Grazie al BCT Music Festival, il pubblico del Teatro Romano è andato in delirio nel concerto di Pezzali

Si è chiuso in bellezza la prima edizione del BCT  Music Festival che in questi primi due giorni di agosto ha avuto quale protagonista due grandi nomi: Mario Biondi e Massimo Pezzali.
La prima sera ha visto protagonista, Mario Biondi, alias  Mario Ranno, catanese, figlio d’arte, di Giuseppe, anch’egli  un bravo cantante, che  ha scelto quale nome d’arte quello di  Stefano Biondi.
Mario è  un cantante di grandi qualità che ha saputo creare una grande tensione, che è esplosa in una girandola di suoni, voce ed applausi, con i quali il pubblico ha sottolineato la sua performance.
Nella seconda sera si è esibito Massimo Pezzali del gruppo 883, in “Max90 tour”, la cui storia  musicale é iniziata a Pavia negli anni ottanta, quando era compagno di scuola di Mauro Repetto al liceo scientifico “Niccolò Copernico” ed iniziarono  a scrivere canzoni insieme, creando una collaborazione che è durata fino al 1993.
Il successo è stato, come si prevedeva, straordinario. Il pubblico ha partecipato in maniera vivace, ma al tempo stesso, composta, ballando sul posto e riscoprendo così la gioia di assistere ad un concerto.
Max Pezzali, più volte, si è detto felice di essere nell’anfiteatro di Benevento, prima tappa di questa prima tourné, dopo l’inizio della pandemia. “Il pubblico è quello che ci è mancato di più – ha confessato Pezzali – ma non ci spezzeremo, continueremo, con grande allegria ed entusiasmo”. Infatti hanno portato avanti la serata, ripetendo spesso: “Speriamo che vi siate divertiti almeno la metà di quanto ci siamo divertiti noi”. Ha spiegato anche il perché del titolo Max90, ricordando gli esordi proprio nel 1989 con alcune differenze rispetto ad oggi: “Ho meno capelli, allora c’era la forza della giovinezza, pensavamo che il mondo fosse pieno di opportunità ed infine sappiamo che le nostre canzoni sono entrate nella vita di tante persone, a far parte della colonna sonora della loro vita”. Ha ironizzato anche sul film Jonny Blue che ha definito ”una follia”, un super video contente tutte le clip delle varie canzoni.
Della produzione del 1993, hanno eseguito una canzone, che a dire di Pezzali nessuno ricorda, dal titolo  “Il pappagallo”, forse perché  rimanda la  mente all’ospedale…. Tra i pezzi divenuti storici del gruppo hanno cantato tra gli altri: 6/1/sfigato,  Non me la menare, Con un deca e S’inkazza (questa casa non è un albergo), Nord sud ovest estSei un mitoCome mai, una canzone, questa, che, cantata in coppia con Fiorello, vince il Festival di Sanremo. “Finalmente tu” fu scritto dal Pezzali appositamente per Fiorello.Poi ancora altre canzoni quali :Tieni il tempo, Nessun rimpianto, La dura legge del gol.
Con questo concerto, Pezzali ha voluto  forse ricordare quelli che ha tenuto in passato, tra i quali, epico,  fu l’ultimo, quello del 1998, che si tenne a Milano, in Piazza Duomo, alla presenza di  100 000 persone. Que concerto fu trasmesso il giorno seguente, in prima serata su Italia 1, raggiungendo oltre tre milioni di spettatori.
Pezzali con questo suo progetto ha voluto  raccontare dunque l’Italia degli anni novanta, con gli usi e costumi del tempo, tempo  in cui c’era la naja,  il servizio militare obbligatorio, un servizio obbligatorio che  innescava l’ansia nei ragazzi quando gli veniva recapitata la cartolina di precetto.. C’era in molti un piccolo rifiuto sommesso, dovuto al timore di lasciare la fidanzata ed il lavoro, che forse non avrebbero ritrovato al ritorno.
I ragazzi ricevevano dai genitori, quale paghetta, diecimila lire, il famoso deca, con il quale riuscivi a mettere il carburante, Pezzali, dunque, ha paragonato quel “deca” di allora alle 10 euro di adesso, concludendo che comunque i soldi sono stati  e sono sempre pochi. 
L’ascolto della famosissima ”Hanno ucciso l’Uomo ragno”, cantata da milioni di ragazzi, ha letteralmente scatenato la platea, tutti hanno ballato  e cantato. Come ci ha spiegato Pezzali, essa era stata scritta partendo dalla considerazione che ormai nessuno leggeva più quei fumetti. Era dunque una “fake news” del tempo, ma forse fu anche l’occasione per la Marvel di ripensare al rilancio dell’immagine del   protagonista, che poi, in realtà, così non è più morto, anzi rivive oggi più che mai.
In quella serata davvvero ci siamo scatenati, sia noi del pubblico che gli artisti, palesemente felici di aver ripreso  a lavorare. ”La musica –  ha continuato  Pezzali  – ci aiuta a farci stare meglio, a sentirci vicini, anche se di fatto siamo lontani, condividendo  le sensazioni, come è avvenuto durante questa pandemia”. E, quella di ieri sera, è stata proprio la voglia di ritornare alla normalità. Il ringraziamento è stato commosso perché: ”E’ stato un privilegio stare qui con voi, in questo splendido teatro”.
Ci ha presentato, quindi,  tutti i componenti attuali del gruppo: Ernesto Grezzi, all’armonica; Chicco Consoni,chitarrista; Andrea Torresani, al basso definito “estivo”; alla chitarra e ai sintonizzatori, Davide Ferrari; e batterista polistrumentista, a 36 °, Giordano Colombo. Tutti artisti ben affiatati che hanno dato sicuramente il meglio di sé.
Riascoltando le canzoni, abbiamo condiviso dunque quanto ha detto un autorevole critico, Edmondo Berselli: “Possibile che nessuno si sia accorto che gli 883 rappresentano innanzitutto un’operazione sociologica, magari irritante ma irrilevante proprio no? Possibile che nessuno abbia sospettato che rappresentino quel pezzo d’Italia che viene su fino a noi dagli anni Cinquanta?”.
Ancora una volta, luci, suoni, colori si sono mescolati nel Teatro Romano di Benevento, grazie anche  alla sensibilità del presidente dell’ente Parco Regionale Taburno Camposauro, nella persona di Costantino Caturano, che ci ha invitati a visitare il Taburno, vivendolo con escursioni, camminate a cavallo,  in montaNbike. .
Ha concluso il suo intervento con l’augurio di: ”Poterci ritrovare il prossimo anno, con una nuova edizione di questo BCT Music Festival”. 
La sinergia tra Enti, come in questo caso, con la Sovraintendenza, ha funzionato e ci ha regalato due serate indimenticabili.
Maria Varricchio

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