Teatro Greco di Siracusa – Rappresentazione di “Fedra” e “Miles Gloriosus”

L’INDA DI SIRACUSA CI HA OFFERTO LA POSSIBILTA’ DI VEDERE DUE SPETTACOLI DIVERSI TRA DI LORO: FEDRA CI HA FATTO RIFLETTERE SULLA MALVAGITA’ DEGLI DEI, MENTRE MILIES GLORIOSUS HA RACCONTATO I VIZI E LE VIRTU’ DEGLI UOMINI E DELLE DONNE

Seguiamo l’Inda Fondazione del Teatro Greco di Siracusa, ormai da alcuni anni ed ogni volta ci regala nuove emozioni, ed alle rappresentazioni fanno seguito il conferimento di premi, il cui valore non è soltanto simbolico, ma è il giusto riconoscimento per l’impegno profuso. 

Anche quest’anno dunque sono stati assegnati il Premio Stampa Teatro ed il Premio Stampa Siciliana, consegnato il primo a Giulia Aprea, per la sua interpretazione in “Fedra”, scritta da Euripide, uno dei tre drammaturghi greci, di rinomata importanza, per la figura di Palestrione, cooprotagonista nella commedia di Plauto “Milies Gloriosus,”, mentre il secondo è stato consegnato a Giulia Fiume, per la presentazione della nutrice di “Fedra”. La vincitrice ha voluto dedicare il premio a sua madre, deceduta dodici anni fa, ed ai giornalisti, senza dei quali non sarebbe stato possibile tutto questo”. Non poteva mancare il dovuto ringraziamento al Dott. Gaspare Urso, addetto stampa già da alcuni anni dell’Inda Fondazione. 

Abbiamo rivisto con piacere ed interesse, “Fedra”, nel suo nuovo allestimento, con la traduzione dei testi di Nicola Crocetti e con la regia di Paul Curran, assistito da Michele Dell’Utri. 

Come tutti sanno la tragedia è ambientata a Trezene, nella reggia di Pitteo, nonno materno di Teseo, marito di Fedra e padre di Ippolito, reggia in cui sono custodite le statue di Artemide e Afrodite. 

Ed è proprio quest’ultima che si lamenta del figlio di Teseo e della Amazzone, mentre, Ippolito manifesta di preferirle la vergine Artemide, dea della caccia, alla quale offre fiori e preghiere. La dea dell’amore dichiara apertamente di volersi vendicare. Per fare ciò ha escogitato un piano, a dir poco infallibile. 

Intanto, ha fatto tanto innamorare Fedra, moglie di Teseo, del figliastro Ippolito, al punto che non mangia e si dimena trafitta dal dolore. Sarà la nutrice, interpretata da Gaia Aprea, a scoprire quale dolore angoscia Fedra ed una volta conosciuto il motivo del suo malore, le promette che userà dei filtri magici in grado di farla guarire da questo amore. La donna ha anche promesso di mantenere il segreto, ma, ripensandoci, svela la verità ad Ippolito, dopo avergli fatto giurare solennemente che, a sua volta, non l’avrebbe rivelato a nessuno. Ippolito è inorridito e non ha la benché minima volontà di aderire all’amore di Fedra, anzi, promette che al ritorno del padre Teseo, gli rivelerà tutto quanto è accaduto. 

Fedra, una volta vistasi scoperta e tradita, pensa, per il bene dei suoi due figli, avuti da Teseo, di impiccarsi. Infatti, si trova nella situazione di non amare più Teseo e nel frattempo si è offesa per il rifiuto di Ippolito. Così anch’ella si vendica di quest’ultimo e nella lettera lasciata a giustifica del suo gesto, lo accusa di averla insidiata, così da suscitare lo sdegno di Teseo. Quest’ultimo, giunto nella reggia, trova Fedra morta e si dispera per il gesto compiuto dalla moglie. 

Non appena però legge la lettera da lei lasciata, si infuria contro il figlio Ippolito e lo maledice. Infatti, decide di cacciarlo dalla città e di inviarlo in esilio. La sua ira è talmente forte che nel frattempo prega il dio Poseidone, suo padre, di farlo morire. Il dio del mare lo accontenta e invia un toro che travolge il carro con i cavalli di Ippolito, che viene ferito mortalmente. 

Un servo si reca quindi presso Teseo, il bravo Alessandro Albertin, affinché veda il figlio, ridotto in fin di vita e lo perdoni. L’incontro avviene poco prima di spirare, Ippolito racconta la verità al padre e morendo si riconcilia con lui. 

Nella scena finale vediamo prima la dea Afrodite, Ilaria Genatiempo, che, fiera ed altera per la bellissima vendetta realizzata, getta per terra la magnifica veste di Fedra, creata come tutti gli altri costumi da Gary McCann, che prima sorreggeva tra le braccia, a simboleggiare l’assoluto ed il totale disprezzo, che gli dèi nutrono per la vita degli uomini. 

Artemide, Giovanna Di Rauso, invece, dal canto suo, si mostra pietosa nei confronti dei protagonisti ed a sua volta, comincia a pensare alla sua prossima vendetta, nei confronti della dea dell’amore. 

La traduzione realizzata Nicola Crocetti è stata molto precisa ed immediata, realizzata dal drammaturgo, Francesco Morosi, con l’assistenza di Aurora Trovatello. 

Perfetta la regia di Paul Curran, che, con l’assistenza di Michele Dell’Utri, ha in maniera eccellente messo in scena con l’assistente drammaturgo Garry McCann, con l’assistenza di, Gloria Bolchini e di Riccardo Rizzo. Le scene sono state ideate con l’assistenza di Gloria Bolchini 

Bravissimo il drammaturgo, Francesco Morosi, con l’assistenza di Aurora Trovatello. 

In teatro abbiamo ammirato Alessandra Salamida nel ruolo di Fedra, Riccardo Livermore in quello di Ippolito, che indossa un abito da uomo moderno, con una giacca scintillante da sera, frutto anche della bravura dell’assistente costumista, Gabriella Ingram. Anche i personaggi minori, quali il messaggero ed un servo interpretati da Marcello Gravina, il primo, e da Sergio Mancinelli, il secondo, hanno recitato in maniera assolutamente egregia. 

Bravi anche i direttori di scena Eleonora Sabatini, assistita da Gloria Bolchini, che hanno realizzato quelle ideate da Gary McCann ed illuminate da Nicolas Bovey. 

La direzione del coro è stata affidata a Francesca Della Monica, che con la responsabile dello stesso, Elena Polic Greco, hanno eseguito le musiche iniziali di Matthew Barnes, mentre quelle dello spettacolo sono state di Ernani Maletta. 

Non dobbiamo dimenticare il video design Leandro Summo e su tutti ha vegliato come un angelo custode, l’assistente alla compagnia Riccardo Rizzo. 

In questa tragedia, vediamo come, in tutta l’antichità greca e romana, gli dei sono lontani dagli uomini, li sovrastano, li schiavizzano. Gli uomini, noncuranti della loro indole e delle loro necessità, sono solo delle marionette nelle loro mani, sicché, diventano solo oggetti di desiderio. 

Gli umani devono solo onorarli, devono essere fedeli devoti, mentre gli dei, dal canto loro, hanno le stesse caratteristiche degli uomini, gli stessi difetti, le medesime aspirazioni, il desiderio di vendetta, di prevaricazione sugli altri dei, con i quali sono in costante contrasto, per affermare ciascuno di essi il proprio potere.

L’altro spettacolo, ed è il primo a cui io abbia assistito fino ad ora, che ha presentato la caratteristica di avere il cast, formato esclusivamente da donne, è “Miles Gloriosus”. Infatti, hanno recitato una commedia, tradotta da Caterina Mordeglia. 

“Miles Gloriosus”, Pirgopolinice (Paola Minaccioni) per la regia di Leo Muscato, con Marialuisa Bafunno assistente alla regia, protagonista della commedia di Tito Maccio Plauto, un commediografo romano. 

Le attrici, che hanno indossato i costumi di foggia contemporanea, ideati da Silvia Aymonino, con l’aiuto dell’assistente, Maria Antonietta Lucarelli, si sono mosse sulle scene ideate da Federica Parolini, illuminate da Alessandro Verazzi. Tra di esse è stata premiata Giulia Fiume, che al momento della consegna del premio ha voluto ringraziare particolarmente il regista, Leo Muscato. 

Il premio le è stato conferito perché ha magistralmente interpretato il ruolo del “fedele” servitore dell’eroico soldato, Palestrione. Egli, fingendo lealtà al padrone, realizza gli interessi di due giovani innamorati, Filocomasio, interpretato da Gloria Carovana, e Pleusicle, che riescono a fuggire, coronando il proprio sogno d’amore. Il lieto fine si conferma anche per Palestrione che riesce ad ottenere la libertà, ponendo fine alla sua condizione di servo. 

Dobbiamo proprio affermare che quest’anno la geniale caratteristica è stata quella di aver fatto indossare ai soldati le attuali e moderne tute mimetiche, così come la forma ed il colore delle tende da campo dei militari, sono uguali a quelle in uso al nostro esercito. Per questo eccezionale risultato, dobbiamo ringraziare Federica Parolini che ha ideato le scene, curate a sua volta da Anna Varaldo, quale assistente scenografo e dirette da Giuseppe Coniglio, coadiuvato da Giuseppe Orto. 

Le musiche, di Ernani Maletta, sono state particolarmente curate da Francesca Della Monica, nella direzione del coro, di cui era responsabile Elena Polic Greco. Hanno ravvivato la rappresentazione, le coreografie di Nicole Kehrberger. 

La commedia Il “Miles Gloriosus” narra la storia di un soldato fanfarone di nome Pirgopolinice che rapisce la prostituta Filocomasio di cui era innamorato il giovane Pleusicle, interpretato da Arianna Primavera. Grazie ad una beffa architettata dal servo di Pleusicle, Palestrione, i due amanti riescono a ricongiungersi e Pirgopolinice viene umiliato. 

Infatti, in primis, riesce a convincere, il servo Sceledro, Francesca Mària, messo a guardia di Filocomaso, che il giovane Pleusicle, rivale in amore di Pirgopolinice, non sta baciando Filocomasia, ma la sorella gemella. Soltanto grazie a questo accorgimento si potrà evitare che Pirgopolinice scopra l’amore tra la sua amata e Pleusicle. 

Bravissima anche l’interpretazione di Periplectomeno, da parte di Pilar Perez Aspa, molto convincente nel suo ruolo di ospite dell’immaginaria gemella di Filocomaso. 

Il cast ha potuto contare sull’ottima consulenza del drammaturgo Francesco Morosi, dando a tutti la possibilità di interpretare al meglio ciascuno il proprio ruolo. Pensiamo ad Alice Spisa,, che ha dovuto immedesimarsi in Artotrogo, adulatore per eccellenza del Miles, solo per saziare il proprio appetito; così come Ilaria Ballantini a sua volta l’altro servo Lurcione; Deniz Ozdogan ha interpretato Acroteleuzio, la bravissima cortigiana ingaggiata per fingere di essere moglie di Periplectomeno. 

La schiavetta, Milfidippa e la simpaticissima Scimmia, hanno trovato rispettivamente in Anna Charlotte Barbera, la prima ed in Valentina Spaletta Tavella la seconda, due bravi attrici, così, come non di meno, sono stati anche gli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico, sezione Giusto Monaco, che hanno partecipato ad entrambi gli spettacoli. 

La Fondazione Inda ha dato al pubblico, in questo modo, l’opportunità di vedere due generi teatrali diversi tra di loro, ma sicuramente complementari. Infatti “Fedra” ci ha fatto riflettere sulla malvagità e sul desiderio di vendetta, degli dei pagani, che in realtà ricalcavano totalmente i vizi di noi umani, mentre “Miles Gloriosus”, ci ha dato l’occasione di trascorrere un po’ di tempo in allegria, raccontando anch’esso vizi e virtù di noi, uomini e donne. 

Maria Varricchio

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