Premiata dal BCT la carriera, tra cinema, teatro e tv, di Vincenzo Salemme

Quest’anno è ritornato puntuale al suo appuntamento, il BCT Festival, diretto sempre da Antonio Frascadore.
Il pubblico, seduto in Piazza Cardinale Pacca, detta Piazza S. Maria, ha potuto assistere alla proiezione del video, dedicato alle 35.132 vittime del corona virus in Italia.
Hanno risuonato le parole del nostro premier, Giuseppe Conte, come un augurio di ripresa e di speranza: ”Uniti ce la faremo”. Gli dobbiamo un profondo e sincero ringraziamento, per quanto e come si sia prodigato per il nostro Paese. Egli ha dovuto agire, prendere decisioni gravi e difficili, muovendosi in un clima di assoluta incertezza, soprattutto scientifica, perché il virus ci ha colti impreparati. Pensiamo ai tagli alla spesa pubblica che ci sono stati richiesti per continuare a far parte dell’UE.
In Italia, molto spesso, abbiamo pensato che i soldi da destinare ai ricercatori, costituissero uno spreco; ricordiamo i tagli che negli scorsi decenni sono stati effettuati, soprattutto nel settore sanitario e scolastico.
Della depauperazione che ne è conseguita, ne hanno risentito proprio questi due settori: quello sanitario, dove non avevamo sufficienti posti in terapia intensiva; quello scolastico, perché le classi, per effetto della riforma Gelmini del 2010, hanno visto raddoppiare il numero degli alunni, e dunque è stato impossibile far continuare l’attività in aula,  in quanto la fitta presenza di alunni, lo spostamento dei genitori, sarebbero stati in aperto contrasto con le norme di distanziamento.
Nella stessa P.A., malgrado la scarsa informatizzazione e la presenza di personale per la maggior parte ultracinquantenne, che ha risentito e risente di un inappropriato approccio all’informatica, si è sviluppato in poco tempo una rete di smart working, che ha garantito al paese il proseguimento del suo funzionamento, grazie alla grande buona volontà degli stessi impiegati pubblici.
Eppure, malgrado tutte queste funeste premesse, il senso del dovere, il sentimento umano, hanno permesso al paese di dare un’ottima risposta alla pandemia. Sopportando il peso del lockdown, che non ha reso felici, né i ricchi, né i poveri. Tutti ci siamo ritrovati in una situazione che non avremmo mai potuto, neanche lontanamente, immaginare.
Infatti, chi avrebbe pensato che non ci saremmo più potuti fermare in un bar a bere un caffè, una cosa semplice e naturale. Siamo stati costretti a grandi privazioni, sul piano umano, di libertà, di movimento. Ricordo che usavamo le sciarpe al posto delle mascherine, che non si trovavano in nessun negozio o farmacia, perché le scorte si erano esaurite in poco tempo.
Sullo schermo abbiamo rivisto le immagini più significative dei mesi scorsi, quando abbiamo cominciato a vivere l’incubo del contagio, diventato presto pandemia.
Con grande emozione abbiamo rivisto i concerti che si sono tenuti sui balconi, sulle terrazze; i canti, i balli, eseguiti in tutta Italia, per rincuorarci, per farci sentire fratelli, uniti, anche se lontani. 
Ciascuno di noi ha dato il suo contributo, soprattutto restando a casa ed evitando di incontrare parenti ed amici, perché, malgrado tutto quanto è stato e viene detto, ancora oggi solo il distanziamento tra le persone, l’uso della mascherina, la pulizia costante delle mani, ci possono dare le garanzie, per evitare il contagio.
La giornalista, madrina della serata, ci ha salutati presentando due giovani violinisti gemelli: Valerio e Mirko, di Porto Empedocle, che si sono fatti conoscere in tutto il mondo, con l’esecuzione della canzone :”Viva la vita”, rimbalzata sui social.
Questi ragazzi ci hanno raccontato l’avventura scioccante vissuta con i loro genitori, quando, in una domenica di marzo, quando lo stesso Chris Martin, leader dei Coldplay, li ha videochiamati e, con loro, ha cantato il celebre brano.
Tutti e quattro si sono messi a cantare,  a ballare ed hanno brindato con il bitter che avevano in casa. I gemelli hanno espresso il desiderio di continuare su questa scia: “suonare nei grandi teatri, con i nostri pezzi”.
E’ poi intervenuto Frascadore, il direttore artistico, che con la sua consueta semplicità, ha detto: ”Non è stato semplice organizzare tutto in poco tempo, ma ce l’abbiamo messa tutta. Vi auguro che vi divertiate. Apriamo con il botto: volevamo celebrare e ringraziare Salemme, per tutti i momenti di gioia che ci ha regalato”.
E così é stato introdotto Vincenzo Salemme, al quale è stato consegnato il premio alla carriera, certamente  lunga  perché iniziata nel lontanissimo ottobre 1977, così come anche lui ha ricordato, con la compagnia di Eduardo De Filippo, lavorando come comparsa, a Cinecittà, dove il grande drammaturgo registrava le sue commedie.
Qui riuscì a recitare qualche battuta, che piacque tanto a Pupella Maggio, tanto da dargli l’opportunità poi di recitare nel suo primo film con Monica Vitti ne “Il cilindro”.
Per i 120 anni dalla nascita di Eduardo, Salemme ha detto :”Il teatro del ‘900 sei tu! Ci manchi!”. Lavorando con lui era riuscito anche a capire gli aspetti caratteriali. Lo ha infatti definito: ”asciutto, severo, rigoroso, ma mai cattivo”. Approfondire questa conoscenza è stato possibile, perché ha trascorso quindici anni recitando con Eduardo, e poi con Luca, ed è giunto ora  al 43esimo anno di attività.
Ha espresso il suo rammarico, quando ha detto: ”non riusciamo ad amare la felicità degli altri, perché non vogliano che gli altri siano felici”.  Ha espresso, però, la sua gioia per aver vissuto negli anni ’60, anni in cui ancora, ha affermato, “non c’era la distinzione tra abbienti e meno abbienti: anche la persona meno agiata era considerata uguale a noi; oggi invece noi  non  vogliamo che gli altri siano più ricchi di noi”.
Ci ha parlato di “Con tutto il cuore”, il suo recente lavoro che ha raccolto parecchi spettatori, dopo tanto tempo di attesa. Ha ribadito il suo amore per la napoletanità, anche se lui dice: ”Sono nato a Bacoli, sono un…cafone”. Ma, in realtà, ha voluto chiedere scusa al pubblico, per i tradimenti che sono stati, e vengono ancora,  posti in essere contro  napoletanità, scuse che ha concretizzato nel suo ultimo libro: ”Napoletano? E famme ‘na pizza”, e nello spettacolo omonimo, che prenderà il via a metà agosto.
«Siamo stati orgogliosi di consegnare questo premio a Vincenzo Salemme, la cui inimitabile carriera è espressione tra le più alte dell’arte e della cultura italiane», ha affermato il direttore Antonio Frascadore.
Nel suo saluto il sindaco, Clemente Mastella ha offerto a Salemme l’opportunità di divenire Direttore artistico del Teatro Comunale, del quale è stata ora avviata la ristrutturazione con il milione di euro messo a disposizione, 4 anni fa, dal Ministero delle Infrastrutture, quando sottosegretario di tale Dicastero era Umberto Del Basso De Caro. Ma l’attore, ringraziando per l’opportunità, ha risposto dicendo che ama il movimento, non la staticità.
Maria Varricchio 

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