Mastella nella sua conferenza di fine anno parla solo di… aria fritta

Anche se la notizia è vecchia, il relativo commento è sempre attuale. Ed è quello che io voglio fare a proposito della conferenza di fine anno del sindaco Mastella, una conferenza, molto giù di tono, che non ha affrontato i problemi della città. Infatti, il sindaco si è limitato a parlare delle polveri sottili, annunciando rimedi come il controllo delle caldaie e la piantumazione di 300 alberi per fare assorbire l’inquinamento. Ha accusato di cretineria politica chi dice che vi è a Benevento una riduzione degli acquisti e la conseguente chiusura di negozi, quando invece questo è un segnale di una crisi generalizzata, che costringe, in una situazione di diffusa povertà,  anche il ceto medio a rivolgersi alla Comunità di S.Egidio e alla Caritas. Ma Mastella non aveva detto che con le iniziative messe in campo da lui si sarebbero incrementati i consumi?  Ha accusato poi il governo e la rispettiva maggioranza che non ha accolto il subemendamento proposto dalla moglie sulla legge di bilancio perché venissero stanziati alla città di Benevento 20 milioni per la realizzazione del depuratore. Lui, che si erge a paladino delle aree interne, della cui desertificazione si è accorto solo oggi e non quando era luogotenente del segretario della Dc e presidente del Consiglio dei Ministri, Ciriaco De Mita, ha denunciato il dominio del nord sul Mezzogiorno d’Italia, criticando anche Garibaldi che, mentre ha liberato il Meridione, ha poi messo le sue sorti nelle mani di quelli del Nord. Ha detto pure che, dopo l’incendio dello Stir di Casalduni, i costi per il conferimento altrove dei rifiuti sono aumentati.  

Senza smentirsi nell’essere megalomane, a dire giustamente del nostro Iazzetti, e autoreferenziale,  si è attribuito il merito secondo cui, da quando lui è sindaco, la città di Benevento è conosciuta in Italia. A tale proposito, ha riferito  che il corrispondente regionale campano di Striscia la Notizia, Luca Abete, come se avesse detto Alan Friedman, ha scelto Benevento, probabilmente sollecitato, tra i cinque capoluoghi della Campania, per parlare degli allestimenti natalizi predisposti dalla nostra Camera di Commercio, attraverso la collocazione, “in duplice filar”, da piazza Orsini e piazza IV Novembre, di abeti, che avrebbero accolto il corrispondente regionale di Strisca la Notizia, senza bisbigliar, nonostante l’onore ad essi riservato.

Quegli abeti, un centinaio, rimossi con 20 giorni di ritardo in attesa di adottanti, saranno utili al Comune di Benevento per cominciare a far diminuire l’inquinamento cui ha fatto riferimento il sindaco. Ma, come lui stesso aveva riferito nella conferenza stampa tenuta dalla Camera di Commercio per annunciare il tipo di allestimento, non tutti potranno assolvere tale funzione, poiché, dopo il loro espianto, per ammissione dello stesso rivenditore, non tutti conserveranno la vitalità di ”giganti giovinetti”, capace anche di donare “ombre odorose”.

Premesso che non siamo più ai tempi in cui, inizio anni 60, quando amici di  Modena, dove mi trovavo, mi domandavano “Dove si trova Benevento?”, la notorietà del capoluogo sannita non deriva da ciò che Mastella in due anni e mezzo sarebbe stato capace di mettere in campo, bensì dal fatto che da tre anni la nostra squadra di calcio milita in formazioni di serie A e serie B. Per il resto, infatti, dovrebbe essere ricordata  in ragione della posizione di bassa classifica che occupa nelle varie graduatorie, a parte la graduatoria relativa alla raccolta differenziata, comunque non migliore di quella guadagnata dalla precedente amministrazione.

Io, prendendo spunto da un comunicato diffuso da Mastella qualche giorno prima della conferenza stampa di fine anno da lui tenuta il 28 dicembre, comunicato in cui, criticando un documento del circolo Pd di Benevento, aveva scritto “…voglio ricordare che da loro abbiamo ereditato il fallimento dell’Amts”, ho posto questo quesito, in forma scritta, per essere succinto e spedito, impiegando pressappoco lo stesso tempo di chi articola una domanda a braccio:   

“Nel 2005, il sindaco D’Alessandro, del cui esecutivo facevano parte l’attuale presidente del Consiglio e l’attuale assessore ai LL.PP., affida con un progetto di finanza ad un’associazione temporanea di imprese, di cui fa parte anche l’Amts, la costruzione del parcheggio di Porta Rufina. Questo significa che le imprese, caricate del costo per la costruzione del parcheggio, lo avrebbero dovuto gestire per un certo numero di anni.  Successivamente, però, il sindaco D’Alessandro, con una scrittura privata, trasforma il progetto di finanza, relativo alla costruzione del parcheggio,  in appalto dei lavori alle suddette imprese associate, sicché il Comune viene caricato del costo di un milione e mezzo di euro.

Fausto Pepe, succeduto a D’Alessandro, nella conferenza stampa del 3 ottobre ribadisce  che la sua amministrazione non avrebbe mai potuto effettuare un pagamento che ancora oggi è sub iudice e che viene fuori da un macroscopico errore del sindaco D’Alessandro.

Tuttavia, di fronte all’istanza di fallimento dell’Amts, l’amministrazione Pepe propone il concordato preventivo. E quando il debito si era ridotto, il Tribunale dichiara, il 27 gennaio 2016,  il fallimento dell’Amts, nonostante le imprese avessero accettato il concordato preventivo. 

L’amministrazione Pepe fa ricorso alla Corte di Appello, che con sentenza del 17 agosto 2016, ribalta la dichiarazione di fallimento del Tribunale di Benevento, riconoscendo validi tutti gli atti posti in essere dall’amministrazione Pepe. Contro la sentenza  di secondo grado, i curatori fallimentari fanno ricorso in Cassazione, vanificando l’esecutività della sentenza della Corte di Appello. Lei, sindaco, senza dare una spiegazione del suo comportamento, non si costituisce in Cassazione contro tale ricorso, ma  nel novembre  2016, con delibera n. 221, dichiara fallita l’Amts, senza chiedere, forte della sentenza della Corte di Appello, proroghe per la prosecuzione del servizio pubblico da parte dell’Amts, cosa che invece aveva fatto Fausto Pepe, in presenza di una sentenza di fallimento.

Nel mese di Febbraio 2017, lei, sindaco, affida la gestione del servizio ad un privato, che crea problemi di carattere  retributivo e normativo ai lavoratori, i quali, mentre sono potuti transitare da un’azienda pubblica in un’azienda privata, ora non possono più transitare nell’azienda pubblica, dopo che la Cassazione, respinto il ricorso dei curatori, ha confermato la sentenza della Corte di Appello. Costoro, i curatori, però, avrebbero riscosso o dovrebbero riscuotere, per il sevizio svolto, 350 mila euro a cranio, secondo quanto mi ha dichiarato Mirko Francesca, che con l’ex CdA dell’Amts aveva resistito presso la Cassazione contro il ricorso dei curatori.  

Domanda:  Sindaco, è ancora il caso, dato questo assunto, dire che la precedente amministrazione ha fatto fallire l’Amts?”. 

Per porre questa domanda, era necessario ripercorrere, tra il vociare degli accoliti e dei manutengoli del sindaco, la vicenda di come l’Amts, fallita, prima, e risorta, poi, non possa più svolgere il servizio di trasporto pubblico, per responsabilità di Mastella, non tanto perché non si sia costituito in Cassazione, il che meraviglia non poco i cittadini che si sono fatta una propria idea sul comportamento del sindaco, che, abituato a non darla vinta a nessuno, si è appellato anche al Consiglio di Stato per difendere il suo dispotico regolamento sulla mensa scolastica, bocciato dal Tar, quanto perché, senza chiedere proroghe per far gestire il servizio pubblico da parte dell’Amts fino al pronunciamento della Cassazione, ha dichiarato fallita l’azienda, affidando subito il servizio ad un privato.

L’addetto stampa del… sindaco pro-tempore, verso cui ho resistito per completare la costruzione della domanda, mi aveva detto, prima che iniziasse la conferenza, di non fare considerazione, dimostrando di non avere contezza di come, nel talk show, i giornalisti si pongono verso i politici nel formulare domande.  

Il sindaco non ha dato una risposta, nonostante lo avessi sollecitato, più di una volta, tra un quesito e l’altro  degli altri interlocutori, che hanno posto domande, per lo più, di comodo e banali, salvo quella formulata, con una sottile ironia, da Antonio Esposito, che ha fatto riferimento ad una intervista rilasciata a La Repubblica, in cui il sindaco, abituato ad avere avuto a che fare con  i De Mita, i Forlani, i Fanfani, avrebbe giudicato di basso livello l’attuale classe politica. Addirittura, uno gli ha chiesto se non fosse il caso, da parte sua, formulare un “in bocca al lupo” a Del Basso De Caro candidato alla segreteria regionale del Pd. Questo invito, però, è stato raccolto da Mastella, se è vero, come è vero, che egli ha rivolto  un “in bocca al lupo” al deputato dem, in occasione dell’incontro con la deputazione locale,  convocato da Mastella, per discutere di messa in sicurezza delle scuole, di depurazione e del ponte San Nicola, ponte che è stato riaperto al traffico per i veicoli aventi il peso al di sotto delle 3,5 tonnellate, il che significa, senza parlare con il senno del poi, che si poteva evitare, ai cittadini di Capodimonte e di Benevento tutta, il disagio determinato dalla chiusura del ponte, il 17 agosto 2018, al transito di tutti gli automezzi, anche perché, dirà il tecnico dell’Anas, vi sono ponti, non chiusi ad traffico, in condizioni peggiori del “S.Nicola”. 

Quell’incontro, però, aperto alla stampa, saprò poi, anche se il comunicato non ne faceva riferimento, e disertato dai quattro parlamentari pentastellati, si è valso della sola partecipazione della moglie del sindaco, la senatrice Alessandrina Lonardo Mastella, del consigliere regionale dem, Erasmo Mortaruolo, oltre che di Umberto Del Basso De Caro, anche se l’allora ancora capo della segreteria del sindaco, Renato Parente, e quindi il sindaco, aveva detto all’ex sottosegretario alle Infrastrutture, attraverso un comunicato del 12 gennaio, che avrebbe dovuto meritare “il premio Nobel della improntitudine”, per aver accusato di inettitudine l’amministrazione in occasione della giornata dedicata, lo stesso 12 gennaio, ai “1.000 gazebo contro le misure del governo nazionale”. Chissà se Del Basso De Caro fosse informato del comunicato di Parente?! Ma, anche se ne fosse stato a conoscenza, partecipando all’incontro avrà voluto dimostrare che le gentilezze sono le migliori offese.

Giuseppe Di Gioia

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