Lettera aperta al presidente del distretto idrico sannita Pompilio Forgione

     Egregio Presidente, egregio Sindaco Forgione,

scrivo con l’animo sconvolto per la devastazione provocata dal terremoto in Turchia e dopo aver letto il suo sfogo in merito al dibattito sviluppatosisulla gestione del servizio idrico: “In Irpinia spirito collaborativo, nel Sannio solo rancore” e da cittadina-amministratrice di un comune “marginale” (Guardia Sanframondiconsiderata fino agli anni ‘90 come la “piccola America”,  è diventata un comune in via di estinzione a causa di una classe dirigente incapace di guardare più lontano della prossima campagna elettorale e delle … poltrone da conquistare. Infatti, Guardia è stata inserita dal Governo Draghi nell’elenco dei Comuni italiani in condizioni particolarmente svantaggiate, con un tasso di crescita della popolazione negativo sia nel lungo sia nel breve periodo con indice di vulnerabilità sociale e materiale superiore alla media e con un livello di redditi della popolazione residente inferiore alla media nazionale) mi consenta di farle notare che la contrarietà di tanti amministratori e cittadini in merito al tipo di gestione immaginata per il servizio idrico non nasce dal “rancore e/o malanimo” né da un pregiudizio nei confronti del partner privato, bensì, in primo luogo, dall’atteggiamento contraddittorio (per usare un eufemismo) del consiglio del Distretto sannita in merito a quanto statuito con la delibera n°69 del 8/11/2022 dell’Ente Idrico Campano con la quale il Coordinatore del Distretto veniva invitato a provvedere “immediatamente” alla costituzione di una società pubblica tra i comuni che sarebbe poi confluita nella società a capitale misto pubblico/privata (pre-condizione ritenuta indispensabile per poter garantire la presenza del pubblico nella futura Società mista).

  Inoltre, pur essendo profondamente convinta che sia sbagliato vedere nel mercato e nel profitto i nemici dell’umanità, con “simpatia e cordialità” mi consenta di farle notare che lo Statuto che si chiede ai comuni di approvare (senza poter apportare alcuna modifica) contiene tanti (troppi) elementi che lasciano l’amaro in bocca.

  Per farla breve, pur volendo ignorare la volontà del popolo espressa nel referendum 2011 e finalizzata a lasciare l’acqua “fuori dalle logiche di mercato e della partitocrazia”, considerato che trattasi di una decisione che impegna la comunità sannita per i prossimi 30 anni, alcune domande nascono spontanee e richiedono un momento di confronto pubblico prima di approvare qualsiasi deliberazione:- Per quale motivo è stato disatteso quanto stabilito con la delibera dell’EIC n.69 del 8 novembre 2022?- Per quale motivo non è stato rispettato l’art.5 del T.U. delle partecipate che impone la consultazione pubblica preventiva?- Per quale motivo si vuol impedire ai Comuni di intervenire attivamente della definizione dello Statuto che dovrà regolare la funzionalità della società “Sannio Acque srl”, decretando di fatto l’assoluta irrilevanza dei consigli comunali che dovranno poi chiamare i cittadini a versare la quota di capitale pari a 2 euro per abitante?- Per quale motivo il presidente del Consiglio di Amministrazione della Società “Sannio Acque” deve essere una prerogativa esclusiva del Comune di Benevento pur avendo soltanto il 20% del capitale sociale?- Per quale motivo non si è pensato di garantire nella Goverance della Società una presenza dei piccoli Comuni (al di sotto dei 5mila abitanti) considerando che rappresentano oltre il 60% delle quote sociali?- Per quale motivo il Collegio sindacale deve essere una prerogativa esclusiva della parte privata oltre all’Amministratore Delegato?- Per quale motivo si è deciso di far approvare le decisioni più importanti (in assenza di unanimità) con il voto favorevole almeno dei tre quarti (3/4) del capitale sociale che, in buona sostanza, nasconde una privatizzazione nascosta da partecipazioni di minoranza?- Per quale motivo non si è pensato di seguire l’esempio di altre provincie della Campania (o di altre Regioni) che hanno deciso per una forma di gestione del servizio idrico interamente pubblica?- Per quale motivo non si è pensato di lasciare ai singoli Comuni l’onere di decidere la forma di gestione più funzionale?- Il principio che si chiama diritto all’autodeterminazione vale soltanto per decidere quando festeggiare il Santo Patrono e non vale per decidere il tipo di gestione dei servizi pubblici e, in particolare, per la gestione di un bene vitale e collettivo come l’acqua?

In attesa di una risposta la saluto con simpatia e cordialità.

Guardia Sanframondi 6 febbraio 2023                               

                                                                    Fiorenza Ceniccola

                                                 Consigliere Comunale – Guardia Sanframondi

                                              Coordinatrice Forza Italia Giovani – Benevento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.