Il gesuita Michele De Maria, “un Padre con un cuore di Madre”

Per le sue qualità culturali, padre De Maria guida gli studi della Pontificia Università Gregoriana, in qualità di Prefetto generale, dal 1886 fino alla sua morte «e si preoccupa sempre di aumentarne lo splendore nella città di Roma». Subentra nel prestigioso incarico al conterraneo sannita padre Camillo Mazzella che proprio nel 1886 è creato cardinale da Papa Leone XIII. Ormai padre De Maria rappresenta un’autorità riconosciuta nelle discipline filosofiche e teologiche, il suo magistero e il ruolo di Prefetto degli Studi nella Università Gregoriana gli conferiscono un prestigio così grande tanto da essere scelto dalla Santa Sede quale esperto in diverse Congregazioni. Il 6 giugno 1887, dalla Segreteria di Stato giunge la prima nomina a consultore della Sacra Congregazione degli Studi. Il 21 dicembre 1888, è nominato dal cardinale Segretario di Stato, Mariano Rampolla del Tindaro (1843-1913), consultore della Sacra Congregazione dell’Indice, istituita da Papa Pio V nel 1571, con il compito di pubblicare l’Index librorum expurgandorum, l’elenco dei libri proibiti perché contrari ai principi della fede e della morale ufficiale della Chiesa. Il 20 luglio 1892 diviene membro del consiglio direttivo dell’Accademia Romana di San Tommaso d’Aquino, con nomina del suo presidente, il noto teologo e filosofo francese cardinale Tommaso Maria Zigliara dell’Ordine dei Domenicani (1833-1893). Il 7 giugno 1894 è consultore della Congregazione della Sacra Romana e Universale Inquisizione, divenuta solo nel 1965, per volontà di Paolo VI, Congregazione per la Dottrina della Fede. La profonda dottrina tomista del teologo cervinarese si sviluppa in una fervida e copiosa produzione in lingua latina, dove la fedeltà alla Verità cattolica reca anche il timbro originale della interpretazione personale: «A raggiungere tale nobile intento egli mise in opera tutta l’energia del suo spirito, valendosi di quelle doti naturali, di cui era fornito a dovizia, per rendere il suo insegnamento attraente e fecondo di preziosi risultati.
Ai suoi discepoli riusciva sempre gradita la parola di un tal Maestro, il quale, alla chiarezza dell’esposizione, alla profondità della dottrina, alla naturale vivacità ed eleganza del dire, aggiungeva la robustezza della voce, che risuonava sempre maestosa tra le pareti delle aule scolastiche. La memoria di lui vivrà perenne nell’animo di quanti appresero dalle sue labbra ad amare e stimare quella filosofia scolastica, che attinge le sue onde alle pure fonti di Aristotele e dell’Aquinate».

Dopo alcuni anni d’insegnamento padre De Maria consegna alle stampe le sue lezioni di filosofia, con mirabile chiarezza ed eleganza di forma, Philosophia peripatetico-scholastica ex fontibus Aristotelis et S. Thomae Aquinatis expressa et ad adolescentium institutionem accomodata (Roma 1892). Una storia completa della filosofia, un’opera monumentale per quei tempi, in tre volumi di circa 3000 pagine. Di quest’opera, che riscuote il plauso dei seguaci dell’Aquinate, si hanno ben quattro edizioni nel giro di pochi anni. Con lo stesso fervore viene accolto anche il Compendium Logicae et Metaphysicae dato alla luce nel 1897 e stampato presso l’Officina Tipografica Forzani e Soci in Roma. Giova, inoltre, ricordare la nuova edizione delle Quaestiones disputatae di San Tommaso, da lui diligentemente curata e illustrata con una lunga e dotta prefazione. Come pure la ristampa degli Opuscoli del Dottore Angelico (Roma 1907), arricchita di opportune note e glosse, con l’intero commento del cardinale Gaetano, al secolo Tommaso De Vio (1468-1533), teologo, generale dell’Ordine domenicano e diplomatico pontificio. E poi, «A giovamento degli alunni, il padre De Maria aggiunse come appendice l’utilissimo trattatello del medesimo cardinale De Nominum Analogia. Questo volume è il più bel dono che il padre De Maria suole offrire in premio a quelli dei suoi discepoli che nel propugnare le dottrine dell’Aquinate emulano lo slancio e l’ardore del Maestro». Di queste pubblicazioni si conserva una copia in ottimo stato presso l’abitazione in Roma di una delle ultime discendenti, Anna De Maria, che mi ha gentilmente consentito la consultazione. «Per tanta operosità il padre De Maria ha ripetutamente l’onore di ricevere da Sua Santità Leone XIII, in brevi a lui diretti, nobilissime parole di encomio e d’incoraggiamento per l’opera da lui svolta nella restaurazione della filosofia tomistica». Ma le predilezioni del nostro teologo sono rivolte all’aureo opuscolo dell’Aquinate De Ente et Essentia, nel quale il Santo Dottore espone con mirabile sintesi le dottrine fondamentali della filosofia scolastica.

Per tutte queste motivazioni, il necrologio della Compagnia di Gesù annota: «Il padre De Maria era entrato nella grazia di molti cardinali e dello stesso Santo Padre Leone XIII, del quale procurò di secondare i desideri, specialmente nel difendere la dottrina del Doctor Angelicus San Tommaso». «Fu esemplare la pazienza – si legge ancora nel catalogo dei defunti della Compagnia di Gesù – con la quale sopportò la molesta infermità, che lo portò alla morte. Accolse tranquillo l’annunciarsi della morte e, compiuti quei rendimenti di grazie, che gli erano di aiuto, rese grazie alla Compagnia perché moriva nel suo abbraccio. Morì santamente a Roma il 16 febbraio 1913. Con pompa solenne e con un grande concorso di persone illustri furono celebrate le sue esequie nel nostro tempio. Aveva 78 anni, 62 di Compagnia di Gesù». Il corpo di padre De Maria attende l’Angelo della Resurrezione al primo piano della Cappella dei Gesuiti, loculo F, nel monumentale cimitero del Verano in Roma. E proprio la città eterna, ammirata per l’acume intellettuale e grata per il generoso servizio apostolico del padre De Maria, gli dedica, in piazza della Pilotta, tra Piazza del Quirinale e Via del Corso, una statua di bronzo sulla quale è scritto: «Michele De Maria da Cervinara». Di questa statua oggi, purtroppo, non rimane alcuna traccia. 
Il ricordo vivo di Padre Michele, che ha dato lustro alla città di Cervinara, rimane nell’ultimo erede e diretto discendente della nobile famiglia De Maria che porta proprio il nome del papà del noto Gesuita: Felice De Maria, nato a Cervinara nel 1949 e residente attualmente in Roma. Figlio di Luigi (1922-2008) che a 21 armi sposa la sedicenne Rosa Bove (1927-2005), realizzando il connubio tra due famiglie molto note in paese, i De Maria per l’alto livello culturale e i Bove per l’intensa attività commerciale. Anche se, invero, non mancano nella famiglia Bove figure ecclesiastiche illustri come monsignor Giuseppe Bove (morto a Napoli il 26 aprile 1923) che, nel suo testamento, fa dono alla parrocchia d’origine, Sant’Adiutore in Cervinara, di «tre moggia di terreno della sua masseria, sita alla contrada Ponte Mainolfi». Lo stesso non manca di destinare alcuni beni di famiglia come dote per ragazze povere del paese, perché possano convolare serenamente a dignitose nozze. Alla stessa famiglia appartengono don Pasquale e don Andrea Bove, sacerdoti vissuti nella seconda metà dell’800. 
È proprio Luigi De Maria, intensamente impegnato nel mondo della cinematografia, direttore della fotografia e del doppiaggio, prima a Napoli e poi a Roma, presso la Scalera Film, a realizzare nella frazione Salomoni il cinema «Gidemar» che proietta dal 1950 al 1955 le prime nazionali tra i più importanti film. Una sala cinematografica poi acquisita gratuitamente dalla parrocchia di Sant’Adiutore. Anche Felice segue le orme paterne e vive nello stesso mondo professionale. Negli ultimi venti armi, a riaccendere la vita culturale del paese d’origine, è la psicologa Silvana De Maria (1945-2019), una delle tre sorelle di Felice, che, dopo aver recuperato lo splendido palazzo materno, ne fa un vivace centro di iniziative artistico-culturali. 
Mons. Pasquale Maria Mainolfi

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