L’Assessore Chiusolo querela tutti i suoi (presunti) diffamatori

Milena Gabanelli, la coraggiosa giornalista emiliana che ha condotto per 20 anni Report, il programma di inchieste di Rai3, prima di lasciare il testimone nel novembre 2016 all’attuale conduttore Sigfrido Ranucci, una volta, quando conduceva ancora Report, ha dichiarato ad una sua collega, sempre su Rai3, di essere stata assolta 199 volte, rispetto a 200 querele subite fino allora, mentre era ancora in corso il processo relativo alla duecentesima querela.

   Gabanelli disse pure che la querela viene sporta da chi vuole, prima, dimostrare alla opinione pubblica di non aver commesso i fatti di cui è accusato, poi, intimidire la persona querelata a non proseguire nelle sue denunce e altri che volessero, anch’essi,emulare la persona querelata.

    La conduttrice di Report disse, inoltre, che in Italia si ricorre facilmente alla querela, perché il querelante, nel caso in cui non dovesse avere giustizia, come spesso accade per querele relative a diffamazione a mezzo stampa (ma questo lo diciamo noi), se la caverà con il pagamento di qualche migliaio di euro per le spese di giustizia. In Inghilterra, invece, osservò Gabanelli,  il querelante, se non dovesse avere giustizia, sarà condannato a corrispondere alquerelato un risarcimento in una misura uguale a quella da lui richiesta per la pretesa diffamazione subita.

    In Italia, però, la stampa, mentre dà risalto alle querele sporte per diffamazione, poche volte, e senza risalto, dà notizia delle assoluzioni. Tuttavia, il querelato, una volta assolto,  puòquerelare per calunnia chi lo ha ingiustamente condotto in Tribunale. Ma questo, per quanto ci risulti, non accade quasi mai.

    A questo proposito, la conduttrice di Report disse che Roberto Formigoni, quando era già inquisito per il modo come aveva gestito la Regione Lombardia, rispetto ad una querela molto infondata sporta contro di lei, fu condannato a risarcire Rai3 nella misura di 15.000 euro. Ma questo risarcimento non fu mai onorato, precisò Gabanelli, perché il già presidente della Regione Lombardia risultò essere nullatenente.  La Rai non poté porre in essere neanche il pignoramento del quinto della indennità parlamentare, come avviene invece per i comuni mortali e anche per i pensionati che a stento riescono a sbarcare il lunario, perché,   per effetto di una legge voluta (o sostenuta) dal Pci nel 1963,l’indennità parlamentare è impignorabile, per non impoverire deputati e senatori.

   Ora, rispetto al concorso bandito dalla Provincia di Benevento per la copertura, a tempo indeterminato,  di un posto di istruttore  direttivo amministrativo di categoria D, posizione economica D1, concorso al quale hanno partecipato 195 concorrenti, compreso l’assessore all’Urbanistica del Comune di Benevento, Maria Grazia  (detta Molly) Chiusolo, il predetto assessore, posizionatasi al primo posto nella prova concorsuale, ha dato notizia, l’8 gennaio scorso, di avere dato mandato ai suoi avvocati di querelare quanti l’avrebbero diffamata a mezzo stampa,attribuendole “condotte penalmente rilevanti”. Infatti, secondo lei, le persone che saranno sottoposte a giudizio penale avrebbero fomentato dubbi e lanciato accuse sull’onestà e sulla moralità della sua persona.

    Questa sua intenzione di dare querela ai suoi presunti diffamatori era stata da lei già annunciata sul Mattino del 3 gennaio, in una nota in cui veniva pubblicata, contestualmente,anche una denuncia nella quale Rosetta De Stasio, consigliera comunale di “Prima Benevento”, scriveva: “La politica comincia l’anno facendo passi indietro, radicandosi sempre più in una concezione gretta, personalistica, nepotistica e ricattatoria. Abbiamo appreso che un assessore del Comune di Benevento ha vinto il concorso alla Provincia. Non sta a me entrare nel merito dell’esito del concorso, o della graduatoria e delle eventuali esclusioni. Ma certamente mi compete, quale consigliera comunale evidenziare e rilevare che nella politica locale c’è una grande assente: l’etica. Essa dovrebbe costituire l’ingrediente essenziale per una buona politica, e cioè per un’attività trasparente, vicina alla popolazione, immune da pettegolezzi e dubbi. Ma a Benevento da anni la buona politica é un lontano ricordo”.

   Il 7 gennaio Il Mattino, il giornale sul quale l’estensore di questa riflessione si informa di  fatti e avvenimenti dei quali non viene informato con comunicati, pubblicava una nota con cui gli avvocati Luigi Bocchino e a Alberto Mignone, rispettivamente segretario provinciale e coordinatore cittadino della Lega,chiedevano trasparenza in ordine alle fibrillazioni nella maggioranza di Palazzo Mosti, di cui parleremo in seguito, e ai concorsi. Essi, infatti affermano: “Si assiste a personalità di primo piano nel panorama politico cittadino e provinciale (e anche loro stretti congiunti) che partecipano a concorsi banditi da enti con i quali hanno, giocoforza, ravvicinati contatti e ne escono vincitori,figli di assessori in carica che vengono assunti da società con le quali gli stessi hanno quotidiani confronti (a volte persino aspri) come si evince da foto e articoli divulgati sui social e su riviste cartacee e online, sette consiglieri comunali  di maggioranza che sembrano riottosi alla linea dell’amministrazione di cui fanno parte e che stigmatizzano  i comportamenti dei medesimi assessori, ponendosi sotto l’ala protettrice del consigliereregionale che, di quella maggioranza, pure dovrebbe essere punto di riferimento, che se ne fa subito paladino chiedendo un immediato cambio di passo e addirittura un rimpasto della compagine assessoriale, salvo ripensamenti una volta che il titolare  delle loro sorti tornerà nella madre patria e li farà rientrare nei ranghi”.

 Rispetto alla posizione assunta dai 7 consiglieri, divenuti 6 subito dopo la stesura di un documento in cui chiedevano il loro coinvolgimento nelle scelte della giunta, e dimezzati nel numeroda Mastella, dopo l’incontro avuto, al rientro da Miami, con il consigliere Gerardo Giorgione, si è pensato a una crisi dell’amministrazione. Ma, quando era ancora a Miami, dove eraandato a trascorrere le feste di fine anno, Mastella, informato della fronda dei consiglieri postisi sotto l’ala protettrice di Luigi Abbate, ha subito precisato, attraverso Il Mattino del 3 gennaio, che “con Abbate il rapporto è saldissimo”. 

  Lo stesso quotidiano napoletano, nell’edizione dell’11 gennaio, nel ricordare che in quello stesso giorno il consigliere regionale si sarebbe incontrato con Mastella, ha titolato, quasi annunciando uno scontro: “Crisi, faccia a faccia con Mastella Abbate con il dossier delle critiche”.

   Invece, a leggere il comunicato diffuso da Abbate al termine dell’incontro, si è appreso che non c’è stato alcuno scontro. Infatti, Abbate scrive:

 ”Mi sono incontrato con Clemente Mastella, col quale non vi è mai stato nessun problema nel nostro rapporto sul piano umano e politico. Vi è il mio sostegno istituzionale all’attività del sindaco e di tutta l’amministrazione, i cui risultati, a partire dal PNRR, sono un fatto importante per la città. Abbiamo convenuto che, con un dialogo costante tra assessori e consiglieri, nessuno si ritenga autonomo nelle scelte operative messe in campo, nel rispetto dei ruoli di ciascuno.

Inoltre, si è deciso con il Sindaco, a partire dalla prossima settimana, un incontro, insieme al Segretario provinciale ed al Segretario cittadino, al fine di continuare  lo slancio politico, nella città di Benevento e nell’intera provincia”.

 Ciò che ha scritto Abbate, in modo soft, rispetto a quanto convenuto con Mastella, lo avevano già rivendicato, con un risentimento frutto di una delusione, i consiglieriMarcello Palladino e Antonio Picariello. Il primo ha ricordato che l’emergenza cinghiali, che l’amministrazione sta ora affrontando, era stata da lui posta all’attenzione del sindaco già nel precedente mese di maggio, ma la sua segnalazione era caduta nel vuoto. Il secondo, che probabilmente avrà di che pentirsi per aver lasciato “Città aperta”, il gruppo nel quale era stato eletto, dal momento che nella maggioranza mastelliano è soltanto un numero, ha lamentato l’assenza di una incisiva azione amministrativa, ha raccomandato il varo, quanto prima, di un piano traffico degno di questo nome, ha rappresentato le lamentazioni dei commercianti della zona del Maliesche chiedono la rivitalizzazione del luogo, anche attivando il parcheggio coperto di Porta Rufina. Inoltre, Picariello ha ravvisato la necessità di potenziare la struttura amministrativa, affinché il PNRR sia una reale opportunità di crescita per la città. Infine, ha chiesto di mettere ordine sulla questione dei parcheggi, a proposito dei quali, ha suggerito al sindaco,  se c’è l’dea di impegnare l’Asia nella gestione delle strisce blu, è necessario che alla guida di questa partecipata del Comune vi sia un CdAe un uomo solo al comando, una esigenza, questa, non sfuggita neanche ad Abbatenelle proposte fatte al sindaco.

  Con questa sortita, come con altri interventi in cui è sembrato polemico verso Mastella al punto da scontrarsi con il segretario del Pd Giovanni Cacciano, Abbate, a nostro avviso, avrà voluto rappresentare a Mastella, semmai ce ne fosse stato ancora bisogno, il proprio peso all’interno del loro partitino, Noi di Centro, prossimo a fondersi con Sud chiama Nord.

  I consiglieri frondisti, hanno invece avuto la fortuna di essere soltanto consiglieri, perché, se fossero stati assessori, sarebbero stati già rimossi dalla giunta municipale, così come avvenuto, in danno di altri assessori che avevano rivendicato autonomia di comportamenti, nel precedente mandato gestito da Mastella.

  Il sindaco si sarebbe dichiarato d’accordo sulla necessità di coinvolgere i consiglieri sulle scelte dell’amministrazione. Questo significa che Mastella dovrebbe radicalmente rivedere il suo modo di fare politica e di affrontare i problemi della città. Noi, rispetto al giudizio che abbiamo di Mastella, riteniamo che il fuoco covi sotto la cenere, anche se Il Mattino del 12 gennaio sdrammatizza la situazione, una situazione che, per il modo come si è configurata nel giorni scorsi, non poteva non richiamate l’attenzione di Rosetta De Stasio, dei dirigenti della Lega e infine dei consiglieri di Alternativa per Benevento, dei quali ultimi abbiamo pubblicato, qualche giorno fa, integralmente il loro comunicato, articolato tra l’ironico e il drammatico.

  Ovviamente, nessuno è entrato nel merito del concorso cui ha partecipato l’assessore all’Urbanistica del Comune di Benevento, concorso che, fino a prova contraria, avrebbe avuto un regolare svolgimento. 

    Evidentemente, quando nei loro comunicati Rosetta De Stasio e i dirigenti della Lega parlano di “deriva morale” e di “assenza di etica”, fanno riferimento alla opportunità, da parte dell’avv. Molly Chiusolo, di partecipare, in quanto assessore in carica, a quel concorso. Non a caso i dirigenti della Lega scrivono testualmente: “Chi riveste ruoli pubblici nel periodo in cui è in carica dovrebbe sacrificare, anche ingiustamente se vogliamo, ambizioni proprie di carattere lavorativo”. 

   Non ci è parso di leggere, almeno sul Mattino (non sappiamo poi cosa sia stato scritto sui social e sul altri organi di stampa), “illazioni o vigliacche maldicenze” sulconto di Molly Chiusolo, oppure “accuse sull’onestà e sulla moralità” della sua persona. D’altra parte, lo stesso Dott. Luigi Abbate ha chiesto le dimissioni di Molly Chiusolo dalla carica assessoriale. Ma anche l’avv. Gerardo Giorgione ha fatto, pressappoco, la stessa richiesta di Abbate, allorché, dopo l’incontro con il sindaco, leggiamo sul Mattine del 10 gennaio, ha dichiarato: “Le deleghe sono competenza del sindaco e la partecipazione ai concorsi da parte di amministratori  pongono, tuttalpiù, questioni di opportunità che possono essere sciolte eventualmente dai diretti interessati”.

   Escludiamo che Molly Chiusolo abbia querelato anche Abbate e Giorgione, così come escludiamo che l’assessore all’Urbanistica sia ancora risentita nei confronti di dell’avv. Rosetta De Stasio, avendo l’esponente di Prima Benevento, all’atto dell’insediamento di questo consiglio comunale, raccomandato la inopportunità, per l’assessore Chiusolo, di avere, oltre alla delega all’Urbanistica, anche quella relativa ai rapporti con l’ACER (ex IACP), dal momento che il padre dell’assessore, l’avv. Mario, avrebbe un contenzioso in atto con l’Agenzia Campana Edilizia Residenziale per mancati pagamenti relativi a incarichi professionali. Però, se un assessore in carica presso il Comune di Benevento partecipa a un concorso bandito da un ente controllato politicamente dal sindaco del predetto Comune, è pure giusto che politici e cittadini prendano posizione, considerato poi che il Comune è la casa di tutti i cittadini.

   Fatta eccezione per le categorie privilegiate, nella pubblica amministrazione si accede soltanto attraverso la partecipazione a pubblici concorsi, dalla metà degli anni 70 in poi. Infatti, prima di allora, quando bisognava assumere, per esempio, 1.000persone in una pubblica amministrazione, il ministro di riferimento, si riservava 200 posti da destinare ad assunzioni per chiamata diretta a tempo indeterminato, senza che nessuno di scandalizzasse, mentre gli altri 800 posti venivano messi a concorso.

    Con l’introduzione generalizzata del concorso, in diversi casi, che non emergono, solo apparentemente vengono rispettati i criteri di legalità. Per fortuna, i casi non sono molti. Infatti, chi è bravo, anche se “torturato” di domande nella prova concorsuale, va  avanti. Nessuno però sa spiegarci come mai dei concorrenti si presentino alla prova concorsuale con il compito già svolto.

  A dimostrazione di ciò, ne diciamo una per tutte.  Negli anni 80, il Comune di Rimini bandì un concorso per l’assunzione di 25 vigili urbani. In quella occasione, evidentemente, la poca accortezza o l’ingenuità della persone che avrebbero dovuto mantenere i rapporti con i potenziali concorrenti raccomandati, richiamarono l’attenzione degli inquirenti, probabilmente avvertiti. 

  La mattina della prova concorsuale, dopo che tutti i concorrenti avevano preso posto, si presentarono degli agenti della Guardia di Finanza (non sappiamo se in divisa o in borghese) per fare l’appello, si scoprirà poi, dei concorrenti raccomandati. Uno alla volta, secondo l’ordine con cui venivano chiamati, i concorrenti, ignari di quel che sarebbe accaduto, vennero condotti in una stanza per essere perquisiti. In ognuno dei 25 concorrenti chiamati fu trovata in tasca la soluzione del quiz posto a concorso. Al termine della perquisizione, gli agenti della Guardia di Finanza tornarono in sala, dove tutti gli altri concorrenti non sapevano cosa fosse accaduto, per comunicare: “Signori, il concorso è stato annullato”.

  Non si sa se ai concorrenti furono rimborsate le spese di viaggio e di altro, poiché al concorso parteciparono persone da tutta Italia, anche dalla Sardegna.

  Purtroppo, questa nostra nota viene pubblicata con un po’ di ritardo, perché, avendo l’assessore Chiusolo scritto, in un inciso, “anche a beneficio di volesse continuare a propagare illazioni e vigliacche maldicenze sul mio conto”, nell’annunciare di aver dato mandato ai suoi avvocati di querelare tutti coloro che l’hanno diffamata, noi abbiamo fatto leggere la nostra riflessione, prima di pubblicarla, da un noto penalista,il quale ci ha comunicato che l’articolo è corretto e non contiene spunti diffamatori. 

Giuseppe Di Gioia

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