Carmen Castiello ha evocato la Shoah nel luogo simbolo delle partenze: la ferrovia

 Il 27 gennaio, una data da non trascurare, da non dimenticare: l’entrata dell’Armata Rossa dell’Unone Sovietica in Auschwitz e in altri campi di sterminio è per i sopravvissuti la fine di un grosso, quanto mai imprevedibile incubo, un incubo che ha coinvolto direttamente 6 milioni di ebrei e che ricorda a noi il grado di malvagità che l’uomo può raggiungere. Il fine ultimo era lo sterminio totale della razza ebraica, un disegno a dir poco assurdo, quanto irraggiungibile. Un’efferatezza di cui ancora oggi noi ci interroghiamo, stentiamo quasi a crederci, pensando :”Non è stato possibile….”. Lo è stato invece ….

  Siamo tutti in pericolo quando le ideologie asservite al solo denaro, ricchezza, prendono il sopravvento. Per questo non bisogna trascurare questa data, ed ancora una volta Carmen Castiello, con la sua geniale idea di utilizzare la stazione, come luogo di partenza e di arrivi, ci ha parlato della Shoah, partendo proprio dalla stazione, la quale è divenuta il luogo – simbolo in cui raccontare il viaggio degli ebrei, un luogo da cui molti ebrei sono partiti, ma senza far ritorno.

  Abbiamo vissuto l’esperienza degli addii, dell’incertezza del viaggio, della sua meta. I ballerini, che indossavano i vestiti dell’epoca, con una stella gialla, appuntata sul petto, hanno deposto tutti i propri beni personali, davanti alla pedana sulla quale ballava Maria Chiara Tedesco, interpretando il soldato nazista. Simbolicamente rappresentava l’ abbandono di  tutto quello che avevano avuto fino ad allora. Il violinista, Mirko Melandri ha lasciato il violino, quindi la sua passione, la musica.

  D’ora in poi potrà solo fingere di suonarlo…

Alessandro Amoroso e Giselle Marucci, che con i loro passi di danza hanno   impersonato due ragazzi che si abbracciano prima di partire e si dicono inconsciamente: addio.

 Erano dunque tutti lì, nella stazione ad aspettare di partire per una destinazione ignota….

 La scenografia, come sempre molto curata, ha previsto  la sistemazione di due pedane all’interno della stazione.  Su una di esse ha ballato Maria Chiara Tedesco, muovendosi con una sinuosità che ci fa fatto capire il suo ruolo, quello del soldato nazista; sull’altra vi erano cinque voci recitanti: quella di Maurizio Tomaciello, che interrogava i tedeschi sulle vicissitudini  dello sterminio, impersonate da tre ragazze, facenti parte del suo laboratorio teatrale. Hanno recitato  insieme con Linda Ocone, che come sempre cura egregiamente sia i testi che la regia.

 Tomaciello ha rivolto precise domande, meticolose, incisive, tendenti ad avere quante più notizie possibili, sull’organizzazione dei campi di concentramento, sulle camere a gas, sui  forni crematori. Nei primi venivano inseriti 30 barattoli da 500 grammi. La morte avveniva dopo circa 30 minuti dall’apertura del gas, per soffocamento, perché l’effetto del gas era quello di paralizzare le funzioni respiratorie. Finita l’uccisione, i cadaveri venivano rimossi dai più giovani, forti, e portati verso i forni, dove in questi ultimi venivano bruciati 25 corpi alla volta. Dopo un’ ora avveniva un’altra infornata.

 Ci hanno spiegato i vari passaggi: prima la morte dei bambini, poi giorno per giorno quella dei vecchi e degli adulti, mentre i giovani venivano adibiti a tutti i lavori, che si rendevano necessari per realizzare l’olocausto. Abbiamo saputo tutto quanto avveniva, in quei terribili giorni. C’è stata la narrazione di tutta la tragedia incombente. Si lascia la vita normale per andare  verso l’ignoto, con tante, tante incognite. Ad un certo punto abbiamo seguito i 17 ballerini sulla banchina dei binari, che indossavano un cartello con su scritto il numero che a ciascuno di loro era stato assegnato. Avevano dunque perso la propria identità, ora erano diventati solo dei numeri   e la danza rappresentava  il doloroso cammino, verso la morte,  imposto a queste persone.

 Alla fine della performance, la M° Castiello ha voluto ringraziare tutti i partecipanti, in particolare modo le Ferrovie dello Stato, che hanno ospitato gentilmente l’evento, il Conservatorio “N. Sala” di Benevento, che ha preparato le musiche elettroniche sulle quali hanno ballato, la Fidapa, di cui è presidente.

Carmen Castiello ci ha detto: “Questo piccolo evento, nella sua semplicità ha voluto dare ai ragazzi la concretezza di quanto accadeva, narrando con completezza i vari passaggi dello sterminio”. ”E’ stato un momento bellissimo vedere questi ragazzi emozionati”. Ha voluto poi ringraziare tutti,anche i giornalisti, che sono intervenuti numerosi e ci ha dato appuntamento alla prossima occasione.   

 In realtà, alla Compagnia di Balletto di Carmen Castiello va il nostro grazie, perché si sono impegnati in una performance, che in un breve lasso di tempo, ci ha raccontato quegli anni lunghi e terribili.

 L’evento, a cui abbiamo assistito, ci deve dunque aiutare a non dimenticare che durante l’operazione della cosiddetta “Soluzione finale”, furono sterminati circa 6 milioni di ebrei di cui 10.000, erano italiani. I sopravvissuti spesso non si sono mai completamente ripresi dallo shock, sia tra le vittime che tra i carnefici. Anche qualcuno, tra questi ultimi, si è suicidato, perché non è riusciti a superare i suoi stessi rimorsi. Il processo di Norimberga, che si è tenuto dal 1945 al 1946, ha voluto dare un segnale forte a quanto era accaduto, ma soprattutto creare un precedente, per evitare che in futuro sarebbero stati compiuti atti simili.

 Le guerre e le stragi però non ci hanno ancora abbandonato, sembra che non abbiamo ancora imparato la lezione …

Maria Varricchio

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