Lettera aperta di Amedeo Ceniccola (circolo Craxi di Benevento) al professore Piero Vereni

Egregio Professore,
ho letto la Sua dichiarazione riportata nell’articolo di Filippo Facci dal titolo: “Quelli che volevano ammazzare Craxi” pubblicata venerdì 30 aprile sul quotidiano Libero: “… fu persa l’occasione storica di uccidere Craxi. Le monetine sono state evidentemente  troppo poche, e gli insulti pure. Dovevamo fare di più … L’uccisione rituale del sovrano è una pratica comune a tutte le culture, di tutti i tempi … Quella sera, per parlare spiccio, stavamo facendo fuori il re, e in questo non c’è nulla di male o di sbagliato. Ma vorrei andare oltre e mi chiedo: cosa sarebbe successo se ci fossimo veramente impossessati del corpo di Bettino? Se lo avessimo fatto a pezzi sul serio, se l’avessimo magari mangiato a brani (era grande e grosso, ce n’era per tutti)?… Il nostro vero errore è stato quello di non andare fino in fondo. Dovevamo sbranare Craxi, avremmo dovuto farlo fuori a pezzi, gettare le sue (mi immagino lunghissime) budella sulla porta del Rapfael e trascinarle fino al Parlamento…” e lo stomaco mi si è chiuso, quindi Le rispondo con il poco fiato che ho: Lei sei bevuto il cervello! E poiché mi rendo conto che straparla di cose che non conosce mi consenta di ricordarLe che Craxi è morto divorato dal cancro ad Hammamet lontano dalla sua patria e dai suoi affetti mentre la suprema corte europea ha bollato le sentenze emesse dalla magistratura italiana nei suoi confronti come: “accanimento politico”.

E non posso nascondere che nel leggere la Sua dichiarazione  mi sono passate davanti agli occhi tutte le angherie inflitte a tantissimi innocenti finiti nel tritacarne di quella falsa rivoluzione fatta passare sotto il nome di “Mani Pulite” che a circa 30 anni di distanza non ci ha dato né giustizia né verità.           Alcuni nomi, che coincidono con altrettanti processi, trascinatisi per anni  a carico di personaggi accusati di reati infamanti dai quali sono stati assolti, dovrebbero essere noti anche a Lei.
Vale la pena ricordare quelli di Andreotti, Mannino, Musetto, Tabacci, gli ex ministri Darida, Andò, Mancini, Gaspari, Pomicino, Scotti, l’ex sindaco Tognoli, gli ex deputati Turi Lombardo, Sisinio Zito, Francesco Colucci Darida, Lega, Matarrese, Baruffi, Pujia, Sanza, Ravaglioli, Gamberale, Nobili, e tanti, tantissimi altri. Non tutti possono raccontare il calvario patito. Per i deputati Moroni e Mensorio, Binetti, Leccisi, Nicolosi, Sbardella, per il ministro Goria, per Gabriele Cagliari, per Amorose, per Franchi, per decine di suicidi il “processo come pena” del quale parlava Carnelutti, è stato troppo lungo. Se questo è il bilancio giudiziario, altro è quello politico: tutti i partiti di governo Dc, Psi, Psdi, Pri, Pli, sono stati spazzati via dalla scena politica, sono scomparsi. Sono sopravvissuti, risparmiati magari perché i loro capi “potevano non sapere”, l’ex Pci e quello spicchio di Dc da sempre alleato del Pci ed oggi confluiti nel Partito Democratico.
Il ricordo di tante vittime e di tanto sangue innocente versato sull’altare di quella falsa rivoluzione “del calzino rivoltato” mi ha provocato un vero senso di nausea e mi ha fatto provare vergogna per quello che è successo a tanti uomini che hanno servito il Paese. Invece sono convinto che a Lei ha provocato lustro e gradimento.
E per tornare al Presidente Craxi ricordi che:1 – Il 19 gennaio 2000 Bettino Craxi è morto esule ad Hammamet suscitando il cordoglio di tutto il mondo democratico e vale la pena ricordare che il governo dell’epoca –presieduto dall’on. D’Alema-  propose di tributare a Craxi i funerali di Stato  che la Legge prevede solamente per le più alte cariche istituzionale e per quelle personalità “che abbiano reso particolari servizi alla Patria, nonché per quei cittadini che abbiano illustrato la nazione italiana”. Lascio volentieri a coloro che leggono giudicare il significato di tale straordinario riconoscimento politico e civile.
2 – La Corte di Giustizia Europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano per violazione dell’articolo 6 della Convenzione di Strasburgo sull’equo processo. In poche parole, la Corte di Giustizia europea ha sancito che i più elementari diritti e le regole del diritto furono violati pur di arrivare ad una condanna del leader socialista. In sostanza, il Presidente Craxi è stato vittima di un processo ingiusto e non venne messo in condizione di difendersi.
3 – Il Procuratore Capo del Tribunale di Milano Gerardo D’Ambrosio (poi Senatore della Repubblica eletto nella lista PD e comunista dichiarato) fu il primo a riconoscere che l’ex segretario del PSI non aveva mai intascato soldi a titolo personale ed ha confermato in più occasioni che Bettino Craxi aveva ragione quando affermava che il sistema dei partiti della prima Repubblica si reggeva sul finanziamento illecito che  è stato amnistiato sino al novembre ’89, depenalizzato se compiuto dopo il ’93 e colpito penalmente solo se commesso in quell’intervallo di quattro anni. Una legislazione a singhiozzo con reati che appaiono e scompaiono a seconda degli anni (sic!). Solo chi è accecato dalla faziosità non riesce a capire che questo tipo di legislazione ha lesionato il principio di eguaglianza del cittadino davanti alla legge, anche del cittadino Craxi che per questo motivo fu costretto a rifugiarsi nella baia di Hammamet per difendere la propria libertà e la propria incolumità (se bastò un voto del Parlamento, che negò l’autorizzazione a procedere, per scatenare il tentativo di linciaggio di Piazza Navona, non è difficile immaginare quale aggressività si sarebbe scaricata su di lui in epoca successiva).
4 – La difesa della libertà dei popoli oppressi è stata per Bettino Craxi una ragione di vita. Non ebbe paura di accusare le multinazionali per l’aiuto dato al golpe cileno di Pinochet, così come aiutò i socialisti portoghesi a combattere e vincere la dittatura di Salazar. Non ebbe d’altra parte alcuna remora nel denunciare con forza i regimi comunisti dell’Europa dell’Est e a impegnarsi nella difesa e nel sostegno economico del popolo palestinese. Tutti i perseguitati, prima o poi, sono arrivati a Roma per incontrare Bettino Craxi. Sacharov, Pliusc, Havel, il povero Pelikan; Jacek Kuron, Walesa, Dubcek, Ricardo Lagos, mille e più mille espatriati cileni; gli intellettuali scampati a Fidel Castro, Yasser Arafat, Kaddumi, Nemer Hammad.
5 – Craxi era un leader politico appassionato e grande conoscitore della politica estera di quegli anni; molti dei suoi amici sono poi diventati, tuttora sono, capi di stato e di governo. Craxi ha servito le ragioni della libertà, oltre ogni convenienza ed opportunità tanto che il suo epitaffio dice: “La mia libertà equivale alla mia vita”. Ciò che desiderava per lui lo avrebbe voluto davvero per tutti. Anche per il professore Piero Vereni che ancora oggi non riesce a liberarsi dal pregiudizio e dalla faziosità ideologica e politica.
Amedeo Ceniccola
Presidente  circolo “B. Craxi”- Benevento

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