L’Amministrazione provinciale e l’Amministrazione comunale di Benevento fanno il paio con i loro comportamenti

E’ stata molto movimentata la seduta del Consiglio provinciale tenutasi lo stesso giorno, 14 aprile 2021, in cui è stata resa nota la delibera con cui l’Anac (Autorità Nazionale AntiCorruzione) ha dichiarato decaduto l’avv. Nicola Boccalone da direttore generale dell’Ente.  Infatti, i consiglieri del Partito Democratico (Giuseppe Antonio Rugiero, Luca Paglia e Giuseppe Di Cerbo) hanno sollevato eccezioni sulla validità della seduta, poiché molti degli atti posti all’ordine del giorno erano stati prodotti da Nicola Boccalone.
Di rimando, rispetto a tali eccezioni, leggiamo sul Mattino, il presidente della Provincia, Antonio Di Maria, avrebbe auspicato “cambio di passo da parte dei consiglieri Pd perché questa è un’assemblea di secondo livello  e siamo tutti chiamati a fare l’interesse dei territori e non dei rispettivi schieramenti politici di appartenenza”.
Infatti,  egli ha fatto l’interesse dei territori, quando ha nominato Nicola Boccalone  direttore generale della Provincia di Benevento, già direttore generale del Comune di Benevento, ai tempi del sindaco aennino D’Alessandro,  già direttore generale dell’Ospedale “Rummo”, già presidente di Irpinia-Ambiente. Una nomina, quella di direttore generale della Provincia, la cui legittimità era stata già messa in discussione dai consiglieri del Pd. 
A Di Maria, come volevasi dimostrare, hanno espresso solidarietà il sindaco Mastella, la senatrice Sandra Lonardo, il consigliere regionale Luigi Abbate e le segreterie cittadina e provinciale di Noi Campani. Secondo costoro, “Di Maria ha ereditato una gestione particolarmente delicata, sia a livello organizzativo che amministrativo ma ha saputo dare risposta programmando una progettazione strategica  per il territorio, avviando opere infrastrutturali importanti e ottenendo corposi finanziamenti”. Le continue accuse “lanciate da alcuni esponenti del Pd (il gruppo dem alla Provincia – ndr) fanno pensare che questi ultimi preferiscano gli anni dell’immobilismo che non pochi danni hanno generato alla Provincia e al territorio”.
Tutto questo quando era ancora caldo il cadavere di Claudio Ricci, l’esponente dem che, nella veste di presidente, aveva guidato la Provincia dal 2014 al 2018, una persona  della quale Mastella e il suddetto staff di Noi Campani, nell’esprimere il proprio cordoglio rispetto ad un decesso causato dal Covid, avevano tessuto le capacità di politico e di amministratore. Ma Mastella e i suoi uomini non sono entrati nel merito degli atti nulli prodotti da Di Maria. 
“Sull’acclarata illegittimità degli atti e delle nomine prodotte da Di Maria”, sono intervenuti la segreteria provinciale e cittadina del Pd, ma anche il gruppo dem alla Provincia. Secondo il Pd,  “Noi Campani scappa dal merito e butta la palla in tribuna”, nel “mal riuscito tentativo di solidarizzare con il presidente Di Maria cui, suo malgrado, sono imputate una serie di strafalcioni istituzionali da far tremare le vene ai polsi”.
Infatti, “l’ANAC, per ben due volte, ha evidenziato e dichiarato “illegittimi e nulli” gli incarichi del direttore generale della Provincia ad un tempo Commissario Straordinario  di ASEA”.  Il tentativo di Noi Campani – in un passaggio della sua nota che noi abbiamo omesso di citare perché inconcludente – di aver voluto bilanciare le illegittimità commesse da Di Maria con la dimissioni nel 2017 di Fausto Pepe da consigliere comunale per prevenire la pronuncia dell’ANAC , avendo l’ex sindaco ottenuto un incarico dal Comune di Cervinara, è come, secondo il Pd, “scambiare lucciole per lanterne”. Infatti, quel parere era appunto preventivo, quindi funzionale ad evitare una possibile illegittimità/nullità dell’incarico. Si tratta, nel caso, dell’azione previdente e saggia di una pubblica amministrazione. Se il presidente Di Maria – prosegue la nota del Pd – avesse agito allo stesso modo avrebbe evitato la “sequela record” di conferimenti illegittimi e nulli che lo hanno contraddistinto. Sequela che, magari, gli varrà il guinness dei primati degli svarioni amministrativi di ogni tempo ma, purtroppo, espone l’Ente Provincia allo stallo amministrativo e al danno contabile!”

Oberdan Picucci

Ma Di Maria ha fatto anche l’interesse del territorio, e non per partito di Mastella, del quale fa parte anche lui, quando ha nominato, nel mese di novembre 2020, Oberdan Picucci alla guida del CTS (Centro Servizi Territoriali) e Antonio Capuano nel CdA dell’ASEA, l’Agenzia partecipate della Provincia per l’Energia?  Queste altre nomine sono  ritenute pure illegittime dal gruppo Pd, perché Picucci si era dimesso solo un mese prima da assessore, tra l’altro, al Commercio, per essere nominato presidente della Gesesa, carica a ricoprire la quale Mastella ha poi preferito il proprio avvocato, mentre Capuano era ed è consigliere in carica al Comune di Benevento.

Antonio Capuano

Ma Capuano, nell’intento  di conferire  legittima alla sua nomina nel CdA dell’ASEA, “ha asserito”, si legge nelle nota del Pd, “di non essere consigliere comunale di una città con più di 15mila abitanti (Benevento, la sua città…)!”
La nomina di Picucci rientrava nel tentativo, riuscito, di Mastella, di recuperare un ex assessore alla causa di Noi Campani, tant’è che lo ha nominato anche vice segretario regionale del suo partitino;  quella di  Capuano poteva essere invece considerata,  non soltanto secondo noi, come riconoscimento verso un consigliere che, eletto in Forza Italia (partito ora collocato all’opposizione), è poi passato a Noi Campani, appena dopo la sua costituzione. Altro che interesse dei territori.  Fa bene il Pd a domandarsi: “Nel merito di questi fatti, Noi Campani ha da dire qualcosa di sensato?”.

I mastelliani ritengono sia stalking fare opposizione nei loro confronti
E dire che Di Maria aveva giudicato alla stregua di stalking l’incalzare del capogruppo del Pd, Ruggiero,  con le sue interrogazione nell’accusare il presidente della Provincia di aver fatto perdere finanziamenti ministeriali per progettazioni di opere  contro il dissesto (mentre sostengono il contrario, nella menzionata nota, Mastella e i mastelliani, per i quali “è diventata argomento di stalking politico la delibera ANAC” – ndr) e di aver chiesto “spiegazioni sulle anomale lesioni lungo tutta la carreggiata stradale  delle SP 62,  64 e 66, i cui lavori sono stati delegati dalla Provincia di Benevento al  Comune di Santa Croce del Sannio, di cui il presidente della Provincia è sindaco”. Ma soprattutto, in una nota del 6 aprile, Ruggiero aveva osservato che, rispetto al modo energico come Carmine Nardone alla Provincia e Fausto Pepe al Comune di Benevento aveva ostacolato l’insediamento della Luminosa a Ponte Valentino, pericolo che si sta riproponendo, poiché il 31 luglio 2020 il Ministero dell’Ambiente, come ebbe ad annunciare la senatrice Sandra Lonardo il 2 settembre,  ha rinnovato  l’autorizzazione  per l’insediamento nella predetta zona industriale di una centrale a turbogas da 400 Mw, una autorizzazione opponibile entro il 31 ottobre.“Successivamente – ha affermato Ruggiero – non abbiamo letto di alcuna interrogazione all’allora ministro Patuanelli, nessuno ha impugnato un decreto che paradossalmente già parlava di ricorsi perenti (che hanno perduto ogni valore per scadenza dei termini – ndr), questioni peraltro già al centro del lavoro di ricostruzione che stiamo facendo”. Rispetto a ciò, osserva Ruggiero, “ Mastella e Di Maria si sono limitati a qualche dichiarazione ma nulla di più”.Antonio Di Maria, nel respingere questa accusa,  ha dichiarato: “ la nostra amministrazione non ha emesso  alcun atto che potesse favorire tale insediamento che reputo spropositato e incompatibile con il territorio.  Cosa hanno fatto invece le amministrazioni che ci hanno preceduto?” . Ebbene, tra le amministrazioni che hanno preceduto l’attuale, lo ripetiamo ancora una volta, c’è stata quella presieduta dal compianto Claudio Ricci. Ma Claudio Ricci, del quale Di Maria ha decantato le lodi quando ha appreso la notizia della sua dipartita, è stato consigliere provinciale di maggioranza, per più di un mandato, nelle consiliature elette con suffragio universale.  Va ricordato, però, che di Claudio Ricci, fino a prima che si ammalasse, Di Maria e Mastella hanno detto peste e corna, imputando a lui le cause di tutte le difficoltà che l’amministrazione Di Maria incontrava, nella gestione dell’Ente, a cominciare dalla Samte, finita in liquidazione, non per colpa di chi ha guidato la Provincia in precedenza, ma per il fatto che i Comuni, a cominciare da quello guidato da Mastella, non pagavano, e non pagano ancora, le quote per il servizio di smaltimento dei rifiuti, di cui hanno fruito.
Rispetto a questo manierismo, è bene sottolineare che il più sincero cordoglio per la perdita di Ricci è stato sicuramente quello manifestato dal personale della Provincia, ma anche e soprattutto quello manifestato dal deputato dem Umberto Del Basso De Caro: “La improvvisa scomparsa di Claudio Ricci lascia tutti sgomenti: la famiglia, innanzitutto, alla quale Claudio era legato in modo straordinario; la comunità di San Giorgio del Sannio che aveva amministrato  ininterrottamente, dal 1983 ad oggi ricoprendo gli incarichi di consigliere comunale, assessore, vice sindaco e sindaco; la comunità del Partito Democratico per la quale aveva profuso i tesori di una natura incomparabilmente ricca di generosità ed umanità. I suoi amici veri, e tra questi sicuramente chi scrive, perdono un punto di riferimento ed un raro esempio di lealtà e solidarietà in questo tempo nel quale l’ipocrisia ed il mercimonio sembrano diventati la stella  polare della politica. Ci mancheranno la sua lucida analisi, il suo acume, la sua capacità di ‘leggere’ la politica sempre oltre il contingente e ben prima di tutti gli altri. Addio  Claudio”.

Luigi De Minico

Una offesa per la città ciò che di indecente è accaduto nel Consiglio comunale del 15 aprile
Questo accadeva alla Provincia di Benevento, che, per la morte di Ricci, ha anche esposto le bandiere a mezz’asta, in segno di lutto. Al Comune, guidato da Mastella, accade invece di peggio.  Nella seduta, da remoto, del Consiglio comunale del 15 aprile, quando, in variante al PRC, bisognava approvare i “lavori di costruzione di nuove aule e palestre all’interno dell’area scolastica dell’esistente I.T.S  Galilei, alla conta, da parte della segretaria generale del Comune, hanno votato a favore 14 consiglieri, mentre 2 si sono astenuti. Questi ultimi sono riconducibili alle persone di Francesco De Pierro e di Cosimo Lepore, che, assieme a Raffaele Del Vecchio, inspiegabilmente assente a tale seduta, fanno la sinistra a sua maestà, soprattutto nel garantire a Mastella il numero legale nelle sedute consiliari, da quando il sindaco non dispone più di una sua maggioranza. Costoro, benché sconfessati dal Pd per il loro comportamento in Consiglio e per il fatto che, in contrasto con la maggioranza del Partito, vogliono la costituzione della stessa coalizione che ha fatto rieleggere De Luca alla guida della Regione, il  che significa riconfermare Mastella come sindaco, rappresentano, purtroppo, ufficialmente il Partito Democratico in Consiglio, mentre gli altri 3 consiglieri, in linea con la maggioranza del Partito, sono costretti a chiamarsi “Democratici per l’alternativa”.In quella votazione è, dunque, mancato il numero legale, che sarebbe dovuto essere di 17 consiglieri, in quanto mancava Marcellino Aversano, un consigliere che, eletto in una lista schierata nella coalizione di centro sinistra (anzi, espressa proprio dal Pd) è poi passato alla corte di Mastella. Rilevata questa assenza, un consigliere dello schieramento mastelliano, pare Quarantiello, avrebbe detto, in un colorito dialetto beneventano, con i microfoni ancora aperti, “chiamat a chillu pep”.
Rintracciato Aversano, si ripete la votazione, con il ripristino del numero legale, dal momento che le opposizioni erano assenti.  Contro la ripetizione della votazione, la consigliera pentastellata, Anna Maria Mollica, ha chiesto l’intervento del Prefetto perché sia ritenuta non valida la seconda votazione, una votazione che, invece, sarebbe valida secondo il presidente del Consiglio, Luigi De Minico – un consigliere che, eletto in Forza Italia e rimasto in Forza Italia, non ha abbandonato il sindaco – in quanto, in una sua nota indirizzata al Prefetto, avrebbe detto che Aversano era presente all’appello effettuato in apertura di seduta. 

Mastella e i gruppi mastelliani a Palazzo Mosti hanno denunciato ostruzionismo delle opposizione per aver disertato il Consiglio, invece che ringraziarle per non aver ancora dimissionato il sindaco
Mastella, rispetto alla mancanza del numero legale in quella votazione, ha inveito contro le opposizioni, sostenendo  di non aver mai visto, nella sua vita politica, un tale malcostume. L’ampliamento del Liceo Scientifico, avrebbe detto, “non riguardava il Comune ma i giovani”. Per contro, gli ha replicato Italo Di Dio, di “Città aperta”, secondo il quale di “mai visto” c’è solo lo spettacolo indecoroso offerto da alcuni consiglieri, autori di espressioni irripetibili che denigrano l’intero consesso. Ma Di Dio ha anche osservato che “alcuni deliberati sono giunti in commissione incompleti e ci è stata impedita la piena valutazione”.Dopo tutto quello che è accaduto, i gruppi mastelliani in Consiglio comunale, che osano ancora chiamarsi “gruppi di maggioranza a Palazzo Mosti”,  hanno avuto la sfrontatezza di condannare “l’atteggiamento dei rappresentanti dell’opposizione” che avrebbero “giocato all’ostruzionismo, non partecipando di fatto alla seduta del Consiglio comunale e tradendo ancora una volta il mandato conferito dai cittadini”. Secondo loro, si dovrebbero comportare come si comportano i 3 consiglieri “ufficiali” del Pd che, assicurando il numero legale a Mastella, evidentemente sarebbero contrari a far decadere il sindaco, qualora gli altri consiglieri dell’opposizione dovessero prendere l’iniziativa di dimissionare Mastella presso un notaio, per impedirgli che possa gestire la sua campagna elettorale nella veste di Sindaco.Mastella ha espresso solidarietà nei confronti di Marcellino Aversano, ma non ha puntato l’indice contro la persona, peraltro capo di un suo gruppo, che ha pronunciato quella frase a dir poco indecente. Si è limitato a dire che “bisogna sempre avere rispetto per le persone, bisogna rispettare le opinioni altrui, bisogna evitare atteggiamenti irriverenti e inopportuni. Quella di ieri (il 15 aprile – ndr) è stata una cosa  che ha dimostrato un modo di fare politica che non è il mio e da cui mi dissocio”.

Luigi Bocchino

Archiviata la querela di Bocchino, ma l’avvocato ritenutosi diffamato ha detto che si farà valere in sede civile contro Mastella
Beh!, con quest’ultima frase, il sindaco ha dato di sé l’immagine di una persona dotata di un certo equilibrio, tutt’altro che arrogante, come quando, sparando nel mucchio, lanciava giudizi poco garbati, per usare un eufemismo, contro chi non la pensava come lui.E’ capitato, però, che, quando ha sostenuto la opportunità di mettere in sicurezza il ponte sul torrente San Nicola, progettato da Morandi, lo stesso architetto che aveva realizzato il crollato ponte di Genova,  l’avv. Luigi Bocchino gli abbia fatto osservare che il ponte sulla S.S. 90 bis era stato già oggetto di un intervento con i fondi post alluvione, intervento conclusosi (lo diciamo noi) anche con una inaugurazione attraverso, pare, la stura di una bottiglia di spumante.E, poiché l’avv. Bocchino aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica, per rappresentare la inopportunità della chiusura del ponte al traffico veicolare, Mastella, nel coso della conferenza  stampa del 22 agosto 2018, avrebbe detto che  “qualche imbecille  ha presentato un esposto in Procura” contro la chiusura del ponte.L’avv. Bocchino ha reagito, querelando Mastella, ma il Gip, nella persona della dott.ssa Loredana Camerlengo, ha comunicato Mastella,  “ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura della Repubblica di Benevento”.
L’avv. Bocchino, consultato da noi, ha detto che si farà valere in sede civile contro Mastella. Ma ha anche osservato che, mentre Mastella non è perseguibile penalmente per l’insulto rivolto a lui, per la Procura della Repubblica di Potenza sarebbe invece perseguibile penalmente Berlusconi per aver dato dello “scemo” al pentastellato Toninelli.
Giuseppe Di Gioia  

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