Mastella protesta contro la zona rossa, ma viene difeso da suoi accoliti rispetto a un monito del Pd

Indubbiamente, la provincia di Benevento non meritava di essere relegata, a decorrere dal 15 novembre, in zona rossa. E’, infatti, al 97° posto, in Italia, in termini di persone contagiate da Covid-19, anche se nella seconda fase i contagiati sono, alla data del 15 novembre, secondo informazione di Altrabenevento, 1.971, molto più di quelli che si ebbero nella primavera scorsa, quando 209 sanniti contrassero il virus. Allora, i decessi furono 17, di cui 8 nella sola Villa Margherita. Oggi invece i deceduti sono 37, sempre alla data del 15 novembre . Il Mattino, invece, ne contava 33 alla data del 14 novembre cui va aggiunto il decesso verificatosi il 15 novembre.  Probabilmente, la differenza di 3 decessi in meno, sarà dovuta al fatto che Il Mattino non include il suicida, un ex infermiere ricoverato al “Rummo”, pure malato di Covid, e il contagiato deceduto a S.Marco dei Cavoti. Il terzo in meno sarebbe stato causato da un errore di riporto. Infatti, il quotidiano di Napoli, mentre nella edizione dell’8 novembre dice che, alla data del 7 novembre, si contavano  21 deceduti, nell’edizione del 9 novembre conta soltanto un deceduto in più avutosi l’8 novembre, quando invece al “Rummo”, il nosocomio cittadino, era deceduto un 80enne di Moiano e, all’ospedale di Ariano Irpino, un 81enne di Ceppaloni.

Antonio Di Maria

Tuttavia, anche il numero dei deceduti è molto basso, come pure il rapporto tra deceduti e totale dei contagiati della seconda ondata è molto inferiore rispetto a quello della prima fase. Allora, perché, si domanda Mastella, la provincia di Benevento è stata posta sullo stesso livello di Napoli, che, in quanto a cittadini contagiati, si trova al quarto posto su scala nazionale?  Gli stessi proff. Ricciardi e Miozzo, del Comitato tecnico scientifico, avrebbero “evidenziato questa diseguaglianza”,  scrivono alle 11.57 del 14 novembre, in un comunicato, Clemente Mastella; la moglie, la senatrice Alessandrina Lonardo, quella che ha girato le spalle a Berlusconi per seguire il marito in una nuova avventura politica; Il presidente della Provincia di Benevento, il mastelliano Antonio Di Maria; il neo consigliere regionale, Luigi Abbate, premiato da Mastella, con l’assegnazione, prima, della presidenza della Gesesa (la SpA che eroga acqua in una ventina di comuni della provincia di Benevento, capoluogo compreso, e che è finita all’attenzione della Magistratura) e con la elezione, poi, nel consesso regionale, per aver lasciato il Pd all’inizio della campagna elettorale del 2016, quando Mastella venne eletto sindaco di Benevento.
Il Pd, subito dopo, alle ore 16,16, in un suo comunicato, si domanda se questi signori parlano nella loro veste istituzionale, o se intervengono in nome di Noi Campani, il nuovo soggetto politico fondato da Mastella in funzione delle elezioni regionali, anche perché questi signori, aggiungiamo noi, rispettosi, a loro dire, delle regole, nelle conclusioni, affermano: “invitiamo la nostra gente a rispettare il decreto governativo nonostante la sua irrazionale motivazione”.
Non si capirebbe, infatti, come mai una nuova formazione politica, che alle regionali ha ottenuto in provincia di Benevento 15.283 voti, pari al 12,89%, possa parlare in nome dei sanniti tutti. A parte il fatto che, con quella percentuale, sono sovradimensionati a livello istituzionale, il sindaco e il presidente della Provincia di Benevento, per poter parlare in nome dei sanniti, evidentemente Mastella ha il vezzo  di ergersi a nume tutelare della popolazione sannita. Infatti, quando, nel comunicato dell’8 novembre, in una polemica a distanza  con  il sindaco di Napoli,  scrive: “la mia gente ha accettato che strutture ospedaliere di Benevento ospitassero più del 50% di pazienti di altre realtà regionali”,  il nostro pensiero è andato lontano, ai tempi in cui, a scuola, venivamo incantati dalla retorica dannunziana, nel leggere, in “Settembre”, “Ora i miei pastori lasciano gli stazzi e vanno verso il mare”.
Si potrebbe obiettare, a questo punto, che gli ospedali sono regionali e la mobilità dei malati, non condizionata delle popolazioni locali, è addirittura nazionale, in situazioni di emergenza. Certo, si potrebbe fare ricorso al buon senso, che è stato già fatto, nel non saturare gli ospedali in danno delle popolazioni del territorio.
Ma le richieste di Mastella, finalizzate ad escludere la provincia di Benevento dalla zona rossa, sono, a giudizio del Pd, “contrastanti e contraddittorie” in quanto “dettate più dagli umori del momento che da una chiara idea di contrasto al contagio”. Infatti, “basti pensare che solo qualche giorno fa, i medesimi firmatari di cui sopra rivendicavano la ‘lungimiranza’ della scelta di chiudere le scuole da parte del sindaco, impedivano l’accesso alle piazze  e a corso Garibaldi, per evitare presunti assembramenti, mentre inondavano il web di innumerevoli post dal tono ai limiti del terrorismo mediatico”.  Questo, per il Pd, è “l’atteggiamento tipico  di chi è abituato a ‘soffiare sul fuoco’ immaginando di poterne ricavare qualche vantaggio”.
A proposito, poi, della commistione tra la funzione istituzionale di Mastella e di  Di Maria,  rispetto alla loro  funzione politica, il Pd si domanda: “Perché, ad esempio, il sindaco e il presidente della Provincia non convocano l’Assemblea dei sindaci e il Consiglio Provinciale per elaborare, sulla base di dati chiari e certi, una proposta formale di attuazione di misure diverse per la nostra area?. Perché non si coinvolgono tutti le istituzioni attraverso un tavolo permanente?”.
Anche il Pd conviene sul fatto che “il Sannio è un’area che presenta numeri differenti da quelli di altre province campane”, ma la diversità “esiste anche all’interno della stessa provincia, con il capoluogo che ha registrato vari focolai proprio all’interno delle strutture comunali, dalla Polizia Municipale all’Asia”. Secondo il Pd, “si potrebbe, inoltre, e fin da subito, verificare la riapertura delle scuole sannite in linea con quanto previsto a livello nazionale per le zone rosse”.  Ma, per il sindaco, è conveniente “utilizzare la pandemia, il disagio e le paure dei cittadini per il proprio (presunto) tornaconto elettorale”. Questo “è il metro di una classe (s)dirigente che, esaurita qualsiasi utilità, pone in essere sceneggiate”, mentre “urge assoluta serietà e responsabilità, da parte di tutti”.

Mauro De Ieso

Ma il botta e risposta non si ferma. Alle 19,46 dello stesso 14 novembre, interviene Mauro De Ieso, responsabile enti locali di Noi Campani e sindaco di Pago Veiano, di recente entrato a far parte, su segnalazione di Mastella, del Direttivo dell’ANCI regionale. L’ex alfaniano, approdato nell’entourage di mastelliano quando il sindaco di Benevento  era espressione di formazioni civiche, prima di ridiventare berlusconiano per qualche anno, scrive: “Ancora una volta i Democratici locali prendono le distanze dal Presidente De Luca che, come il sindaco Mastella, ha da settimane chiesto misure univoche e anche sulla scuola ha condiviso una linea di chiusura per evitare il contagio”. Evidentemente, De Ieso, non ricorda che Mastella, quando ha rinviato la riapertura delle scuole dal 14 settembre al primo ottobre, ha riscontrato la contrarietà di De Luca.
Ma dire, da parte del Pd,  di prendere in considerazione la riapertura delle scuole come previsto per le zone rosse, in una visione d’insieme tra le forze politiche locali, non significa prendere le distanze da De Luca che ha chiuso le scuole fino al 24 novembre. Inoltre, nel comunicato del Pd, che abbiamo pubblicato quasi integralmente, non si legge da nessuna parte, come invece De Ieso vuol far capire,  che “è cosa buona è giusta il Sannio in zona rossa”, per il Pd. Certamente, i dirigenti del Pd non si possono unire “alle rivendicazioni di Mastella” come invece fanno gli accoliti del sindaco di Benevento, in quanto le posizioni da assumere devono essere la sintesi di un confronto politico.
Indubbiamente, si fa fatica a prendere in considerazione il punto di vista di  chi, posto a dirigere una branca di una formazione politica locale, peraltro impegnato anche a livello istituzionale, quando dice all’indirizzo del Pd:  “Pur di contraddire il sindaco Mastella e il Presidente De Luca (!) fanno prevalere  gli interessi di un miope localismo partitico invece che difendere gli interessi del territorio”. Insomma, secondo il sindaco di Pago Veiano, gli interessi del territorio si difendono accodandosi a Mastella, come fa lui. “Siamo alla follia”, ma siamo noi a dirlo, prendendo in prestito la sua espressione. Poi, aggiunge: “Un Sannio che ha meno di 1.700 contagi, per i Democratici è normale che sia in zona rossa come Napoli, Milano e Torino”.
Ma, evidentemente, il Ministero ha preso in considerazione il dato complessivo della Campania e non i dati per singole province, come invece sarebbe stato giusto. Ma poi come sarebbe stata consentita o impedita la mobilità interprovinciale? Infine, il pistolotto finale del sindaco di Pago Veiano: “Siamo tutti impegnati,  con Mastella in testa, per evitare il contagio e i numeri di Benevento e il Sannio ci danno ragione. (…) Per fortuna esiste Noi Campani che svolge appieno la funzione di difesa degli interessi del territorio”. E se lo dice il sindaco di Pago Veiano, sarà certamente vero.

Domenico Parisi


Ma la difesa di Mastella non si è fermata al sindaco di Pago Veiano. Alle ore 17,20 del 15 novembre è intervenuto anche Domenico Parisi, che Mastella ha posto a presiedere Noi Campani, in sede provinciale. Chissà se interverranno anche Molly Chiusolo e Gianfranco Ucci, rispettivamente segretari provinciale e cittadino di Noi Campani.  Servile, sul piano politico, anche lui verso il capo, ha esordito: “E’ facile dire ora, ancora una volta aveva ragione Mastella. Quando il sindaco di Benevento, settimane fa, sosteneva che bisognasse adottare un lockdown per Napoli città non fu ascoltato, oggi è il prof. Ricciardi (…) a dichiarare ufficialmente che Napoli e Milano dovessero essere zona rossa da inizio ottobre e che se tale decisione fosse stata assunta ci sarebbe stato un appiattimento della curva. Invece si è perso tempo e oggi ci troviamo anche il Sannio, distante anni luce dal caos e dai casi delle altre province, in zona rossa”.  Ma Parisi non ricorda evidentemente che Mastella aveva consigliato un autolockdown per la “sua” gente.
Che Mastella sia abituato a fare  intervenire suoi collaboratori,  quando deve intavolare una polemica da cortile con altre forze politiche e quando non può fare il panegirico di se stesso,  sarebbe una opinione diffusa.  Anche i consiglieri comunali Italo Di Dio e Delia Delli Carri, a proposito di come la capogruppo di Noi Sanniti, Molly Chiusolo, è intervenuta nei loro confronti in merito al mancato coinvolgimento delle opposizione sulla sospensione della Tari per gli esercizi commerciali,  hanno dichiarato sul Mattino del 5 novembre: “Viene quasi da pensare che la Chiusolo non sia neppure l’estensore della nota, ancorché incaricata da altri quale difensore di parte”. I due consiglieri avevano fatto rilevare, infatti, che “la  Chiusolo a margine di due commissioni consiliari trascorse in nostra compagnia  senza però accennarci una benché minima polemica, si rivolge alla stampa nel goffo tentativo di togliere la sua amministrazione dall’imbarazzo”. Secondo i due consiglieri, “la Chiusolo sarebbe stata, sull’argomento, richiamata all’ordine e le sia stato intimato di intervenire”.

Renato Parente

Di tutt’altro tenore è, poi, la nota, in perfetto stile mastelliano almeno secondo la nostra percezione, diffusa alle 10,35 del 15 novembre, in cui il consigliere comunale di maggioranza, Renato Parente, già portavoce del sindaco e attualmente capo staff del presidente Di Maria, difende l’operato di Palazzo Mosti, spaziando su più campi.
Non si capisce a chi allude quando scrive. “Si invocano intese istituzionali quasi solo per potersi lamentare di non averle raggiunte. Oppure si critica ferocemente De Luca, anche un attimo dopo la sua larghissima riconferma”.  Non può alludere alla istituzione del tavolo permanente tra tutte le istituzioni, richiesta dal Pd, perché il Pd non ha mai criticato ferocemente De Luca, un esercizio, questo, invece, in cui si è dilettato Mastella da quando è stato eletto sindaco fino a meno di un anno fa, quando, non ottenuta la convocazione delle primarie da Forza Italia per l’individuazione del candidato presidente della Regione, ha lasciato Berlusconi per approdare nel lido deluchiano.
Poi aggiunge: “Anche se si parla della manutenzione del verde, lo scontro raggiunge velocemente livelli da guerra civile, e se in altre città il taglio degli alberi pericolosi è invocato, da noi è motivo di discordia e divisione”. Evidentemente, l’estensore della nota, a questo proposito vuole confondere i cittadini sul destino assegnato da Mastella ai pini del viale degli Atlantici, di via Pacevecchia e di via Fratelli Rosselli, oppure non ricorda che addirittura Giuseppe Cardiello, l’ultimo perito nominato dal sindaco per verificare la staticità di quegli alberi, ha detto che alcuni pini meritano attenzione proprio perché non vi è stata manutenzione, mentre pochi altri, e non tutti gli oltre 300  da sostituire con altre piante, secondo le intenzioni del sindaco, vanno tagliati.
Sempre secondo l’estensore della nota, che impegna tutta una cartella (un foglio A4), i detrattori del sindaco pongono in essere “un atteggiamento distruttivo e autolesionista valido un po’ per tutto, dai trasporti scolastici che prima sono pochi e poi troppi, all’acqua che il giorno prima delle elezioni non è buona ma tutto il resto dell’anno sì, fino a tutti i progetti di riqualificazione che hanno sempre un motivo per essere avversati, non modificati o migliorati, ma azzerati”.
L’allusione, a questo proposito è ad Altrabenevento, che, da un almeno anno prima delle elezioni regionali, denuncia la contaminazione da tetracloetilene dell’acqua erogata al rione Libertà, al rione Ferrovia e al Centro Storico, e che il progetto della Lumode, finalizzato alla realizzazione, nel piano comunale di riqualificazione dell’area di piazza Risorgimento,  di un immobile  nell’attuale terminal bus, non è sostenibile dalla città.  Con questa operazione, è bene sottolinearlo,  si vuole fare un regalo alla Lumode, una impresa che ha sede nel Casertano, la provincia dove il nuovo soggetto politico di Mastella ha ottenuto alle recenti elezioni regionali 30mila voti, eleggendo anche una donna nel Consesso del Centro direzionale di Napoli. Infatti, la Lumode, sborsando poco più  di 2 milioni di euro, su di un costo complessivo dell’opera ammontante a poco più di 9 milioni di euro, gestirebbe, per 30 anni, i parcheggi, i negozi, gli uffici e gli alloggi, di cui sarebbe costituito l’immobile. Anche la sosta libera dovrebbe essere autorizzata dalla Lumode, sempre per 30 anni, nel raggio di un chilometro dalla struttura edilizia, con un controllo che dovrebbe essere svolto dalla Polizia Municipale.
A parte poi le citate considerazioni che anche in questa lunga nota vengono fatte, a proposito di come la nostra  provincia sia stata posta sullo stesso piano della città di Napoli nell’assegnazione del colore,  chi ha preteso di fare le pulci agli avversari dell’amministrazione comunale così conclude: “Il timore è che Benevento per via di questo immobilismo (quello del sindaco? – ndr) anche in questa occasione resti ferma al palo, magari convinta di aver difeso un pino”.  Una difesa, questa, oltremodo necessaria, a giudizio nostro e della maggioranza dei cittadini di Benevento.
Giuseppe Di Gioia

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