Il desiderio di vendetta di Elettra spinge il fratello Oreste ad uccidere la madre e il di lei amante, ma subisce il processo per istigazione all’omicidio

Anche quest’anno la Fondazione Inda Teatro Antico di Siracusa ci ha presentato un cartellone ricco e di altissima qualità, nella 60ª Stagione.

Vi parlerò in modo particolare, di “Elettra”, che è stata presentata in maniera semplice e scorrevole. Anche chi, per la prima volta, si sia avvicinato alla vicenda della tragedia, ha seguito con facilità la trama.

Il racconto è stato scorrevole, ambientato in un teatro allestito con semplicità ed al tempo le scene sono state di immediata percezione. La reggia è stata sistemata in maniera obliqua rispetto al palcoscenico, con fori per le luci e per le porte, tali da permettere l’accesso al palazzo. Qua e là colonne spezzate, simbolo di un antico potere affievolito, lampadari elettrici, ed un pianoforte a cui si siede Elettra per suonare e cercare, così da distendere i suoi nervi…, il cui repertorio è statocurato da Giovanni Sollima.
La tragedia di Elettra di Sofocle, tradotta da Giorgio Ieranò, è stata raccontata dal regista Roberto Andó, coadiuvato dall’aiuto regia, Luca Bargagna. Si è svolta sulle scene di Gianni Carluccio, assistito da Sebastiana Di Gesù, che hanno sistemato un letto matrimoniale, distrutto per metà, quasi a voler simboleggiare un matrimonio che è stato spezzato, quale quello tra Agamennone e Clitennestra. Da qui il furore della loro figlia Elettra, figlia che non riesce in nessun modo ad accettare l’uccisione del padre eseguita da Egisto, divenuto l’amante della madre Clitennestra e complice nell’omicidio. Egisto si è dunque insediato nel trono di Agamennone, ed Elettra è riuscita a salvare l’erede al trono, Oreste affidandolo, piccolo, alle cure di Pilade, Rosario Tedesco. Ne attende il ritorno, con l’augurio che egli possa compiere la vendetta, tanto agognata.

Oreste ritorna sotto mentite spoglie e prima di svelarsi alla sorella, per saggiarne la fiducia, invia un messaggero con un’urna, contenente le sue ceneri, incaricandolo di raccontare la sua morte, avvenuta durante i giochi sulla biga. Egli commuove tantissimo Elettra, che vede naufragare definitivamente le sue speranze di vendetta, finendo così in uno sconforto totale.

Solo allora, Oreste le rivela la sua vera identità ed incoraggiato dalla sorella, compie la strage dei due adulteri, vendicando il padre.

Gli attori hanno indossato i bellissimi costumi, creati da Daniela Cernigliaro, assistita da Pina Sorrentino. Bravissimo anche il tecnico del suono, Hubert Westkemper, mentre i movimenti sono stati coordinati da Luna Cenere.

Nel cast troviamo, il Pedagogo, interpretato da Danilo Nigrelli; Oreste da Roberto Latini; Elettradalla bravissima, Sonia Bergamasco; Crisotemi, Silvia Ajelli. La coppia di fedigrafi: Clitennestra,da Anna Bonaiuto, Egisto è stato impersonato da Roberto Trifirò; mentre le tre Corifee sono statePaola De Crescenzo, Giada Lorusso, Bruna Rossi, con il Capo Coro, Simonetta Cartia. 

La tragedia ha visto 28 donne, tutte appartenenti all’Accademia d’Arte del Dramma Antico, formare il coro di Micene, contrariamente alle 15 originarie previste da Sofocle, che hanno ricordato ad Elettra che il dolore, in realtà, non serve a ridare la vita.

In Elettra è molto forte il desiderio di vendetta, tanto da spingere l’Agon a tenere, subito dopo la rappresentazione del dramma, un processo alla stessa, nel teatro greco di Siracusa. È stato simulato il processo alla protagonista della tragedia, Elettra, interpreta sempre da Sonia Bergamasco,accusata di concorso in omicidio insieme al fratello Oreste mediante istigazione, per aver causato la morte della madre Clitemnestra e del di lei convivente, Egisto. Alla fine del processo sia il pubblico che la giuria hanno emesso il loro verdetto.
Agòn è una iniziativa del The Siracusa Institute in collaborazione con l’Associazione Amici dell’Inda di Siracusa e la Fondazione Inda. Dopo i saluti di benvenuto da parte del consigliere delegato Inda, Marina Valensise, e del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Siracusa, Giovanni Randazzo, ha fatto seguito l’introduzione ai temi da parte di Michele Consiglio (magistrato) e Valerio Vancheri (avvocato, Foro di Siracusa). 

Quindi l’ingresso dei protagonisti di questa edizione: Sebastiano Ardita, (PM, Tribunale di Catania) per l’accusa, Enrico Trantino (avvocato, Sindaco di Catania) per la difesa, Iside Russo, già presidente di Corte di Appello di Salerno, in veste di Presidente di Giuria, giudici a latere per la prima volta alcuni dei giovani magistrati siracusani appena vincitori del concorso in magistratura e Alessio Lo Giudice, Ordinario di Filosofia del diritto, Università di Messina.
Agli avvocati che hanno presenziato sono stati riconosciuti Crediti formativi dall’Ordine degli Avvocati di Siracusa e dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Messina.

Vi sono stati i saluti di Filippo Musca, quale Direttore generale Siracusa International Institute, seguiti da Carmelo Bernardo, Direttor Parco Archeologico di Messina, Marina Valensise, consigliere Delegato Fondazione Inda. Non poteva mancare il saluto del Presidente dell’ordine degli Avvocati di Siracusa, Antonio Randazzo.

Il processo è stato introdotto da Valerio Vancheri, l’accusa è stata sostenuta da Sebastiano Ardita. Ha difeso l’imputata Elettra, l’Avv. Enrico Trantino. Il testimone è stato il pedagogo, Danilo Nigrelli.

La Corte è stata presieduta da Iside Russo, già Presidente della Corte d’ Appello di Salerno, composta da Alessio Lo Giudice, Professore Ordinario di Filosofia del Diritto ed i giovani magistrati siracusani, Manuel Barca, Andrea Cosa, Marta Gluca, Chiara Milazzi, Giulia Romano e Gaetano Volpe.

Per i giovani avvocati la partecipazione all’evento ha dato diritto a 3 crediti formativi, in materia obbligatorie a 0.50 CFU del Dipartimento Giurisprudenza dell’Università di Messina.

In questa edizione è stato ricordato il mai troppo compianto Avv. Ezechia Paolo Reale, a cui è stato dedicato uno slargo, in deroga al decennio previsto dal legislatore.

Il monito che ci arriva da questa tragedia è soprattutto quello di evitare la regola del farsi giustizia da sé, qui non si è voluta spezzare una catena, iniziata da tempo e mantenuta in vita dalla tracotanza, dalla maledizione, dall’impossibilità di riuscire a perdonarsi o meglio ancora come dobbiamo fare oggi, rivolgerci alla giustizia, cioè a quelli organi preposti dirimere controversie e perché no anche a punire. Come sottolineato dagli avvocati intervenuti, con il diritto sacro e d’inviolabile alla difesa, garantito ampiamente dalla nostra Costituzione all’art. 24. Il giudice dal canto suo ha l’onere di ascoltare, deve prestare orecchio, deve conoscere il caso, perché ogni delitto è una vicenda umana, con le sue sfaccettature e peculiarità. Da una parte, dunque, la funzione sociale dell’avvocato di difesa, dall’altra quella del giudice, che garantisce l’imparzialità, l’equità e la legalità. Viene garantita l’attuazione dell’art. 111 cost. che pone le basi per un sistema giudiziario giusto, equo e trasparente, a cui tutti dobbiamo aderire.

Dobbiamo dar ragione ai Greci, che inventarono il teatro per mettere in contatto gli uomini con gli dèi, con il soprannaturale, con l’immenso, perché quando si assiste ad una rappresentazione, si entra in un’altra dimensione, si esce dal quotidiano, per immergersi in nuove realtà, che posso avvicinare anche al divino. 
Maria Varricchio

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