Mastella risponda alle interrogazioni e faccia chiarezza rispetto a quanto scoperto dalla Guardia di Finanza di Firenze

Una giornalista del Mattino, Marilù Musto, nella edizione del 16 novembre, a pagina 34 del giornale napoletano, ha scritto, a proposito dell’arresto di Giuseppe Diana: “Arrestato, mentre si trovava a Castelfranco  Emilia, Giuseppe Diana. L’uomo – già protagonista di altre inchieste  – ritenuto affiliato al clan  di Michele Zagaria, la primula rossa dei casalesi.  Era lui, Peppe o’ biondo – come era stato ribattezzato – il “rappresentante” delle slot machine che imponeva di piazzare le macchinette infernali  nei bar e nei centri scommesse di Trentola Ducenta, Casapesenna e San Marcellino”.
“Era ancora lui”, scrive sempre la Musto, “che, per la Procura Antimafia, nel 2019, al telefono discute con il fratello Raffaele della “fabbrica di voti” in favore dei candidati Aldo Patriciello di Forza Italia e Maria Grazia Chiusolo “Molly” (consigliera comunale di Benevento del gruppo Noi Sanniti che faceva capo a Clemente Mastella). Intercettato dal Gico (Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata- ndr)  di Firenze nel 2019, Giuseppe Diana, detto o’ biondo da Casapesenna, era finito  una prima volta nella rete della giustizia. Per valutare la sua potenza criminale, gli inquirenti hanno ipotizzato che fosse stato individuato proprio lui per la risoluzione della estorsione alla concessionaria di auto di Qualiano dei D’Ausilio”.
Il Gico della Guardia di Finanza di Firenze, leggiamo in una nota di Anteprima 24 del 16 novembre, avrebbe quantificato (il predetto giornale online usa però l’indicativo)  in circa 400 voti il sostegno ai predetti candidati di Forza Italia. Un altro quotidiano, “CRONACHEdi”, riferisce sempre anteprima 24,   scrive che “gli interessi dei casapesennesi nella zona di Isernia e nel Beneventano, stando alla tesi dei finanzieri, dopo il 2019 (anno in cui si sono svolte le elezioni europee  in cui le predette persone erano candidate nella lista di Forza Italia nella Circoscrizione Meridionale – ndr) si sarebbero gradualmente intensificati”. I casapesennesi  avrebbero partecipato (CRONACHEdi usa invece l’indicativo – ndr) a diversi bandi e gare pubbliche e, in molte occasioni, dice il Gico, le ditte riconducibili alla famiglia Diana sarebbero risultate vincitrici”.

Rispetto  a questa informazione così dettagliata, non sarebbe stato necessario che Luigi Diego Perifano, Angelo Moretti e Rosetta De Stasio, i tre capi dell’opposizione a Palazzo Mosti, avessero chiesto all’amministrazione comunale di Benevento di fornire le più ampie rassicurazioni finalizzate ad escludere che qualche impresa riconducibile alla famiglia Diana sia risultata affidataria di appalti, da parte del Comune di Benevento, a far data dal maggio 2019.
Sarebbe bastato, invece, che Clemente Mastella, il capo dell’amministrazione comunale, fosse intervenuto, anche con qualche esposto indirizzato alla Procura della Repubblica di Benevento, per proclamare la sua estraneità a fatti rilevati dal Gico di Firenze.
E’ stata, invece,  Molly Chiusolo, in una lunga nota pubblicata dal Mattino  del 17 novembre, a dichiarare la sua estraneità alla vicenda che la vede coinvolta, una vicenda che potrebbe configurare il voto di scambio se eventualmente dovesse essere accertato che l’amministrazione Mastella abbia affidato qualche appalto a qualche impresa riconducibile alla famiglia Diana. 
Ammesso che ci sia stata, verso quegli ambienti del Casertano, una qualche richiesta di voti in favore di Molly Chiusolo, ciò sarebbe avvenuto, siamo certi, all’insaputa della interessata, anche se Altrabenevento si domanda “come fa Chiusolo ad essere certa di non essere indagata”.   
E’ del tutto impossibile, infatti, che una giovane avvocata, eletta per la prima volta al Consiglio comunale di Benevento nel 2016, dopo aver appena compiuto 31 anni, possa essere venuta in contatto, 3 anni dopo, con gli ambienti casalesi per chiedere voti, per giunta voti di scambio, nel caso dovesse essere coinvolto anche il Comune di Benevento rispetto a quanto dice il Gico di Firenze.
Questo meccanismo di procacciamento di voti, anche in ambienti poco raccomandabili, sono aduse persone consumate in politica, persone senza scrupoli, interessate a consolidare i propri bacini elettorali e a costruirne di altri, soprattutto se non hanno un retroterra culturale, per fare carriera in politica.
E’ strano che Mastella non abbia reagito verso il Gico di Firenze, che lo ha coinvolto in una vicenda che potrebbe configurare il voto di scambio. Se l‘è presa, invece, con chi gli ha chiesto di proclamare la sua estraneità a tale vicenda.
Infatti, il 17 novembre, nella sua pagina facebook ha scritto: “Osservo, con distacco, a un fuoco di fila di interrogazioni, diverse delle quali, senza capo né coda, richiamano elementi estranei alle materia comunale”, come se aver affidato un appalto, nel caso tale circostanza venisse accertata, fosse materia estranea alla “materia comunale”.
Il suo post, poi, prosegue: “Sembra che, per alcuni, la campagna elettorale continui. Non ancora è stata digerita la sconfitta. Se ne facciano una ragione. Il mio dialogo sarà con chi ha a cuore il bene della città, mai con chi non accetta la sconfitta e vuole  fare ostruzionismo. Io vado avanti col mandato popolare, lavorando per ridare fiducia alla comunità, per utilizzare al meglio i fondi del Pnrr e per fronteggiare la quarta ondata del virus”.

Intanto risponda alle interrogazioni della De Stasio, quella relativa all’affidamento a Molly Chiusolo della delega sui rapporti con l’Acer e quella relativa alla illegittima nomina di Picucci nel CdA della Gesesa, ma soprattutto risponda al quesito posto dai tre capi dell’opposizione, in ordine alla vicenda denunciata dal Gico di Firenze, altrimenti non ha senso che la moglie, la senatrice Lonardo, si lamenti del fatto che non venga data risposta alle sue interrogazioni, molte delle quali finalizzate soltanto a dare visibilità a chi le inoltra.
Le opposizioni si sono fatta una ragione della sconfitta, ma questo non significa che non debbano incalzare il sindaco, così come stanno cominciando a fare, segnando una discontinuità  rispetto alla opposizione di  sua maestà, posta in essere  dai De Pierro, dai Del Vecchio e dai Lepore, una opposizione che, quando il sindaco non aveva più una sua maggioranza, ha garantito il numero legale nelle sedute consiliari, fino ad approvare suoi provvedimenti e fino a presentare, in contrasto con il partito, il Pd, che li aveva fatti eleggere, una lista in sostegno del sindaco nelle ultime elezioni, una lista che, anche se ha conseguito un modesto risultato (ne è prova la non elezione, anche in presenza di premio di maggioranza, di uno dei 3 ex dem), ha consentito con i suoi 1.804 voti la riconferma di Mastella, il quale è andato oltre il 50% soltanto di 787 voti.
Alla sua rielezione ha contribuito anche Giuseppe Conte, nel non aver fatto presentare la lista al M5S, già schierato con la coalizione Alternativa per Benevento, guidata da Luigi Diego Perifano.  Ma con tutti questi vantaggi, non ultimo quello di aver potuto fare, grazie alla opposizione di sua maestà,  campagna elettorale nella veste di sindaco, se il voto delle contrade  fosse stato uniforme rispetto a quello della città, che lo ha bocciato, non sarebbe stato comunque rieletto.
Dimentichi del fatto che il sindaco, nei trascorsi 5 anni, non ha portato l’acqua alle poche contrade non ancora approvvigionate  dall’acquedotto cittadino (durante la campagna elettorale del 2016 disse, attraverso canali televisivi nazionale, che 15.000 abitanti delle contrade, non 12.000 quanti sono effettivamente, non vergono forniti di acqua), i campagnoli hanno fatto la differenza rispetto alla città. Infatti, si sono sentiti felici del fatto che il sindaco abbia fatto apporre davanti alle loro abitazioni il numero civico, di modo che un’ambulanza dotata di navigatore possa raggiungere la famiglia che ha chiesto il soccorso; si sono sentiti felici che in contrada Serretelle e in contrada San Vitale sia stata potenziata l’illuminazione pubblica; si sono sentiti felici che in contrada Pantano sia stato inaugurato, negli ultimi giorni di campagna elettorale, l’inizio dei lavori, con i fondi dell’alluvione, il rifacimento di una strada; ma,infine, si sono sentiti felici del fatto che, a quattro giorni dal voto, siano stati avviati i lavori di riallaccio della condotta idrica alla contrada Roseto, un’opera la cui realizzazione è stata affidata, tanto per cambiare, ad una ditta di Casal di Principe.
In questo centro del Casertano, nelle elezioni regionali  del 2010,  il suo Udeur è risultato primo in termini di voti. Forse, sarà stato questo apporto di voti  a far scattare il secondo seggio per in partitino di Mastella, quello attribuito alla signora Sandra Lonardo Mastella, eletta allora per la seconda volta al Consiglio regionale, ma nella coalizione di centro destra, guidata da Stefano Caldoro, e non più in quella di centro sinistra, nella quale, candidata nel listino di Bassolino, era schierata nel 2005.  Nelle regionali di tale anno,  nelle liste dell’Udeur venne eletto  al Consiglio regionale anche il casalese Nicola Ferraro, un imprenditore del settore dei rifiuti, condannato nel febbraio 2012 a 9 anni e 4 mesi, per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma  ditte di  tale centro del Casertano, controllato in passato dai Bidognetti, dai Sandokan, nel quale è stato assassinato don Peppe Diana per la sua lotta alla camorra, erano anche destinatarie di appalti, affidati, con la motivazione della massima urgenza, da Tommaso Barbato, un funzionario della Regione eletto senatore nel 2006 nelle liste dell’Udeur  e divenuto famoso per lo sputo in faccia a Nuccio Cusumano, il senatore udeurrino della Calabria, ritenuto colpevole di aver votato la fiducia al governo Prodi, contrariamente a quando disposto da Mastella per far cadere il governo.
A questo punto, viene da domandarsi come mai, nel Casertano, il nuovo partito di Mastella, Noi Campani, una formazione politica non di respiro nazionale, che non ha, a nostro avviso, una proposta politica capace di raccogliere consenso, ha preso trentamila voti, eleggendo anche una consigliera regionale. 
Quando, agli sgoccioli della campagna elettorale, è stato poi fatto rilevare a Mastella di aver continuato a penalizzare le imprese beneventane, per aver affidato l’allaccio della condotta idrica alla contrada Roseto a una ditta di Casal di Principe, egli ha risposto che anche  l’amministrazione di centro sinistra che lo aveva preceduto, affidava appalti a ditte non di Benevento. Ma qualche autorevole esponente di quella amministrazione di centro ha spiegato che, a volte, l’affidamento di appalti a ditte non di Benevento veniva perorato da persone schierate ora con Mastella. Si tratta di “quelli di prima”, di cui ambienti vicini al Palazzo di Giustizia, non volevano il loro ritorno alla guida della città, non sapendo che molti di quelli di prima erano schierati con Mastella.
Ma Mastella, in quel post, ha pure detto che, rispetto “al fuoco di fila di interrogazioni”, egli deve pensare a “fronteggiare la quarta ondata del virus”. Infatti, nei giorni scorsi, ha scritto, sulla sua pagina facebook, di aver  dato disposizione alla Polizia Municipale di  “bloccare , per ora, con moral suasion, quanti non portano la mascherina, obbligatoria a Benevento, e di controllare che la green card, dove è egualmente obbligatoria, sia esibita agli ingressi. Poi si procederà a sanzioni amministrative, se il mio appello dovesse essere ignorato. Nessuno resista  per arroganza al buon senso e al rispetto per se stessi e per gli altri”. 
Bene, signor sindaco! Se questo appello, così deciso, lo avesse fatto nell’estate del 2020, pochi mesi prima delle elezioni regionali, nelle quali era impegnato il suo nuovo partito, e se, avendolo fatto allora, lo avesse ribadito all’inizio del 2021, quando, in assenza ancora di rinvio, si sapeva che le elezioni amministrative  si sarebbero svolte a maggio, probabilmente la seconda e la terza ondata sarebbero state meno violente  e avrebbero prodotto meno decessi. Invece, lei, per apparire buono verso i beneventani, suoi concittadini da 5 anni, è stato permissivo. Addirittura, ha chiesto di stralciare la provincia di Benevento dalla zona rossa della Campania, nel mese di novembre 2020, quando, in più di una occasione, si registravano 6 decessi al giorno.
Rispetto a questo comportamento, a poco serviva ordinare di stare seduti a distanza di un metro sulle panchine, e a poco serviva anche ordinare di non fumare in strada, perché l’atto del fumare comporta quello di abbassare la mascherina. Ma stranamente, rispetto a questa ultima ordinanza, o raccomandazione, i suoi accoliti hanno scritto in un comunicato che la sua iniziativa era stata copiata dal Comune di Padova, quando invece la primogenitura di questo divieto appartiene a Cittadella, un Comune della provincia di Padova.
Dopo il notevole rallentamento della prima fase della pandemia, nel mese di giugno 2020, quando le autorità governative consigliavano di non abbassare la guardia, ma anche nel periodo successivo fino ad oggi, abbiamo assistito ad un irresponsabile lassismo, rispetto  al quale  la Polizia Municipale che abbiamo conosciuto fino ai tempi del comandante Giovanni Fantasia  non avrebbe esitato a porre in essere le dovute sanzioni, quando ne ricorreva la necessità, anche arrecando qualche dispiacere al sindaco.
Saremmo curiosi di sapere quante sanzioni sono state poste in essere, dalla attuale Polizia Municipale,  dal mese di giugno 2020 fino ad oggi, a causa del non rispetto delle misure atte a prevenire il contagio.  Quando la situazione, nella prima fase, caratterizzata dal lockdown, era meno grave di quella della seconda e della terza ondata, ma metteva paura, perché era il primo impatto con la pandemia,  sono state comminate sanzioni nel confronti di chi veniva trovato in strada senza motivazione. Ma allora le elezioni erano lontane. Ed ora, a meno di scioglimento anticipato delle Camere, non vi sono elezioni in vista, in cui possa essere impegnato Mastella o il suo partito. Le elezioni provinciali sono di secondo grado: non coinvolgono i cittadini.
Giuseppe Di Gioia

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