Il DIRITTO di LIBERTA’ e la follia della “rivoluzione antropologica”

Al Senato, in queste settimane, è in discussione il disegno di legge n° 2005, già approvato alla Camera dei deputati, recante “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.” L’approvazione del testo, così com’è, anche al Senato imporrà alla Comunità italiana una “ideologia” dai presupposti antropologici, culturali, sociali, radicalmente incompatibili con l’ordinamento giuridico e con la dottrina cristiana: la teoria gender nega che la sessualità possa essere definita dalla natura materiale, fisica, biologica dell’essere maschio o femmina.
Con la cancellazione della differenza sessuale, l’identità della persona – “vivente realtà di anima corpo spirito” −viene ridotta a individualità neutra, a soggettività fluida consegnata alla variabilità delle pulsioni e dei desideri. Verrebbe dichiarato illegale e quindi passibile di sanzione penale l’esercizio del Magistero episcopale e del Ministero sacerdotale; verrebbe meno la libertà di culto, non più proponibile la Dottrina sociale della Chiesa né la Teologia morale circa l’etica sessuale, il matrimonio, la famiglia, la condanna della sodomia; verrebbe leso il diritto alla libertà di espressione, di insegnamento e di scelta educativa affermato nel patto costituzionale. La “città dell’uomo” presume di poter cacciare dalla storia la “città di Dio”.
Bene ha fatto la Santa Sede, nella recente nota al governo italiano, a richiamare il Concordato: la Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica “la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione”, la libertà “di organizzazione di pubblico esercizio del culto, di esercizio del Magistero e del Ministero spirituale, nonché di giurisdizione in materia ecclesiastica, la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
La maggioranza parlamentare, che già alla Camera dei deputati ha approvato il testo Scalfarotto Zan e che ora si appresta a confermarlo al Senato, forse non è del tutto consapevole che sta organizzando lo strangolamento dell’ordinamento giuridico della democrazia rappresentativa italiana e la degenerazione completa della “Civiltà della ragione e della libertà”. Se non fermiamo questa deriva nichilista con un atto di coraggio politico e di responsabilità morale, il Paese sarà condannato a subire i colpi del maglio totalitario.
Con la Rivoluzione sessuale e la scomposizione della “dualità maschio-femmina” si adempie la pretesa orgogliosa e concupiscente di rifare il mondo e di erigere il “nuovo ordine mondiale” sul dominio assoluto e planetario dei poteri finanziari che insidiano ormai profondamente nel cuore umano la potenza e la sapienza della Verità, della Libertà e dell’Amore. Dal divorzio alla contraccezione, al diritto all’aborto, alla prassi omosessuale, alla libertà deresponsabilizzata e aprogettuale, al dissesto della bipolarità complementare maschio-femmina, all’utero in affitto e alla commercializzazione internazionale della procreazione, alla irrisione canagliesca del pudore, alla violazione pedofila, all’eutanasia e all’omosessualizzazione nelle scuole,  c’è stato un crescendo di dissoluzione fino al caos di oggi e alla tragica rimozione del Vero, del Buono, del Bello!
Questo tempo della menzogna e dell’ipocrisia, del disprezzo della vita e della verità che organizza incessantemente la spettacolarizzazione mediatica del male, ora osa profanare e dissacrare tutta la realtà del Trascendente e del Divino. E la pornografia, che ha travolto l’equilibrio trinitario dell’io e ha devastato la misura dell’umano, tormenta con la sofferenza dell’anima il corpo e lo spirito, mentre il corpo umano animalizzato avvilisce l’io nella ricerca del piacere comunque. E’ la tenebrosa “cultura della morte” che costringe l’Europa in una stretta infernale e non le lascia il respiro della libertà perché non è amata più la Verità che fa liberi i popoli. Questa Europa, che agli inizi del nuovo millennio non volle accogliere gli accorati appelli di Giovanni Paolo II per il riconoscimento delle “radici cristiane” nel patto costituzionale, ora ne vuol distruggere le ultime risorse vitali scommettendo su la potenza salvifica di “Mammona”. 
La Corte suprema degli USA, che nel 1973 aveva per prima in Occidente autorizzato con l’aborto la “strage degli innocenti”, ha deciso, nei giorni scorsi, all’unanimità che la Costituzione americana – Primo Emendamento –  garantisce alle Agenzie basate sulla Fede la libertà di esercitare i loro servizi di assistenza, di accoglienza, di formazione. La città di Filadelfia, invece, aveva interrotto i contratti con le Organizzazioni cattoliche perché non volevano certificare come genitori coppie dello stesso sesso a motivo della Fede cattolica. 
Si può sperare ancora che nel nostro Paese ci sia un soprassalto di giustizia e di resipiscenza e che venga interrotto l’iter della “rivoluzione antropologica” e prevalgano finalmente i segni della sapienza del cuore? 
Le donne e gli uomini della nostra Comunità nazionale decidano, nella libertà assoluta della loro coscienza di volere o di non volere, di stare dalla parte di Dio, rifiutando “l’animalizzazione” e di accogliere la missione di autodivinizzarsi implorando la Misericordia e il Perdono, testimoniando l’Amore.
Davide Nava

Un pensiero su “Il DIRITTO di LIBERTA’ e la follia della “rivoluzione antropologica”

  • 7 Luglio 2021 in 16:53
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    Ho letto molti articoli interessanti di Davide Nava. Ma questo li supera tutti, per impegno culturale, coerenza logica e afflato umano. Le sue sono parole di comune buonsenso, ma anche di profonda meditazione filosofica e morale, tutte scritte in un linguaggio semplice e naturale, come si conviene a chi ama pensare e ripensare il proprio mondo, non senza amare e riamare il mondo.
    il guaio è che sempre le parole, come scriveva il buon Manzoni, hanno avuto un sapore in bocca a che le dice ed un altro nelle orecchie di chi le ascolta. Ma in questo mondo, in piena deriva nichilistica, le parole non hanno nessun sapore in nessun orecchio, se non sono le parole d’ordine del “politicamente corretto”, cioè le parole dell’«intus ut libet , foris ut moris», del “dentro di te pensala come vuoi tu, ma poi parla, fuori di te, come parlano i più”. Speriamo che non sarà sempre così. Temerari o coraggiosi come Davide Nava possono contribuire a che ciò sempre non sia. Perciò: Grazie, Davide! Grazie davvero!

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