La Pasqua Codice di Civiltà

La parola Pasqua deriva dall’ebraico Pesach (passaggio) e indica l’annuale ripetizione della prima Pasqua di Israele, quando Jahvè passò con salvezza potente in mezzo al popolo ebraico e lo fece uscire dalla schiavitù d’Egitto. 
Accanto a questa prima Pasqua storica, la Bibbia ne riporta altre tre: quella dei giudei, consistente nella rievocazione e attualizzazione annuale del passaggio di Jahvè, arricchita dal ricordo degli altri innumerevoli interventi salvifici operati da Dio per il popolo eletto; la Pasqua di Cristo, consistente nella sua immolazione, nel suo “passaggio da questo mondo al Padre” (Giovanni 13,1) attraverso la passione e la resurrezione; infine la Pasqua della Chiesa che annualmente (ma pure ogni domenica e quotidianamente) rinnova la Pasqua di Cristo “sino al giorno della sua venuta” (1 Corinzi 11,26). 
Le Chiese dell’Asia Minore, ispirandosi alla tradizione giovannea, la celebravano a data fissa il 14 di Nisan, mentre le Chiese di Alessandria e di Roma la celebravano la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. Solo nel IV secolo la data inizia a uniformarsi nelle diverse regioni ecclesiastiche. Nessun essere, eccetto Dio, è superiore all’uomo e questi perciò deve servire solo Dio. Dio tutela sempre la dignità dell’uomo e la sua libertà.
La Terra promessa è la terra della libertà. L’ esodo è la marcia della libertà. Il decalogo è il codice della libertà. Dio è il Liberatore (in ebraico goel) dell’uomo. 
Milioni di pensatori, in tanti secoli, non sono riusciti né a togliere né ad aggiungere un solo articolo a questo codice della civiltà, promulgato da Dio durante l’alleanza con Mosè.
Quando si osserva questo codice stradale della civiltà l’umanità progredisce, quando si viola, essa regredisce, anche se la tecnologia avanza vertiginosamente. 
L’alleanza tra Dio e il suo popolo fu evento storico che operò la liberazione, stipulò un trattato di amicizia e promulgò la legge della civiltà. Un evento troppo decisivo per le generazioni future. Perciò il Signore volle un rito che, ogni anno, evocasse l’Alleanza, la riattualizzasse e la  ripresentasse. Così la Pasqua-evento cedette il posto alla Pasqua-rito. 
Tutta la storia della salvezza è presente nell’Eucaristia, come in una goccia di rugiada si riflette l’intera volta del cielo, l’Eucaristia si presenta nell’Antico Testamento come figura, nel Nuovo Testamento come evento e nel tempo della Chiesa, in cui viviamo noi,  come Sacramento. La figura anticipa e prepara l’evento, il sacramento “prolunga” e attualizza l’evento. 
Ecco perché noi cristiani “senza l’ Eucaristia non possiamo vivere”.
Auguro a tutti una Pasqua serena, colma di ogni speranza.
Mons. Pasquale Maria Mainolfi

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