solamente in questo concerto, in un pezzo, hanno suonato, invece,  insieme alla voce di Chet, in maniera assolutamente diversa rispetto allo spettacolo . “Abbiamo intrecciato la sua voce con la musica da noi suonata dal vivo. E’ così diventato metafora!”.
Nel ringraziarci per aver assistito allo spettacolo ha detto: ”Non troviamo parole sufficienti  per esprimere cosa volevamo essere e vorremo essere”. La forte emozione che ci ha regalato questo concerto, legata alla bravura del trio, in più momenti  si è materializzata in applausi a scena aperta, un comportamento, questo, riconducibile ad un pubblico attento, pubblico che ha trattenuto  il fiato, per paura di non riuscire a sentirne le note. note che si alzavano al cielo, come una preghiera, un saluto a Chet.
Maria Varricchio 

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