“Sotto la finestra delle donne amate”, un inno all’amore recitato dal nostro Peppe Fonzo


Con la serenata di Peppe Fonzo siamo ritornati indietro negli anni …
Proprio così, un vero tuffo nel passato, quando l’innamorato si recava sotto le finestre della donna amata e con l’aiuto di musicisti e canti, cercava di intenerirla, convincerla ad essere amato ed infine sposato. Esperienza, che quasi sicuramente ogni uomo ha almeno per una volta vissuto, dice Peppe.
Questo spettacolo, infatti è stato scritto, diretto e recitato da Fonzo, artista sannita particolarmente bravo e navigato, che ci ha riportato al romanticismo classico, agli amori corrisposti, non corrisposti e vissuti.
I testi sono stati accompagnati dai M° Carmine Facchiano, alla chitarra, e dall M° Flavio Feleppa, alla fisarmonica, che hanno arrangiato ed eseguito, tra le altre, alcune delle più belle canzoni napoletane: “Voce ‘e nott”,” Cicco formaggio”, “Indifferentemente”, “Uocchie c’arragiunate”.
L’autore definisce: ”La serenata un atto d’amore, un rituale poetico, intimo, plateale, che poi
diventa anche spettacolo in sé. E anche un atto antico, perché – dice egli – noi uomini siamo dei romanticoni. Pensiamo, infatti, all’emozione che lo spalancarsi di una finestra arreca al cuore. La finestra che si apre sembra un grande sorriso che la donna fa al suo amato. A noi musicisti si apre il cuore e pensiamo che ne vale ancora la pena, fare questo mestiere”.
Quindi, l’amore, il valore che dovrebbe guidarci nella vita, non dovrebbe mancare mai nella vita
di ciascuno di noi. Persino un uomo, Tonino, soprannominato ”cazz’ e’ fierr”, citato da Peppe, era innamorato.
Aveva scelto di guadagnarsi da vivere concedendo, ad ogni donna che gliene facesse richiesta, la gioia di accarezzarlo e di usarlo. Egli deliziava così le donne ed era dunque sempre carico di soddisfazioni.
Anche a lui, però, mancava sempre qualcosa: ”Lui sentiva fame e sete – dice Peppe -, perché anche lui aveva detto sì ad una femmina, fin da quando erano bambini. Una volta adulta ,però, questa femmina non volle diventare sua moglie perché era gelosa di lui e non voleva dividerlo con nessuna. Sposò dunque un certo Nicolino, con il quale zappò due volte ed ebbe così due bambini”.
Tonino, però, non la dimenticò mai ed ogni sera passava canticchiando sotto la sua finestra….
Con il personaggio di Mario, Peppe ha poi continuato a parlarci delle varie sfaccettature dell’amore, di quella che non ti fa dormire, che ti rotolare sul letto, che ormai, per Mario, è diventata una zattera, sulla quale si teneva stretto, naufrago nel mare dei sentimenti. Non gli resta altro che rivolgere la sua preghiera a Maria, aiuto e soccorso di tutti i naufraghi.
Giovanni invece parla durante il sonno, mentre la moglie lo invita a dormire e a non parlare così della sua donna amata, Carmela.
Ancora con un altro quadretto: quello di Concettina, detta la muta, ci fa capire quanto miracoloso possa essere l’amore. Fonzo racconta la storia di questa ragazza cresciuta con la nonna. Era molto bella, lavorava nei campi, accudiva agli animali, ma non parlava mai. Tutti erano incuriositi, volevano vederla, corteggiarla. Un giorno un vecchietto, rimasto vedovo decise di conquistarla, ed ogni giorno le portava una serenata, con la sua fisarmonica. Dapprima Concettina reagì rifiutandolo, infastidita, poi cominciò ad incuriosirsi, mentre il vecchietto accorgendosi dei risultati sempre più lusinghieri, si sentiva ringiovanito. Rivedeva nella ragazza, la moglie scomparsa, e quando riuscì quasi a materializzarla, si sentì rinvigorito. Concettina lo invitò a mangiare qualcosa con lei fino poi a sussurrargli nell’orecchio ”T’ vogli’ ben..”.
Fu così che, Concettina, disgelatasi, finì per accettare la corte di un bel ragazzo, capace di farla ridere…
In questo suo lavoro teatrale, Fonzo ci ha voluto dimostrare come la musica e l’amore vanno di pari passo, presentandoci anche il modo in cui è nata la canzone “’O sole mio”, considerata al pari del “Canto degli Italiani”, una delle canzoni più rappresentative della nostra nazione.
Il caso volle che questo soldato, Giovanni Capurro, autore de “O sole mio”, in trincea ad Odessa, al tempo facente parte dell’impero russo, che ora invece si ritrova in territorio ucraino, non certo, come gli altri soldati, di far ritorno a casa, immaginò di vedere il sole napoletano sulla fronte della sua donna
amata, che era lontana, ma vicina a lui, nel cuore. Infatti il pensiero
dell’uomo è veramente qualcosa di unico, ancora più veloce della luce..

Giunti alla fine, Fonzo si è congedato da noi, dicendo: “Dopo un’ora, si conclude questa lunga serenata”, ma ricorda, Fonzo, la potenza infinita dell’amore, con i versi del sommo poeta, Dante, con il quale questi conclude il Paradiso e l’intera Divina Commedia: ” L’amor che move il sole e l’altre stelle”.

Non poteva Fonzo, concludere la sua performance se non invitandoci a vivere l’amore: ”Amatevi, baciatevi, moltiplicatevi, fate l’amore”.
Un augurio sicuramente da accettare ed un invito da raccogliere.
Grazie per questo spettacolo che ci ha rincuorati un po’, in un momento in cui tra guerre, profitti sempre più alti che alcune aziende stanno realizzando a svantaggio dei propri clienti, ci ha ricordato che può esistere ancora l’amore, un sentimento, dunque, che può ancora salvare il mondo.
Maria Varricchio

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