Perifano in conferenza stampa con De Luca afferma: fu quanto meno avventata la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune

Abbandonata l’dea di candidarsi a sindaco di Benevento, anche per non essere concorrente del suo amico Luigi Perifano, l’odontoiatra Nicola Danilo De Luca, cinque volte consigliere comunale e assessore alle attività produttive nell’amministrazione di centro sinistra  2011-2016  di Fausto Pepe bis, ha tenuto una conferenza stampa, nel cortile di Palazzo Paolo V, il primo di luglio, per rendere pubblico in suo pieno appoggio a Luigi Perifano, candidato sindaco di Alternativa per Benevento, un’amministrativista che egli ritiene capace e tecnicamente preparato per dare una soluzione ai problemi della città, rimasti irrisolti dall’amministrazione Mastella, elencandone alcuni.
De Luca ha posto l’attenzione su Piazza Commestibili, una struttura, aggiungiamo noi, rimessa a nuovo da una ditta del Casertano,in un periodo in cui imperversavano sulla città di Benevento imprese di Terra di Lavoro,  con la quale il sindaco di centro destra, D’Alessandro, nel 2005 aveva stipulato un contratto di project financing  che affidava a tale ditta la gestione per 30 anni del nuovo impianto.  Successivamente, dopo qualche anno di gestione della struttura, non contrassegnato da successo, la ditta del Casertano  abbandona la gestione con il pretesto secondo cui  la struttura non era stata collaudata, chiedendo  al Comune un risarcimento milionario, nonostante avesse avuto l’avallo, previsto nel contratto, dal successore  di D’Alessandro, il sindaco di centro sinistra Fausto Pepe, per chiedere un prestito al Monte dei Paschi di Siena, senza però onorare il pagamento delle rate, successive alle prime  tre o quattro pagate  da essa. L’amministrazione Mastella, che si è venuta a trovare nella difficoltà di gestire questa situazione, invece di puntare l’indice verso l’attuale assessore ai Lavori Pubblici e l’attuale presidente del Consiglio Comunale, che dell’amministrazione D’Alessandro erano assessori, ha ritenuto più conveniente scaricare la responsabilità sulle amministrazioni guidata da Fausto Pepe.  

Mastella, mentre attacca il Pd, lo sollecita a prendere posizione sulle elezioni di Benevento
Era importante ricordare, ancora una volta, questo passaggio per dare l’idea di come Mastella attacchi, per partito preso, le amministrazioni di centro sinistra che l’hanno preceduto, amministrazioni nelle quali l’azionista di maggioranza, di gran lunga, è stato il Partito Democratico, quel partito che egli, sbandierando il modello che ha fatto vincere la elezioni regionali a Vincenzo De Luca, voleva in sostegno nel tentare la sua riconferma a sindaco.
E’, infatti, di circa 20 giorni fa una nota della pomposa segreteria regionale del  nuovo partito di Mastella (Noi Campani), nella quale i mastelliani, per non dire Mastella in prima persona, rinnovano l’intesa che ha portato De Luca alla vittoria; criticano lo “sbilanciamento a sinistra” della coalizione guidata da Manfredi a Napoli; ricordano che “le ultime elezioni politiche che il Pd ha vinto in Campania sono state quelle del 2006 quando il Centro (con il concorso corroborante, ironia a parte, di una percentuale vicina alle due cifre conseguita dall’Udeur, l’allora partito di Mastella –ndr) fu determinante; minacciano la “caduta del sindaco Pd a Caivano, dove il nostro Movimento è stato parte  fondamentale dell’alleanza con i Cinquestelle (…) e al contrario assistere  ad un Pd che non prende posizione sulle elezioni di Benevento”.

Viziata da logiche di correnti in sede regionale la definizione dei rapporti tra maggioranza e minoranza nel Pd  a Benevento
Certo, gli organi regionali del Pd hanno dato, a Mastella, fino a pochi mesi fa,il richiesto sostegno, tentando  di intromettersi, senza successo, nelle scelte autonome, previste dallo statuto, della federazione provinciale dem di Benevento. Ora stanno tentando di inficiare la validità della convocazione dell’Assemblea provinciale del partito che il 5 di giugno, a Molinara, ha convocato il congresso provinciale del partito per la fine di luglio. L’assemblea era stata convocata dal segretario provinciale del partito, Carmine Valentino, in quanto il presidente provinciale del partito, Rossano Insogna, cui spettava la convocazione secondo lo statuto, non risultava iscritto al partito entro il 30 aprile 2021, data alla quale era stata prorogata l’iscrizione per l’anno 2020. Rossano Insogna, che sul Mattino aveva sbandierato l’iscrizione al partito prima dello scadere dei “tempi supplementari”, richiesta che non sarebbe mai pervenuta alla federazione provinciale, ha però presentato ricorso agli organi regionali per chiedere la non validità della convocazione dell’Assemblea fatta da Valentino.In un primo momento, prima ancora che si riunisse l’assemblea era intervenuto il segretario regionale, Leo Annunziata, non per dire a Insogna “vergognati del fatto che come massimo dirigente hai rinnovato l’iscrizione al partito nei “tempi supplementari””, ammesso che il rinnovo dell’iscrizione sia realmente avvenuto (chi scrive, ultimo degli iscritti al Pd, ha rinnovato un anno fa l’iscrizione per il 2020), ma per chiedere a Valentino di disdire la convocazione dell’assemblea. Non essendo stato accolto l’invito di Annunziata, la questione è passata al giudizio della commissione regionale di garanzia, dove c’è stato un verdetto di parità quattro su quattro. Ma gli organi centrali, appositamente consultati, avrebbero fatto sapere che il voto del presidente, favorevole al ricorso di Insogna, vale il doppio. Alla data del 2 luglio, però, a Valentino non risulterebbe questo pronunciamento degli organi centrali, un pronunciamento, afferma Valentino, che “sconfesserebbe, leggiamo sul Mattino, “il chiarimento già acquisito il 16 maggio scorso dalla commissione su di un caso analogo, per non dire identico”. Ma Valentino, di rimando, avverte: “Adotteremo provvedimenti a tutela della regolarità formale degli atti ma anche della volontà politica espressa con maggioranza plebiscitaria, ancora una volta, nell’Assemblea di Molinara”.Non vogliamo credere che si arrivi ad una riconvocazione dell’Assemblea per differire la data del congresso, secondo probabilmente i voleri della minoranza, i cui esponenti più in vista sono, oltre a Insogna, i tre consiglieri comunali di Benevento (Raffaele Del Vecchio, Cosimo Lepore e Francesco De Pierro), che rappresentano, pur essendo stati sconfessati, il gruppo ufficiale del Pd, mentre quello realmente ufficiale che rappresenta la maggioranza del Partito, è costretto a chiamarsi Democratici per l’Alternativa.  Questi tre consiglieri volevano che il Partito Democratico appoggiasse la ricandidatura di Mastella, e attualmente  assicurano il numero legale in Consiglio comunale, per evitare la caduta della “maggioranza” mastelliana, che ha perduto un altro pezzo  nel Consesso cittadino, il consigliere Adriano Reale, passato a sostenere Luigi Perifano con la candidatura in una lista a lui collegata, mentre Mastella tenta di recuperare con passerelle e inaugurazione di campi di bocce e di Regby 

La legge sull’indulto voluta da Mastella ha causato solo guai
In quel 2006, evocato da Mastella, l’attuale sindaco di Benevento, al fine di avere da Prodi un buon Ministero, dimostrò in Senato quanto i senatori del suo Udeur, lui compreso,  fossero determinati, rendendo nullo, nel modo che conosciamo, la prima votazione per eleggere Presidente Franco Marini. Ottenuto il Ministero di via Arenula, fece approvare subito una legge sull’Indulto che abbuonava tre anni di galera.Grazie a questa legge, molti delinquenti sono usciti dalle carceri e molti altri non vi sono entrati. Non vi sono entrati neanche i poliziotti che esattamente 20 anni fa, nel corso del G8 di Genova, massacrarono di manganellate e calci inermi cittadini, che si erano rifugiati nella scuola Diaz del capoluogo ligure, stanti le testimoniante delle torture subite da uomini e donne di tutte le nazionalità.Michela Murgia scrive su L’Espresso del 20 giugno: “A tutt’oggi non solo la maggioranza dei membri delle forze dell’ordine protagonisti delle violenze  non hanno mai visto il carcere – grazie a prescrizioni, patteggiamenti e a un comodo indulto approvato ad hoc cinque anni dopo – ma molti di loro, dopo le pene minime sono tornati in servizio e hanno persino fatto carriera. L’ultimo esempio è quello di Pietro Troiani e Salvatore Gava, condannati rispettivamente per aver messo le due molotov alla Diaz e per averne certificato il falso ritrovamento, ma promossi vice questori l’anno scorso con una decisione giustificata come scatto automatico di carriera”.Michela Murgia si domanda: “Come è possibile che persone nate in Italia nello stesso anno dei fatti della Diaz e di Bolzaneto  sappiano tutto dell’attentato alle torri gemelle e niente della più grave violazione dei diritti umani perpetrata da sedicenti servitori dello Stato nell’Europa democratica del dopoguerra”. E si domanda anche:  “Come è potuta bastare appena una generazione per perdere la memoria di un orrore così grande che persino i protagonisti delle violenze lo hanno definito “macelleria messicana””. Addirittura, la scrittrice di origini sarde riferisce:  “ci risuona ancora nelle orecchie il grido della poliziotta  che all’annuncio dell’omicidio di Carlo Giuliani esultò dicendo: “Uno a zero per noi”. Non v’è dubbio che quell’esultanza sprigionava quel sentimento reazionario, tipico della destra, che cova da sempre nella polizia, non soltanto italiana. Anche Berlusconi, dopo la condanna, in via definitiva, il primo agosto 2013, a quattro anni, per frode fiscale, posta in essere quando il magnate di Arcore, caso che non ha eguali in paesi democratici, era presidente del Consiglio. Probabilmente, Berlusconi sarà stato riconoscente nei confronti di Mastella, nel modo che i cittadini avrebbero percepito, ritenendolo soprattutto più capace di portare voti a Forza Italia, rispetto agli esponenti storici di questo partito, e non prevedendo che poi gli avrebbe girato le spalle.Ma parlavamo di piazza Commestibili, quella che, secondo Nicola De Luca, per essere rivitalizzata, dovrebbe avere la sua originaria destinazione. Solo così possiamo dare a quella zona la vita che merita. Infatti, chi gira l’Italia, ha ricordato De Luca,  avrà notato che a Roma, a una lato di piazza Maggiore, c’è un mercato da 400 anni. “Lo stesso vale per via Bartolomeo Camerario e per la parte alta di via Annunziata, due arterie del centro storico che possono essere rivitalizzate, favorendo l’insediamento di esercizi artigianali e dando un aspetto migliore alla città che i visitatori ritengono già bella”, ha affermato De Luca, il quale ha auspicato “una maggiore sinergia, un rapporto più diretto, tra l’Università e il Comune, per dare la possibilità agli studenti di fruire di spazi verdi e di  avere a disposizione biblioteche aperte per molte ore al giorno, tutto quello che ancora oggi manca”.

L’amministrazione Mastella rende anche una cattiva comunicazione
Ma De Luca vola troppo in alto, quando invece l’amministrazione Mastella si dimostra inefficiente anche nella comunicazione verso i cittadini. Un esempio: Alfredo Martignetti, un segretario del partito di Mastella, promosso assessore al Commercio nel mese di ottobre dell’anno scorso,  in un comunicato diffuso il 2 luglio,  nel ribadire, anche quest’anno, la non organizzazione ordinaria, con bancarelle e giostre, della festa della Madonna delle Grazie per motivi di sicurezza rispetto alla pandemia, ha reso noto che, “pur tra molte difficoltà organizzative”, è stato possibile “garantire la regolare tenuta del consueto spettacolo pirotecnico”, per il giorno 3 luglio, ma non ha comunicato quante ditte del settore avrebbero offerto lo spettacolo. E’ successo, così, che dopo la prima serie di spari, tutti i cittadini, noi compresi, che si erano sistemati con le proprie auto, per assistere allo spettacolo,sul ponte che collega via dei Lomgobardi con via S.Pasquale, siano andati via. Solo dopo 5 minuti abbondanti, sulla strada del ritorno a casa, si sono uditi altri spari, inducendo i cittadini a pensare che un’altra ditta stava offrendo il suo spettacolo pirotecnico.  

L’intervento del candidato sindaco Luigi Perifano
E’ stato poi la volta Luigi Perifano.  Il candidato sindaco ha ringraziato Nicola De Luca, sostenendo che la sua adesione alla causa di Alternativa per Benevento è una adesione prestigiosa, data la sua esperienza amministrativa esercitata per lungo tempo nel Comune di Benevento.“Alternativa per Benevento continua a raccogliere consensi”, ha assicurato Perifano, “a conferma che stiamo facendo un buon lavoro perché abbiamo tutti quanti le credenziali per poter parlare  il linguaggio della serietà, della chiarezza nei confronti della città  per realizzare la svolta rispetto alle possibilità che la città probabilmente ha. Con la scelta di Nicola, si ricompone un pezzo della difficoltà che era emersa nel dibattito interno del Partito Democratico.  Io mi auguro che sulla scia della scelta fatta da Nicola, si possano fare ulteriori passi in avanti, nel processo in atto nel Partito Democratico. Quindi, l’auspicio che si possano trovare tutti i democratici sotto il simbolo del Pd è quello che io faccio non soltanto come candidato sindaco ma anche come osservatore esterno delle vicende del Partito Democratico. Sotto tutti i punti di vista, io credo che la scelta di Nicola De Luca sia particolarmente significativa e pregna di elementi di valore politico che io  rimetto alla vostra attenzione. Dopo di che  c’è ancora un lavoro da fare da questo momento in poi. Stiamo registrando altri avvicinamenti molto positivi, che confermano la possibilità di una ulteriore espansione dello schieramento”.Perifano ha poi proseguito: “Lavoreremo ovviamente sui temi programmatici. Da Nicola avete ascoltato alcuni aspetti che porremo in evidenza, a cominciare dalla sensibilità rispetto ai temi ambientali. Il tema della trasformazione ecologica, ben presente nella impostazione del Recovery Plan, nella programmazione dei fondi strutturali  2021-2027, nell’agenda 2030. Ecco, la trasformazione ecologica, per la città di Benevento, non è  un slogan, non è un concetto astratto, perché, per noi, significa qualità dell’aria, considerato il superamento del limite delle polveri sottili; significa qualità dell’acqua, in quanto una parte della città usufruisce di acqua buona, mentre un’altra parte della città è ancora approvvigionata dai pozzi di Campo Mazzoni e di Pezzapiana; significa  discutere sul dissesto geologico, della qualità dei fiumi e ancora del verde pubblico che rappresenta un’altra delle nostre emergenze”.A proposito del verde pubblico, ha osservato Perifano, “la nostra città  è sottodimensionata rispetto a tutte le altre città capoluogo. Ma anche il ciclo dei rifiuti, a livello di organizzazione provinciale, presenta tantissime lacune, tantissimi ritardi, tantissimi problemi. Colgo solo questo aspetto delle considerazioni programmatiche fatte da Nicola, per dire che il tema della città green, il tema della ecologia non può essere un aspetto del programma, ma deve rappresentare un punto di vista fondamentale dell’azione di governo nei prossimi cinque anni”.Perifano ha poi parlato della fragilità finanziaria del Comune di Benevento, manifestando preoccupazione rispetto ai dati forniti dall’Organismo Straordinario di Liquidazione che non giustificherebbero la dichiarazione di dissesto approvata dal Consiglio comunale l’11 gennaio 2017. “In questo momento, non possiamo considerare l’attività istruttoria né conclusa, né completa, però, in questo momento, la massa passiva, cioè i debiti contratti dal Comune in epoche precedenti, è di circa 27 milioni di euro, cifra che è molto, ma molto lontana da quella che fu indicata come causa della dichiarazione di dissesto, che era di circa 140 milioni. Noi dobbiamo continuare a seguire questa vicenda, perché presenta dei risvolti veramente preoccupanti, che potrebbero condurre alla conclusione secondo cui quella dichiarazione di dissesto fu quantomeno avventata, nel senso che la situazione era probabilmente gestibile anche attraverso un Piano di rientro. Perché dico questo? Perché il dissesto non è un fatto neutrale. I cittadini di Benevento lo hanno pagato due volte. Lo hanno pagato come cittadini contribuenti, perché, come sapete,  l’imposizione fiscale è stato portata ai livelli della misura massima, ma lo hanno pagato anche come cittadini creditori del Comune, che, a causa del dissesto,  hanno dovuto rinunciare  a riscuotere una parte consistente dei loro crediti. Quindi siamo di fronte ad una situazione che merita attenzione, perché, se questi dati dovessero essere confermati, e sottolineo se, perché io per primo sono ben consapevole del fatto che il lavoro debba essere completato. Ma se questi dati dovessero essere confermati, ci troveremmo di fronte ad uno scenario veramente inquietante, quello, per il quale una scelta politica è stata fatta ricadere sulle spalle dei cittadini beneventani. Quindi, abbiamo la necessità di lavorare anche su questo, perché io penso che alcune operazioni di verità siano necessarie, specialmente per far crescere nella città di Benevento la consapevolezza dell’importanza delle scelte da fare”.

I fallimenti di Mastella
Ma Mastella ha collezionato un altro fallimento: gli è stato revocato il finanziamento regionale di housing sociale a Capodimonte.  “Nel 2012, quando il Comune era amministrato da una maggioranza di centro sinistra, “le uniche città ammesse all’epoca”, scrivono in un comunicato, il segretario cittadini del Pd, Giovanni De Lorenzo, l’ex sindaco Fausto Pepe, e i consiglieri comunali di Democratici per l’alternativa Floriana Fioretti, Luca Paglia e Marialetizia Varricchio,  “al cospicuo finanziamento indirizzato a quella che una volta sarebbe stata definita  “edilizia popolare”, furono Atripalda, Avellino e Benevento. Tre in tutta la regione Campania”. La convenzione fu sottoscritta tra il Comune di Benevento e la Regione il 13 novembre 2012.“Il 2 luglio”, scrivono sempre i suddetti esponenti del Pd, “la beffa. Con atto del dirigente della Regione Campania, Anna Martinoli, numero 66/2021, il finanziamento  di cui sopra è stato revocato destinandone una parte, 4.420.781 euro, alla città di Salerno”.“L’amministrazione  Mastella”, osservano gli stesso esponenti del Pd, “è stata capace di buttare alle ortiche una straordinaria opportunità di intervento di edilizia sociale rivolta alle fasce popolari della nostra città. Sciatteria, non curanza, approssimazione hanno avuto la meglio su anni di lavoro e di impegno. La cosa desta, giustamente, rabbia indignazione e persino sconforto. Si è persa una grande opportunità di lavoro per le aziende  e le professionalità locali, oltre al danno di vedere svanite le possibilità di dare una risposta concreta, a prezzi calmierati, al “problema casa” cui molte famiglie di Benevento aspirano da tempo”.“Quello della casa”, conclude la nota dei medesimi esponenti del Pd,  “è un diritto primario di ogni famiglia cui l’amministrazione Mastella ha, consapevolmente ed irresponsabilmente, corrisposto l’indifferenza di chi non ha mai veramente voluto fare il sindaco di questa Città, avendo invece altre mire politiche. Una ragione in più per mandarlo a casa. A Ceppaloni”. 

Giuseppe Di Gioia

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