I cento anni di Carol Wojtyla!

Il 18 maggio, cento anni fa, in Polonia a Wadowice, nasceva Karol Wojtyla che, dal 16 ottobre 1978 al 2 aprile 2005, sarà Pontefice della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, romana, Giovanni Paolo II, il Grande! L’anniversario ha risvegliato, spero in molti, un ricordo intenso, profondo: per risentire non una cronaca di tempi ormai consumati e finiti, ma una storia vivente, di Dono e di Mistero, densa di eventi, di gesti, di annunci, di inviti, di preghiere, piena di Dio e soprattutto di un Amore: per la Madre del Figlio di Dio e degli uomini, la Misericordia stessa del Cielo e della Terra.
Egli raccoglie dalla storia e dalla cultura della Polonia cattolica un’eredità straordinaria: di tragedia e di fede e di ardimento, di oppressione politica e di speranza, di offesa, di rovina e di morte e, tuttavia, di testimonianza forte, di sacrificio, di solidarietà, di amore, di santità.
E nella sua esperienza personale e familiare sembra raccogliersi, dolorosissima e drammatica, l’essenza dell’intera vicenda di un popolo martoriato e infelice, capace però di resistere allo scempio della libertà e della dignità umana insidiate e travolte prima dall’occupazione e dagli orrori dell’esercito nazista e, poi, dalla durissima presa totalitaria del comunismo sovietico. E’ in questo scenario di violenza e di sangue, di oppressione e di distruzione che maturano le scelte di Karol e si consolida la sua vocazione sacerdotale. Questo umile “eroe” dei tempi moderni irrompe nell’orizzonte della Chiesa e dell’Umanità con una potenza morale, culturale e spirituale inaudita: c’è in lui il coraggio di Jan Sobieski che accorre alla difesa estrema e alla liberazione dall’assedio islamico di Vienna; c’è la virtù linguistica e gestuale di una drammaturgia frequentata con i suoi giovani amici per anni; c’è un cuore innamorato ed entusiasta che, senza cedere mai, trepida e soffre per le ingiurie e le ferite del male; c’è l’autocoscienza vigorosa di una investitura soprannaturale, materna, tenerissima, amorevole, “Totus tuus!”.
Ed ecco il grido lanciato dentro il cuore avvilito dell’umanità dispersa: “Non abbiate paura! Aprite, spalancate le porte a Cristo”.
Certamente è un invito alla battaglia, a dismettere l’attitudine al dubbio e all’incertezza, agli accomodamenti e ai compromessi, alla resa e alla diserzione! E’ un imperativo a rintracciare la gioia, il coraggio, la grandezza di una testimonianza forte, incomparabile, come quella offerta da lui nei ventisette anni dell’altissimo servizio petrino fino alla morte.
E’ Fatima, soprattutto dopo l’attentato del 13 maggio del 1981, il centro della sua visione del mondo, della realtà anche sociale e politica e della direzione della storia nel III Millennio, a offrirgli le coordinate della sua responsabilità altissima e i criteri di giudizio, di orientamento e di governo spirituale della Chiesa e dei popoli. Il suo luminoso, ardente “sguardo profetico”, da Fatima a Medjugorje, guida il suo cammino, anche quando ormai “tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena” continua ad annunciare il trionfo vicino della Madre Divina.
Dalla sua lezione di vita, di cultura, di etica, di moralità, di amore, di sacrificio e di dolore, abbiamo appreso troppo poco e quel poco forse l’abbiamo anche disperso e tradito.
Se vogliamo avvicinarci al percorso di Santità di Karol Wojtyla, alla Via alla Verità alla Vita della sua donazione, dobbiamo continuare ad ascoltarlo nelle sue Encicliche, nei suoi discorsi, nei suoi saluti anche in quell’ultimo e drammatico che tentò invano di comunicarci da quella finestra aperta su Piazza San Pietro e sul mondo.
Dobbiamo continuare a proporre prima a noi stessi le sue sfide su la dignità umana, sulla vita e sul Mistero che la inabita, sulla Donna e il modello mariano, su la Famiglia, su la inviolabile formazione dell’esistenza nel seno materno, su l’Innocenza violata, su le radici profonde della Civiltà occidentale non riconosciute più dall’élite europea e tradite con le leggi inique, devastanti l’impianto antropologico e teologico del Cristianesimo. E sono Maria Faustina Kowalska e Padre Pio da Pietrelcina a indicargli la strada: la Misericordia!
San Giovanni Paolo ha vissuto, proclamato sempre in tutti i luoghi della Terra l’Amore, la Misericordia, il Perdono. Egli ha perdonato sempre; corse a Rebibbia per incontrare Alì Agca; ha evangelizzato tutta l’umanità con un’apertura di misericordia e di amore su tutte le genti, per tutte le razze, i popoli e le religioni in un abbraccio ecumenico di comunione planetaria. Ha con umiltà chiesto perdono a tutti per gli errori della Chiesa. Ha pregato per tutti. Ha benedetto tutti. Ha amato tutti, anche chi accanto a lui ha impedito la Consacrazione della Russia e la proclamazione di Maria Corredentrice.
Il suo pontificato mirabile si chiude mentre è in corso, dall’ottobre 2004, “l’Anno dell’Eucaristia”; due anni prima (2002-2003) aveva proclamato “l’Anno del Rosario” introducendo i cinque Misteri della Luce.
Sono stati, infatti, il Rosario e l’Eucaristia, Doni di Maria e di Gesù, a sostenere la sua Missione e possono, ancor più, oggi in questi tempi tempestosi e agitati di apostasia e di abominazione, accompagnare la “Chiesa rimanente” verso l’Avvertimento e l’Illuminazione della coscienza, verso il Trionfo di Maria e il grande Incontro, atteso da due millenni, con Cristo Gesù che viene a realizzare il Regno di Dio nel millennio felice.
Davide Nava

Un pensiero su “I cento anni di Carol Wojtyla!

  • 22 Maggio 2020 in 17:14
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    Ottimo l’inserimento della figura e dell’azione di Papa Vojtyla nel suo contesto storico e nel suo mondo familiare. Acuta e, in questi tempi, coraggiosa la sottolineatura delle armi vincenti – Fede ed Amore – di questo “profeta disarmato”, che ha contribuito al disarmo politico di un impero, armatissimo, in ogni senso.

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