Mastella ha imbarcato di tutto e di più

Dopo che Enrico Letta, in base a quanto deciso dalla commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico, ha dichiarato decaduto Rossano Insogna dalla carica di presidente provinciale del Partito per non aver rinnovato l’iscrizione al Pd per il 2020 neanche nel  corso dei tempi supplementari scaduti il 30 aprile 2021, si è aperta, nella federazione dem di Benevento, la fase di decantazione politica. Eppure, Carmine Valentino, segretario provinciale del Pd fino al prossimo congresso, che dovrà essere celebrato entro il 7 dicembre di quest’anno,  dopo aver convocato l’assemblea provinciale per il 5 di giugno scorso, sostituendosi ad Insogna per il fatto che quest’ultimo risultava non iscritto al partito, aveva comunque  invitato il sindaco di Melizzano  (appunto Insogna) di non protestare, di partecipare all’assemblea e di rinnovare l’iscrizione anche a tempi supplementari scaduti. 

Invece, lui, Insogna, credendo di trovare, quale deluchiano di ferro, una sponda presso la segreteria regionale del Partito, aveva  pensato di fare ricorso per essere stato privato delle sue funzioni di presidente. E una sponda l’aveva trovata in Leo Annunziata, l’uomo eletto nelle primarie del 3 marzo 2019 segretario regionale del Pd campano per volontà del Presidente De Luca. Annunziata, infatti, senza verificare se Insogna aveva rinnovato l’iscrizione al Partito, invitò subito Carmine Valentino a disdire la convocazione dell’Assemblea, in attesa che sul ricorso si pronunciasse la commissione regionale di garanzia, un pronunciamento che, attestatosi su di un risultato di parità (4 favorevoli e 4 contrari),  fece pendere la bilancia dalla parte di Insogna, poiché al voto del presidente della commissione, favorevole alle motivazioni del ricorso, fu dato un valore doppio.
Ma perché c’è stata discordanza tra la commissione nazionale di garanzia e quella regionale? Perché, in sede regionale, auspice Leo Annunziata,  si voleva, in violazione dello Statuto che conferisce autonomia decisionale alle emanazioni periferiche del Pd,   un Partito Democratico prono verso Clemente Mastella nel sostenerne la ricandidatura a sindaco di Benevento, in virtù dell’applicazione del modello di alleanze che in sede regionale aveva riconfermato De Luca alla guida della Regione, un modello che, rimasto inapplicato anche negli altri capoluoghi campani chiamati al voto, Mastella aveva proposto a De Luca, quasi in forma ricattatoria, nel senso che, laddove non fosse stato applicato, il suo nuovo soggetto politico (Noi Campani) avrebbe avuto le mani libere nella scelta delle alleanze.
A Benevento, non in linea con la scelta del Pd di far parte di Alternativa per Benevento, la coalizione guidata dal candidato sindaco Luigi Diego Perifano, si sono riconosciuti strumentalmente in tale modello soltanto tre consiglieri comunali, tra quelli eletti nel 2016 nello schieramento guidato, in alternativa a Mastella, da Raffaele Del Vecchio (uno dei tre), i quali hanno preteso di rappresentare il Pd in Consiglio comunale, anche dopo che gli altri tre consiglieri dem avevano scisso le loro responsabilità da  quelle dei filomastelliani, sconfessati dalla federazione del Pd, per aver garantito il numero legale in Consiglio quando Mastella non aveva più una sua maggioranza nel consesso cittadino, per aver votato atti dell’amministrazione comunale, per aver disatteso le indicazioni della maggioranza del Partito, anche prima che Mastella agitasse quel modello.
Ora che la lista di quei tre consiglieri comunali, denominata Essere Democratici e costituita, insieme ad altre nove,  a supporto della ricandidatura di Mastella, la Federazione del Pd deve escludere l’adesione al Partito dei predetti consiglieri comunali e di quanti, iscritti al Pd,  si sono candidati nella lista promossa da loro, secondo quanto prevede il comma 10 dell’articolo 4 dello Statuto: “Le persone fisiche registrate nell’Anagrafe  degli iscritti e nell’albo degli elettori che, in occasione di elezioni amministrative, al termine delle procedure per la selezione delle candidature, si siano candidati in liste alternative al PD, o comunque non autorizzate dal PD, vengono escluse e non sono più registrabili, per l’anno in corso e per quello successivo, nell’Anagrafe degli iscritti e nell’albo degli elettori e delle elettrici del PD”. 
Lo Statuto prevede, quindi, nel caso che riguarda Benevento, la esclusione dalla anagrafe degli iscritti di appena un anno, poiché mancano soltanto quattro mesi dalla fine dell’anno in corso, qualcosa di molto diverso dal provvedimento di espulsione, che rimane definitivo. Intanto, coloro che, inscritti al Pd, risulteranno candidati in liste alternative al Pd, non potranno più chiamarsi deluchiani, poiché, in sede regionale, non esiste un partito di De Luca diverso da quello di cui Enrico Letta è segretario nazionale.   

Ma l’assurdo è che gli eletti di “Essere Democratici”  potranno iscriversi al Partito Democratico nel 2023, anche se schierati in compagini diverse da quelle di cui fa parte il Pd, magari con cariche assessoriali, se, malauguratamente Mastella dovesse vincere le elezioni.  Convinto che quante più persone mette in lizza più voti prende, anche se vi sono candidati che conseguono zero preferenze, Mastella ha presentato il 20 agosto alla stampa dieci liste, di cui tre (quella di Essere democratici, quella dei berlusconiani, che dopo essere stati presi a pesci in faccia da Mastella hanno scelto  di far parte della sua coalizione, e quella di Sannio libero, ispirata dal sindaco di S.Nicola Manfredi, Fernando Errico) non recano sul simbolo la scritta: Mastella sindaco. Nelle rimanenti sette, di ispirazione mastelliana, si sparpaglieranno i 3.800 voti raccolti alle regionali del 20 settembre 2020 da Noi Campani, in cui era candidato Luigi Abbate, il mister preferenze risultato eletto consigliere regionale. Ovviamente, i consiglieri e gli assessori mastelliani uscenti, nella veste di candidati, e non più in quella di sostenitori della predetta lista presente alle regionali,  dovrebbero incrementare quel risultato insieme ai circa 200 portatori d’acqua, che alle regionali avevano votato per Noi Campani. Ovviamente, chi porterà più acqua, in caso di successo della coalizione di Mastella, avrà anche un premio. Giuseppe Lamparelli, già consigliere provinciale dem nel vecchio ordinamento, nel chiedere ad una sua amica la candidatura in Essere Democratici, anche se soltanto per dare un contributo, in cambio di “futuri riconoscimenti”, non era poi andato molto oltre rispetto ad una certa consolidata pratica clientelare. Ha avuto soltanto l’ingenuità di non rivolgerle l’invito a voce.
Ma il sindaco uscente ce la sta mettendo tutta, sul piano della costituzione di clientele, una pratica rivelatasi sempre efficace per lui, da quando, nel 1976, è presente in politica. Ha aperto ovunque  cantieri elettorali;  ha intitolato strutture pubbliche a personalità scomparse, nell’intento di prendere voti dalle loro famiglie e degli ex elettori di  tali personalità; sta continuando ad assegnare ad esercenti di bar, di ristoranti, di pizzerie e di pub, spazi pubblici, ovviamente gratuitamente e fino al 31 dicembre, oltre a quelli di cui tali esercenti già disponevano, in danno a percorsi pedonali, veicolari e alla sosta di autovetture, prendendo, in tal modo, 2 piccioni con una fava: ottenere, da una parte,  il voto delle famiglie di tali esercenti e delle persone da loro influenzabili, e, dall’altra,consentire a vigili urbani a lui fedeli, quelli che, per fare carriera, sono stati folgorati sulla strada per Ceppaloni, di sanzionare autovetture che, parcheggiare in modo irregolare, non intralciano né il traffico pedonale, né quello veicolare.
Non si lascia sfuggire nessuna passerella, per consentirsi, indirettamente un passaggio  elettorale. E’ convinto di trovarsi ancora lui a Palazzo Mosti nel mese di novembre prossimo, per aver detto, nella serata di chiusura del BCT, sottraendo la scena al direttore artistico del Festival: “a novembre  inaugureremo il Teatro Comunale”, aggiungendo, in un momento successivo, “con l’intervento di Andrea Bocelli”. 
Ma anche nell’assunzione di altri impegni, che dovrebbero essere onorati dal Comune diversi mesi dopo la data delle elezioni, pensa di trovarsi lui, nella veste di sindaco, a Palazzo Mosti. Insomma, questo signore,  che altri chiamano onorevole, pensa di vendere la pelle del’orso prima di averlo ucciso. Sul piano della costituzione  di clientele non si è lasciato sfuggire neanche l’annullamento di un  bando di un concorso, per l’attribuzione di una posizione direttiva, nell’ambito dei Vigili Urbani,  quando ha saputo che la persona predestinata a vincerlo non aveva i titoli e il punteggio sufficienti, stante la denuncia di Gabriele Corona, ora  candidato, ahinoi!, in una lista di Arco, dopo che il 22 giugno scorso il candidato sindaco di Alternativa per Benevento, Luigi Diego Perifano ed altri esponenti del Pd erano intervenuti alla conferenza stampa da lui convocata, per sostenere la sua battaglia contro la realizzazione del progetto Lumode nell’area del Terminal Bus.
Ma il grave è che anche lui polemizza con Alternativa per Benevento invece che combattere il sindaco uscente denunciando le sue inefficienze, come se i suoi avversari fossero nella coalizione guidata da Luigi Diego Perifano, un comportamento, questo, finalizzato a pescare voti nello schieramento di centro sinistra, non estraneo al candidato sindaco di Arco, al punto che Città Aperta, coalizzata con Alternativa per Benevento, ha dovuto dichiarare:  “Ormai sembra Perifano il suo unico avversario”.  Se il candidato sindaco di Arco, come ebbe a dire davanti alla sua sede elettorale in via Traiano, nell’annunciare la sua discesa in campo, pensa di arrivare in ballottaggio e di vincere magari le elezioni, pecca certamente di ingenuità politica. Il suo schieramento, costretto, come certamente accadrà, a sedere nei banchi dell’opposizione, riuscirà ad eleggere il candidato sindaco e, nella migliore delle ipotesi, qualche altro candidato, tenuto conto, come noi facemmo rilevare in quella occasione al candidato sindaco, che i perdenti fanno le spese della coalizione che beneficia del premio di maggioranza. Infatti, nel 2016, Forza Italia, con 2.226 voti conseguiti, pari al 5,72%, ottenne 4 seggi; l’Udc, con 1.475 voti conseguiti, pari al 3.79%, elesse 2 seggi. Nel fronte dell’opposizione, invece,   il M5S, con 4.763 voti conseguiti, pari al 12,25%, riuscì ad eleggere soltanto 2 seggi;  Alleanza Riformista, con 2.103 voti conseguiti, pari al 5,41%, ottenne appena un seggio;  non fu attribuito alcuno seggio a La Città di Tutti, nonostante avesse conseguito  1.612 voti, pari al 4,14%, la lista presentata da Gianfranco Ucci, anche lui candidato sindaco, e anche lui folgorato sulla strada per Ceppaloni, insieme alla moglie, nominata assessore a fine febbraio 2020, dopo che il sindaco aveva ritirato le ridicole dimissioni. 
Anche lo sciacallaggio posto in essere dal candidato sindaco di Arco nel recuperare voti nell’elettorato del M5S, dal momento che Giuseppe Conte ha deciso di non presentare in competizione la lista del Movimento, è oggetto di denuncia da parte di Città Aperta.  Tale campagna di Arco ha soltanto sortito la candidatura, nel suo schieramento, di Antonella Coletta, già candidata alle regionali per il M5S. Ma la candidatura di questa donna in Arco non aggregherà più di tanto, in quanto il grosso dell’elettorato pentastellato orientato dai dirigenti del Movimento farà endorsement a Perifano, in considerazione del fatto che il Movimento medesimo si era già coalizzato con Alternativa per Benevento, prima del ripensamento di Conte, un ripensamento finalizzato a favorire Mastella, stanti le accuse mosse da Davide Casaleggio al presidente del M5S. D’altra parte, poi, anche Perifano annovera, nel suo schieramento, la candidatura del pentastellato Carlo Parente.
Mastella, dal  canto suo, rispetto a chi lo accusa di aver orientato Conte in tale scelta, in un comunicato diffuso da Noi Campani, afferma: “Nessuno ha mai chiesto alcunché al Movimento e al presidente Conte. I partiti scelgono liberamente  le proprie alleanze e i propri posizionamenti; chi immagina che una forza politica  possa fare una cortesia indiretta ad un altro movimento significa che non capisce niente di politica. Ciascun partito è autonomo nelle scelte e nelle proprie decisioni che vengono assunte nelle sedi deputate, senza interferenza alcuna”.
E’ soltanto insolente la persona che fa di queste dichiarazioni, se si tiene conto che è la stessa persona, intromessasi, a più riprese , negli affari interni del M5S, per ricordare al Movimento che il suo statuto vieta di fare alleanze con persone iscritte a Logge massoniche. Luigi Diego Perifano, accusato ancora oggi  di essere un massone, dopo che egli, nel presentare, il 26 maggio scorso, la sua candidatura a sindaco  nella coalizione Alternativa per Benevento, aveva dichiarato che, allo stato, era iscritto soltanto alla Lega per la difesa dei diritti dell’uomo.
Non è dato sapere perché Conte abbia deciso di non presentare a Benevento la lista del Movimento, sacrificando, in tal modo, la presenza, nel consesso cittadino, di consiglieri pentastellati. C’è chi dice che abbia voluto fare veramente un piacere a Mastella, poiché è questa poi la chiave di lettura della sortita di Conte; ma c’è anche chi dice che il presidente del Movimento abbia voluto evitare una conta in un territorio in cui il Movimento ha due deputati e due senatori. Certo è che fare endorsement a Perifano è cosa assai diversa dal presentare la lista del M5S schierata con Alternativa per Benevento.

L’assemblea del Pd elegge suo presidente Giovanni Zarro
Non a caso, il neo presidente  provinciale del Pd, Giovanni Zarro, appena eletto, con 64 voti più un astenuto,  dall’Assemblea riunitasi il 20 agosto, sempre a Molinara, su convocazione di Lino Paganelli, delegato da Enrico Letta, ha detto che “la battaglia è in salita”.“Sicuramente”, ha esordito il neo presidente del Pd, “dovrò fare qualche notazione. Il partito deve svegliarsi e deve accelerare. Se vogliamo bene al Partito dobbiamo fare qualcosa in più. E lo dobbiamo fare con dedizione e soprattutto con generosità, e non pensando ad una ricompensa. Il servizio della politica, diceva Paolo VI, è il più alto servizio che l’uomo possa realizzare. E aggiungeva che deve essere gratuito. C’è stata una lunga polemica sulla ricompensa ai politici. Ma quella ricompensa naturalmente riconosce uno stato di vita, ma non può pagare, in un qualche modo, l’attività che si rende al servizio dell’altro. Quella deve essere gratuita. La politica deve essere gratuita ed inclusiva. Non ci possono essere confini, né  ci possono essere linee di demarcazione. C’è l’Assemblea che dibatte, che discute, e dibattendo e discutendo si creano le maggioranze. Scusatemi se mi ricollego ad espressioni o a pensieri del mio tempo. E, come diceva De Gasperi, la maggioranza deve fare in modo da ricomprendere, nel suo programma, anche le istanze significative della minoranza, senza escludere alcune in via di principio”.  “La politica non è il politicismo”, ha proseguito Zarro. “La politica si deve confrontare con i problemi della gente. La prima domanda che ci dobbiamo fare è quella di dire quanti problemi della gente stanno in questa assemblea.  Se in questa assemblea ci sono tutti i problemi della gente stiamo benissimo, ma se mancano alcuni problemi, c’è qualche difficoltà. La rappresentanza, in politica è importante. Io sono per la democrazia rappresentativa, ma la democrazia rappresentativa deve essere vera. Io rappresento il mandato che qualcuno mi dà. La elezione è un mandato. Io mi rivolgo al corpo elettorale per chiedere un mandato, e nel realizzare quel mandato, svolgo il ruolo attribuito alla democrazia rappresentativa. Se poi mi rivolgo agli elettori per altri motivi, senza avere alcun mandato, pensando di governare, credo che sia una pessima esperienza politica”.
“La nostra battaglia è in salita”, ha affermato Zarro nel concludere il suo intervento. “Non mi faccio illusioni.  Però dobbiamo mettercela tutta per vincere. Il punto è questo. Dobbiamo avere la capacità  di imbarcare la tendenza che oggi sembra essere presente all’interno della comunità politica beneventana. Dateci, quindi, una mano tutti, anche gli amici della provincia nell’avvicinare amici del capoluogo”.

L’intervento di Antonella Pepe, la probabile nuova segretaria della Federazione del Pd.
E’ stata poi la volta di Antonella Pepe, coordinatrice della segreteria provinciale, prossima probabile segretaria provinciale del Partito.“Rispetto a quanto è accaduto negli ultimi mesi, credo forse che dobbiamo anche chiedere scusa per aver creduto profondamente all’idea che l’interesse generale,  l’interesse della nostra città, l’interesse delle nostre comunità potesse essere superiore a logiche e posizionamenti personali  e addirittura a guerre intestine all’interno del Partito.  Questa segreteria forse ha commesso molti errori, ma un pregio di questa segreteria è stato quello di essersi assunta la responsabilità politica di non cadere nell’idea che la politica sia unicamente gestione del potere, occupazione delle Istituzioni, nell’ambito di una logica finalizzata alla ricerca di posizionamenti individuali e familiari. Questa è la grande colpa della federazione provinciale del Pd: non accettare che altre logiche, fuori dall’interesse esclusivo dei nostri concittadini e della città di Benevento, potessero avere incidenza sul futuro di questi territori e delle giovani generazioni. La provincia di Benevento ha perso migliaia e migliaia di abitanti. L’esodo, inarrestabile, riguarda tutti i comuni della provincia di Benevento. Abbiamo da cogliere le sfide  del  futuro con il Recovery Plan, abbiamo bisogno di far vivere le Istituzioni nella loro capacità di programmazione, non possiamo continuare ad essere sudditi di qualche baronato o notabilato locale, una realtà, questa,  vissuta dalla nostra provincia negli anni addietro e negli ultimi cinque anni”.“Il Partito Democratico di Benevento”, ha affermato Antonella Pepe, “ha deciso di assumersi la responsabilità di favorire la costruzione di un campo  laico, di un campo progressista, di un campo  che mettesse al centro la crisi totale,  la sostenibilità ambientale, l’inclusione, la lotta rispetto all’abbandono delle nostre terre, e soprattutto la trasparenza, il rispetto del Istituzioni che si rappresentano”. “Su questo va fatto un discorso ampio” ha proseguito Antonella Pepe, “nel quale si riconoscono tantissime forze che hanno dato vita ad una coalizione, quella di Alternativa per Benevento, che vede insieme esperienze espresse dalla città di Benevento. Attorno a noi vediamo un proliferare di liste, vediamo la logica della prova muscolare nel presentare tante liste. Qual è l’interesse della città? Avere un Consiglio comunale come quello che ha ultimato il suo mandato? Noi ci siamo limitati, come Partito Democratico, a mettere in evidenza la cattiva amministrazione. Noi non siamo contro qualcuno, noi siamo contro un modello.  E si pensa, poi, di nascondere l’imbarazzo nello stare dall’altra parte, buttando sangue e veleno sulla comunità politica del Partito Democratico, sui nostri sindaci che in questo anno e mezzo di pandemia hanno fatto sacrifici enormi, in prima linea. L’impegno del Partito Democratico, in queste elezioni, è quello di dare un sindaco alla città di Benevento, di dare una dignità alla città attraverso la elezione di un Consiglio comunale che dia una diversa impostazione politica alla Provincia di Benevento, perché quello che sta accadendo è la dimostrazione di come il territorio sannita sia trascurato. Proprio qualche giorno fa è caduto un ponte storico, senza che la Provincia, cui era affidata la manutenzione, abbia raccolto il pericolo di crollo segnalato, più volte, dal sindaco del luogo”.“Ma se abbiamo un presidente della Provincia, impegnato a formare una lista in sostegno di Mastella”, ha sottolineato Antonella Pepe, “è naturale che i problemi del territorio provinciale siano trascurati, a cominciare delle strade provinciali, la cui condizione di pericolosa percorribilità viene sempre denunciata dai nostri consiglieri provinciali”, fino al punto di essere accusati  di stalking.“Da questa provincia vanno via non solo giovani talenti”, ha lamentato Antonella Pepe, “ma anche i non più giovani, i quali, interessati a stare vicino ai loro figli per aiutarli nella vita quotidiana,  vendono le loro proprietà  per acquistare qualche bilocale in città del Nord, dove risiedono i loro figli”.“Un partito si deve interrogare su questi problemi, ha ricordato Antonella Pepe nel concludere il suo intervento, “per essere vicino alla gente, senza  parlarsi addosso. Io sono felicissima della presenza, qui, di Lino Paganelli, perché questa è l’occasione per porre fine ad una discussione in cui si è costretti a scendere a livelli molti bassi. E sono contenta che questa situazione si possa chiudere oggi, perché noi da domani ci attende una sfida ben più importante, dove siamo tutti coinvolti nella città capoluogo e in altri 19 comuni della provincia”. Antonella Pepe ha letto poi il documento programmatico, che è stato approvato all’unanimità dall’assemblea.

Il deputato Umberto Del Basso De Caro, nel corso del suo intervento, ha annunciato la sua candidatura al Consiglio comunale di  Benevento.
Successivamente, è intervenuto Umberto Del Basso De Caro, il quale si è subito premurato di informare Lino Paganelli dell’autorevolezza del neo presidente dell’Assemblea, essendo stato deputato per cinque legislature, nel corso delle quali ha ricoperto  anche funzioni di Sottosegretario di Stato, nonché una persona di notevole spessore culturale, politico ed morale, una qualità, quest’ultima, che non guasta per i tempi che corrono.Ha ringraziato Lino Paganelli, per essere venuto a presiedere l’Assemblea, in una situazione che, dominata dal  caldo, non è agevole. Ma ha ringraziato anche i partecipanti, perché avere 65 presenti all’Assemblea, su 85 aventi diritto, è già un risultato eccezionale.  Se poi si tiene conto che 12 componenti non avrebbero partecipato, “perché è difficile partecipare a un confronto quando si sono fatte da due anni scelte diverse”, si può dedurre che all’Assemblea ha partecipato il 90% degli aventi diritto, “un segno importante di attaccamento al Partito e un segno che serve a chiudere, come ha ricordato Antonella Pepe, una vicenda della quale non se ne può più, ma non perché l’opinione pubblica fosse interessata a conoscere i deliberati della commissione regionale o nazionale di garanzia”.“Quelle”, ha affermato Del Basso De Caro, “sono cose per addetti ai lavori. Insomma,  sappiamo  bene come sono andate le cose  dal 2019 a venire in avanti, francamente con un astio che non ho mai riscontrato nella mia lunghissima vita politica. Ma ciò che è accaduto, in verità, non mi meraviglia, tenuto conto dei protagonisti della vicenda. Non mi meraviglia neanche la ingratitudine, perché la gratitudine è sempre il sentimento della vigilia, quella che si finge di trovare prima di conseguire il beneficio. Costoro, intanto hanno dato una rappresentazione errata di un contrasto insanabile tra la federazione di Benevento, o, se volete, tra chi vi parla e la Regione Campania. Niente di più falso, non perché io sia diventato amico di De Luca. Io non sono mai stato né amico, né nemico di De Luca”. “De Luca”, ha precisato Del Basso De Caro, “è un importante uomo delle istituzioni e un ex dirigente di Partito, al pari di me. Sono un vecchio dirigente di Partito e un dignitoso rappresentante delle Istituzioni parlamentari. Naturalmente, non canto nel coro, nel senso che non sono uno che è allineato con  il pensiero unico. Ho sempre pensato di esprimere il mio pensiero, a testa alta, soprattutto potendomi garantire il piatto a tavola con le mie forse, come tutti voi. Questa è la nostra cifra di differenziazione. Non c’è alcun contrasto. Altri si sono  appropriati di questo target, per dire che noi eravamo i cattivi e loro erano gli ortodossi. Guardate, è una questione politica curiosa, perché, quando ci fu il congresso del 2019, nacquero i seguaci di Zingaretti. Per la verità, ricordo a me stesso che la percentuale più bassa d’Italia in favore di Zingaretti l’ha raccolta Benevento: il 33% rispetto al 66% nazionale”.“Dopo di che”, ha ricordato Del Basso De Caro, “noi siamo stati i più fedeli  interpreti della linea politica di Zingaretti e quella di Letta, cioè quella dell’accordo con i 5 Stelle e con tutti gli altri pezzi dell’associazionismo civico e della sinistra diffusa,mentre altri sostenevano la tesi secondo cui andava riproposto lo schema regionale, che non c’è più,  neanche a Benevento, perché, qui, nell’alleanza, c’è anche Forza Italia.  Poi, se dobbiamo ragionare sullo schema regionale, visto che siamo uomini liberi, vi dirò che lo schema regionale è stato il peggiore del mondo. In proposito, vi rassegno semplicemente la meraviglia dei miei colleghi parlamentari, i quali il 22 di settembre 2020 mi facevano i complimenti, per i risultati conseguiti in Campania, domandandomi quanti consiglieri il Pd aveva eletto. Otto, risposi. E quanti ne aveva il Pd nel precedente Consiglio?, mi domandarono ancora. Sedici, risposi. Lo schema regionale ha prodotto questo risultato. Il Pd è stato massacrato. E noi siamo riusciti, tra mille difficoltà, note, e tra mille accerchiamenti, altrettanto noti, a rieleggere il nostro consigliere regionale, con il Pd che si è posizionato al primo posto in provincia. Qualcuno scrive,  nei ricorsi, non so se li scriverà più da domani: il Pd sannita è imploso. Io auguro al Pd nazionale di implodere come quello sannita, che ha dovuto competere con  25 liste presentate alle regionali”.“Anche a Benevento accadrà questo”, ha assicurato il deputato sannita. “lo dico agli amici candidati, che stanno facendo già una bellissima battaglia. Naturalmente,  c’è la vulgata che sostiene la vittoria al primo turno (della coalizione di cui fa parte Essere Democratici – ndr). La vittoria al primo turno possiamo stabilirla anche prima che si presentino le  liste. Lo proclamiamo subito direttamente sindaco. A me pare che le cose non stiano così. Non c’è aria da primo turno. L’aria è chiaramente da secondo turno, perché non c’è un candidato che possa raccogliere la metà più uno dei voti. Al secondo turno poi ci divertiremo. E’ possibile pure che Perifano non vinca, perché, come sapete, il secondo turno sollecita meccanismi tribali, per cui c’è il voto contro”.Allora, noi dobbiamo fare una grande campagna elettorale”, esorta i presenti Del Basso De Caro, “compilando una lista nel modo migliore possibile, senza imbarcare quello che stanno imbarcando gli altri. Poi, le commenteremo insieme, le liste. Là c’è tutto, di tutto e di più. Noi stiamo cercando di fare liste rispettabili per coloro che le compongono, rispettabili perché formate da dirigenti di Partito rispettabili, da professionisti rispettabili, da giovani bravissimi, che si impegnano in questa battaglia, e da tante persone che non hanno la velleità di essere eletti, bensì la velleità e la volontà di dare un grande contributo alla nostra vittoria. Io, naturalmente,  sarò candidato insieme a tutti voi.  E penso che il risultato sia tutt’altro che scontato. Mi pare esattamente il contrario. Poi, lo verificheremo prima il 4 di ottobre e successivamente il 17 di ottobre. Io penso che ci siano tutte le premesse per stravincere, perché l’aria è questa. Non a caso, il nostro primo cittadino sta caricando le liste perché si rende conto  che deve ottimizzare il risultato del primo turno, avendo, come sapete, imbarcato Forza Italia, per cui il modello regionale non c’è più, dichiarando di avere il sostegno di De Luca, sostegno di cui non sarei certo, perché De Luca aveva, qui a Benevento, alla guida  del suo comitato elettorale, il dott. Simone Razzano, candidato ora in una lista a sostegno di  Luigi Diego Perifano”.  “Tutti sanno”, ha ricordato Del Basso De Caro, “che sono arrivate risorse immense in questa provincia, grazie al Partito democratico, ai suoi rappresentanti ai vari livelli e a me.  Sapete bene che ho avuto la fortuna di svolgere una attività di governo per quattro anni e mezzo. Ma, detto questo, è evidente che, con i lavori pubblici, non si risolvono i problemi; concorrono, invece, a determinare una prospettiva, se è vero, come è vero, che le infrastrutture sono precondizione di sviluppo. Ma voglio continuare a pensare quale sia il nostro destino e quale sia la funzione territoriale della provincia e della città capoluogo. Su questo non vedo idee in campo. Noi abbiamo un profilo profondamente diverso. Siamo orgogliosi di questo profilo che difendiamo. Abbiamo rispetto per le Istituzioni, che non calpestiamo, né utilizziamo per fini personali. Noi non promettiamo una cena in bianco, se vinceremo, come accadde, come primo atto dell’amministrazione insediatasi nel 2016. Promettiamo soltanto il nostro impegno, nel rendere questa città più vivibile,  soprattutto nel darle una prospettiva. Non è difficile vincere, è difficile amministrare, è difficile rappresentare le istanze, è difficile non tradire la speranza, la fiducia che si ripone negli eletti”.“Abbiamo fatto grandi atti di altruismo”, ha sottolineato il già sottosegretario alle Infrastrutture, “perché il candidato sindaco è un nostro amico, non è più un nostro iscritto: lo è stato fino al referendum del 4 dicembre  2016;  poi, per protesta, non ha rinnovato l’iscrizione, e da quattro anni è un indipendente. Non abbiamo mai preteso nulla, non abbiamo fatto discorsi sulle strutture, perché sappiamo che il compito nostro è quello di concorrere a vincere. E abbiamo dato un grande contributo per la costituzione di questa alleanza, un contributo che è durato mesi. Voglio ringraziare chi ha dato questo contributo: Giovanni De Lorenzo, Antonella Pepe, Mino Mortaruolo. Voi sapete che io non ho mai partecipato a nessuna di queste riunioni, proprio per non dare la sensazione di una invadenza o di una ingerenza. Non ho mai fatto una dichiarazione dal 22 settembre ad oggi, proprio per non dare l’impressione che la lista potesse essere stata composta da me. La liste è del partito.  E la nostra  sarà la prima lista in termini di voti conseguiti”.“Oggi, non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo generale”, ha affermato Del Basso De Caro, “che è quello di vincere. E vince la coalizione. E vince il sindaco, espressione della coalizione. E per gli iscritti al Pd che non   stanno nella coalizione che succede? Interviene lo Statuto. Lo Statuto non si invoca, si applica. Io penso che noi lo applicheremo con estrema correttezza, ma anche con estremo rigore, perché quello che il Partito e noi tutti abbiamo subito in due anni sul piano mediatico non si può dimenticare. Insomma, invece di parlare dei problemi della gente, ci siamo messi a discutere su se il presidente uscente aveva rinnovato la tessera e su come l’aveva rinnovata, e con quali modalità,  attraverso quali testimonianze, online, da remoto, in presenza, non si capiva. Ma cosa volete che tutto questo interessi alla gente?!”.“Noi, naturalmente, dobbiamo rispettare i provvedimenti della segreteria nazionale e della commissione nazionale di garanzia. Abbiamo ora un presidente prestigiosissimo, uomo di grande equilibrio, per cui è la persona giusta per affrontare, assieme al Partito, questo delicato momento. Badate che, in questa competizione, le prospettive ci sono tutte, dobbiamo impegnarci tutti”.
Giuseppe Di Gioia
  

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