Il nuovo singolo di Gianluca Monaco di Montesarchio, psicologo e psicoterapeuta di giorno, cantautore di notte

In occasione della 158esima puntata della trasmissione “TONI & Motivi”, condotta da Antonio Bartalotta e Daniela Piron, in onda lunedì 13 aprile 2020 sull’emittente radiofonica pratese WHITE RADIO, è stato intervistato  Gianluca Monaco, psicologo e psicoterapeuta di giorno, cantautore di notte, originario di Montesarchio ma residente a Roma.
Il giorno 11 aprile 2020 è uscito il tuo ultimo singolo dal titolo “Monotonia”. Qualcuno può associarlo alla monotonia di questi giorni, vissuti in quarantena conseguente alla pandemia. Invece no, è nato prima che entrassimo in questa situazione, precisamente agli inizi dell’anno in corso. Come è nata questa sua nuova canzone?
“Il titolo ‘Monotonia’ chiaramente riecheggia, purtroppo, la quarantena che stiamo vivendo, ma in realtà non c’entra assolutamente nulla. Il mio singolo è stato concepito tra gennaio e febbraio di quest’anno, e riguarda la monotonia dei rapporti interpersonali di coppia, dei silenzi, delle distanze, di questa sorta di ordine e precisione che c’è nelle coppie piuttosto che invece un sano caos. Quindi una monotonia come forma di protezione, che però poi crea un vuoto emotivo e affettivo nei rapporti d’amore. Questo vuole trattare il mio pezzo”.
Con “Monotonia”  sembra tu voglia uscire un pochino fuori da quello che è il suo modo di essere cantautore, in senso molto positivo e costruttivo.
“Il brano ‘Monotonia’ non doveva neanche uscire. L’ho fatto sentire a un mio collaboratore, Pasquale Renna, al quale è piaciuto molto, che mi ha detto: “No, no! Lavoriamoci sopra, facciamo l’esperimento musicale, e vediamo che cosa succede”. Quindi è stata una sperimentazione vera e propria, che si scosta dagli altri brani nascendo un po’ per caso e giustamente, in questo periodo di quarantena, poteva sembrare anche uno sfregio”.
All’inizio del brano ci sono dei rumorini. Ci vuoi spiegare che cosa sono? Perché hai voluto iniziare con questa atmosfera?
“Volevamo ricreare, attraverso questi suoni, l’atmosfera dei rumori di sottofondo che esistono dentro le coppie. Volevamo riprodurre tutti questi suoni, anche underground, post-industriali. Questa è l’atmosfera. Ma non per angosciare. Semplicemente per riflettere, magari con un tono sicuramente meno allegro, però sicuramente riflessivo”.
Da psicologo avrai sicuramente trattato il tema della monotonia di coppia. Quando subentra, questa è un grande male. C’è un antidoto per scacciarla?
“Ogni paziente deve sapere due cose. La prima è che l’amore non è immortale ma potrebbe esserlo, e poi che tutto ciò che è umano è caduco. Partendo da questo presupposto occorre impegnarsi non  perché non scemi il sentimento, ma perché l’amore di coppia è qualcosa di più di un sentimento, è anche un impegno quotidiano, ed inoltre reciproco. Quindi all’interno di questa reciprocità si può invece lavorare e fare in modo che il rapporto non sia monotono. E’ questo che dico ai pazienti: cerchiamo di lavorare perché la coppia sia in qualche modo non dico fresca come innamoramento, ma abbia un senso all’interno, un consenso, un significato che l’accompagni, affinché il rapporto non si sclerotizzi e non si fermi”.
Secondo te, a proposito di monotonia, questo periodo che costringe tutti a casa, comprese le coppie, in cui si vive in modo insolito, può dare degli spunti di avvicinamento ma anche di allontanamento?
“Sostanzialmente può succedere l’una cosa come l’altra. Ci sono coppie che si possono meravigliosamente ritrovare, perché in queste relazioni un po’ più forzose, casalinghe, chiaramente ci si può riscoprire, mentre altre volte ci si può allontanare. Però le relazioni in questo momento sono tutte in bilico e in grande trasformazione. Potranno diventare meravigliose, come potranno far emergere vecchie ruggini”.
Come è nata questa canzone? Qual è stato il momento, l’ispirazione? C’è stato un episodio, un racconto da parte di pazienti?
“Si. Sostanzialmente Freud dice che due sentimenti l’uomo non sopporta: l’impotenza e la noia. La monotonia che genera la noia mi viene raccontate tantissimo nella mia stanza. Allora faccio una riflessione su questa noia dentro la coppia che può essere veramente devastante, ragiono perché questo non accada, e da qui nasce il mio pezzo”.
La musica può aiutare la monotonia?
“Personalmente la musica mi ha salvato; in questi giorni non faccio altro che scrivere. Spero che tanti ragazzi e giovani possano cantare e suonare nelle loro case, sentirsi on line con i loro amici. La musica è un linguaggio universale, trasversale, crea pensieri positivi, riempie il cuore, fa funzionare il cervello, è qualcosa di straordinario. Riempie tutto il cervello, perché è un linguaggio matematico, creativo. Crea competenza tecnica dello strumento e regola l’uso delle corde vocali. Come la musica non c’è niente”.
Seguirà un album?
“Ci sto lavorando; per il testo, vedremo. Oggi ho letto un’intervista a Paolo Fresu dove lui difendeva Tiziano Ferro secondo il quale i lavoratori dello spettacolo sono molto penalizzati. Quindi, in questo momento fare un disco con l’anno che ci aspetta, e pensare a dei concerti, è veramente difficile”.
Vincenzo Maio

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