Perché Mastella è rimasto solo e non se ne fa una ragione

  


Mastella si pavoneggia del fatto che Nino Lombardi, il suo uomo che dopo essere stato per 8 mesi presidente f.f. della Provincia di Benevento, ha riscosso il 72,63%, nella competizione di secondo grado del 28 luglio per la elezione del Presidente della Provincia. Il risultato, ampiamente scontato, è il frutto del sostegno, almeno da informazioni mastelliane, di 55 sindaci e rispettive maggioranze, in moltissimi casi non irreggimentate in Noi di Centro (l’ultimo soggetto politico fondato da Mastella) in quanto di ispirazione civica. 

  Nella sua nota trionfalistica, per giustificare l’isolamento politico di Noi di Centro che non è intercettato da nessun sondaggio sul piano nazionale, dice: “non abbiamo paura di correre da soli. No ad alleanze a tutti i costi, soprattutto con chi ad ogni tornata elettorale spera nella nostra morte politica”;  “difficile allearsi con chi, sul territorio, continua a farci la guerra, e, soprattutto, con chi ha l’ossessione di mandarci a casa facendo matrimoni  di interesse politico con tutto l’arco costituzionale”.

   Su queste due affermazioni si potrebbe scrivere un saggio. Noi, però, ci limitiamo a dire a Mastella  di meditare sulle ragioni per cui è costretto a correre da solo. Evidentemente, non è gradito da Berlusconi, il quale, dopo aver nominato senatrice la signora Sandra, la moglie di Mastella, nelle politiche del 2018, preferendola alla De Girolamo,  esattamente due anni dopo è stato tradito, perché il sindaco di Benevento,  annusato l’odore di vittoria di Vincenzo De Luca alla Presidenza della Regione Campania, ha costituito Noi Campani per schierarsi nella coalizione dell’ex sindaco di Salerno; non è gradito dal Pd e dal rispettivo schieramento, per il fatto che Noi di Centro, nonostante Mastella ne sia ampollosamente il segretario nazionale,  è presente in forma piuttosto rilevante  soltanto in provincia di Benevento, un fenomeno che, se  consentirà la rielezione della signora Sandra, questa volta alla Camera dei Deputati, nel collegio uninominale di Benevento,  susciterà la meraviglia, e quindi l’intervento, di  giornalisti di altri paesi del mondo.

   Poi c’è il fatto, da non sottovalutare, che Mastella, quando riesce ad entrare a far parte di alleanze,  alza di molto il peso della contropartita, in termini di seggi, in ragione  della consistenza di voti che dice di portare. Nel 2006, infatti, con il Porcellum, pensando che il suo Udeur, il suo soggetto politico di allora, non avrebbe superato lo sbarramento del 2% per entrare a far parte della assegnazione dei seggi, chiese a Prodi la candidatura, con elezione certa, di cinque suoi uomini in liste lombarde dell’Unione di Prodi, salvo poi a presentare proprie liste  con il simbolo dell’Udeur. Allora, Mastella, siccome è nato letteralmente con la camicia, conquistò altri 9 deputati, perché il suo Udeur, ottenendo l’1,8%, riuscì ad essere ripescato come miglior perdente. Il problema per lui personalmente non si poneva, poiché sapeva che in Campania il peso dell’Udeur poteva garantire la elezione di due senatori: lui e Tommaso Barbato, quest’ultimo  funzionario della Regione condannato a 7 anni nei due primi giudizi, per aver affidato appalti senza evidenza pubblica a ditte dell’hinterland  di Casal di Principe. Però, entrambe le sentenze furono poi cassate dalla Cassazione.

  Ma la ragione per cui Mastella non dà affidamento risiede anche nell’aver presentato all’inizio del 2008, dopo che la moglie, presidente del Consiglio regionale della Campania, eletta consigliera nel listino di Antonio Bassolino nel 2005, aveva subito gli arresti domiciliari, una mozione di sfiducia contro Prodi. Egli, allora, disse di aver presentato la mozione di sfiducia contro Prodi, per il fatto di non aver avuto la solidarietà, Prodi a parte, dai partiti dell’Unione rispetto ai provvedimenti restrittivi inflitti alla signora Sandra. Il problema, invece, era un altro, a giudizio di chi scrive: già da molto tempo Mastella veniva lusingato dall’entourage di Berlusconi, con l’invito di far cadere Prodi, che in Senato si reggeva sullo scarto di pochissimi voti. 

   La cosa, però non finì come lui pensava, cioè di essere accolto col tappeto rosso dai berlusconiani. Insomma, fece la fine del cane che, specchiatosi con l’osso in bocca nello stagno, per prendere l’osso che si rifletteva nell’acqua, perse anche quello che aveva in bocca. Il suo Udeur, infatti, non venne accolto nello schieramento di Berlusconi, in conseguenza di ciò che era accaduto alla signora Sandra, come se Berlusconi fosse uno stinco di santo. Mastella, qualche tempo dopo, scriverà su You Tube  di essere stato trattato come un cane rognoso. Di qui, poi, inizia la sua china politica, rispetto alla quale non valse a nulla la sua elezione, nel 2009, nelle liste berlusconiane, al Parlamento di Strasburgo.

  Possiamo dire che, allora, la caduta di Prodi segnò una svolta della politica italiana di cui si vedono gli effetti ancora oggi. In Senato, vi erano già Fisichella e Dini,  due margheritini eletti nello schieramento dell’Unione, Turigliatto, eletto in Rifondazione Comunista, e Rossi, eletto nel partito comunista d’Italia (il partitino di Diliberto), i quali non erano certi di far cadere Prodi se avessero presentato una mozione di sfiducia. Ma quando arrivò quella di Mastella si sentirono rincuorati dall’apporto di altri tre senatori, anche se poi soltanto due (Mastella e Barbato) votarono la sfiducia, in quanto Nuccio Cusumano, il senatore calabrese, si buscò uno sputo in faccia da parte di Barbato per non aver votato la sfiducia a Prodi. 

  Se Prodi fosse rimasto in carica per 5 anni,  forse lo scenario politico sarebbe stato diverso. Prodi era divenuto impopolare, perché, nei primi due anni, quelli in cui ha governato, per rientrare nei limiti di Maastricht, sforati precedentemente da Berlusconi e per ricostituire l’avanzo primario, dissipato pure da Berlusconi, aveva leggermente aumentato l’irpef per i redditi superiori ai 40mila euro. Poi sappiamo come sono andate le elezioni in favore di Berlusconi and company nel 2008.

 Non può certo ispirare  fiducia un politico come Mastella che, dopo lo scioglimento della Dc,  tra il 1993 e il 1994  costituisce, insieme a Casini, il Ccd, per essere a capo comunque di una formazione politica, in forza della quale contrattare con Berlusconi candidature e posti di governo, cosa che non avrebbe potuto fare se avesse aderito al Ppi; che, nel 1996, finito all’opposizione con lo schieramento di  Berlusconi, verrà a trovarsi in una posizione assai scomoda essendo abituato a tenere le mani in pasta, anche se le mani in pasta le aveva dal 1995 nella giunta regionale campana guidata da Antonio Rastrelli, un post fascista che, quando programmava comizi in piazza Matteotti a Napoli, sui manifesti faceva scrivere piazza delle Poste, per omettere  il nome del martire socialista; che nell’autunno del 1998 lascia il Ccd, subendo l’accusa di acchiappa poltrone da Casini, per aderire all’Unione Democratica per la Repubblica, fondata da Cossiga in funzione dell’appoggio al primo governo D’Alema; che dopo questa adesione, pone in essere il ribaltone nella giunta regionale campana, facendo eleggere presidente, con l’appoggio del centro sinistra, un suo uomo nella persona di Andrea Losco fino alle successive elezioni regionali del 2000 in cui viene eletto presidente Antonio Bassolino; che nel 2008 fa cadere il governo Prodi; che, successivamente, rifiutato da Berlusconi nella coalizione di centro destra, partecipa, in sede locale, nella electionday dello stesso 2008, alla coalizione di centro sinistra per la elezione del consiglio provinciale e del Presidente della Provincia di Benevento nella persona di Aniello Cimitile; che nel febbraio 2009 aderisce al Popolo delle Libertà e tenta, senza successo, di mettere in minoranza,  sia Cimitile  che Fausto Pepe, il sindaco di Benevento da lui voluto alla guida della città nel 2006,  in cambio di una candidatura alle europee di quell’anno nelle liste di tale nuova formazione; che eletto al Parlamento di Strasburgo, presenta, nel 2011, nelle elezioni comunali di Benevento, la lista dell’Udeur, la formazione da lui costituita in funzione delle regionali del 2000, nella coalizione guidata da Carmine Nardone, un democrat che associa, insieme alla sua lista civica, anche la formazione locale dell’ex aennino  Pasquale Viespoli e l’Udc di Gennaro Santamaria, in competizione con il candidato sindaco ufficiale del Pd, Fausto Pepe, che viene rieletto, mentre i tre consiglieri eletti dall’Udeur, vengono a trovarsi all’opposizione; che fa rieleggere  la moglie, la signora Sandra, nel 2010 consigliera regionale, in rappresentanza dell’Udeur, schierato, questa volta, nella coalizione di centro destra guidata da Stefano Caldoro; che nel 2015 ripresenta la moglie, sempre nella lista dell’Udeur, e sempre nella stessa coalizione guidata da Caldoro, senza che venga rieletta, seguendo così la sorte toccata a lui un anno prima, quando, ricandidato alle europee nelle liste berlusconiane, non viene rieletto al Parlamento di Strasburgo.

 Di qui la china politica di Mastella subisce l’acme, mentre continua l’abbandono da parte dei suoi seguaci. Comincia a risalire la china un anno dopo, in seguito alla sua elezione a sindaco di Benevento, avvenuta sulla base di un programma, di cui non realizzerà alcun punto. Non a caso, per essere giustificato nella non realizzazione del programma, fa dichiarare l’11 gennaio 2017 dal Consiglio comunale il dissesto finanziario del Comune di Benevento, per evitare di perdere tempo nel programmare, sulla scìa del predecessore Fausto Pepe,  piani di riequilibrio finanziario. Il suo predecessore si è trovato, infatti, a dover pagare debiti plurimilionari che, prodotti negli anni 80 da un sindaco  mastelliano autore del  primo dissesto finanziario del Comune,  sono finiti all’incasso sotto la sua gestione del Comune.

   E Mastella non vuole perdere tempo nel programmare piani di riequilibrio poiché, divenuto sindaco di Benevento,  le sue mire sono quelle di rilanciare, sul piano politico nazionale,  se stesso e la sua famiglia, una operazione, questa, che gli riesce quando fa nominare, come dicevamo, nel marzo 2018, senatrice la moglie da Berlusconi, quando, nell’ottobre 2018,  fa eleggere Antonio Di Maria Presidente della Provincia, quando, il 20 settembre 2020, fa eleggere due consiglieri regionali  nelle liste di Noi Campani, la formazione politica soppiantata da Noi di Centro,  che nel Casertano riscuote 30mila voti. Di qui l’interesse di Mastella di affidare lavori a ditte di Terra di Lavoro. Lumode docet.

 E la corsa non finisce qui, dopo che Nino Lombardi, il suo candidato a Presidente della Provincia di Benevento viene eletto con circa il 73% di voti ponderati nella elezione di secondo grado del 28 luglio. Egli pensa di reiterare questo exploit. Ma evidentemente non ha calcolato che se un sindaco vince con poco più del 50%, la sua maggioranza rappresenta circa  l’80%; che le maggioranze consiliari non sono tutte riconducibili a Noi di Centro; che gli elettori, cioè i cittadini,  che hanno espresso tali maggioranze, saranno liberi, alle politiche, di fare scelte diverse da quelle fatte dai loro rappresentanti  nel votare per Nino Lombardi; che una cosa è chiedere il voto per sé, altra cosa è chiederlo per terze persone, anche perché verrà meno la pressione dei consiglieri che hanno votato Lombardi di andare, casa per casa, a chiedere il voto per Noi di Cento.

 Rispetto alle regionali del 2020, quando Noi Campani in provincia di Benevento ottenne 15.283 voti, pari al 12,9% è cambiato ben poco in favore di Mastella,  anche se è continuata l’assegnazione di cariche e incarichi, cioè di prebende, a cittadini di spicco, ritenuti collettori di voti. A vantaggio del Pd, che alle regionali, affermatosi come primo partito in provincia di Benevento ottenendo  16.956 voti, pari al 14,3%,  dovrebbe giocare il fatto che non ci sarà più la lista degli scissionisti, per usare un eufemismo,  che alle regionali ottenne 10.973 voti, pari al 9,3%, senza parlare poi di altri esponenti di rilievo  del Pd che si candidarono in altre formazioni collegate a De Luca.

 Certamente, coloro che hanno dato vita a Essere Democratici, la formazione degli scissionisti – che, guarda caso, se la non iscrizione al partito non sarà reiterata, nel 2023 potranno ritornare a far parte della famiglia dei democratici, poiché lo Statuto del Partito non prevede la espulsione – non voteranno per il Pd, ma indubbiamente non riusciranno ad orientare tutti quegli oltre diecimila elettori a votare per la formazione di Mastella, perché, come dicevamo, una cosa è chiedere il voto per la propria formazione politica, altra cosa è chiederlo per formazioni politiche diverse.

 Se può essere una consolazione, il Pd, nella elezione del presidente della Provincia del 28 luglio 2022, ha avuto più voti ponderati rispetto alla elezione del Consiglio provinciale del 18 dicembre 2021. Nella elezione del Presidente, infatti, il Pd ha conseguito il 27,4% rispetto il 21,96% conseguito nella elezione del Consiglio, in cui vi fu l’apporto del 3,39% del M5S, che oranon c’è stato.  Poi, un paio di centinaia di “grandi” elettori non hanno votato, perché forse non avevano un candidato di riferimento.

 Tuttavia, il segretario provinciale  del Partito Democratico, Giovanni Cacciano, ha formulato gli auguri di buon lavoro  a Nino Lombardi, la cui elezione a Presidente era ampiamente scontata,trattandosi appunto di una elezione di secondo grado.

  Non ispirato dallo stesso fair play è stato il giudizio di Mastella nei confronti di Giovanni Cacciano, che è stato invitato dal sindaco di Benevento a dimettersi da segretario del Pd, dopo l’insuccesso dello zio, Antonio Calzone, in quest’ultima elezione di secondo grado.

   In base al criterio che ha orientato Mastella a fare tale invito, tutt’altro che garbato, a Cacciano,  anche lui si dovrebbe dimettere da sindaco, quando la moglie, la signora Sandra, non risulterà prima in termini di voti conseguiti, nell’uninominale per la Camera del Deputati, nel collegio che comprende la provincia di Benevento e 28 comuni, pari a 140mila abitanti e a circa 120mila  elettori, del territorio alifano della provincia di Caserta. Dovrà sperare nella presenza, in quel territorio, come in altre regionid’Italia, di ceppalonesi che gli diano una mano nel procurare voti.

   In questo collegio, la signora Sandra se la dovrà vedere con Angelo Moretti, consigliere comunale di Benevento di Civico 22 e presidente del Sale della Terra, per quanto riguarda la disputa con il Pd e il rispettivo campo largo. Il deputato uscente del Pd, Umberto Del Basso De Caro, proposto dal Pd Irpino il 30 luglio, oltre che da quello di Benevento, sarà capolista nel collegio uninominale per il Senato, che comprende la provincia di Avellino e quella di Benevento, mentre Angela Ianaro sarà candidata nel collegio plurinominale per la Camera che comprende la provincia di Benevento e quella di Caserta.

  Abbiamo detto che Mastella, quando la moglie non sarà eletta deputata,   si dovrà dimettere da sindaco di Benevento, e non da segretario nazionale di Noi di Centro, poiché questa carica decadrà con la scomparsa di tale formazione politica il 26 settembre.

   Tuttavia, Mastella ostenta autosufficienza nell’affermazione di Noi di Centro sul territorio nazionale, dove per eleggere deputatinel plurinominale deve sfondare lo sbarramento del 3%, ma soprattutto ostenta certezza nella elezione della moglie, quando dice (il virgolettato è riportato dal Mattino del 30 luglio), “non c’è due senza tre”, nel corso della conferenza stampa tenuta il  29 luglio al Museo del Sannio in seguito alla elezione di Nino Lombardi a Presidente della Provincia. Le prime due vittorie sarebbero state la sua elezione a sindaco di Benevento e la elezione di Lombardi a presidente della Provincia.

  Intanto, sapendo che è solo, a Roma ha incontrato  l’entourage di Renzi per fare un discorso di alleanza. Ma i renziani  ritengono che Italia Viva potrebbe trarne nocumento in chiave di consensi se fa alleanza con Mastella. Il sindaco è attivo per cercare innanzitutto spazi di manovra per piazzare la candidatura della moglie. La signora Mastella, da parte sua, è andata a sondare il campo a destra incontrando il “no grazie” di Forza Italia. La senatrice ha incontrato il segretario regionale di Forza Italia, De Siano, quasi per lagnarsi di una rigidità di quello che fu il partito nelle fila del quale ottenne il seggio nel 2018. Evidentemente, ritiene insignificante il fatto di aver, insieme al marito, tradito Berlusconi due anni dopo la nomina a senatrice da parte del capo di Forza Italia.

   La presenza romana di Mastella è servita anche ad incontrare ambienti del PD (in particolare, ha incontrato Stefano Graziano, deluchiano di ferro), e dai conciliaboli sarebbe emersa la richiestaper un posto nell’uninominale Benevento-Caserta per la moglie, oppure per il figlio, richiesta seccamente bocciata, anche per il plurinominale proporzionale. 

  Intanto, mentre Mastella ostenta autosufficienza a Benevento, al termine della conferenza che ha avuto luogo al Museo del Sannio,un suo…emissario, posto a capo di “Essere Democratici”, ha invitato, con una dichiarazione resa a Ntr24, il Pd ad uscire dall’isolamento (sic) per comprendere,  in altre parole, Noi di Centro nel campo largo.

  Ma “l’Assemblea del Pd”, riunitasi il primo di agosto, nell’Una Hotel per approvare all’unanimità le suddette proposte di candidature che dovranno essere poi ratificate dalla Direzione nazione del Pd, “auspica che l’alleanza di centro sinistra sia la più ampia e coesa possibile, evitando il pericolo  di aggregazioni con liste locali, i cui esponenti sono paradigma del peggiore trasformismo e della più cinica spregiudicatezza”.

  Ma Mastella è fatto così. Nel corso della conferenza stampa successiva alle elezioni regionali, in cui, Noi Campani, ebbe l’affermazione di cui abbiamo parlato, disse che, se sulla sua strada incontra un ostacolo, cambia direzione, evidentemente perché non ammette che il cammino della politica  comprenda ostacoli.

Intanto, vengono trascurati i problemi della città

   Rispetto a questo suo attivismo, i problemi della città vengono trascurati. Mastella ha rivendicato la pericolosità dei Pini, dopo che è caduta la quercia di via Meomartini. Ma quella quercia è caduta perché attaccata da un fungo, così come buona parte dei 352 pini di Viale degli Atlantici, di via Pacevecchia e di via Fratelli Rosselli è stata attaccata dalla cocciniglia tartaruga, senza dare tuttavia segni di cedimento. Solo il buon senso dei cittadini e della Procura della Repubblica ha impedito che Mastella tagliasse tutti i pini che fiancheggiano le predette arterie. Gli alberi vanno curati. I cipressi di Bolgheri, immortalati da Carducci, sono stati curati con poco più di centomila euro, e sono molti più antichi dei 352 pini.  Intanto, l’amministrazione si sta attivando per tagliare i 26 pini di viale degli Atlantici, ritenuti possibili al cedimentodall’agronomo Cardiello, che ha periziato tutti i 352 pini, sucommissione di Mastella. 

  Però Mastella, mentre vuole far tagliare i pini, non fa tagliare le erbacce che crescono, come dimostrano le foto, ai margini di strade e fabbricati, anche del centro storico. Non fa riparare il manto stradale della città, che quasi ovunque si presenta come quello della foto, creando difficoltà ai cittadini colpiti da insufficienza respiratoria, quando con il carrellino, contenente la bomboletta di ossigeno, devono attraversare la strada.

  In prossimità di queste elezioni, Mastella ha disposto il trasportogratuito sui mezzi pubblici per gli studenti le cui famiglie hanno un ISEE non superiore ai 12.000 euro. Anche l’anno scorso, in prossimità delle elezioni comunali, quelle che hanno determinato la sua rielezione a sindaco, dispose la mensa gratuita per i ragazzi le cui famiglie avevano, pare,  un ISEE non superiore ai 20.000 euro.

  Il 28 luglio ha tenuto una conferenza stampa, dal titolo “finalmente il depuratore”,  con la partecipazione di tecnici e del commissario Maurizio Giugni. Ma i lavori del depuratore, che sarà posto a servizio di 45.000 cittadini, compresi quelli di contrada Montecalvo,  inizieranno alla fine del 2023, in località Scafa, ai confini del territorio di Foglianise, se tutto andrà bene.Sì, perché Mastella ha omesso di dire che la Procura della Repubblica, nella richiesta di rinvio a giudizio, spiega “Altra Benevento è Possibile” in una nota pubblicata integralmente da noi,   contesta ad amministratori e tecnici della Gesesa il reato di falso in atto pubblico.  Altre persone, collegate alla Gesesa,  sono accusate di aver turbato la procedura di gara per l’affidamento dei servizi di progettazione. 

 Ma l’elenco è lungo. Il giudice per la Udienza preliminare deciderà a gennaio 2023 se rinviare a processo i molti indagati. Molti sono stati i siti individuati dal Comune per realizzare il depuratore. Ma secondo la Procura, riporta sempre Altra Benevento è possibile”, i tempi lunghi non sono tutti riconducibili alle complicazioni burocratiche connesse alla individuazione del sito. “I magistrati ritengono, infatti”, afferma il  Movimento costituito da Gabriele Corona, “che la città è rimasta  senza depuratore per altri cinque anni (la nomina del commissario è dovuta appunto ai ritardi imputabili al Comune che ha avuto in merito problemi anche con l’Europa – ndr) perché  soggetti ben identificati (pubblici ufficiali o addetti a pubblici servizi), cioè ‘soggetti chiamati  a dirigere  Enti la cui azione sarebbe dovuta essere improntata ad assoluta e totale imparzialità’ hanno invece voluto affidare la progettazione del depuratore a Gesesa, che non aveva i requisiti, e addirittura hanno falsificato atti, relazioni e studi per evitare la Valutazione di Impatto Ambientale necessaria per impianti di grossa dimensione”.

 A altri 10.000 cittadini  della zona alta della città, e di contrada Cancelleria, sarà messo a disposizione entro la fine dell’anno,  opportunamente aggiornato a norma di legge, il depuratore di Ponte Valentino, già esistente. Restano fuori le contrade, quelle che hanno fatto la differenza nella riconferma di Mastella nella carica di sindaco di Benevento. Però, i cittadini delle contrade possono essere fieri del fatto che il sindaco ha apposto i numeri civici davanti alle loro abitazioni. Viene da domandarsi , a questo proposito, come un cittadino o un’ambulanza possa trovare il numero 50 di una certa contrada, se non è indicato il nome della strada dove  esiste l’abitazione recante  tale numero. Non si può neanche dire che sia un vantaggio per il recapito della posta, poiché  ogni portalettere conosce uno per uno i cittadini della contrada servita da lui.

  Mastella, poi, per rivendicare la realizzazione di un impianto, tutta da vedere ancora, si è lasciato andare nel dire: Dove non sono riusciti i Romani, i longobardi, i Rettori Pontifici, eTalleyrand, il maresciallo bonapartiano, riusciamo adesso noi, quasi a dimostrare che, ai tempi in cui costoro hanno governato la città, esistesse il problema di depurazione delle acque reflue.

Giuseppe Di Gioia

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