Benevento (e Trieste) in controtendenza

Avesse vinto con il 62,83%, come nel ballottaggio del 2016, ci sarebbe stata una certa rassegnazione ad avere Mastella alla guida della città per altri 5 anni, salvo imprevisti. Invece, costatare che ha vinto con un 2,68%, superiore al 50% più un voto, pari a 788 voti, resta l’amaro in bocca. Sì, perché è questo lo scarto in voti e in percentuale che ha fatto vincere  Mastella. I “circa cinque punti di scarto” (per l’esattezza 5,36%, tra il 52,68%” ottenuto da Mastella e il 47,32% conquistato  dal competitore Luigi Diego Perifano), corrispondenti  a 1.575 voti, di cui parla Antonio Martone, un cronista del Mattino, tifoso evidentemente di Mastella, nell’intervista a  Perifano, devono intendersi a parti invertite, nel senso che non necessariamente Mastella per  perdere avrebbe dovuto prendere il 47,32%, conquistato da Perifano. 
Ma aver consentito a Mastella, dal mese di febbraio scorso, quando ancora non si sapeva del differimento della data delle elezioni, dal mese di giugno a quello di ottobre, di fare 8 mesi di campagna elettorale nella veste di sindaco, è servito a fargli costituire  altre clientele, attraverso, tra l’altro, la concessione  gratuita a bar, pub, pizzerie, ristoranti di suolo pubblico, oltre agli spazi di cui già disponevano, per recuperare un  consenso molto, molto  superiore ai 788 voti. Questo  consenso, derivante da tali concessioni di suolo,  si è aggiunto a quello, costituito sempre in chiave clientelare, che gli è derivato dal modo come è riuscito ad influenzare le assunzioni di personale in tutti gli esercizi che sono stati aperti durante il suo mandato, senza considerare poi il fatto che l’apertura di cantieri, l’eliminazione di erbacce sotto i marciapiedi, la tinteggiatura, in alcuni casi, dei marciapiedi, il rifacimento della segnaletica orizzontale, le strette di mano, negli ultimi mesi, abbia carpito il consenso di cittadini ingenui. 
Ma il grave è che questi cittadini, meno provveduti, abbiano ascritto alla iniziativa del sindaco anche la inaugurazione, in campagna elettorale,  dei ristrutturati 500 metri di via Grimoaldo re, della installazione dell’ascensore nella sede municipale di Palazzo Mosti, della ripresa dei lavori del Parco Verde sulla sponda destra del Sabato oltre il ponte Santa Maria degli Angeli, opere, queste, che si aggiungono a quelle  relative alla collocazione della scala mobile e all’installazione dell’ascensore che conducono agli uffici comunali di Palazzo Impregilio, alla ristrutturazione della Colonia elioterapica, alla realizzazione del ponte ciclopedonale Pagliuca e del ponte rotabile Tibaldi, inaugurate  pure da lui, nel corso del suo mandato.
Quella categoria di cittadini, infatti, non sa che tali opere sono state progettate e finanziate da quelli che c’erano prima, i tanto vituperati amministratori di centro sinistra, molti dei quali sono stati candidati nelle sue liste, insieme a quelli delle ancora precedenti amministrazioni di centro destra. Quando qualche  giornalista, in una conferenza stampa, gli ha fatto rilevare che 5 assessori delle precedenti amministrazioni di centro sinistra erano con lui, egli ha risposto che la responsabilità di una amministrazione  è riconducibile al sindaco. Certo, se il sindaco di centro sinistra che lo ha preceduto, si fosse comportato come lui, che nel corso del suo mandato ha sostituito 9 assessori, nella misura in cui costoro rivendicavano una certa autonomia.
Bisogna poi considerare che a consentirgli questo recupero di consenso siano stati tre consiglieri del Partito Democratico, i quali, trovata una sponda in sede regionale da parte di chi faceva e fa la fronda alla federazione dem di Benevento,  hanno consentito, quando Mastella non aveva più una sua maggioranza, il numero legale nelle sedute consiliari, arrivando poi ad approvare anche i suoi atti, soprattutto dopo che il sindaco, circa due anni fa, ha cominciato a corteggiare Vincenzo De Luca, schierandosi con lui nelle elezioni regionali del 20 settembre 2020.
Questi consiglieri, sostenuti, per le motivazioni di cui sopra,  sempre dai livelli regionali, di partito e di governo, in contrasto però con la direzione nazionale del Pd,  hanno presentato anche una lista in sostegno di Mastella, lista che, anche se ha riscosso un risultato modesto , atteso che come capolista vi era un mister preferenze, umiliato nel 2017 da Mastella a proposito del modo come riusciva a farsi votare, ha fatto la differenza per la riconferma di Mastella, raccogliendo 1.804 voti, pari al 5,24%, ed eleggendo due consiglieri. 
Ora, il commissario della federazione del Pd, Enrico Borghi, pensa di pervenire ad una ricucitura con queste persone, definite eufemisticamente dissidenti, dalla stampa benpensante.  La ricucitura è impossibile per tre motivi. 1) hanno consentito a Mastella di fare la campagna elettorale nella veste di sindaco; 2) è impossibile avere iscritte al partito persone che in Consiglio comunale sono schierate con la maggioranza mastelliana, mentre il Pd è all’opposizione, 3) quand’anche queste persone si schierassero all’opposizione nel gruppo del Pd, sono sempre responsabili di aver consentito la riconferma di Mastella.
Onorevole Borghi (non le do del tu perché con lei non ho lo stesso rapporto confidenziale esistente tra me e i dirigenti del locale Pd), cerchi di non far dire più a Massimo Cacciari che il Pd è un partito che non è mai nato; cerchi di rispettare gli iscritti e gli elettori del Pd che, per colpa di quei signori e di coloro che li sostengono a livello regionale, devono continuare ad avere Mastella davanti ai loro…marroni  per altri 5  anni. 
Quei signori, onorevole Borghi, devono essere cacciati fuori a calci dal Partito, altrimenti sarò io a lasciare il Pd. Cosi si comportavano i partiti della tanto vituperata Prima Repubblica. E’ troppo poco applicare l’art. 4 dello Statuto: sospenderli per un anno, ammesso che il provvedimento sia adottato in questo scorcio del 2021, significa consentirgli il rientro  nel partito nel 2023, mentre sono schierati, semmai anche con qualche carica assessoriale, con Mastella.  Si iscrivessero al Pd regionale di Leo Annunziata e del vice presidente della Regione, il post diessino Fulvio Bonavitacola, perché la Federazione dem di Benevento è in linea con Pd di Largo del Nazareno.
Questo signore, Mastella, appena avuta la certezza di essere stato riconfermato sindaco di Benevento, a differenza del fair play, manifestato verso i propri competitori dai sindaci del Pd risultati vincitori nei ballottaggi in Italia, ha sputato tutto il suo livore verso il competitore, le formazioni politiche e le persone (Zarro, Mazzoni, Viespoli, Pepe, D’Alessandro e Principe) contro cui, da solo, avrebbe dovuto combattere, dimenticando che, in suo sostegno oltre alle 307 persone, candidate nelle sue 10 liste, vi erano la Provincia con le sue agenzie, la Gesesa, l’Asia e, grazie al governatore De Luca, il presidente dell’Asi, per quel che poteva contare. Queste dichiarazioni scomposte di Mastella sono state raccolte, dal quel che abbiamo potuto vedere su Telemastella, dalla sede del suo comitato elettorale, da una giornalista della Rai e un’altra de La7, e non “da un plotone di telecamere e di taccuini di ogni parte del Paese”, come ha scritto sul Mattino un altro tifoso  di Mastella.
Il riconfermato sindaco ha agitato ancora lo spauracchio della massoneria, alludendo anche al deputato Del Basso De Caro, da lui definito il padrone del Pd, un partito che elegge gli organi dirigenti attraverso un congresso, a differenza di Noi Campani, l’ultimo partito di Mastella, i cui  dirigenti (se così possiamo chiamarli), tutt’altro che eletti da un congresso, vengono nominati  dal capo. 
Eppure lui, altro che appartenenza alla massoneria, ha avuto legami con Tommaso Barbato, eletto senatore del suo ex Udeur nel 2006, e con Nicola Ferraro, eletto consigliere regionale, sempre dell’Udeur, nel 2005. Questi signori, sono stati condannati,  il  primo, per concorso esterno in associazione camorristica e, il secondo, per collusione, anche nel corso del suo mandato, con la criminalità organizzata di Casal di Principe, un comune appartenente a quella provincia (il Casertano) che, alle regionali, ha dato al partito di Mastella 30mila voti e che esporta camorra nella confinante Valle Telesina e, in misura minore, nella confinante  Valle Caudina. 
Sempre rispolverando la rinascita del Centro, ha detto che solo nel 2006,  grazie all’apporto del suo Udeur, il  Pd ha vinto le elezioni amministrative a Benevento. Evidentemente, non sa che il Pd è nato il 14 ottobre del 2007 e che, senza il suo Udeur, schierato con una coalizione perdente,  ha vinto anche  le elezioni del 2011, alla guida di una coalizione di centro sinistra.
Poiché i confronti vanno fatti in termini di percentuali e non di voti, dal momento che nel ballottaggio hanno votato 29.986 elettori, pari al 59,6%, mentre nel primo turno avevano votato  36.823 elettori, pari al 73,1% (6.823 elettori in meno), va rilevato che Perifano, con il 47,32% riscosso nel ballottaggio, è andato oltre l’1,83% rispetto alla somma del 32,34%, ottenuto da lui nel primo turno, e il 13,25% conquistato, sempre nel primo turno, da Angelo Moretti, candidato sindaco di Arco e suo alleato nel ballottaggio. Mastella, con il 52,68% del ballottaggio, si è posizionato ancora al di sotto del 54,98% conseguito dalla somma dei voti ottenuti dalle sue 10 liste.
Dato per scontato che Mastella non ha riconquistato, nel ballottaggio, quel 5,65%  di elettori, i quali,  esprimendo nel primo turno un voto disgiunto contro di lui, avevano orientato il proprio voto in favore di Perifano, di Rosetta De Stasio (la candidata sindaco di Lega e Fratelli d’Italia) e, in misura maggiore, di Moretti, si deve ritenere che il riconfermato sindaco abbia avuto un apporto consistente  da una parte degli elettori della De Stasio, la quale, nel primo turno, aveva avuto 1.792 voti, pari al 5,07%, lasciando poi  libertà di voto nel ballottaggio.
Rispetto, poi,  all’apporto che gli elettori del M5S avrebbero dato alle coalizioni di Perifano  e di Moretti, per effetto della candidatura di tre pentastellati nelle coalizioni dei predetti candidati alla carica di sindaco (due in quella di Perifano, uno in quella di Moretti), molto probabilmente avrà determinato poco, in termini di voti, in favore di Perifano nel ballottaggio,l’appello dei quattro parlamentari sanniti del Movimento, ritenuti “irrilevanti”  da Mastella, come se la moglie, la senatrice Sandra Lonardo, avesse un pesante rilievo a Palazzo Madama.
Alla riconferma del sindaco di Benevento ha contribuito, inoltre, notevolmente, il fatto  che Giuseppe Conte non abbia fatto presentare la lista del M5S nella competizione, forse per fare un piacere, si è detto, a Mastella.   Infatti, una cosa è raccogliere voti su di una lista, altra cosa è orientare i potenziali elettori di tale lista in favore di altre liste e di candidati al ballottaggio. Se i 5 Stelle avessero presentato una propria lista schierata con Perifano, come era stato già deciso, per quanto modesto poteva essere il numero di voti raccolti,  col c..o Mastella avrebbe vinto nel ballottaggio.
La riflessione  che si può fare, a margine di questa tornata elettorale, è che Benevento, insieme a Trieste, riconfermando, di misura, la precedente amministrazione,  sia andata in controtendenza, rispetto ad un voto amministrativo che, su scala nazionale, si è dimostrato più che politico, nel senso che da Torino alla punta delle stivale, escluse le elezioni regionali in Calabria, l’orientamento degli elettori è stato univoco, nello sconfiggere Salvini e la Meloni e nel dare al Pd e al centro sinistra la guida degli enti locali.
Ma Benevento ha sempre combattuto battaglie di retroguardia. Ha votato per la monarchia nel 1946, ed ha dato la maggioranza ai Sì nei referendum contro aborto e divorzio. Infine, nel terzo millennio, si è meritato Mastella come sindaco, il trasformista numero uno della politica italiana, una persona che costruisce il consenso attraverso la costituzione di clientele.
Nella conferenza stampa, tenuta il 19 ottobre nel suo quartier generale di via Aldo Moro, ha detto che sta per “fondare un nuovo partito ancorato al centro” ed “avrà le basi qui in Campania”, con “una potenzialità su scala nazionale da 400mila voti”, secondo quanto riporta la stampa che lo fiancheggia. Chi scrive, infatti,  non ha potuto partecipare a quella conferenza convocata ad  horas, in quanto il 19 ottobre è stato fuori Benevento, per cui solo al rientro, alle 17, ha trovato sul computer la mail del direttore di “Benevento”che lo invitata a partecipare alla conferenza.
Se avesse potuto parteciparvi, avrebbe posto a Mastella questa domanda: Dal momento che la lista Essere Democratici ha determinato la  sua riconferma a sindaco, come intende ricompensare quei tre soggetti che tale lista hanno promosso, considerato che il  generale borbonico, Francesco  Landi, corrotto dai piemontesi per battere ritirata a Calatafimi di fronte all’avanzata dei garibaldini, venne ricompensato con una polizza di credito, rivelatasi falsa, di 14.000 ducati d’oro, proprio perché i traditori, considerati come tali anche dalle persone cui si vendono, tradiscono sempre, come è capitato  anche a lei di essere tradito da coloro che poi sono ritornati da lei?
I 400.000 voti Mastella li vedrà solo con il cannocchiale, perché quella quota l’ha raggiunta e superata di poco solo nelle politiche del 2006, quando ottenne 534.000 voti, dopo che in Campania, nelle regionali del 2005, il suo Udeur aveva raggiunto una percentuale a due cifre (10,14%) ottenendo 292.382 voti. Questa sua voglia di ritornare nell’agone politico nazionale, costituisce però la conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, di come egli si sia candidato a sindaco nel 2016 soltanto per rilanciarsi politicamente.
Ma in quella conferenza stampa è stato ancora più arrogante di come si era dimostrato il giorno precedente. Infatti, il giorno precedente ha pensato addirittura di bacchettare Enrico Letta per essere venuto a Benevento a “condire” lo schieramento di Alternativa per Benevento. Un riferimento, quello a Letta, che Mastella non ha trascurato neanche in conferenza, nel dire di sentirsi “amareggiato” dal fatto che il segretario nazionale del Pd si sia schierato apertamente contro di lui (perbacco!), dal momento che  “avrebbe avuto”, è il virgolettato del Mattino, “anche la ragione per sottrarsi alla luce delle divisioni interne” al Pd.  Insomma, gli ha dato fastidio il fatto che la venuta di Letta abbia legittimato il comportamento del Pd sannita, che secondo Annunziata e Bonavitacola avrebbe dovuto sostenere la rielezione di un trasformista.
A proposito dell’arroganza manifestata da Mastella, La Gazzetta di Benevento, infatti, scrive, riportando affermazioni del riconfermato sindaco: “E’ stata una campagna elettorale caratterizzata da una vigliaccheria morale applicata alla politica. Grazie alla Benevento delle contrade, la parte migliore che mi ha votato. Così non ha fatto la zona alta della città che non mi ha scelto. Ma anche questo mi sembra giusto. Io non sono figlio di quella gente”.  Infatti, i suoi oppositori sono stati vigliacchi quando hanno chiamato in causa suo padre su fatti sui quali non avrebbe potuto dare una spiegazione dall’aldilà; sono stati vigliacchi quando hanno delegato propri accoliti per insultarlo; e l’elenco potrebbe continuare. 
Le contrade, probabilmente, sono abitate anche da persone meno avvedute, quelle che non hanno giudicato come trovata propagandistica l’apertura, quattro  giorni prima del voto,  di un cantiere affidato  ad una ditta di Casal di Principe, per portare l’acqua in contrada Roseto. Quelle persone, evidentemente, non ricordano che, nella campagna elettorale del 2016, Mastella aveva detto – attraverso canali televisivi nazionali, in particolare la emittente di Cairo, della quale è stato ospite anche il pomeriggio del 20 ottobre – che non sono forniti dall’acquedotto cittadino 15.000 abitanti delle contrade,  il che non era vero, come ebbe a smentirlo l’allora presidente della Gesesa, Marcellino Aversano, passato subito nello schieramento mastelliano, dopo essere stato eletto in una lista della coalizione di centro sinistra, senza però portare a compimento il suo mandato. Si è dimesso, infatti, l’anno scorso dopo essere stato insultato da un mastelliano (“chiamat ‘a chillu pepe”) nel corso di una seduta consiliare da remoto. 
Ma Mastella, in quella occasione, ha dimostrato di non conoscere Benevento, perché gli abitanti delle 90 contrade di Benevento sono 12.000 e non 15.000.  Tuttavia, su quegli abitanti ha fatto presa anche adesso, come allora. Ma questi abitanti non sanno forse che Mastella ha sempre familiarizzato con quella gente di cui non si ritiene figlio. Infatti, abita in un villaggio in cui risiede  quella che viene chiamata la Benevento-bene. La zona alta, poi, non è costituita solo da cittadini del rango dei condomini di Mastella:  vi è il quartiere popolare di Pacevecchia, vi sono alloggi della ex Gescal, abitate dal ceto medio e  da persone modeste, che però non portano l’anello al naso.
Nella conferenza ha detto anche che Pd e 5 stelle non vanno avanti se non c’è il centro. Non pare sia questa la chiave di lettura della recente tornata elettorale, dove la destra è uscita sconfitta e il M5S ha fatto le spese dall’avanzata del Pd. Il centro non esiste più:  è  scomparso con l’Udc. Esistono solo un blocco di destra e un blocco di sinistra. Poi, vi può essere anche spazio, a Benevento e in Campania, per viandanti e trasformisti come Mastella.
Giuseppe Di Gioia

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