L’acqua è pubblica ma la sua gestione è un problema

L’acqua è un bene primario e pertanto va salvaguardata, va tutelata, controllata.
A monte vi sono gli enti locali, Regione, Comuni, a programmare la sua destinazione : la spartizione secondo le esigenze del territorio. A loro compete in definitiva la distribuzione che, nel Sannio è sempre stata al centro di tante polemiche.
Con la distribuzione dei flussi alla fine entra in gioco la gestione di questo bene.
E’ sotto gli occhi di tutti quanto è accaduto al Consorzio Idrico Alto Calore, ente pubblico, che con una gestione alla buona delle risorse ha accumulato debiti con svariati zeri. Una gestione pubblica che ha dovuto fare i conti con la burocrazia interna, con il lassismo dell’apparato per recuperare crediti soprattutto composti da morosità, senza parlare poi della gestione politica che porta direttamente ad una gestione clientelare anche dell’utenza.
In contrappasso con quella istituzione imperante ,Pietrantonio sindaco della città, l’assessore Timessa ebbe l’ardire di proporre un bando per la costituzione di una società a capitale misto , con esigua maggioranza privatistica.
Quella gara fu vinta dalla Gesesa, figlia di una fortissima società romana distributrice oltre che di acqua anche di energia elettrica.
La Gesesa subentro’ al malridotto acquedotto comunale, sia in termini di struttura che di utenze, con una partecipazione del 51% del capitale, mentre il 49% era, seppur in minoranza, di proprietà pubblica, cioè del Comune di Benevento.
L’idea di Tinessa, accolta calorosamente in città, era quella della gestione dell’acqua da parte di una socierà privata, che non era obbligata alla cavillosità della burocrazia, dovendo in massima parte operare per la sostituzione di buona parte della rete idrica cittadina, nonché l’allacciamento anche delle contrade e la gestione de flussi che arrivavano da più parti, Molise compreso.
Un lavoro che il burocrate avrebbe opportunamente portato avanti per le lunghe e sicuramente danneggiando anche la stessa acqua. Per anni la città, nei mesi estivi, è stata lasciata a secco. Da almeno un decennio tutto questo non accade, poiché,come sta avvenendo in questi giorni, la Gesesa opera,durante le ore notturne, opportunamente, chiusure di parte della rete, per permettere il riempimento dei serbatoi.
Una mancanza in parte per quattro o cinque ore della notte che non danneggia l’utenza.
Ora davanti a queste due realtà, vissute dai cittadini del Sannio, si evidenzia che al di  rimanendo comunque un bene comune di proprietà degli enti che gestiscono le fonti o sottostanno a patti sottoscritti con altri enti.
Alla fine essendo l’acqua già un bene di proprietà pubblica cosa chiede il comitato? che la sua gestione sia anch’essa pubblica?
A Benevento a controllare la Gesesa c’è la minoranza nel Cda che sui conti e sulle tariffe in questi trenta e passa anni ha avuto spesso voce in capitolo.
Lungi da me difendere quella società, ne ho esaltato solo quella soluzione avvenuta negli anni 80, ma ribadisco la validità che la gestione della distribuzione dell’acqua alle utenze non può essere pubblica. Ma sulla gestione c’è in atto un grosso movimento ….ed è questo che fa paura.
L’ACQUA E’  GIA’ PUBBLICA.       
geppinopresta

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