Carla Fracci, il mito, l’icona della danza nel mondo, se ne è andata

Ieri abbiamo dovuto dare l’addio ad una grande figura del mondo dello spettacolo: Carla Fracci .
Ci ha lasciati all’età di 84 anni e siamo  stati confortati dalla dichiarazione del figlio, che ha  raccontato della serenità con la quale si è spenta, circondata dall’affetto dei suoi cari.
Le persone della mia generazione, l’hanno conosciuta sul piccolo schermo, quando la Rai dedicava le prime serate ad eventi culturali di grande spessore e diffondeva così la conoscenza, tra i suoi telespettatori, del melodramma, del teatro, della danza.
Io l’ho conosciuta di persona, quando è venuta nel 2018 ad incontrare la città, invitata dalla nostra amica Carmen Castiello, direttrice artistica del Centro Studi. In quella occasione, l’artista diede lezioni alle giovani allieve, e la scuola rilasciò il relativo attestato.
La più profonda intuizione della M° Castiello, però fu quella di dedicarle anche la sala della sua scuola, un gesto oggi, a futura memoria di quella che fu definita :”Il cigno della Scala”;  di un mito.
”Siamo cresciuti tutti associando la danza al suo nome. Ella che fu icona pop di energia  ed ironia”, dice di lei, Roberto Bolle. 
Oggi nella trasmissione Tagadà la conduttrice, Tiziana Panella, ha affermato che ”a vederla danzare avrebbe voluto diventare anche lei una ballerina” e forse anch’io, come tante ragazze, ho amato subito la danza, perché la vedevo così leggiadra, libera di volare nell’aria, così elegante; si perché la danza educa non solo all’ascolto della musica, ma soprattutto, all’attenzione per l’altro, a colui il quale è vicino a te, alla gentilezza nel portamento.
Un’emozione grandissima, inaspettata, quella di poterla conoscere di persona, ma forse meglio ancora venerarla. Quel giorno del mese di dicembre 2018, sono stata al settimo cielo di felicità, gratissima alla mia amica Carmen Castiello per quel dono che aveva fatto a tutti noi: rivederla a Benevento , per tributarle anche il “Premio alla carriera” in collaborazione con l’Accademia di S. Sofia.  
Carla Fracci aveva dimostrato di essere legata alla città quando nel 2019  presentò, nel Teatro Romano,  alla stampa l’omaggio che aveva preparato per il grande Federico Fellini e per Nino Rota.  In quella occasione, insieme a Giancarlo Giannini, ci fece rivivere alcuni momenti del capolavoro di Fellini, “La Strada”, una struggente storia d’amore e di infelicità al tempo stesso. In quella occasione parlò anche del suo intento di preparare un’opera sulla madre di Gesù, “La vita di  Maria”, e di ritornare a Benevento per festeggiare i trent’anni di attività di Carmen Castiello.
Penso a lei con grandissimo rispetto, ad un’artista che nelle varie conferenze aveva sempre sottolineato il suo forte attaccamento ai giovani, protagonisti non solo della danza, ma del nostro futuro, perché come ha  affermato anche Abbagnato:”Carla credeva nei giovani”. 
Ed infatti a loro soprattutto si era sempre rivolta, parlando dei suoi esordi, del suo papà, che alla guida del tram le appariva come un vero e proprio eroe, quel papà che l’aveva chiamata Carolina, nome poi da lei trasformato per motivi artistici. E sono stati proprio i ferrotranvieri milanesi, autisti del tram della linea 1, che le hanno reso omaggio dalle 12 alle 18, scampanellando davanti al Teatro alla Scala, come faceva il suo papà per salutarla.
Infatti, come da lei espressamente richiesto, la camera ardente è stata allestita nel Teatro alla Scala di Milano, il cui sovraintendente Dominique Meyer, ha invitato tutti “ad inchinarci alla brillante e meritata carriera artistica di una danzatrice internazionale, quale è stata Carla Fracci”. 
Peccato, perché personalmente penso che  avrebbe potuto essere nominata senatrice a vita, così come previsto dall’art. 59, 2° comma, della nostra Costituzione laddove recita che :” Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”, ma non c’è stato forse il tempo di pensarci e/o di proporla.
Le sono state però riconosciute comunque delle importanti onorificenze, di iniziativa dal Presidente della Repubblica, nel 2003 quello di Dama di Gran Croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana; il 2 giugno del 1983 il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; nel febbraio del 2000 la Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte.
Nel  2018 le è stato conferito il Premio Nazionale Toso d’oro di Vespasiano Gonzaga, e lo scorso anno da parte del Senato della Repubblica, il Premio alla carriera.
Anche il mondo letterario non l’aveva dimenticata, perché Eugenio Montale le dedicò la poesia ”La danzatrice stanca”, inserita nella raccolta del Diario del ’71 e del ’72, pubblicato l’anno seguente.
La ballerina si era battuta contro lo smantellamento dei Corpi di Ballo dalle fondazioni liriche, impegnandosi sempre, in prima persona, a tenerli vivi, anche con un appello nel 2012 all’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affermando che  “Il ballo classico ha dato prestigio al nostro Paese ed è triste che oggi sia considerato residuale. Un’arte nobile, come questa, non può essere trattata come una Cenerentola”.
In autunno, vedremo il film, dal titolo “Carla”, già in lavorazione sulla vita della grande ètoile, interpretata da Antonella Mastronardi.
I funerali si svolgeranno il 29 maggio,  alle 14,45 nella Chiesa di S. Marco, e saranno  ripresi dal Tg1 con la conduzione di Stefania Battistini ed Elena Fusai, mentre la  Radio1 dedicherà un ricordo di Carla Fracci, icona della danza nel mondo, alle 12.30 condotto da  Marcella Sullo, con la rubrica  “Prima Fila – Tutto quanto fa cultura e spettacolo”, settimanale di Radio1.
Una vera e propria Maestra, quella che il New York Times nel 1981 definì non a caso, la prima ballerina assoluta e noi avremmo voluto non perderla mai.
La ricorderemo sempre con immenso affetto, con l’augurio che il suo insegnamento, la sua tenacia, ci aiutino nei momenti in cui ciascuno di noi debba affrontare le proprie difficoltà.
Ella, infatti, ci ha raccontato di non essersi mai risparmiata, perché solo con il lavoro costante e quotidiano, si possono raggiungere ottimi risultati e traguardi a volte inaspettati, come quelli realizzati da Carla Fracci.
Maria Varricchio

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