Homo sacer: alla Casa di Schiele mostra di Thomas Lange e Mutsuo Hirano

Il 3 maggio alle ore 18.00 nella sede della Casa di Schiele in via San Gaetano a Benevento inaugurerà la mostra di Thomas  Lange e Mutsuo Hirano “Homo Sacer” a cura di Francesco Creta. Nel dualismo suggerito dal titolo, “Sacer” in latino significa sia sacro che maledetto, si mischieranno gli interventi su carta di Lange con le sculture con forti riferimenti religiosi dell’artista di origini giapponesi. Una mostra che si propone come unica installazione dove lo spazio diviene sia contenitore che contenuto e in cui ogni singolo pezzo si unisce in un’unica grande opera d’arte.
Thomas Lange si colloca agli esordi fra quelle personalità che emersero con successo tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli Ottanta dalla trasgressiva scena underground di ex Berlino Ovest, ancora la città del muro; fra i cosiddetti Giovani Selvaggi (denominazione coniata ad indicare la più giovane fra le generazioni di artisti coinvolte entro la più ampia e complessa vicenda del Neoespressionismo tedesco) che, in relazione alle diverse sollecitazioni e alle tensioni del particolarissimo clima storico, politico e culturale di quegli anni, rivendicavano una pittura caratterizzata da un’esasperazione gestuale e figurale e da un’immediatezza nella stesura cromatica spinta fino ai limiti di un’esecuzione veloce e consapevolmente grezza e trasandata. 
Come ha scritto Marco Tonelli: “Ogni opera di Thomas Lange, sembra possedere un’anima dolorosa ed estatica allo stesso tempo[…] prova a fondere assieme l’origine stessa della creazione quando benedizione e maledizione confluivano ancora in un’unica dimensione”. 
La poetica di Mutsuo Hirano deriva dalla sua vicenda biografica, membro della religione Tenrikyo, si trasferì in Germania e iniziò a studiare pittura e storia dell’arte. Dopo il suo trasferimento in Italia ha iniziato a modellare la creta attingendo dall’iconografia sia giapponese che cristiana. 
Davide Sarchioni nel testo della mostra “Via Crucis” parla di: “un viaggio esperienziale per dissotterrare metaforicamente i frammenti e i reperti di una personale archeologia memoriale, ricercando in essi una nuova e autentica identità individuale da ricostruire. […] forma che diventa l’emblema di una ricerca identitaria, nata dall’interiorizzazione di stimoli e codici visivi ogni volta diversi [..] egli riscopre in culture estremamente lontane il significato delle proprie origini.

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