La scrittrice Costanza Miriano a Benevento per il Giubileo Parrocchiale di San Gennaro


di Mons. Pasquale Maria Mainolfi

Costanza Miriano è nata nel 1970 a Perugia, dove si è laureata in lettere classiche. Poi ha studiato giornalismo e si è trasferita a Roma per lavorare alla Rai, prima al Tg3 ed ora a Rai Vaticano. Collabora con Il Foglio, Credere, Il Timone, La Verità.
Sposata, ha quattro figli, due maschi e due femmine. Svezzata l’ultima, ha cominciato quasi per caso – o per provvidenza – a scrivere un libro, Sposati e sii sottomessa (2011), che è partito piano piano ed è diventato un caso letterario in Italia ed è stato tradotto in vari paesi, tra cui la Spagna, dove ha provocato vivissime polemiche trasformandosi in un vero e proprio caso. Portando il verbo della sottomissione in tutto il paese – con conferenze ed articoli – si è resa conto che era necessario scrivere un altro libro, che spiegasse alle donne come parlare agli uomini. Ed è nato “Sposala e muori per lei”(2013). Nel 2015 poi è arrivato Obbedire è meglio e nel 2016 Quando eravamo femmine. Nel 2017 pubblica Si salvi chi vuole e nel 2018 Diario di un soldato semplice. Le sue due ultime opere sono Niente di ciò che soffri andrà perduto, pubblicato nel 2020 e Il libro che ci legge, pubblicato quest’anno.


È cattolica fervente e, convinta che in cielo si vada solo per raccomandazione, cerca sempre dei canali preferenziali per arrivare al Capo Supremo. Trova che la Messa e il Rosario siano quelli che funzionano meglio.
Scrive di notte, di giorno fa mille altre cose, soprattutto la mamma. Vorrebbe avere più tempo per la sua occupazione preferita: correre. Ha varie maratone al suo attivo.
Nei suoi libri si occupa essenzialmente del tema della vita interiore, della vita da credenti, partendo sempre da esperienze di vita vissuta da amici e conoscenti, prendendo spunto per riflessioni profonde, ma espresse in maniera perfettamente fruibile a chicchessia, dalla casalinga al teologo, rendendo in maniera molto efficace il messaggio della bellezza della vita vissuta secondo i dettami della fede cristiana. Nei suoi numerosi interventi pubblici ed articoli si occupa spesso dei temi della difesa della vita e di tutto ciò che è sotto attacco nella nostra cultura dominante.
Un tema che si ripropone nei suoi libri è quello legato al valore salvifico della Croce.
Per questo motivo nel 2020 è nato il libro “Niente di ciò che soffri andrà perduto”. Mistica della vita quotidiana nel quale l’autrice spiega cosa può accadere se si decide di accogliere ciò che il mondo rigetta: la sofferenza che accade, la delusione di una vita in cui sembra che i giochi siano fatti. Perché nel leggere quanto è successo alle protagoniste delle storie narrate, quando lo hanno fatto, viene persino invidia. Si potrebbe dire che la lettura del libro fa venire voglia di essere santi, cioè felici. Ma non della felicità da copertina patinata che propone il mondo, che poi, scava, scava, dietro carriere riuscite, bellezza e fama si nasconde spesso la disperazione del non senso, bensì dell’unica che non deluderà e che quindi ha un prezzo altissimo: la Croce. Una Croce che abbracciata, fa della persona umana, come lo scalpello di Michelangelo, “un’opera d’arte”.
E’ così che la Miriano smonta il tabù dei tabù della nostra epoca, che poi è la ragione per cui quasi tutti i suoi libri su matrimonio, sottomissione e obbedienza sono stati attaccati e a volte persino banditi: la sofferenza non è che viene permessa, ma è necessaria a Dio per regalarci la pienezza divina. Per trasfigurarci. C’è quindi una Croce voluta da Dio, disegnata per ciascuno di noi. Non è che la vai a cercare, ma se capita va accolta come la strada per godere della vista sulle vette dell’Everest. E non è che il male non sia più tale, ma è che accettato per amore si trasforma nel suo opposto.
Questa è, in sintesi, la tesi del libro, convalidata da prove e fatti reali, le storie delle sue numerose amiche necessarie a dimostrare che, per vivere come chicchi di grano che muoiono e danno frutto, bisogna guardare i santi fra noi, in cielo e sulla terra, che ci sono già riusciti: “Io non so come si faccia. Però, ho visto loro”, ammette la Miriano.
Il metodo è quindi “la compagnia dell’Agnello”, come l’aveva definita in un altro suo libro, Obbedire è meglio, ossia quello della convivenza con chi, carnalmente, ti ricorda come si fa a vivere, morire e risorgere al pari di Cristo. E che a differenza dello yoga, della meditazione o del reiki non ti promette di stare nella pace nonostante il peso della vita da cui evadere, ma ti mostra come esserlo proprio nelle contraddizioni della giornata, degli amici, della famiglia, ma soprattutto nelle tue, perché si sa che la parte più difficile da accettare e consegnare a Dio sono i propri limiti e le scaramucce quotidiane, motivo per cui l’autrice fa dell’ironia a riguardo costringendoti ad una risata mentre gli occhi sono ancora lucidi per aver appena letto aneddoti della vita della beata Benedetta Bianchi Porro. 
Oltre alla convivenza con questi santi, occorre poi pregare, coltivare una relazione seria e quotidiana con Dio, e anche far pregare quando la tempesta impazza e “Radio Satana”, come la Miriano chiama l’opera quotidiana del diavolo tentatore, continua a suggerirti che Dio ti vuole fregare e che è meglio disobbedire, evitare le mortificazioni e cedere alla seduzione di immaginarti come sarebbe migliore la tua vita se fosse diversa. Perché, se “sulla teoria sono preparata”, la teoria non basta: “c’è il lavoro che solo la grazia può fare: chiedere lo Spirito Santo, chiedere di amare lo sposo come Cristo lo ama, chiedere di accogliere…”.



Non sappiamo perché, ma la Croce, se accolta, è “il portone d’accesso all’incontro con Dio”, con la Bellezza, l’Amore, la Verità, la Giustizia e il cristiano lotta ogni giorno “per cambiare mentalità riguardo ad essa”, “per convincersi che non è uno strumento di tortura… ma di liberazione”.
Il giorno 24 novembre 2022 alle ore 18,30, in occasione del Giubileo per il quarantesimo di fondazione della Parrocchia di San Gennaro, Costanza Miriano sarà a Benevento nella chiesa di San Gennaro per un incontro sul tema “Il valore salvifico della sofferenza”.

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