Sanremo 2024 – Il miraggio canoro e il coraggio di seguirlo ancora!
La scorribanda canora approdata a Sanremo per la celebrazione del 74° Festival della canzone (?) italiana (??) ieri sera (6 febbraio 2024) ha fatto emergere l’assenza di almeno tre componenti fondamentali: la canzone, l’italiano ed, ovviamente, il senso che suscita le emozioni.
La canzone: è sopraffatta dalla dominante articolazione farfugliante d’una vocale tipica di un neonato che nemmeno la mamma riesce a capire. L’italiano: con grande sforzo di volontà e con un intuito paranormale si riesce ad estrarre la radice di due o al massimo tre parole da ciascuna delle canzoni in gara, dalle quali è impossibile risalire al testo in lingua italiana e, tanto meno al senso poetico, quando raramente c’è.
Meno male che c’è sempre qualche eccezione a confermare la regola e questa l’ho riscontrata nella canzone di F. Man(noia) di cui si comprendono parole e senso che opino essere un inno alla libertà della persona.
A parte queste premesse, riferite alle prime cinque o sei esibizioni canore (?) che ho avuto il coraggio di sopportare, tutto il resto (per me) è noia!
E’ noia il pipistrello che si esibisce al di fuori del Teatro con uno” scemeggiato”
da uomo-ragno su cui scende, come pioggia, una ragnatela di filamenti di carta.
E’ paranoia assistere all’esibizione di qualche cantante che si presenta in mutande e cappotto, ma ha dimenticato di indossare la gonna. Oppure, vedere sfilare eccitati contorsionisti che si abbandonano in arzigogolati esercitazioni dondolanti, tipiche delle più nobili danze del ventre, differenziate…
differenziate dalla verticalità dell’esecuzione, cioè ruotando indifferentemente
la parte del basso ventre e quella superiore che, poi, è perfettamente uguale!
Per me, il Festival, come sempre, finisce a questo punto, concluso solo con l’arrivo di M. Marconi (sarà un erede del grande scienziato Guglielmo? Non saprei !
Ma, a differenza del geniale dante causa, cosa avrebbe inventato costui da renderlo tanto famoso e, soprattutto, tanto premiato? E’ una chioccia che fa le uova d’oro ? A me sono parse essere uova di carta che hanno imbrattato il palcoscenico, tanto da richiedere l’intervento di una squadra di scopatori.
L’esordio sul palcoscenico, poi, è avvenuto come un’apparizione mistica, una sorta
di Arcangelo con l’aureola “rubata” a San Pietro: un retino da pesatore.
Mi stupisce, inoltre, che la banda dei Carabinieri, presenti alla presentazione con la
loro onorata orchestra, non si fosse attivata con le manette per mettere un po’ d’ordine. Sbalordisce, infine, che il Co e il Cocò se le siano messe da soli e che solo l’incauto intervento di un mammut, scampato all’estinzione, è valso a sottrarre gli spettori del teatro dal rapimento della mente trascinata nello stato confusionale, con gli occhi abbagliati dalle mille luci, gli orecchi in fibrillazione per i decibel vaganti e carichi di stonature musicali ed, infine, con il prurito alle mani per i fatui applausi!
7 febbraio 2024
Francesco Gaetano