Se le Province devono continuare a esistere perché non si restituisce la parola ai cittadini ?



Solo una persona, nata letteralmente con la camicia, avrebbe potuto disporre, appena eletto sindaco  di Benevento nel giugno 2016, di una legge elettorale,  per la elezione dei Consigli provinciali e dei rispettivi presidenti,  che gli avrebbe fatto avere il controllo anche della Provincia di Benevento.  

 Nella elezione del Consiglio provinciale del 1° gennaio 2017, sei mesi dopo la sua elezione a sindaco, Mastella, elesse subito, nelle sue liste, 5 consiglieri provinciali (il 50% di tutto il consesso), rispetto a un solo consigliere ottenuto nel 2014, nella persona di Alfredo Cataudo.

 Però, dal momento che non si era votato per la elezione del Presidente, il voto di quest’ultimo faceva la differenza per salvare la maggioranza di centro sinistra. Il 31 ottobre, però, decaduto Claudio Ricci, il presidente Dem, che il Covid-19 sottrarrà agli affetti dei familiari e degli amici del Pd nel 2020, viene eletto presidente Antonio Di Maria, allora sindaco di Santa Croce del Sannio. Ma il 24 novembre 2021, 51 giorni dopo le elezioni comunali di Benevento, in esecuzione di una richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica rispetto ad una inchiesta terminata nel mese di febbraio 2021, subisce gli arresti domiciliari e la decadenza da Presidente della Provincia perché coinvolto nella storia di mazzette che regolavano gli appalti alla Provincia di Benevento.

  Ovviamente, con la elezione di Di Maria a Presidente, sarà questi a fare poi la differenza per determinare la maggioranza a favore della compagine mastelliana, fino a quando, sciolto il Nuovo Centro Destra con il ritiro di Angelino Alfano a vita privata alla vigilia delle politiche del 2018, i seguaci di questa formazione politica, alla ricerca di una casa politica, vanno a irrobustire le file dei mastelliani. Infatti, Francesco Rubano, colui che, in nome dei NCD, era stato vice di Ricci, passa nella compagine mastelliana, quando era ancora vice presidente del Consiglio comunale di Puglianello. Poi diventa sindaco di tale Comune, nonché vice coordinatore regionale di Forza Italia, sino ad assumere, recentemente, la funzione di commissario provinciale del partito di Berlusconi.

  Quando Antonio Di Maria, viene eletto presidente della Provincia, con i determinanti e pesanti voti ponderati dei consiglieri della maggioranza mastelliana al Comune di Benevento, i giornalisti e i giornali mastelliani di Benevento scrivono: Dopo 20 anni, Mastella assume di nuovo il controllo della Provincia. Infatti, erano passati 24 anni dalla fine della Prima Repubblica, da quando cioè la Dc, con gli alleati di centro sinistra,governava la Rocca dei Rettori. Ma dalla fine della Prima Repubblica, cosa che i giornalisti mastelliani non ricordavano, quando scrivevano quelle considerazioni, Mastella ha avuto sempre le mani in pasta nel governo della Provincia.

  Nella elezione del Consiglio provinciale del 10 marzo del 2019, si registra addirittura una debacle per il Pd, che ottiene appena 2 seggi, mentre Mastella ne conquista 6 con le sue liste, ai quali si aggiungono il seggio conquistato da Forza Italia e quello ottenuto dai dissidenti del Pd, allora zingarettiani, come se la federazione provinciale del Partito non fosse allineata a Zingaretti, e oggi deluchiani, ma non più da iscritti al Pd, poiché, avendo sostenuto, in misura determinate, la rielezione di Mastella a sindaco di Benevento, è stata loro rifiutata l’adesione al Partito.

  La elezione del Consiglio provinciale del 18 dicembre 2021, fa però registrare una flessione della compagine mastelliana. Le liste di Mastella ottengono infatti, soltanto 5 consiglieri, compreso Nino Lombardi che, dalla decadenza di Di Maria, svolge le funzioni di Presidente. Il Pd conquista 3 seggi, e uno Forza Italia. La maggioranza di Mastella si regge con il voto del consigliere eletto dagli estromessi dal Pd..

  Ora, però, convocata la elezione del Presidente per il prossimo 29 luglio,  la compagine mastelliana si trova in buona salute, non come voti espressi in suo favore dai cittadini della provincia di Benevento, bensì con la forza che gli deriva dal fatto di essere il tramite, molto accreditato, tra molti amministratori di enti locali della provincia di Benevento e la Regione, oltre al fatto di realizzare aggregazioni attraverso la distribuzione di prebende a collettori di voti.

  Consapevole di questa realtà, Mastella si è permesso di dire che il Pd pone in essere una doppia morale: “accusano me di familismo perché candido mia moglie”, mentre loro “hanno un segretario che candida lo zio”, Antonio Calzone, a presidente della Provincia.

  Diciamo subito che il paragone non regge, prima perché, come rapporto di parentela, uno zio non può essere equiparato a una moglie, secondo perché Antonio Calzone, già sindaco di Reino, non viene candidato a sindaco.  Poi, se vogliamo dirla tutta, Mastella ha fatto candidare la moglie, da Berlusconi, in posizione di eleggibilità, perché, probabilmente, a nostro modo di vedere ( “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, diceva Andreotti), non si è potuto candidare lui, in quanto, diversamente dalle  precedenti elezioni del Parlamento italiano, nel 2018 non è stata varata la deroga alla legge che prevede le dimissioni 6 mesi prima della data delle elezioni per i sindaci che si vogliono candidare.

  Dice bene Antonella Pepe, la presidente provinciale del Pd: “Ma davvero Mastella vuole relegare a una questione di familismo  la storia di Antonio Calzone?  Pochi amministratori , in questa provincia, possono vantare un percorso come  il suo. E non sono io a dirlo ma i cittadini di Reino  che dal 1992 continuano a premiarne impegno e capacità con percentuali  sempre più alte. La testimonianza di un radicamento  territoriale che gli riconoscono tutti gli amministratori, anche quelli del partito di Mastella, che con lui hanno avuto modo di collaborare in questi decenni.  Calzone non è stato inventato da nessuno, non è mai stato incluso in liste e listini bloccati e per le soddisfazioni politiche, che è riuscito ad avere, deve ringraziare unicamente se stesso e i suoi concittadini. L’unica doppia morale, in questa, storia, appartiene a chi, da un lato, invoca il rispetto delle persone e della diversità delle posizioni e, dall’altro, alla prima occasione utile attacca non l’avversario politico ma la persona in quanto tale”.

  Se Nino Lombardi, il candidato di Mastella alla presidenza della Provincia, parte in una posizione piuttosto favorevole, anche perché tra tutte le opposizioni non si è pervenuti alla individuazione di un unico candidato alla Presidenza della Provincia (quelli di centro destra non riescono ancora a fare sintesi perché nel loro schieramento ci sarebbe una quinta colonna di Mastella, secondo quanto denuncia Antonio Mauro, un dirigente di Forza Italia),  ciò è dovuto, sottolinea Antonella Pepe, alla legge 56/2014, voluta da Delrio come momento transitorio  in attesa della completa abrogazione delle Province. Ma ora che le Province sono destinate ad esistere, poiché il referendum del 4 dicembre 2016 bocciò la riforma costituzionale, sarebbe pure il caso di restituire la parola ai cittadini, per impedire che Mastella faccia il baldanzoso, arrivando a sostenere che egli conquista consensi, non tra i cittadini, a nostro avviso, ma tra chi è a caccia di prebende, in quanto i suoi oppositori, cioè i Democrat, non propongono un modello di sviluppo per il Sannio.

  Infatti, il Sannio ha risalito la china dal lontano 1976, da quando  cioè  Mastella è in politica, essendo stato due volte Ministro, non perché gli siano state riconosciute, a nostro avviso, capacità particolari, ma perché nel 1994 ha contrattato con Berlusconi il Dicastero del Lavoro in virtù dell’apporto dato alla coalizione di centro destra dal Ccd, di cui lui faceva parte, e nel 2006 ha contrattato, con Prodi, il Dicastero della Giustizia, in quanto, in Senato, in occasione della elezione del Presidente, riuscì a dimostrare quanto fosse determinante l’apporto del suo ex Udeur in quel ramo del Parlamento. Della sua nomina a sottosegretario alla Difesa, sul finir degli anni 80, periodo in cui era ancora luogotenente di Ciriaco De Mita, allora segretario della Dc e Presidente del Consiglio, i cittadini di Benevento si sono accorti quando  la città era attraversata dalla auto della sua scorta, con le sirene spiegate.

  E’ noto a tutti il fatto che egli prende i voti non attraverso la elaborazione dei massimi sistemi, bensì attraverso la costituzione di clientele. Questo dovrebbe saperlo anche un suo scuderio che, ad ogni piè sospinto, ne assume la difesa.

   Ha assunto la sua difesa anche in risposta a Vincenzo Sguera, il segretario provinciale di Azione, secondo cui Mastella sarebbe ossessionato dal fatto che le sue attenzioni per Calenda, il fondatore di Azione, non sarebbero corrisposte. Anche per Sguera, come per Antonella Pepe, Mastella predilige offendere le persone sul piano personale. Infatti, Sguera scrive in un suo comunicato: “Siamo sicuri che la priorità sia offendere ogni giorno Calenda e non convocare subito un tavolo interpartitico  per cercare di arginare i problemi reali?”.

 Un altro scudiero di Mastella, non quello che ritiene il sindaco di Benevento nella storia d’Italia, dice che Noi di Centro,  il nuovo partito di Mastella,  ha,  tra Campania e Puglia, 14 sindaci   e oltre 100 amministratori. Peccato che, però, Noi di Centro non figuri nei sondaggi, mentre figurano Azione di Calenda al 5% e Italexitdi Gianluigi Paragone, al 2,5%.

  Qualche settimana fa, una giornalista storica del Corriere della Sera, Maria Teresa Meli,  replicando a Mastella, quasi sempre presente nei talk show de La7, non si sa se su invito della emittente o su sollecitazione del sindaco di Benevento,  disse pressappoco: Mastella si dà da fare con il Centro per poi far pesare nelle alleanze con la sinistra o con la destra quel che con altri riesce a  costruire. Mastella, invece, per non passare come uno  che chiede candidature con sicura elezione, come avvenne con l’Unione di Prodi nel 2006, disse che il Pd non vince da quando non è più alleato con il Centro.

  E in quella dichiarazione resa al Mattino del 9 luglio, alludendo a Del Basso De Caro, dice anche che la Svimez illustra i benefici dell’hub di Grottaminarda, la piattaforma Hirpinia sulla Napoli-Bari, e sostiene che egli non è stato sottosegretario alle Infrastrutture negli anni scorsi.

 Egli è stato due volte ministro, nel modo che abbiamo descritto e una volta sottosegretario senza aver prodotto un c…o per il Sannio e le zone interne.  Quando è stato Ministro del Lavoro, per premiare i cittadini di Sant’Agata dei Goti che avevano dato, nel 1994, duemila voti alla coalizione di centro destra nella quale lui era candidato, promise la istituzione di una sede staccata dell’Inail nel centro saticulese,  non bene collegato col territorio di competenza. Ma l’Inail ha insediato a Sant’Agata una sua emanazione solo nell’anno 2000, pervenendo poi, alla scadenza del contratto di fitto dell’immobile, alla sua soppressione, dieci anni dopo, perché passiva.

 Del Basso De Caro, è stato eletto in un collegio che comprende sia la provincia di Benevento che quella di Avellino, quindi, ammesso che siano attendibili i rilievi di Mastella, il deputato del Pd deve tutelare anche gli interessi della provincia limitrofa.

 Poi, signor Mastella, Del Basso De Caro, in quei quattro anni in cui è stato sottosegretario alle Infrastrutture, ha fatto ciò che lei non ha fatto dal 1976 al 2008, quando ha fatto cadere il governo Prodi.  Del Basso De Caro ha fatto finanziare i due lotti della Telesina, ha fatto finanziare il completamento della Fortorina, ha fatto finanziare  il completamento della Fondo Valle Vitulanese, ha fatto finanziare il completamento degli ultimi 2.600 metri della Fondo Valle Isclero. E questo solo per parlare delle grandi opere. I finanziamenti, in particolare quello della fondo Valle Vitulanese e quello della fondo Valle Isclero, stanziati tra il 2016 e il 2017 e trattenuti da chi doveva dirottarli alla Provincia di Benevento, sono stati resi disponibili solo nei mesi scorsi.

Giuseppe Di Gioia

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