Il coronavirus e le scuole ancora chiuse

Caro Direttore,
l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha messo in luce un altro aspetto drammatico che mi sta particolarmente a cuore e di cui non si parla quasi mai: è il dramma legato ai giovani e ai bambini, costretti da mesi a casa con le scuole chiuse, ad una fredda, distaccata e per nulla istruttiva didattica a distanza che li ha isolati dal mondo, che li ha allontanati dai loro coetanei e soprattutto senza alcun contatto con gli insegnanti.
Alcuni giorni fa, è stato pubblicato un interessante articolo sulla Nuova Bussola Quotidiana, che ha esaminato questo grave problema, dimenticato e trascurato da molti, iniziando dal Governo PD- CINQUE STELLE, il più a sinistra tragicamente della storia: “Non sarà facile per nessuno l’inizio della  Fase 2, l’abbiamo capito bene e da tempo, tra comunicazioni confuse e continui ondeggiamenti del governo, il prevedibile caos nel servizio pubblico di treni e metropolitane già insufficienti in tempi normali e costretti ora a viaggiare  a un terzo della capacità, gli equivoci farseschi tra congiunti, parenti fino al sesto grado e amici di lunga data etc… Ma c’è una categoria che più di ogni altra sta soffrendo in queste ore, alla presa con problemi serissimi, indecisa sul da farsi, e a cui nessuno offre una soluzione. Parlo delle famiglie con i figli in età prescolare e scolare, da zero a sei anni e da sei a tredici. In questi mesi di lock-down, la chiusura delle scuole e l’introduzione della didattica a distanza hanno fatto emergere una grande capacità di sacrificio e di creatività dei genitori che – oltre alle preoccupazioni sanitarie ed economiche – hanno dovuto affrontare sempre maggiori responsabilità nella formazione dei figli, senza alcun sostegno da parte delle istituzioni, con un coraggio e un’intraprendenza da imitare. Ora, con la riapertura delle attività lavorative, il peso sulle famiglie aumenta, e rischia di diventare insostenibile. L’interrogativo a cui in questi giorni e in queste ore i genitori stanno cercando risposta è ovviamente a chi affidare i figli, come conciliare il lavoro che ricomincia fuori casa con i figli che ha casa devono restare. Infatti riaprono le fabbriche e gli uffici, ma i nidi d’infanzia, le scuole materne, le scuole di ogni ordine e grado restano irrimediabilmente chiuse e lo resteranno almeno fino a settembre. E allora chi continuerà ad aiutare i ragazzi nella didattica a distanza? chi starà con i più piccoli? Ci sarebbero i nonni, per chi li ha, ma sono una categoria a rischio e da proteggere, ci sarebbero le babysitter, ma non sempre si trovano e soprattutto costano e il bonus promesso tarda ad arrivare ( e per come funziona lo stato nessuno può giurare che arriverà veramente). Inoltre, più di 800 mila famiglie affrontano il problema di pagare una retta scolastica mensile per le scuole paritarie, totalmente ignorate dallo stato. E allora?  Innanzitutto il governo dovrebbe spiegare perchè non ha raccordato la riapertura delle fabbriche con quella delle scuole. Non esistono difficoltà sanitarie e strutturali  insormontabili per le scuole, e tantomeno rischi specifici per l’età dei ragazzi. Si poteva e si doveva pensare all’organizzazione di doppi turni, la mattina e il pomeriggio, all’utilizzazione di spazi all’aperto, di palestre, aule magne, atrii ecc. Che ci sta a fare un ministro all’Istruzione se non pensa a questi problemi, che ci stanno a fare task force gonfie di esperti se non sono capaci di organizzare una non complicata soluzione come quella sopra descritta? (e che al Ministro è stata più volte e da più parti prospettata)”.
Questo interessante articolo pone alcuni  legittimi articoli, che richiederebbero risposte precise ed esaustive:
1) Per quale motivo in questo mese di maggio sono state riaperte tutte le attività, dai bar ai ristoranti, alle attività produttive alle chiese con le messe cum populo (che mai avrebbero dovuto essere sospese in tempi come questi, come ho già avuto modo di dire in precedenti contributi), dai parrucchieri agli estetisti e, infine, alle palestre e alle piscine, con il rispetto delle relative norme di sicurezza, e non le scuole?
2) Come puo’ definirsi uno Stato civile che guarda al futuro un Paese che tiene reclusi i propri giovani in casa con una didattica a distanza che li isola dal mondo, dai propri coetanei e dagli insegnanti, e che ora addirittura assume 60000 volantari per evitare che possano formarsi assembramenti con la movida, degna iniziativa del regime comunista- maoista- sovietico in cui viviamo?
Ma questi ragazzi come devono trascorrere le loro giornate, privati del diritto all’istruzione, alla socializzazione, al gioco all’aria aperta, allo stare insieme ai loro simili, a VIVERE? O forse il regime che ci sta opprimendo vuole abituarli al NUOVO ORDINE MONDIALE informatico, tecnologico, asettico, in cui i ragazzi non sono piu’ persone, ma semplicemente numeri o consumatori o esseri amorfi senza cervello, senza ragione, senza anima tali da plagiare e da manipolare a piacimento? 3) Per quale motivi in tutti gli altri Paesi europei sono state aperte le scuole, mentre in Italia sono rimaste chiuse? Nel corso degli scorsi mesi, mi sono prodigato molto davanti agli istituti scolastici superiori di ben 8 città del centro sud Italia ( Roma, Napoli, Bari, Foggia, Campobasso, Benevento, Avellino e Potenza), distribuendo migliaia di volantini ai giovani contro l’aborto, rischiando anche denunce penali, in quanto il sistema non voleva e non vuole l’INFORMAZIONE CORRETTA DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE, MA LA LORO MANIPOLAZIONE MENTALE e cercando di trasmettere alle nuove generazioni l’amore per il VALORE SACRO DELLA VITA, dal concepimento alla morte naturale. Vedere questa situazione mi addolora moltissimo, in particolare riscontrare questo clima di paura ingiustificato, frutto di questo ignobile terrorismo sanitario attuato dai mass media, che ha comportato addirittura vedere bambini e giovani  indossare LA MASCHERINA ANCHE ALL’ARIA APERTA, resa obbligatoria in modo assurdo solo in Campania dal GOVERNATORE DE LUCA. Da parte mia, ci tengo a precisare che sono d’accordo sull’utilizzo delle mascherine nei luoghi chiusi, MA NON CERTAMENTE ALL’ARIA APERTA, dato che l’organismo ha bisogno di ossigeno e di aria salubre, confermato anche da medici esperti e onesti come la mia cara amica Silvana De Mari.
Le conseguenze di queste scelte assurde e sbagliate sono evidenti e sono state evidenziate in un importante articolo della Nuova Bussola Quotidiana, pubblicato lo scorso 23 maggio: “Gli effetti socio-economici e quelli sulla salute mentale e il benessere psicologico e relazionale delle persone appaiono devastanti. E’ ciò che segnala l’Organizzazione mondiale della sanità, lanciando l’allarme relativo ai contraccolpi che il prolungato isolamento domestico ha prodotto su milioni e milioni di persone. Ed è quanto documenta una ricerca condotta da Open Evidence, spin off della Universitat Oberta di Catalunya, realizzata in collaborazione con BDI Schlesinger and Group e con ricercatori di varie università (Università degli studi di Milano, UOC, Universidad Nacional de Colombia, Università degli studi di Trento, Glasgow University). Si registrano un progressivo deterioramento delle situazioni familiari, una esasperazione delle tensioni domestiche, un incremento dei suicidi, un’impennata dei casi di depressione e ansia. Si può ragionevolmente parlare di devastazione sociale, che si somma a quella economica. Il problema è che mentre i contagi da Covid-19 possono essere monitorati con i tamponi, l’evoluzione di patologie di natura psichica è più subdola e sfuggente e tutto questo fa sì che la nostra società sia seduta su una polveriera. In quello studio comparato, che ha dunque coinvolto alcuni atenei italiani, spagnoli e inglesi, si misurano le conseguenze del lockdown sulla salute mentale della popolazione, in termini di stress, sintomi depressivi, ansie. Esaminandone i risultati, si intuisce che lo stress psicologico è fortemente correlato alla vulnerabilità sociale e alla crisi economica, ad esempio alla perdita del lavoro, alla drastica riduzione dei risparmi o dei guadagni, fino allo scivolamento verso livelli inferiori a quelli di pura sussistenza. Ma quanto è diffusa questa sindrome in Italia, Spagna e Regno Unito? Le stime contenute in quel documento sostengono che una media del 42,8% della popolazione sia a rischio sul piano della salute mentale come conseguenza dell’elevata vulnerabilità sociale ed economica generata dal Covid-19 e dal conseguente lockdown: in Italia il 41,5%, nel Regno Unito il 41,8%, in Spagna il 45,8%. Quanto alle preoccupazioni dei cittadini coinvolti in quella indagine, emerge che quasi tutti ritengono che il governo del proprio Paese dovrebbe comunicare meglio la strategia per uscire dalla crisi sanitaria ed economica, affinchè tutti i cittadini possano tornare a pianificare i propri consumi e investimenti. Inoltre, una larga maggioranza di intervistati concorda con l’affermazione secondo cui «il governo non dovrebbe concentrarsi solo su come contenere il contagio, ma anche occuparsi di come evitare una crisi economica». Il sostegno a questa affermazione è marcatamente più alto in Italia (67,4%) che in Spagna (58,2%) e Regno Unito (59,8%). Peraltro, come sostiene il professor Cristiano Codagnone, direttore di quella ricerca, «il rischio di contagio è quindici volte inferiore al rischio riguardante la salute mentale».Un’altra ricerca, condotta da Ranran Song, epidemiologo del Dipartimento di salute materno-infantile del Tongij Medical College di Huazhong, e dedicata all’impatto della prolungata quarantena sui bambini, ha svelato che il 22,6% degli alunni monitorati durante il lockdown ha mostrato sintomi depressivi collegati ai compiti e al gioco. Ad esempio, ha iniziato ad andare male a scuola, si è isolato o ha commesso azioni delinquenziali. In alcuni bambini lo stato d’animo predominante è l’irritabilità, che può manifestarsi come iperattività e comportamenti aggressivi, antisociali. Appare evidente che, alla luce di tali scenari, psichiatri, psicologi e titolari di aziende produttrici di farmaci antidepressivi stanno pregustando introiti insperati. Ma ancora ne parlano in pochi. Chissà cosa succederà quando milioni di persone, a emergenza Covid-19 finita o quanto meno drasticamente ridimensionata, si renderanno conto che dovranno affrontare altre emergenze ugualmente pesanti e ancora più durature”.
Mi chiedo: vogliamo una società futura di persone disadattate, in cura da psichiatri e psicologi, imbottiti di droghe, di antidepressivi, schiavi del gioco d’azzardo, di droghe, di pornografia, di alcool, di fumo o di altri vizi, completamente privi delle motivazioni profonde, anche di natura spirituale, del vivere e del morire? Cosa lasceremo alla storia di questo tragico periodo storico, nel quale ci è chiesto di COMBATTERE PER LA NOSTRA FEDE, LA NOSTRA PATRIA, I NOSTRI FIGLI, IL NOSTRO FUTURO E DI NON ACCETTARE PASSIVAMENTE  QUALSIASI DECISIONE ASSUNTA DA COLORO CHE, SFRUTTANDO IL PRETESTO DEL VIRUS, CI STANNO FACENDO MORIRE GIORNO PER GIORNO CON IL SISTEMA ATROCE DELLA RANA BOLLITA?
Da molti mi viene chiesto: MA GIANLUCA TU COSA FARESTI PER I GIOVANI? E IO RISPONDO CHE CERCHEREI DI EMULARE L’ESEMPIO ECCEZIONALE DI SAN GIOVANNI BOSCO, GRANDISSIMO EDUCATORE DEI GIOVANI,  il quale diceva: “[…] Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: Preventivo e Repressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d’uopo, il meritato castigo. Su questo sistema le parole e l’aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti.
Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.
Diverso, e direi, opposto è il sistema Preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze. Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra l’amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontano gli stessi leggeri castighi. […]

Ecco alcune “dritte” firmate da don Bosco. Nota che si tratta di cose adatte non solo in oratorio, ma anche ma anche nelle famiglie.
Ragione. Porre la ragione al centro dell’educazione umana significa, essenzialmente, credere nell’uomo, nella sua capacità di apprendere, di decidere liberamente. È un atto di fiducia e ottimismo nella persona. Contrapposta alla ragione è l’istintività, anche emotiva: bella, certo, ma può giocarti dei brutti scherzi.
Religione. Un elemento molto importante, in quanto orienta l’uomo a Dio e lo rende capace di amare. Eppure anche davanti alla religione, la ragione ha la precedenza. Diceva infatti don Bosco: “mai obbligare i giovani alla frequenza dei Sacramenti, ma incoraggiarli e facilitarli nell’approccio a Gesù, facendo notare la bellezza e la santità di quella religione che propone mezzi così semplici per costruire una società civile”.
Amorevolezza. È la base di ogni azione educativa, ma “non è sufficiente amare i giovani, occorre soprattutto che i giovani stessi si sentano amati”. E ancora, viceversa, “ognuno si faccia amare per educare i giovani”. Educare ” quindi un donarsi in modo gioioso, trasmettendo gioia e serenità proprio con il dono di sé. Questo amore si manifesta in una accoglienza del giovane così come egli è, con i suoi difetti e i suoi pregi, nella sua unicità. Il bene dell’uomo consiste nel suo perfezionamento: tutto ciò che non costruisce e non perfeziona è deviante dalla vera finalità della vita dell’uomo. “Renditi umile, forte e robusto”“Non con le percosse, ma con la mansuetudine e l’amore”“Amare, comprendere, compatire, perdonare”“Se uno non accetta sé stesso, anche con i propri limiti, non può essere disponibile per gli altri: rimane inceppato nelle sue difficoltà.”. Questo però non significa “non tentare di migliorarsi”… “Volete fare una cosa buona? Educate la gioventù. Volete fare una cosa santa? Educate la gioventù. Volete fare una cosa santissima? Educate la gioventù. Volete fare una cosa divina? Educate la gioventù. Anzi questa, tra le cose divine, è divinissima”.
Con stima
Gianluca Martone

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