I grandi Amori di Michele Ruggiano

Michele Ruggiano con lo storico Alessandro Barbero alla Fiera del libro

di Torino. 22maggio 2022 

Questo nostro caro scrittore sannita ha aggiunto ora ai tanti saggi, pubblicati dagli anni ottanta, un bel lavoro di forte potenza evocativa, in una prosa elegante, fine, toccante. In esso è l’amore – l’amour passion – che si muove nei mondi della vita, della poesia, della storia. 

La regìa umana, poetica di questa splendida narrazione è affidata, in una sorta di immedesimazione, non solo culturale, alla poesia, al pensiero e alla drammaticità dolorosa dell’Amore vissuto, sofferto e cantato da Giacomo Leopardi e, in parte, anche al lirismo sublime di Francesco Petrarca, di Dante, di Manzoni, muse straordinarie dell’amore che hanno creato, sognato ed amato donne stupende e dolcissime dentro il travaglio dei tempi e nell’incandescenza dell’umano sentire. Ed ecco Francesca da Rimini nella “bufera infernal che mai non resta”, la meravigliosa Laura ed ancora Ermengarda, vittima dolente della Ragione di Stato.

E’ impressionante ed avvincente la prima “storia d’amore”, vera, drammatica, inquietante, presentata con una ricostruzione accurata e completa, centrata sull’Epistolario di Eloisa ed Abelardo. Michele Ruggiano accende subito una tensione partecipativa, riportando frammenti degli scritti dei due amanti: 

come tutti sanno io (Eloisa) ti ho circondato sempre di amori senza limiti, smoderato”; 

E già badessa scriverà ad Abelardo, nel 1134, quando già si è consumata almeno da 15 anni la penosa evirazione del filosofo famoso, anche poeta e cantore, maestro di straordinario successo nelle Scuole di Parigi:

La gente mi dice casta, perché non si accorge che sono ipocrita; … sono giudicata religiosa in questo tempo presente in cui ormai solo una piccola parte di religione non è ipocrisia, in cui è celebrato con grandissime lodi chi non offende il giudizio degli uomini”.

A questa vicenda clamorosa del Basso Medio Evo è dedicato oltre la metà del volume e Ruggianomostra come “quell’età non è affatto quell’età buia … del sonno o della cecità della ragione, che la storiografia del ‘900 ha smentito” e che Alessandro Barbero, “grande storico e grande amico” − così recita la dedica − continua ad esplorare e ad illuminare senza cedere alle ancora persistenti pregiudiziali ideologiche di natura anticattolica ed anche irreligiosa.

Insieme alla bella, coraggiosa, incantevole Eloisa c’è Abelardo, protagonista della ricerca filosofica e teologica della prima metà del XII secolo, che affiderà alla “Historia calamitatum mearum” anche la memoria dei suoi guai, si scontrerà duramente con San Bernardo di Chiaravalle sul rapporto tra “verità della Fede” e “l’esame critico della ragione”.

Benedetto XVI, in una sua catechesi del 2009, chiarirà i termini dell’accesa controversia che , con la mediazione di Pietro il Venerabile Abate di Cluny , si concluse con una piena riconciliazione tra i due grandi maestri. E saranno i grandi ordini monastici, di Francesco d’Assisi e di Domenico di Guzmàn a dare continuità alla grandiosa relazione dialogica dell’altissima sapienza medievale espressa dal francescano San Bonaventura e dal domenicano San Tommaso. E in questa ondata formidabile di pensiero, di preghiera, di Santità, ecco l’arte di Giotto, la poesia di Dante, l’esplodere della creatività umana e divina nel cuore cristiano della Civiltà in Europa.

Su questa lontana e attuale questione, nel 1998 interverrà con autorità magisteriale Giovanni Paolo II con la lettera enciclica “Fides et Ratio”.

Eloisa morirà oltre un ventennio dopo lo sposo Abelardo, chiusa nel silenzio della sua Abbazia ed anche, credo, nella sicura speranza di riabbracciare, oltre il sepolcro, ancor vivo l’amato.

Michele Ruggiano è riuscito a realizzare una interazione profondissima di vita e di amore tra letteratura ed esperienza, tra sogni ed amore, tra poesia e realtà. Già in “Raccontare Leopardi” 

pubblicato con successo nel 2018, aveva compiuto una sorprendente fusione narrativa tra racconto biografico e saggio critico, provocando una stupenda corrente di empatia tra il grande poeta e la sensibilità del lettore che così recupera una rinnovata frequentazione poetica con una attenzione emotiva più intensa, dopo l’antico innamoramento adolescenziale per gli “occhi ridenti e fuggitivi”… 

Le due ultime pubblicazioni – “Raccontare Leopardi” e “Sogni d’Amore e Amori di sogno” – sono un invito persuasivo e premuroso a far regnare nell’anima, nel corpo, nello spirito, nella vitale unità dell’io, la potenza, la sapienza e la volontà d’amore. Solo così può accadere che le parole, i pensieri, le intenzioni, i sogni, i progetti, le azioni, i passi, ogni atto di vita si muovano nell’orizzonte del fuoco, della luce e del calore dell’Amore.

La grande letteratura dell’amore che, da Dante a Petrarca a Manzoni a Leopardi, ha messo in campo Michele Ruggiano per rileggere e riconsiderare il drammatico romanzo di Eloisa e Abelardo nella realtà effettuale e nel suo significato profondo di valenza etica e spirituale, propone la misura del Vero, del Buono, del Bello. Questa sola può illuminare l’esperienza passionale dell’innamoramento, insidiata dalla pretesa del dominio e della libidine, ed anche purificata e trasfigurata. Spesso l’ardore amoroso dei palpiti, dei respiri, degli affetti, dei desideri viene contrastato da freddezze, disprezzi, incorrispondenze, ingratitudini, ripulse; l’amore immenso, intenso si rinchiude nel cuore contristato e forse amaramente inasprito. Ma il cuore ferito dall’inganno estremo può aprirsi con umiltà alla premura universale della “social catena” leopardiana. Amare l’altro, tutti gli altri, senza pretendere di essere riamato, realizza l’autoliberazione dall’idolatria di sè e dal precipizio dell’animalizzazione verso l’amore puro, la divinizzazione dell’umano destinato a vivere per sempre nel Regno dell’Amore.

L’esergo giovanneo alla “Ginestra il fiore del deserto” – “e gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce” – ci propone ancora lo strappo evangelico dall’angoscia del fallimento e ci introduce nei vettori teologali del credere, dello sperare e dell’amare.

In questo tempo di confusioni, di rovine, di dissipazioni, di dissesto metafisico, abbiamo bisogno tutti di Amore, di vero, grande, infinito Amore .. per conoscerci ed amarci, per comprendere la verità della vita, per salvarci dal male e dalla “fine perversa di tutte le cose”. Ecco perché anche la Letteratura, quella abitata dal Mistero dell’Amore, può allontanare da noi le tenebre. 

Il “ti amo!” è amore, è venerazione, è stima, è eroismo, è sacrificio, è fiducia verso colui al quale è diretto soprattutto alle sorgenti della vita, nella famiglia, dove è deposta la verità-vita dell’amoreintegrale. Benedetto XVI nella sua prima Enciclica “Deus caritas est” ripropone l’immagine dell’uomo, del suo cammino nella storia e del suo eterno destino per suscitare nell’umana famiglia una rinnovata risposta d’amore che purifichi la potenza grandiosa dell’Eros e, oltrepassata la degradazione del corpo, diventi “espressione viva della totalità del nostro essere.”

Credo che sia necessario chiedere, ora, a Michele Ruggiano un’altra fatica: una iniziativa di gioia intellettuale, sostenuta dalla sensibilità amorosa sperimentata nella sua esistenza di figlio, di fratello, di innamorato, di sposo, di padre, perché nel suo cuore è ancora viva la “traccia e la piaga”dell’amore non donato al suo Giacomo Leopardi ed è sempre più forte la domanda-risposta d’amore per i figli dei suoi figli di Roma e di Parigi.

Davide Nava

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