Sulla sanità, la demagogia dei 5 Stelle

Anche questa volta, Mastella è stato snobbato dai sindaci della Provincia. Rispetto a quella del 6 novembre scorso, quando la partecipazione fu maggiore, l’assemblea dei sindaci del 4 febbraio, convocata dal primo cittadino di Benevento, ha registrato infatti soltanto 25 presenze su 78.

L’assemblea, sollecitata dal comitato “Curiamo la vita” di Sant’Agata, avrebbe dovuto fare il punto sul decreto commissariale 103/2018 con cui è avvenuto il riconoscimento, richiesto nell’assemblea del 6 novembre,  quale zona disagiata quella saticulese, al fine di ottenere il pronto soccorso h24 presso il “Sant’Alfonso Maria de’Liguori”, e affrontare, più in generale, il tema dell’emergenza sanitaria della nostra provincia.

La conclusione, in cui non c’è stata neanche l’approvazione di un documento, è stata misera, avendo Pasquale Maglione, il deputato penta stellato, ripescato tre giorni dopo le elezioni del 4 marzo,  ingenerato una polemica, che ha avuto un prosieguo con l’assessore all’Ambiente, Luigi De Nigris.

Infatti, quando il sindaco aveva già dichiarato chiuso il dibattito, Maglione ha chiesto la parola. E, di fronte al disappunto del sindaco, ha detto di non aver sentito Mastella, perché attento a verificare, sullo smartphone, il suo reddito.

Si ricorderà che il sindaco, sulla sua pagina facebook aveva scritto: “Leggo che la senatrice beneventana di 5 stelle, Sabrina Ricciardi, avvocato specialista in diritto di famiglia guadagnava 4.069 euro all’anno, cioè stava sotto la soglia di povertà ed avrebbe quindi avuto diritto al reddito di cittadinanza. Miracolo all’italiana”. La sortita di Mastella, ripresa dai giornali, ha suscitato l’indignazione  di Teresa Ferragamo sul suo giornale online, indignazione condivisa da una sua amica, Lidia Follo Rosa, la quale ha scritto: “il post di Mastella era talmente sopra le righe che, sulla sua pagina, gli ho consigliato il ritiro perché la brutta figura era tutta sua. Non credo che la signora Lonardo, pur donna squisita, abbia più titoli per stare in Senato”.

Mastella, però, incurante del fatto che la sua sortita abbia riscosso dissensi su facebook, quasi in risposta alla battuta pungente di Maglione, subito dopo l’assemblea, alle ore 19,22, sulla sua pagina, ha ribadito, non senza riscuotere commenti negativi pure questa volta: “Come si sono sentiti di…re (avrebbe voluto sottintendere  “fottere” o “friggere” – ndr) i pentastellati per aver io riportato la notizia pubblicata dai giornali nazionali che la sen. Ricciardi prima di diventare parlamentare e faceva L’avvocato aveva dichiarato al fisco 4000 euro all’anno. Dico quattromila all’anno. Replico: è vero o non è vero? Se non è vero denunciasse i giornali. Se fosse vero avrebbe  avuto diritto al reddito di cittadinanza. E’ così o no”. Ma chi, come un avvocato, ha la partita Iva, non ha diritto al reddito di cittadinanza. 

Maglione, poi, per aver detto che loro, i 5 Stelle, hanno partecipato all’assemblea per raccogliere l’invito del comitato “Curiamo la vita”, è stato ripreso dal nominato De Nigris, secondo cui la puntualizzazione del deputato è offensiva nel confronti delle istituzioni. A questo punto, ci pare di dover spezzare una lancia in favore di Maglione, perché precisazioni di quel tipo si rendono necessarie quando una Istituzione è guidata da un Mastella che fa dell’ironia sul reddito dichiarato da un avvocato prima di diventare deputato, volendo far capire non si sa che cosa, e fa dire, il 12 gennaio, a De Basso De Caro che meriterebbe “il premio Nobel della improntitudine”, un’accusa sgarbata che il deputato dem ha minimizzato, avendo  partecipato all’incontro del 18 gennaio convocato da Mastella.

Ritenuto opportuno questo passaggio del deputato pentastellato, va però rilevato che Maglione ha fatto,  nel suo intervento,  considerazioni di basso profilo, allorché ha paragonato il decreto di De Luca ad un rifornimento di 10 euro di benzina, che non consente di fare molti chilometri, lodando però la ministra Grillo, per aver dato l’ok al riconoscimento della zona disagiata, in deroga al piano ospedaliero regionale.

Stante il piano di rientro della spesa sulla Sanità, e in vista di ulteriori tagli, per finanziare il pacchetto elettorale varato dal governo centrale, staremo a vedere quale assetto sanitario sarà garantito per la nostra provincia, dopo che l’interlocuzione avverrà con la ministra della Salute, secondo quanto ha dichiarato, con soddisfazione, la senatrice pentastellata, Danila De Lucia, e non più con Vincenzo De Luca, la cui uscita di scena, quale commissario ad acta per il predetto piano di rientro, sarebbe prossima, in base alle assicurazioni fornite alla nostra senatrice pochi giorni fa da Di Maio, il quale, il 4 febbraio, ci ha fatto pensare al ritorno di Harry Potter quando ha sollevato il panno bianco che copriva la prima card del reddito di cittadinanza.

Assente la senatrice Ricciardi, probabilmente per evitare di continuare a dimostrare di ignorare la sortita del sindaco, è mancato, meno male, l’intervento di Angela Ianaro, l’altra deputata che ha raccolto l’invito di “Curiamo la vita”. Altrimenti, ci saremmo sentiti ripetere che ben 55 chilometri separano il “Sant’Alfonso”  dal “Rummo”, una distanza, comunque più lunga rispetto a quella alternativa,  che non è tra le cause per cui l’ospedale di Sant’Agata rischia la chiusura paventata da Mena Di Stasi. Quest’ultima, a nome del comitato ha chiesto la modifica del decreto 103/2018, perché la sanità sia considerata elemento umano e non fatto numerico e perché il pronto soccorso rientri nella rete del 118, oltre a chiedere l’abolizione dell’azienda ospedaliera “S.Pio”, che comprende il “Rummo” e il “Sant’Alfonso”, affinché l’ospedale di Sant’Agata sia riannesso all’Asl, una condizione, questa, perché il “Sant’Alfonso” sia configurato come ospedale di prossimità, importante per il territorio, a dire di Mastella.

Se al “Sant’Alfonso” – dotato attualmente, tra l’altro, di un reparto di medicina generale, un altro di chirurgia elettiva, un altro ancora (50 posti-letto) di lunga degenza e infine di quello oncologico, in allestimento – non si darà una prospettiva ospedaliera, organizzando attività e servizi legati al pronto soccorso, alla prima verifica degli accessi si presenterà il rischio di chiusura del nosocomio, ha avvertito Carmine Valentino, sindaco di Sant’Agata dei Goti e segretario provinciale del Pd. 

Meno pessimista si è dimostrato il consigliere regionale dem, Mino Mortaruolo, secondo cui il predetto decreto, che prevede il pronto soccorso in zona disagiata, è stato configurato  in funzione di una dotazione di 142 posti-letto per il “Sant’Alfonso“, che aggiunti ai 402 del “Rummo” e ai 203 del “Fatebenefratelli”, danno alla provincia di Benevento, come sanità pubblica, la disponibilità complessiva di 747 posti-letto, 4 su ogni 1000 abitanti, rispetto al resto della regione, che ha 3,5 posti-letto ogni 1000 abitanti.

Speriamo che il “Sant’Alfonso” non faccia la fine del “Madonna delle Grazie” di Cerreto Sannita, il cui immobile ora ospita un non meglio definito primo soccorso.Giuseppe Di Gioia

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