Festa della Repubblica Italiana: Celebrare la Democrazia, Difendere il Voto
di Lucia Caruso

Ci sono diritti che diamo per scontati. Camminiamo liberi per le strade, esprimiamo le nostre opinioni senza timore, scegliamo chi ci rappresenta. Ma quante volte ci fermiamo a riflettere sul prezzo di questa libertà? E perché un diritto che abbiamo ereditato, oggi rischiamo di trascurarlo?
Il 2 giugno di ogni anno celebriamo la nascita della Repubblica, ricordando il giorno in cui gli italiani, con un referendum, decisero di voltare pagina. Quel voto, così atteso e così combattuto, non fu solo una scelta politica: fu una dichiarazione di identità. Gli italiani erano cittadini, parte di un paese che finalmente apparteneva a tutti. Non più sudditi.
Eppure, attualmente quel diritto, che è stato difeso con coraggio, risulta meno essenziale. L’entusiasmo si è affievolito, le campagne elettorali non accendono più il dibattito, il senso di appartenenza si è spento e recarsi alle urne viene addirittura sconsigliato da alte cariche dello Stato. Cosa succede quando la” Res Publica” (come dicevano gli antichi romani) si svuota della voce dei suoi componenti? Non è una macchina che funziona da sola. Ha bisogno di coinvolgimento, idee, scelte, attivismo. E di cittadini che la facciano vivere.
2 giugno 1946: immaginiamo l’Italia di allora. Una nazione ferita, ancora segnata dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale. Dopo la caduta del fascismo, il Bel Paese era chiamato a essere parte in causa del proprio destino. I volti stanchi di chi aveva vissuto il conflitto si mescolavano allosguardo speranzoso di quanti vedevano nelle urne la possibilità di ricominciare.
Il referendum del 1946 fu un atto di coraggio, di ripartenza, di fiducia nel futuro. Milioni di persone si recarono alle urne con la consapevolezza che stavano decidendo qualcosa di epocale. E lo fecero con determinazione.
Le città erano in fermento. Nelle case, nelle piazze, ovunque si parlava della scelta tra monarchia o repubblica. Era il momento di voltare pagina, di lasciare il passato alle spalle e di costruire un’Italia nuova.
Il 90% degli aventi diritto votò. Tra loro, per la prima volta, c’erano anche le donne, che con quel gesto rompevano decenni di esclusione politica e diventavano finalmente protagoniste della vita democratica.
Il verdetto fu chiaro: 12 milioni di voti per la Repubblica, 10 milioni per la Monarchia. Con quella decisione, il paese iniziò un cammino diverso. Non c’era più un re, ma un popolo che sceglieva autonomamente come proseguire la propria storia.
Per anni, il voto è stato vissuto come un dovere e un privilegio. Gli italiani sapevano che ogni scelta contava. Era in azione il plu8ralismo politico, con il potere di decidere il futuro. Nei decenni successivi, l’adesione fu alta. Invece, i numeri attuali raccontano una storia diversa:
Nel referendum del 2022, solo il 51% degli aventi diritto ha votato.
Nel 2016, la partecipazione era stata del 65%, già in calo rispetto ai decenni precedenti.
La disillusione ha scavato profonde distanze. Esprimere la propria volontà attraverso il voto è diventato meno coinvolgente, la politica più distante. Sempre più italiani pensano che non serva a nulla. Dunque quale futuro per la Nostra Italia? Una democrazia senza impegno non può più definirsi tale. Quando pochi decidono per tutti, il rischio è grande: le scelte non sono più rappresentative della volontà collettiva.

È vero, l’Italia non è sola in questo fenomeno. Anche in altri Paesi europei l’astensionismo è in aumento, mentre le persone si sentono sempre meno rappresentate. Questo, tuttavia, non può essere considerato come “mal comune, mezzo gaudio”. Il paradosso è che mai come oggi la società civile ha strumenti per farsi sentire, e molti scelgono di non usarli.
Il 2 giugno celebriamo il giorno in cui gli italiani hanno scelto di essere protagonisti. A questo punto la domanda essenziale è: vogliamo esserlo ancora?
L’8 giugno abbiamo un’occasione per far sentire la nostra voce. Non si tratta solo di esprimere un’opinione, ma di difendere un principio, di ricordare che la sovranità popolare esiste solo se viene esercitata.
Il 2 giugno celebriamo il passato. L’8 giugno possiamo decidere il futuro.
L’AUTRICE

Nata a Benevento, dopo gli studi liceali ha conseguito la laurea in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Pisa. Si è dedicata alla docenza presso il liceo classico di Saronno (VA). Attualmente vive tra Benevento e Saronno. Appassionata di Arte, Musica, Teatro e curatrice di spettacoli teatrali, ha tenuto numerosi corsi di Scrittura Creativa. Articolista per Sannio Matese Magazine, ha scritto svariati libri, pubblicati dal gruppo editoriale PubMe
Grazie per il bellissimo articolo!!!! Spero molto che sia di sollecito e di riflessione per i lettori. Il voto elettorale è stato una grande conquista che abbiamo ereditato ma che dobbiamo proteggere continuamente senza mai ” abbassare la guardia”. Grazie ancora e buon lavoro.