La sfida anticristica del Comunismo per la fine perversa della storia

Siamo “abitatori del tempo” e “abitati dal tempo” nell’anima, nel corpo, nello spirito. E corriamo, ora con gioia ora con paura, verso un passaggio originario, quello dell’inizio del tempo, l’istante che ci congiunge con l’Eternità, alla quale siamo destinati da sempre. Nel travaglio cognitivo, affettivo, relazionale, l’io, nel dinamismo di passato-presente-futuro, governa la regìa dell’esperienza quotidiana con la potenza concentrata nell’intelligenza, nella memoria e nella volontà.
Alla nostra ricerca, al nostro cammino, alla nostra testimonianza nella storia è saldata una decisione fondamentale: di Vita o di morte, di Verità o di menzogna, di Libertà o di schiavitù, di Amore o di odio. In questa scelta, non siamo mai soli, ma con Dio o contro Dio: affidati alla potenza, alla sapienza e all’amore della Famiglia Divina – il Padre, la Madre, il Figlio – oppure ai poteri, ai saperi, agli averi dei dominatori del mondo. Ora, dove è impiantato il nostro cuore, la nostra mente, la nostra parola? A quale alleanza, a quale patto è legato il nostro amore?
Questo tempo apocalittico – svelamento della “Verità tutta intera” e della sua completa “Negazione” – è il motore di unificazione planetaria dell’Umanità che accoglie il “Progetto divino della Creazione, della Redenzione e della Santificazione” e realizza il Fine supremo e mirabile dell’Autodivinizzazione: “Cieli nuovi e Terra nuova” nella comunione dell’Umano e del Divino.
Ma, fomentato già dall’inizio della storia dal maligno Principe di questo mondo, ora sembra vittoriosamente compiersi il “programma alternativo” dell’ “animalizzazione integrale dell’umano” nel delirio di onnipotenza e di empietà, nella presunzione insensata dell’“eternità della storia”, nella spettacolarizzazione del vizio e della perversione morale fino alla legalizzazione e alla legittimazione del delitto e alla condanna della Verità, della Libertà e dell’Amore. E tutto questo nella concentrazione statuale di Capitalismo e Comunismo: il trionfo mondialistico di Mammona, del pensiero unico, del governo unico, della “religione” unica. Il trionfo della “Bestia che viene dal mare” e di quella “che viene dalla terra”.
Il 1989, “la caduta del muro di Berlino”, non ha segnato la fine dell’ideologia e della prassi del materialismo e dell’ateismo, non ne ha frenato l’invadenza culturale e politica e la penetrazione sottile e corruttiva nella coscienza popolare e, con la “doppiezza del modernismo”, perfino nelle istituzioni formative e negli apparati gerarchici delle organizzazioni religiose e delle comunità ecclesiali.
Con l’assalto rivoluzionario di Lenin, nel 1917, si avviò un processo di annientamento della vita e di dissacrazione della famiglia, della tradizione, dell’educazione. Proseguì con lo strazio, le stragi, le “purghe” fino alla ferocia e alla macelleria dello stalinismo e al tormento del “Gulag”.
A nulla è valsa la tragica lezione della storia. In Occidente gli errori del Comunismo sono penetrati fin dentro l’anima della cultura, dell’etica e della politica saldate all’ispirazione cattolica e alle testimonianza di martiri, di vergini e di santi. E la devastazione dei princìpi, dei valori e del vissuto della civilizzazione cristiana ha provocato tradimenti, rinnegamenti, ipocrisie, follie e miserie di ogni sorta.
Solo la mitezza e l’umiltà potevano consentire a Benedetto XVI di rispondere pubblicamente con mansuetudine e fermezza all’insulto di un intellettuale a cui Gesù del Vangelo dopo duemila anni appare “né di universale grandezza né di particolare profondità … ma una strana mistura di ingenua sapienza, sciocca cialtroneria e infatuata aggressività, e dunque l’esatto contrario di una divinità onnisciente, onnipotente e misericordiosa”. Il potere del male, attraverso la “camuffata avanzata comunista”, è penetrato a tal punto nel mondo della cultura, della politica e nel mondo interiore della fede da rendere possibile la condivisione irragionevole anche di avventati giudizi esegetici, di confuse contorsioni teologiche, di dissennate presunzioni e ostinazioni morali e civili e dalle leggi abominevoli e perfide del Governo Unico Mondiale.
Nella destabilizzazione gravissima degli equilibri politici, economici e sociali, resa drammatica dal disfacimento ormai raggiunto della società civile e religiosa e dalla Pandemia, l’Imperialismo totalitario si muove alla conquista del mondo mediante “la passione, la crocifissione, la morte e la sepoltura della Chiesa”.
Nel sopportare il dolore della purificazione, che  già si fa sentire nel corpo, nell’anima e nello spirito, e nel vivere l’acuta sofferenza che durante l’Avvertimento – l’illuminazione della coscienza – proveremo di fronte all’immagine mostruosa di noi stessi e del nostro stato di peccato, saranno allontanate per sempre le tenebre e risplenderà la Luce eterna della Verità,  della Libertà e dell’Amore! 
Come Cristo, duemila anni fa, è risorto, così risorgerà la Chiesa con la distruzione del male a cui è stato dato il potere dell’orrenda manifestazione. Solo se consacrati nel Divino Cuore Immacolato della Mamma di Gesù e nostra e segnati dal “Sigillo del Dio Vivente”, potremo sottrarci al controllo politico, economico e militare del Dragone rosso per prepararci alla Seconda Venuta di Gesù che viene a vincere per sempre il mondo e il tempo.
Davide Nava

Un pensiero su “La sfida anticristica del Comunismo per la fine perversa della storia

  • 24 Aprile 2021 in 11:45
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    Credo che nessuna persona che abbia un’anima possa non condividere la prospettiva palingenetica affacciata Davide Nava, soprattutto in quest’ora così triste e così buia per l’intero genere umano, perché io penso che, al di là «de li vizi umani e degli errori», sopravviva ancora nel mondo l’antico innocente volto di Adamo, con l’antica innocente nostalgia di valori positivi, valori antichi ed eterni, quali la giustizia, la pace e l’amore. Il problema è che i valori camminano sulle gambe degli uomini, gambe che possono essere consolidate dalla grazia celeste, ma non sostituite, a causa di un altro valore: la libertà.
    Per questo motivo condivido l’appello conclusivo di Davide Nava.

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