Mastella, per richiamare attenzione mediatica su di sé, pensa alle deiezioni dei cani, mentre incancreniscono i problemi della città

Tre anni fa, qualche giorno prima che, nel ballottaggio, si scegliesse il sindaco di Benevento, la sarta alla quale avevo portato a fare la piega ad un paio di pantaloni appena acquistati, domandai:  “secondo voi, chi sarà eletto sindaco di Benevento?”.  Senza esitazione rispose: “Mastella”.  “Come fate ad essere così sicura, voi che non siete di Benevento?”, replicai io. “Perché Mastella, con l’esperienza accumulata quando era deputato, sa dove mettere le mani”, fu la sua lapidaria spiegazione.
La mia riflessione, a quel punto, che non esternai, fu: “Questo signore, che quando per lunghi decenni è stato protagonista in politica non ha fatto nulla per sollevare il Sannio dalla emarginazione, dall’isolamento e dalla desertificazione, come può pensare di realizzare tutte le promesse elettorali,  oggi che non ha alcuna leva di potere per far di Benevento una Bengodi, anzi pensa di fare il sindaco per rilanciarsi politicamente?”
Non pensai, allora, che la sua conoscenza di conduttori televisivi e di proprietari  di reti gli avevano consentito, durante la campagna elettorale, di campeggiare su tutte le emittenti, dando soprattutto una cattiva immagine della città, nel denunciare  che ventimila abitanti delle campagne di Benevento non erano approvvigionati di acqua.
Egli che non era stato in mezzo al fango dell’alluvione del 15 ottobre 2015, come invece lo erano stati i suoi predecessori, ha speculato pure sul fatto che sei mesi dopo quel triste evento non erano arrivati gli indennizzi. Ma quelle affermazioni nelle tv hanno dato la dimensione di come lui non conoscesse la città che voleva amministrare. Infatti, solo poche contrade sulla strada per Pietrelcina non erano state ancora raggiunte dall’acquedotto cittadino, peraltro gestito dall’Acea, la società romana con cui lui instaurerà un ottimo rapporto, nell’esercitare le sue funzioni di sindaco, funzioni che non hanno portato alla realizzazione di nessuna delle sue promesse elettorali.
Ma tutti quei passaggi televisivi sono serviti a dare ai cittadini una immagine di Mastella, come persona molto influente. Infatti, è riuscito a “stregare” il 62% del 58% dei cittadini che si sono recati a votare nel ballottaggio del 19 giugno 2016, il 20% in meno rispetto alla partecipazione nel primo turno. Questo significa che Mastella ha avuto la fiducia del 36% della totalità dei cittadini.
Da quando è sindaco, Mastella ha continuato a richiamare l’attenzione mediatica su de sé. È capitato quando, due giorni dopo il crollo del viadotto Morandi di Genova, ha chiuso al traffico un ponte progettato nel 1955 dallo stesso Morandi, costringendo gli abitanti di un popoloso quartiere a fare tortuosi percorsi alternativi, fino a quando, fatti gli opportuni controlli diversi mesi dopo,  quel ponte è stato finalmente riaperto al traffico. 
La settimana scorsa, probabilmente sollecitata, si è guadagnata di nuovo una visibilità mediatica, per aver minacciato la  chiusura di corso Garibaldi a cittadini che portano i cani a passeggiare lungo quella centrale arteria cittadina, poiché non si è affermata, tra questi cittadini, la cultura di dotarsi di paletta, per raccogliere le deiezioni degli amici a quattro zampe, e di un sacchetto per depositarle. Ma sui social, non pochi cittadini hanno osservato che egli non ha fatto collocare lungo corso Garibaldi, e non solo, dei contenitori ove depositare gli escrementi.
A “Mattina Cinque”, un programma di canale 5, una emittente televisiva del suo ancora amico Berlusconi, senza aver abbandonato l’idea di chiudere il Corso ai cittadini che passeggiano in compagnia dei loro amici a quattro zampe, ha minacciato di disporre dei controlli perché tali cittadini siano sanzionati, non si sa se trovati sprovvisti dell’occorrente per raccogliere le deiezioni, o se presi in flagrante… di reato. Ma nei confronti dei cani randagi quali “sanzioni” o provvedimenti intende porre in essere il sindaco?, si sono domandati non pochi cittadini sempre sui social. Un lavoro arduo, quello dei controlli, poiché, come lui stesso ha ammesso, l’organico dei vigili, in presenza di soltanto 40 unità, è sottodimensionato, come pure quello dell’intera macchina comunale, per effetto di “quota cento”,
Con questi rilievi, chi scrive non intende certo assolvere quei cittadini che non raccolgono le deiezioni dei propri cani. Ma il sindaco di Benevento, prima di minacciare di chiudere corso Garibaldi e di sanzionare i cittadini che lasciano lordare quell’arteria, dovrebbe domandarsi fino a che punto egli è stato finora un sindaco che abbia almeno meritato un giudizio di sufficienza rispetto al suo operato.
La città, oltre ad essere disseminata da immondizia varia, è ancora inondata dalla crescita di vegetazione spontanea, senza parlare della periferia, dove non vi sono stati interventi-tampone del tipo di quelli posti in essere, in parte, nel centro cittadino. Durante l’allerta arancione dei giorni scorsi, si è preoccupato di chiudere le scuole, guadagnandosi la simpatia degli studenti (meno male che non sia in atto nessuna campagna elettorale), ma non ha pensato che la caduta di alberi è stata provocata dalla folta chioma degli stessi che ha fatto da resistenza rispetto alle raffiche di vento, raffiche alle quali hanno resistito invece i pini del viale degli Atlantici, che lui, dopo averne fatto abbattere una diecina, vuole continuare a tagliare perché ritenuti pericolanti. Solo in questi giorni, ha avviato i lavori di potatura degli alberi sempreverdi, di basso fusto, che ornano i lati del viale degli Atlantici, come pure il viale Principe di Napoli, potatura che, non più limitata al taglio del fogliame, come una volta quando veniva disposta ogni anno, è necessariamente rivolta al taglio dei rami, che si sono allungati è irrobustiti, poiché non è stata effettuata da quando Mastella si è insediato a Palazzo Mosti. Questa potatura, infatti, fa rimanere gli alberi spogli di fogliame.
Ma i problemi che Mastella ha lasciato incancrenire sono tanti. Sulla costruzione del depuratore non sa ancora che pesci prendere, per evitare l’inquinamento dei fiumi, lamentato, sempre sui social, da non pochi cittadini, tra quelli che ritengono che il sindaco non debba pensare soltanto a come porre rimedio alla cacca dei cani. Non è riuscito ad ottenere i 18 milioni per la riqualificazione delle periferie, poiché i suoi progetti non hanno avuto il merito di rientrare tra i primi 24 ammessi al finanziamento.
Mastella, vorrei dire alla mia sarta, proprio perché non sapeva dove mettere la mani, si è fatta commissariare la procedura per la costruzione del depuratore. Ed ora, sempre perché non sa dove mettere le mani, non riesce a risolvere i problemi della Samte (Sannio Ambiente e Territorio), la società partecipata  della Provincia che gestisce lo Stir (Stabilimento di Tritovagliatura e Imballaggio Rifiuti) di Casalduni. Eppure, da un anno, un suo uomo, Antonio Di Maria, ha assunto la guida della Provincia, e un sindaco, collegato a lui, è, pure da un anno, presidente dell’Ato Rifiuti, l’organismo rispetto al quale l’assessore all’Ambiente del Comune di Benevento, Luigi De Nigris, vuole creare un sub Ato, per dare autonomia all’Asia.  
Rispetto a tutto ciò, Mastella scarica le responsabilità su chi, in precedenza, ha gestito Comune, Provincia e Samte. Solo le cose buone appartengono a lui, anche le opere che, progettate, finanziate e avviate a realizzazione dalla precedente amministrazione, lui ha soltanto inaugurato. Appartiene ad altri anche la responsabilità che una quarantina di lavoratori della Samte rischiano di essere licenziati, poiché lo Stir, danneggiato da ben tre incendi (il primo nel 2017, il secondo, quello che lo ha reso inutilizzabile, nell’agosto del 2018, il terzo, di scansa entità, di recente) non è ancora nelle condizioni di riprendere la sua attività. Ma la mancanza di liquidità della Samte, che non consente di pagare gli arretrati a quei lavoratori, che hanno perduto anche la cassa integrazione, risiede nel non versamento delle quote da parte di gran parte  dei comuni sanniti che sversavano i rifiuti nello Stir, compreso il Comune di Benevento, che è debitore per oltre tre milioni, accumulati, in parte, dalla precedente amministrazione, e per un’altra consistente parte, quantificabile in 1.300.000 euro come ha denunciato il consigliere provinciale dem Giuseppe Ruggiero, dall’attuale  sindaco, che ha contestato le tariffe applicate dalla Provincia, quando l’ente era amministrato dal centro sinistra. 
Ora, il Comune si è limitato a versare la somma di euro 120.000, quale “quota dovuta dal Comune alla Samte – si legge in un comunicato diffuso da Luigi De Nigris e da Maria Carmela Serluca, rispettivamente assessori all’Ambiente e al Patrimonio – per l’ultimo mese dell’anno 2017 che, a seguito delle verifiche effettuate rispetto  alle diverse opposizioni proposte negli anni per i continui aumenti della tariffa effettuati dalla Provincia, risulta dovuta”.
Infatti, l’aumento delle tariffe ha avuto un lungo iter fino ad essere considerate eque, in via definitiva, dalla giustizia amministrativa. Anche la precedente amministrazione, insieme a quasi tutti i comuni della provincia, aveva presentato ricorso contro il predetto aumento. E quando si parlò del ricorso nel consiglio comunale di Benevento, l’attuale assessore all’Ambiente, il nominato De Nigris, dai banchi dell’opposizione disse pressappoco: poiché quell’aumento delle tariffe è stato varato dalla Provincia, con il concorso del rispettivo dirigente dell’Ufficio legale, ora questo dirigente dovrà proporre ricorso contro  una decisione che lui ha contribuito a determinare, dal momento che egli ha la guida, a scavalco, anche dell’ufficio legale del Comune di Benevento. Questo dirigente, poi, di fronte forse al pericolo della soppressione delle Province, ha preferito rimanere al Comune di Benevento, assumendo la guida, affidata da Mastella, di altri settori, oltre che a mantenere quella dell’ufficio legale.
Ma Mastella ha molta fantasia. Sapendo di essere in calo vertiginoso di consensi, poiché gran parte di quel 62% ha capito che egli non sa dove mettere le mani, ha pensato di farsi invitare dai cittadini per avere indicazioni su come amministrare al meglio la città, in un momento in cui, però, egli ha altre mire. Finora, abbiamo visto che il sindaco si è fatto riprendere solo nella casa di un invalido.
Giuseppe Di Gioia

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